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Poesie di Ultimo Rosso: Per una partecipazione solidale e inclusiva

Il vecchio gioco nuovo

Nel cortile di ghiaia
si rincorrono scherzi
braghe corte e risate

sul muretto un anziano
osserva lo spasso
la biografia sul volto
la distanza dall’origine
tra pieghe giallastre
di tempo e di luce

è un giro di vite la vita
come punti di maglia
sull’uncinetto che avanzano
a chiudere il cerchio

un bimbo si accosta
si avvolge il passato
al cuore fanciullo
in bianco e nero
diventa il cortile all’istante

la tenera mano
conduce il gioco
cade il bastone
vuoto è il muretto
l’anziano insegna
il gioco vecchio
nuovo del bimbo

(di Maria Mancino “Maggie”)

 

Inesorabile inverno

Inesorabile inverno
ha ormai spogliato gli alberi,
dalle finestre antiche
ci inonda
di precoce penombra,
mentre lo scorgo
nelle tue mani fragili.
Mi insegnarono
del lavoro e della vita,
mi lasciarono cadere
per riprendermi ogni volta,
e tenermi al sicuro.
Vorrei sentirti raccontare ancora
della forza della quercia
e della frescura dei faggi,
prima di dormire.
Adesso tocca a me vegliare,
quando la luce
t’abbandona all’improvviso,
guidare i passi incerti,
illuderti di quando
sarà ancora primavera,
e tenerti al sicuro.
Lo scoppiettio dei ceppi
ci fa teneramente compagnia,
or che mi basta
anche il silenzio,
per non vederti andare via.

(di Giovanni D’Alessandro)

 

 Il viaggio
Vieni, siediti accanto a me,
intreccia i tuoi occhi
con i miei.
Voglio cancellare
la sabbia del deserto,
il sale del sangue,
l’urto delle onde.
Vieni, siediti accanto a me,
intrecciamo le mani,
dimentichiamo
insieme
il dolore dell’abbandono.
(di Maria Angela Malacarne)

 

Poesia per la pace

L’ho ucciso mamma
Mi ha guardato negli occhi
E ho sparato
Son sparito in quell’istante
L’ho ucciso mamma
E non so nemmeno
Chiedere perdono
Qui non me lo insegnano
So che lo stai pregando tu
Quel Dio rifugiato nella paura
Di non riabbracciarmi più.
L’ho ucciso mamma
E insieme a lui
la mia bellezza.
Ora solo iride nero pupilla
Il mio sguardo arreso
Alla guerra.
Dove sei pace?
Mamma dimmelo tu
Tra le lacrime e i silenzi
Che forse ne han cancellato
Il senso
Il suono
Il Significato
L’ho ucciso mamma
Ero io dentro quel proiettile
Sono esploso
Vuoto
Mi libro nel cielo infernale
Delle bombe
Senza tombe
Senza nome
ora cosi mi sento.
Perdonami mamma
che io non lo so più fare.

(di Lidia Calzolari)

 

Eppure un giorno non lontano

Eppure un giorno non lontano
anche qui c’era la guerra
sotto le bombe non morivano i soldati
ma gli affamati.
Polvere e macerie cementavano
la solidarietà della miseria,
fette di minestre in brodo
diventavano la cena dei bambini.
Le mani scavavano sotto i calcinacci
mentre altre mani sollevavano
gli inermi, inerti nel dolore
di in mondo in pezzi.
Oggi nello stesso mondo
le stesse scene di guerra,
braccia sollevano da terra
ammassi di carne umana.
Crollano i muri
mentre altri si erigono,
l’essere umano epigono di sé stesso
accaparra potere senza né essere e né avere.
Gli ultimi, gli esclusi,
chiunque soffra sulle braci di un inferno
creato a bella e posta da un despota
è mio fratello.
Magari un giorno questa moltitudine
abbraccerà la terra
e scaccerà per sempre
quella sciagura che tutti chiaman guerra.
(di Cristiano Mazzoni)
E’ appena avvenuto il passaggio ad un nuovo anno, il 2024. L’anno che abbiamo appena lasciato ha visto la nascita di nuove terribili guerre. Ho chiesto ad amiche ed amici dell’Associazione Ultimo Rosso (o vicine ad essa) cosa pensassero della mia proposta di pubblicare una poesia che parlasse di Partecipazione, Solidarietà, Inclusione. Tre “parole” che nella hit parade del gradimento sono in ribasso. La risposta alla mia proposta è stata alta, nonostante il poco tempo che avevano a disposizione. Quindi, gli “speciali” saranno due. Oggi e domani. Buona lettura e Buon 2024. Che la Pace, la Solidarietà, la Partecipazione e l’Inclusione  ritornino ad essere in primo piano.
La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio. Per leggere i numeri precedenti clicca sul nome della rubrica.
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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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