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LE RAGAZZE DI ROMA.
La rabbia, la sorpresa, il magico raduno degli storni.

Le ragazze di Roma: la rabbia, la sorpresa, il magico raduno degli storni.

Non è. questo che leggete, un reportage o un bilancio politico sulla “grande marea fucsia”,  quella cosa enorme, inaspettata, straordinaria andata in scena sabato scorso a Roma. Tra l’altro, non è compito che mi spetterebbe.
Perché  io Roma non c’ero.
Perché sono un giornalista. Un giornalista democratico? Bastasse questo a controbilanciare l’onda maschile di chiacchiere, sciocchezze, bugie che ha inondato i media e la politica nostrana dopo l’assassinio di Giulia.
Perché sono un uomo – e  farei meglio a starmene zitto, come dicono con molte ragioni le  ragazze di NUDM – perché anche io faccio parte – porto dentro di me -un pezzo piccolo o grande di Patriarcato.
Il quale Patriarcato non è una roba ottocentesca, un arcaico sistema di potere pre Sessantotto; il Patriarcato è qui e ora: nello Stato, nei partiti, nelle professioni, nelle famiglie: nei maschi (in tutti i maschi). Cantava Giorgio Gaber di un uomo così moderno, così evoluto, così democratico, così di sinistra … che però “quand’era nudo, era un uomo dell’Ottocento”. Cari maschi (maschi come me), “fate la prova costume” e vedrete che  le cose stanno esattamente così.

     

Proprio “Patriarcato”, quel termine così indigesto ai “benpensanti” (già, anche i benpensanti non sono affatto morti, godono invece di ottima salute) era al centro della manifestazione voluta da Non Una di Meno. Da qui la rabbia che ha percorso tutto intero l’enorme corteo delle ragazze di Roma.

Non c’era il tranquillo clima dei girotondi, le canzoni in coro, gli sfottò, i ritornelli, Non c’era il famoso “tremate le streghe son tornate”. Era proprio la rabbia. Il vaso che straripa. Il grido. E un ultimatum: allo Stato, alla politica, alla scuola, al lavoro, ai rapporti sociali come ai rapporti intimi e privati, a tutti gli ambiti, dal primo all’ultimo, contaminati dalla cultura e dall’ oppressione maschile.

   

A Roma, questo mi pare di aver capito, è successa una cosa mai vista. Non è stato uno di quegli  eventi decisi con mesi di anticipo e meticolosamente organizzato dai partiti o dalle grandi organizzazioni sindacali, ma una manifestazione spontanea, nata dal basso, trasmessa di bocca in bocca, messa in piedi in una sola settimana, solo grazie alla rete dei gruppi locali di Non Una di Meno.

Dunque un corteo “a prevalenza giovanile e femminile”? Molto di più: è stato un movimento tellurico improvviso che ha scosso il sottosuolo di tutto il Paese.
Dal Circo Massimo al Colosseo (rubo l’aggettivo dal titolo de il manifesto di oggi) ha sfilato un “indomabile”  corteo femminista. Alla faccia del Pensiero Unico che giudica il femminismo come un fenomeno residuale, l’ultima ideologia del XX secolo. Invece eccole qui le ragazze d’Italia, quelle che sarebbero interessate solo all’imminente Black Friday. Eccolo qui il nuovo femminismo.

Potevo, forse dovevo tacere, far parlare solo loro, le ragazze fucsia del terzo millennio.  Ma ho un’ultima cosa da raccontare, un piccolo fatto privato che ha messo in moto i miei pensieri e le parole di oggi.

L’altra sera, venerdì, sento al telefono mia figlia Meri, 23 anni, studentessa in medicina a Modena.
Vieni a Ferrara nel weekend?
No papà, vado a Roma.
Casco dalle nuvole: A Roma?

50 Ragazze fucsia in viaggio da Modena a Roma.

Ieri mattina, le 7 e 20,  Meri mi invia la foto del suo pullman: 50 ragazze giovanissime, tutte truccate in fucsia.

Sempre sabato, ma nel pomeriggio faccio un’altra scoperta: a Roma c’è anche mia figlia Amelia, 29 anni,  traduttrice interprete, E’ partita in treno da Milano per  raggiungere il corteo di Non Una Di Meno.

Per farla breve, il padre disattento, il giornalista di mezza tacca, non ne sapeva niente di niente.
Ma non è finita. Nemmeno loro sapevano l’una dell’altra. Sono già dentro il corteo. Si messaggiano, provano a darsi un appuntamento. Alla fine desistono: impossibile beccarsi dentro quell’alta marea che monta attorno al  Colosseo.

Cerco tra i contatti, invio messaggi, faccio telefonate… e alla fine la trovo la pista giusta. La ragazza mi conosce, è la figlia di un’amica di un’amica, il nome non importa.  Mi risponde. Anche lei a Roma, mentre cammina,  prende appunti in diretta sullo smartphone. Scrive cosa vede, cosa sente, fuori e dentro di sé.
Puoi inviarmi il tuo diario?  Posso pubblicarlo?
Tornata a casa, si è ricordata della promessa e due ore fa mi ha girato questa cosa.

CORO DI RABBIA

1. Cantamos sin miedo, pedimos justicia
Gritamos por cada desaparecida
Que resuene fuerte “¡nos queremos vivas!”
Que caiga con fuerza el feminicida

2. insieme siam partite, insieme torneremo, non una, non una, non una di meno

3. la nonna partigiana ce l’ha insegnato, il vero nemico è il patriarcato

4. no sentir rabia es privilegio

5. ma quale stato ma quale dio, sul mio corpo decido io

6. lo stupratore non è malato, è figlio sano del patriarcato

queste alcune delle note su cui avanza la marea raccolta al Circo Massimo il 25/11.
Da Modena si parte all’alba, avvolti da in aria gelida che sembra risuonare della nostra rabbia. Il viaggio è lungo ma appena approdati a Roma si coglie la grandezza di quello che sta per accadere.

Mamme, nonne, coppie, cani e bambini tutti uniti e colorati.

“Quanti saremo? 100.000? 200.000? Mai visto qualcosa del genere?”

Dentro la marea non importa, fai solo in tempo a muoverti al momento giusto per non perderti. È una marea maestosa, certo, ma anche spaventosa nel suo avanzare fagocitando strada dopo strada, piazza dopo piazza.

È solo quando volti l’angolo che, finalmente, lo vedi: migliaia di persone dietro, altrettante davanti, che cantano, urlano e si stringono come fossero una cosa sola. Sono tristezza e commozione a spingerli a scendere in piazza al gelo? Forse, ma è soprattutto la rabbia: rabbia per Giulia, ma anche per tutte quelle prima e (purtroppo) dopo di lei di cui pochi ricorderanno il nome, perché la loro storia non è stata altrettanto romanticizzata.

“la mia tristezza è sepolta insieme alle sorelle uccise. non mi resta che rabbia”

Rabbia che, anziché dividere, unisce cause in maniera intersezionale, su uno sfondo di cartelloni, bandiere arcobaleno e bandiere palestinesi che si stagliano contro il vento

Fin troppo presto arriva il momento di ripartire. “È davvero successo? Stiamo davvero tornando da Roma? Eravamo mezzo milione?”
Forse la stanchezza è troppo per realizzarlo, ma sicuramente abbiamo avuto la fortuna di vivere qualcosa di unico, qualcosa che – si spera – lascerà un segno in ben più di 500.000 cuori.

“Oggi è stato bellissimo. Indimenticabile”

Tutto questo per dire che, pur restandomene a Ferrara, le ragazze di Roma mi hanno insegnato qualche cosa. Il loro improvviso raduno dai quatto angoli d’Italia mi è parso una magia, come quando, proprio nel cielo della capitale, milioni di storni si danno un misterioso appuntamento, milioni di storni e tu rimani incantato col naso in su a vedere le loro evoluzioni. La Roma del corteo femminista, mi è sembrata finalmente libera, l’unica Seconda Repubblica desiderabile. Mio Dio, c’è dell’altro, non è vero che la nostra Italietta è solo e soltanto il deserto  del disimpegno, del consumo, del dio-mercato-Amazon . I giovani, adolescenti, ragazzi e ragazze non corrispondono in  nulla ai sermoni e alle indegne bugie di Paolo Crepet e compagnia.

Poi, ma questo lo penso tutti i giorni, mi sono detto (anche io con un po’ di rabbia) che non ci meritiamo in Italia questo governo. Come a Ferrara, non ci meritiamo una destra leghista e fascista. E neppure, a Roma e a Ferrara, al Nord come al Sud, ci meritiamo i deprimenti partiti del Centrosinistra.
Il Nuovo potrà venire solo dal basso.  E senza preavviso, come la rivoluzione fucsia.

In copertina: Roma, 25 novembre 2023, il Corteo Fucsia. Punto di raduno al Circo Massimo.

Non Una di Meno Mugello: Manifestazione “In difesa della sanità pubblica e della sua qualità”
Giovedì 23 novembre, Borgo San Lorenzo
le immagini del corteo di protesta.

Non Una di Meno Mugello

organizza

con il Comitato in Difesa dell’Ospedale del Mugello e della Sanità Pubblica Territoriale

la manifestazione “In difesa della sanità pubblica e della sua qualità”

del 23 Novembre a Borgo San Lorenzo alle ore 16,00,

con concentramento davanti all’ospedale

Verso il 25 Novembre: Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne e di genere

Non Una di Meno chiama la marea in piazza, quest’anno in due città: Roma e Messina
La rabbia sale contro la violenza che evidentemente non è un fenomeno emergenziale, ma strutturale e in continuo aumento, in più campi. Dall’inizio dell’anno sono stati registrati più di 80 casi di femminicidi e transicidi, a cui si aggiungono, di quelli noti, almeno 12 tentati femminicidi e numerose aggressioni omolesbobitransfobiche e razziste.
Oltre alla violenza domestica, negli ultimi mesi si sono susseguiti diversi casi di violenze sessuali che sono state narrate dai media con toni e linguaggi che spettacolarizzano e colpevolizzano costantemente chi la violenza la subisce, per non parlare delle molestie sul posto di lavoro, che sono spesso sottovalutate.
Il governo ha prodotto un’opposizione a questi fenomeni solo formale, strumentalizzando gli stupri di Palermo e Caivano e militarizzando il linguaggio e i territori considerati “problematici”, invece di eliminare povertà e degrado sociale.
Lo stesso governo che ha portato avanti un attacco spietato alle famiglie omogenitoriali, ai percorsi di affermazione di genere e più in generale alle esistenze delle persone LGBTQIA+ per cui l’Italia, ancora oggi, non garantisce diritti e tutele minime.
Ma la violenza si perpetua anche con la chiusura dei servizi e questo purtroppo è diventato strutturale, anche nel nostro territorio.
I consultori sono chiusi o depauperati e comunque non riescono a rispondere alle esigenze delle persone (vedi ad esempio il consultorio giovani), così come l’oncologia chirurgica dell’apparato femminile, che è stata totalmente centralizzata a Firenze.
Anche per questo abbiamo deciso di organizzare, insieme al Comitato in difesa dell’ospedale del Mugello e della sanità pubblica territoriale, questa manifestazione, in difesa di servizi sanitari pubblici di qualità.
Nel Mugello abbiamo perso o sono state ridotte molte specialistiche: urologia, ginecologia oncologica, chirurgia della mammella oncologica, parte dell’offerta delle cure oncologiche, dell’audiologia, dell’oculistica e dell’ortopedia.
Questo costringe le persone a fare anche più di 70 km per una prestazione sanitaria, o a rinunciare talvolta alle cure (anche a causa dei tiket), o a rivolgersi al privato (se se lo possono permettere). Sembra che si utilizzino le liste di attesa per convenzionare o esternalizzare i servizi, rendendo il pubblico sempre più povero e incapace di rispondere ai bisogni dei cittadini.
Non ci sono ad oggi assunzioni sufficienti per garantire i servizi (vedi ad esempio la neuropsichiatria infantile).
Si continua con contratti a gettone o in somministrazione (tutte modalità che non assicurano la strutturazione di un servizio), perpetuando le politiche di convenzione, di esternalizzazione e razionalizzazione: tutte politiche sanitarie che stanno portando piano piano all’impoverimento del nostro Sistema Sanitario Pubblico!
Ma è l’ora di dire BASTA!
Questa politica non è casuale, ma possiamo definirla come una violenza patriarcale fatta di potere, di paura, di divisione, che sta distruggendo tutto lo stato sociale e che in questo caso tocca un aspetto fondamentale della nostra vita: la nostra salute.
A livello governativo si sono diminuite le tasse ai grandi redditi, contravvenendo alla norma costituzionale di solidarietà su chi più ha, più contribuisce, ma a quale pro?

Rinunciare alla sanità pubblica? Andare verso un sistema mutualistico?
Si continua a parlare di numeri, di eccellenze, ma nel nostro territorio le eccellenze ce le stanno togliendo, una ad una!
Nel nostro ospedale, inoltre, dopo anni di promesse non sono ancora partiti i lavori di adeguamento sismico.

NON POSSIAMO PIÙ STARE IN SILENZIO!
DOBBIAMO AGIRE!

Non possiamo permetterci l’immobilità e dobbiamo organizzarci.
Per questo vi invitiamo alla
MANIFESTAZIONE di GIOVEDI’ 23 NOVEMBRE 2023 alle ore 16,00,
con concentramento davanti all’ospedale di Borgo San Lorenzo.
Per dire NO alla violenza patriarcale,
dettata dalle leggi del profitto e del capitale sui servizi sanitari

Non Una di Meno Mugello
Immagini della manifestazione: foto di Marina Carli.

ASSEMBLEA KOESIONE 22
venerdì 24 novembre alle 20,45 nella la sala riunioni di Via Labriola, 11

Carissime/i sottoscrittori e simpatizzanti del Comitato Koesione22, vi invitiamo all’assemblea pubblica che si terrà

Venerdì 24 novembre dalle 20,45 presso la sala riunioni di Via Labriola, 11

Ci ritroviamo un anno dopo il nostro primo appuntamento (25 novembre 2022).

Il nostro impegno di agire “dal basso” ci ha visti attivi su diversi fronti, in particolare:

  • Petizione al Comune di Ferrara sulla viabilità del Rione: aggiornamento sulla raccolta firme (e possibilità di firmare)

  • Confronto col Comune di Ferrara per

  • Rapporto con altri gruppi nel Forum Ferrara Partecipata

  • Proposte di attività ludiche e socializzanti

  • Mappatura dei luoghi “disponibili” del Rione

  • Progetti con l’Istituto Comprensivo “De Pisis” e  l’Università di Ferrara

Faremo il punto insieme e ragioneremo su altre tematiche e opportunità su cui agire.

Vi aspettiamo numerosi, se conoscete altri interessati invitateli: “partecipare è un piacere da gustare insieme”

Passante di Mezzo a Bologna: La resistenza cresce

Passante di Mezzo a Bologna: La resistenza cresce

Continua la lotta contro il Passante di Mezzo a Bologna. Giovedì attiviste e attivisti del comitato Chico Mendes, residenti del quartiere Navile, e altri della galassia “No Passante” si sono riuniti sotto la sede regionale dell’Arpae Emilia Romagna a Bologna.

Appena iniziata la “spentolata” di protesta, dall’Arpae sono scesi subito a parlare con i manifestanti.

“Abbiamo chiesto all’Arpae dati aggiornati sull’inquinamento dell’aria, forniti dalle nuove centraline lungo la tangenziale, ci hanno detto che le centraline non sono gestite da Arpa ma da Autostrade, e che i dati vengono pubblicati dall’Osservatorio ambientale per il Passante, dove comunque siede anche Arpae. I dati finora pubblicati, accorpati e trimestrali non sono sufficienti, né confrontabili con quelli della VIA. Ci hanno assicurato che porteranno la nostra richiesta in Osservatorio” riassume Elisa, attivista di Chico Mendes “noi continueremo a pressare e vigilare affinché ciò avvenga”.

“Altro punto cruciale è la Valutazione di Impatto Ambientale che risale al 2016, già scaduta (dopo 5 anni ndr) e riproposta senza alcun aggiornamento, nonostante si basi su dati, studi e tendenze già smentiti dai processi in corso, che sottostimano l’inquinamento del traffico”. Le associazioni aspettano a questo riguardo la sentenza del Tar al quale hanno fatto ricorso.

Dall’inizio del 2023 però sono partiti i cantieri “preliminari” per il Passante che già hanno portato all’abbattimento di migliaia di grandi alberi per il cosiddetto “lotto 0”.

“Nonostante siamo in assenza di un Progetto Esecutivo del Passante di Bologna (fermo al Ministero competente), qui a Bologna già si chiudono parchi e giardini pubblici, e si abbattono migliaia di alberi, che costituiscono un patrimonio comune” denunciano gli attivisti.

L’assemblea no Passante è stata finora promotrice di grandi manifestazioni popolari (come quella del 22 ottobre 2022 con 30 mila persone) oltre a continue “spentolate” rumorose sotto al Comune di Bologna per contestare il “greenwashing” e chiedere la Valutazione di Impatto Sanitario.

Mercoledì sera intanto l’assemblea cittadina (100 cittadini sorteggiati e rappresentativi della composizione sociale di Bologna), fortemente richiesta da Extinction Rebellion, dopo mesi di incontri e formazione, ha votato un documento conclusivo con svariate proposte. Quella che più spicca è proprio la VIS, la Valutazione di Impatto Sanitario per il Passante, che considera il danno alla salute provocato provocato dall’allargamento del Passante in un’area urbana densamente popolata, tra scuole, case e centri sociali. Allargare il Passante di Mezzo significherà infatti il passaggio di ulteriori 25 mila veicoli al giorno rispetto ad ora, per un totale di 65 milioni veicoli l’anno, con un aumento evidente di poveri sottili e inquinanti. Oggi il Passante produce più del 40% dello smog cittadino, con l’ampliamento, aumenterà ad almeno il 50%, in una zona, quella della Pianura Padana già tra le più inquinate in Europa. A dispetto della lotta al consumo di suolo, 25 ettari di territorio saranno asfaltati tra San Lazzaro e Borgo Panigale, le emissioni di CO2 totali saranno 266 mila all’anno, (+1850) rispetto al non allargamento.

Ora la palla passa al Consiglio Comunale che potrebbe decidere di cassare le richieste “scomode” dell’assemblea cittadina (come la VIS) e accettare solo quelle comode e inoffensive, ma per la Bologna progressista e “verde” (come si dipinge) sarebbe un ulteriore smacco.

Per domenica 19 novembre alle 10, intanto è prevista una nuova “spentolata” di protesta sotto al Comune di Bologna e alle 16 assemblea al circolo Caserme Rosse, via di Corticella.

Linda Maggiori
Sono nata a Recanati nel 1981, fin da piccola ho sempre adorato scrivere e lottare contro le ingiustizie. Laureata in Scienze dell’Educazione e Servizio sociale ho fatto varie esperienze come educatrice. Ho scritto vari libri per adulti e bambini sull’ambiente, sono blogger per il Fatto Quotidiano, collaboro come giornalista con Terra Nuova, il Manifesto, e con la testata di comunicazione ambientale Envi.info. Vivo a Faenza (Ra), con mio marito e i nostri quatto figli, dove da 10 anni sperimentiamo e testimoniamo uno stile di vita sostenibile: senz’auto, a rifiuti (quasi) zero, con solo energia rinnovabile.

LIBERATE ASSANGE
UN FLASH MOB CHE DIVENTA SPETTACOLO

Ferrara, 11 novembre 2023
Ferrara si è svegliata. Lo scorso 20 settembre al cinema Apollo erano circa in 400 a vedere “ITHAKA”, il bellissimo docufilm di Ben Lawrence sul giornalista australiano Julian Assange,  attraverso le parole di suo padre, un padre perso e ritrovato. Allora, Alessandro Tagliati, uno dei promotori del Comitato Ferrara per Assange, aveva parlato appena 10 minuti per raccontare l’incredibile storia di un giornalista libero che per aver rivelato i crimini del governo e dello stato maggiore dell’esercito americano è stato perseguitato, quindi sbattuto in prigione, e ora in attesa di estradizione negli Stati Uniti dove è stato condannato a più di 170 anni di prigione.

Ricordo le facce di quella sera all’uscita dal cinema. Facce stupite e turbate, nessuno: nessun grande giornale, nessuna televisione, nessun giornalista sotto padrone, si era preso la briga di raccontargli le tappe della tragica epopea di Julian.  i una tragedia umana e politica.

Alessandro Tagliati, attivista per Julian Assange

Oggi, dopo meno di due mesi da quella serata, l’impegno per rompere il muro del silenzio ha suggerito agli attivisti ferraresi, con l’aiuto degli amici di  Bologna, la messa in scena di un evento di piazza. Il flash mob è diventato un piccolo spettacolo: scenografie (le scale, la gabbia rossa), maschere, musica e canzoni si sono intrecciate agli slogan, ai cartelli, ai volantini  e agli striscioni rossi con le frasi di Assange.

In Piazza Castello, nel centro di Ferrara, passanti e turisti si fermavano a guardare ed ascoltare: alla fine si era formato un gruppo di spettatori interessati.

Morale: per parlare di Julian Assange e farsi ascoltare, la creatività è fondamentale. Per fortuna, ai sostenitori si Assange e della Libertà di Stampa, questa dote non manca.

 

Ecco qualche scatto dell’evento.

 

               

 

Per informarsi e per aderire alla lotta per la Libertà di Julian Assange e la Libertà di Espressione e di Stampa: 
www.facebook.com/ferraraperassange
freeassangebologna@proton.me

Per leggere gli articoli di Francesco Monini su Periscopio clicca sul nome dell’autore

FERMARE IL MASSACRO DI GAZA
Corteo a Ferrara, sabato 11 novembre, partenza ore 15,30

Fermiamo il Massacro di Gaza
Partecipa al Corteo a Ferrara

Partenza alle 15,30 da Piazzale dei Giochi (via Porta Catena)

Mentre scriviamo, mentre parliamo, mentre passeggiamo, mentre guardiamo la televisione, mentre viviamo… continua senza sosta il massacro a Gaza. 2 milioni di persone, un popolo di profughi è in trappola, la fuga verso sud impossibile. I bombardamenti non si fermano, l’esercito israeliano continua l’avanzata a Gaza City, lascandosi dietro una scia di sangue.  Finora più di 10.000 civili palestinesi sono morti, tantissimi i bambini. Netanyahu, contestato in patria e in tutto il mondo, ma appoggiato senza riserve da Biden, si oppone alla tregua. A morire sono e saranno i civili inermi, i palestinesi e anche i 240 ostaggi innocenti in mano ad Hamas.
(Effe Emme)

 

Aggiornamenti da Gaza:

GAZA. Esodo a sud, migliaia a piedi verso una salvezza che non c’è

CHIAMATA ALLA SOCIETÀ CIVILE E AL VOLONTARIATO SOCIALE

CHIAMATA ALLA SOCIETÀ CIVILE E AL VOLONTARIATO SOCIALE
Domenica 19 novembre 2023, dalle 15,00 alle 18,30

presso il Centro Sociale il Quadrifoglio di Ponte

( Viale Girolamo Savonuzzi, 54 Pontelagoscuro )

Vuoi progettare insieme il programma per una Ferrara più Verde e Più Giusta?
Vuoi scegliere insieme il Candidato/a sindaco/A?
Allora questo invito è per te
.

In vista delle elezioni di giugno 2024, crediamo nell’importanza che sia la società civile, il mondo del volontariato sociale e culturale e la parte attiva della cittadinanza che ha manifestato e lottato in questi anni,  a confrontare le proprie idee, indicare i programmi per una Ferrara migliore, proporre persone competenti e motivate  e scegliere attraverso il voto le figure del Candidato/a Sindaco/a insieme alla sua squadra.
Ti proponiamo di condividere questo importante compito e questa grande responsabilità, attraverso metodi e strumenti democratici e partecipativi.

Il 19 novembre utilizzeremo il World Cafè, un metodo efficace per dare vita a conversazioni informali, vivaci, concrete e costruttive che riguardano questioni cruciali per la nostra città: cultura, arte, giovani, trama verde, energia, economia, equità sociale, lavoro, salute, beni comuni, democrazia partecipata, inclusione, scuola, università, sicurezza, mobilità, rigenerazione urbana, donne…

Per questo invitiamo associazioni, gruppi informali, cittadini attivi, assieme ai partiti e alle formazioni politiche del Tavolo dell’Alternativa domenica 19 novembre dalle ore 15.00 alle 18.30 presso il Centro Sociale Il Quadrifoglio, Viale Savonuzzi 54 a Pontelagoscuro.

La nostra è una comunità vivace, ricca di idee, competenze, esperienze, talenti che possono essere messi a disposizione per costruire insieme un programma dal basso. Vuoi accettare questa sfida?

Porta qualcosa da condividere con gli altri e una tazza per ridurre i rifiuti.

E’ importante, per motivi logistici ed organizzativi, segnalare la propria partecipazione, tramite email.

Ti aspettiamo!

La Comune di Ferrara

Per saperne di più, per aderire, per sostenere La Comune di Ferrara:
Email: info@lacomunediferrara.it
Sito internet: www.lacomunediferrara.it
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/profile.php?id=6155137603411

“La Ferrara popolare e democratica non può più aspettare”.
Parte il processo partecipativo, ma i partiti possono ancora aderire.

La Ferrara popolare e democratica non può più aspettare”
La Comune di Ferrara apre il percorso partecipativo
per scegliere dal basso programma e candidati. I partiti possono ancora aderire.

Giovedì 18 ottobre, La Comune di Ferrara ha lanciato pubblicamente una proposta politica precisa ai partiti e alle formazioni ancora riunite al Tavolo dell’Alternativa. Una proposta molto semplice: uscite tra la gente, andate oltre il modo tradizionale di far politica, aggiungete le vostre forze (le vostre idee di programma, le ipotesi di candidature, i vostri iscritti/e ed attivisti/e) e unitevi a questo nuovo processo partecipativo.

In attesa di ricevere una risposta, La Comune di Ferrara ha deciso di dare il via al processo partecipativo, rivolgendosi a tutte le forze attive della società e della politica ferrarese. Questo significa che la porta per i partiti e le formazioni politiche che siedono al Tavolo dell’Alternativa rimane aperta: ognuna di loro potrà accettare l’offerta, assumendo il metodo innovativo e la tempistica proposta.

Sono state pertanto fissate le prime 3 tappe, 3 grandi momenti assembleari di ascolto e confronto, per scegliere sia le linee e gli obiettivi del programma elettorale, quindi per far emergere disponibilità, competenze e candidature, infine scegliere con una votazione popolare la figura del Sindaco/a e della squadra che lo/a affiancherà.

I tappa: domenica 19 novembre: visione e obiettivi principali, principali azioni

II tappa: domenica 3 dicembre: Raccolta candidature e presentazione dei candidati

III tappa: sabato 16 dicembre. Individuazione del candidato/a e della squadra, attraverso una consultazione online su piattaforma trasparente.

La Comune di Ferrara

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I Crinali del Mugello minacciati dall’Eolico Industriale.
Come nel 1700, si rischia una tragedia ecologica

I Crinali del Mugello minacciati dall’Eolico Industriale. Come nel 1700, si rischia una tragedia ecologica.

L’Assemblea del Comitato Tutela Crinale Mugellano, sabato 14 ottobre 2023, si è aperta a Dicomano (FI) con una Mostra fotografica nella quale sono state documentate le alterazioni ambientali del crinale del Monte Giogo di Villore causate dall’inizio dei lavori per la realizzazione dell’impianto eolico industriale di AGSM-AIM Verona, fortemente voluto dalle amministrazioni comunali di Vicchio e di Dicomano e dalla Regione Toscana.

I lavori sono iniziati in data 8 giugno scorso, come da comunicazione del proponente, ma già in precedenza, l’impresa incaricata di fare i carotaggi preliminari di carattere geognostico aveva lasciato segni inconfondibili sul crinale. Come testimoniano le immagini della Mostra, la gran parte degli interventi ad oggi effettuati, ha arrecato alterazioni al territorio, quali al torrente del Solstretto, che alimenta l’acquedotto di alcune frazioni del comune di Vicchio tra cui Villore, alla viabilità che da Villore, Vicchio, sale a Porcellecchi, disboscamenti dalla Valvola SNAM al Giogo di Corella, modifiche irreversibili alla viabilità di Corella, Dicomano.

Le foto dei tagli e degli sbancamenti attuati lungo la strada che dal cimitero di Corella sale fino alla cosiddetta “valvola SNAM” sono solo i primi scatti relativi all’ impatto di portata incalcolabile che avverrà nel caso il Tar dovesse esprimere parere favorevole al progetto.

Ecosistemi naturali tra i meglio conservati, frammentati e compromessi, stravolgimento dei Sentieri CAI e dei Percorsi frequentati dal turismo lento ed escursionistico, abbattimento di castagni secolari e di marroni produttivi, esproprio di terreni agricoli, utilizzo improprio, scasso e intubamento di torrenti, segnaletica abusiva per allontanare arbitrariamente i camminatori e i visitatori delle montagne appenniniche, rifiuti risultanti dalle opere di carotaggio dispersi e abbandonati sul terreno.
Per non parlare degli allargamenti e sbancamenti lungo la strada che sale dal cimitero di Corella, Dicomano, lungo la pista forestale e i sentieri che portano al crinale e dei numerosi depositi, vere montagne, di materiali di escavo ai margini del bosco e lungo la strada presso la Valvola SNAM.

In periodo di raccolta dei marroni, la viabilità di accesso in prossimità della Valvola SNAM, risulta inagibile, alla prima pioggia, da mezzi che non siano fuoristrada speciali.

Dopo i saluti di apertura, gli interventi dei partecipanti al Comitato si sono succeduti cogliendo i vari aspetti storici, sociali, ambientali ed economici negativi conseguenti all’imminente colonizzazione eolica nei territori dell’Appennino Mugellano, nella zona di rispetto limitrofe ai siti  e ai confini del Parco Nazionale Foreste Casentinesi.

E’ stato sottolineato in particolare come sia grave l’aver sottovalutato e in alcuni casi ignorato, sia da parte del proponente che delle amministrazioni preposte al rilascio delle autorizzazioni, gli enormi danni alla vegetazione e ai boschi, che rappresentano gli unici veri consumatori di CO2 in natura, quindi i nostri veri alleati nella lotta ai cambiamenti climatici, e garanti di biodiversità, altra nostra alleata contro il depauperamento delle risorse naturali della montagna, nonché il dissesto idrogeologico conseguente agli interventi realizzati.

Interessantissimi sono stati i riferimenti e le letture di passi dello scritto del marchese fiorentino Matteo Biffi-Tolomei (1730-1802) “Una tragedia ecologica del settecento. Appennino toscano e sue vicende agrarie” e l’aver colto e messo a fuoco le analogie di quanto sta accadendo oggi sul crinale col disastro ecologico che colpì i boschi appenninici della Toscana di fine ‘700. A causa delle nuove riforme leopoldine che, tra l’altro, liberalizzavano il taglio indiscriminato dei boschi della Riserva Appenninica, da centinaia di anni protetti dalle leggi medicee, si venne a creare una devastazione ambientale mai vista prima e un vero scempio paesaggistico ai danni degli Appennini Tosco-romagnoli.

Il Comitato ha ringraziato i tanti cittadini, vere e proprie “sentinelle dell’ambiente”, che amando il loro territorio e frequentandolo abitualmente, hanno registrato osservazioni, fatto segnalazioni, inviato foto georeferenziate relative al degrado in corso nei luoghi a causa degli interventi, come evidenziati dalla mostra fotografica.
E’ stato sottolineato come il rispetto dell’ambiente e della natura e la vigilanza sul territorio non siano compito inderogabile solo delle amministrazioni pubbliche o delle imprese private, ma costituiscano un diritto/dovere del cittadino, come affermato dalla Legge unica ambientale (D.Leg. 152/06 e s.m.i.).
La tutela del patrimonio ambientale naturale, della biodiversità e del paesaggio sono affermati specificatamente anche dall’art. 9 della Costituzione italiana, quindi il cittadino che segnala le irregolarità e gli abusi compie un atto assolutamente democratico di cittadinanza attiva.

L’assemblea si chiude con uno sguardo rivolto al futuro: i cittadini presenti all’Assemblea esprimono la volontà di riprendere in mano il proprio futuro e quello del loro territorio, il Mugello!
Ribadire con fermezza che esistono luoghi idonei a impianti industriali e luoghi che non lo sono, come l’Appennino Mugellano, in continuità ecologica e funzionale con i crinali del Parco Nazionale Foreste Casentinesi.

Continuare l’impegno assiduo per difenderlo dallo scempio dell’impianto industriale eolico del Monte Giogo di Villore, opporsi all’imposizione di lavori sbagliati nei presupposti e nella realizzazione, all’arroganza di chi l’impone, di chi li propone, più per interesse privato che per fornire un servizio al territorio, sono i passi fondamentali da compiere per tornare ad essere cittadini liberi, attivi e consapevoli.

il Barone rampante, di cui ricorre il centenario, concludiamo dicendo: Libertà è star sull’albero a cantar e partecipare, controllare e difendere, sempre presidiare e agire per la tutela e il rispetto dei territori, dei paesaggi e dell’ambiente.

CTCM   Comitato Tutela Crinale Mugellano

LA MOSTRA FOTOGRAFICA SUI DANNI AMBIENTALI NELL’ALTO MUGELLO

Nella cover: il sentiero sul crinale mugellano dell’Appennino Tosco-Emiliano

I partiti continuano a sbagliare, ma i cittadini sono molto più avanti di loro: l’alternativa alla Destra deve nascere dal basso, non da un tavolo.

Ogni giorno a rovistare nei giornali alla ricerca di qualche notizia, nella speranza che qualcosa sia cambiato, che si stia muovendo, perché manca poco, accidenti. Notizia che però non si trova mai, nessun cenno del disgelamento del ghiaccio, al dipanarsi della matassa. Come è possibile? Mancano solo 7 mesi per decidere se sarà un deja vu o una nuova visione di città: diversa da quello che c’è adesso, diversa anche da quello che c’era prima.

Domenica, dall’altra parte, serrano i ranghi, lo avete sentito? Hanno le assise e all’ordine del giorno anche il destino dei prossimi cinque anni qua a Ferrara, con collegamento con la premier, soprattutto, con le idee molto chiare.

Ci si immagina perciò dall’altra parte una tensione altrettanto grande, anzi di più considerato lo scarto da recuperare. Del resto Ferrara si è svegliata dall’indifferenza, i cittadini si sono autoconvocati e hanno portato avanti delle battaglie importanti in nome del bene comune e contro il prevalere dell’interesse particolare di certe lobby intrecciate al potere.

La società civile ha dato segno di grande maturità in questi mesi, grinta da vendere, idee molto chiare, fino ad arrivare a indicare una via ai partiti, che invece sono gli unici a non dare segni vitali, che vadano oltre la superficie e a un certo modo di fare politica vecchio e superato e che non vogliamo vedere più. I cittadini hanno dimostrato di essere molto più avanti dei partiti, lo capite? Siete rimasti indietro.

Cari partiti ma cosa state aspettando, si può sapere? Quanto tempo ancora dovremo leggere febbrilmente tutte le cronache locali per cogliere qualche vostro segnale?

Ve lo dobbiamo dire: ci sentiamo un po’ delusi e presi in giro. Perché sul fronte del 9 giugno ci sembra la stiate prendendo un po’ troppo sotto gamba. Oggi ci giochiamo il destino dei prossimi cinque anni, lo avete capito?
Ma la domanda più importante è questa: pensate di potere vincere il 9 giugno o l’avete già data persa? Perché, ve lo diciamo con sincerità, sembrerebbe proprio di no, che non ci crediate neanche voi: da quello che fate (e non fate), dalla flemma che ci state mettendo (un anno per scrivere un programma, che ancora non c’è), dal giochetto di dire di volere un candidato civico solo per sembrare più disponibili e democratici, candidato che però vi scegliete voi, da soli, senza ascoltare la voce di noi cittadini.

Una via vi è stata indicata. Mettersi tutti intorno a un tavolo, partiti e società civile, per fare (in tempi stretti) un programma davvero condiviso e scegliere un candidato che davvero lo rappresenti. Quanto dobbiamo aspettare ancora? Lo capite che, senza di noi, non si vince?

Noi siamo pronti. Voi?

La Via Maestra da percorrere insieme.
Oggi a Roma la grande manifestazione a difesa della Costituzione

“La Via è Maestra” solo se la percorriamo insieme, A Roma, a Piazza San Giovanni, con la Cgil oltre e duecento associazioni per difendere la nostra Costituzione e dare un altro futuro al Paese.

Plurale, inclusiva, rumorosa, accogliente, spontanea, positiva, vigorosa, avvolgente. Aggiungete voi l’aggettivo che più vi piace, ma percorriamola insieme questa via maestra. Senza pregiudizi o preconcetti. Facciamoci trasportare dall’energia contagiosa di mondi e culture apparentemente distanti ma che solo stando insieme riescono a sprigionare quella vitalità necessaria per andare avanti. Affinché nessuno resti indietro.

Contaminiamoci. Assaporiamo le varie forme della democrazia. Spalanchiamo gli orizzonti. Facciamoci cullare tra le braccia della nostra Costituzione. Rincorriamo utopie, rendiamole possibili. Condividiamo passioni mai sopite. Esorcizziamo le fobie trasformandole in speranze. Vitalizziamo il presente invertendo la rotta di una quotidianità troppo asfittica.

Accodiamoci ai cortei. Mischiamoci tra la gente in piazza San Giovanni. Assaporiamo gli umori e i dissapori del Paese reale e più realista del re. Anzi della regina che abbarbicata nei palazzi del potere vede un mondo patinato e perfetto. Facciamo capire a lei e alla sua corte che c’è un’altra Italia che non si piega e non mangia la pesca avvelenata servita sul piatto della becera propaganda.

Bologna: Extinction Rebellion inizia oggi uno sciopero della fame in Piazza Maggiore

Bologna: Extinction Rebellion inizia uno sciopero della fame

Extinction Rebellion (XR) : Oggi, 27 settembre 2023, inizia uno sciopero della fame portato avanti da Emiliano, un attivista del movimento, ed esteso e allargato a chiunque ha deciso di appoggiare le motivazioni del gruppo.

A partire da questa data lə scioperanti si incontreranno tutti i pomeriggi dalle ore 17 alle ore 20 in Piazza Maggiore per chiedere alla Regione Emilia-Romagna di abbassare gli obiettivi di neutralità climatica dal 2050 al 2030 e indire un’Assemblea Cittadina regionale per elaborare le politiche eco-climatiche necessarie a realizzare questo impegno. Il gruppo si è organizzato chiedendo a cittadine e cittadini di aderire anche solo per un giorno allo sciopero finché la Regione non si impegnerà ad agire ora accogliendo le nostre richieste, perché non è la lotta di un giovane, ma è la lotta di tutta l’umanità.

“Sono Alessandro, padre di un figlio di 23 anni. Ho deciso di aderire allo sciopero della fame perché sono molto preoccupato del collasso climatico ed ecologico che stiamo attraversando. Per questo motivo ho fame di speranza, ho fame di un futuro per mio figlio e per tutti i ragazzi, i bambini, i giovani di questo mondo”.
Decine di cittadine e di cittadini di tutte le età e di tutti i territori della Regione sciopereranno insieme a Emiliano. Scioperano perché spaventatə dagli eventi estremi degli ultimi mesi. Scioperano perché consapevoli delle responsabilità che le istituzioni hanno avuto nel guidarci verso il collasso e le possibilità che avrebbero di salvarci, se solo si dotassero degli strumenti per farlo.

Le responsabilità della Regione Emilia-Romagna

Si è appena conclusa una delle estati più calde della storia dell’umanità. Quest’anno l’Emilia-Romagna si è trovata nella situazione apparentemente paradossale di dover fronteggiare gli effetti devastanti della siccità dopo aver passato gran parte della primavera del 2023 a fare i conti con le devastazioni delle alluvioni, che hanno causato la morte di 17 persone e oltre 22.000 sfollatə. Lə primə profughə prodottə dal cambiamento climatico nella storia della nostra regione.

Di fronte a questi scenari, per XR è essenziale che le istituzioni regionali agiscano attraverso politiche eco-climatiche elaborate con la partecipazione dei cittadini e delle cittadine della regione.
Abbiamo potuto osservare il potenziale distruttivo delle alluvioni primaverili favorite da una cementificazione scellerata del suolo frutto di politiche che hanno ignorato l’alto rischio idro-geologico del nostro territorio: infatti, nonostante la legge regionale 24/2017 affermi di contrastare la cementificazione, l’Emilia- Romagna continua a essere la terza regione in Italia per consumo di suolo, e la prima per quanto riguarda le aree a rischio alluvione. Inoltre, come segnalato dal Prof. Paolo Pileri su altreconomia, il 7 agosto scorso la delibera 1407 della Giunta regionale ha dispensato le autorità comunali dal dover ricorrere al parere dell’Agenzia ambientale regionale (Arpae) sulle valutazioni ambientale strategiche dei loro piani urbanistici. Un’altra dimostrazione dell’inconsistenza delle politiche ecologiche della Regione Emilia-Romagna.

Il “Patto per il Lavoro e per il Clima” si è rivelato un guscio vuoto: mancando di una chiara formulazione sia di obiettivi intermedi che di investimenti specifici e risorse finalizzate al raggiungimento del 100% di energie rinnovabili al 2035.
Senza questi indicatori è impossibile monitorare l’attuazione dei propositi del Patto, che sono in aperta contraddizione con le grandi opere ad alto impatto ambientale, come l’allargamento del sistema autostradale-tangenziale a Bologna (il Passante di Mezzo) e il rigassificatore di Ravenna, avviate col consenso delle autorità Regionali, nonostante l’opposizione di più di settanta associazioni ecologiste regionali che fanno parte della Rete per l’Emergenza Climatica ed Ambientale dell’Emilia-Romagna.

La nostra determinazione

Dispostə a privarci del cibo, abbiamo fame di giustizia climatica, prontə a entrare in azione per fermare la violenza di questo sistema capace di generare ed esacerbare le disuguaglianze. Abbiamo fame di democrazia: l’Assemblea Cittadina regionale rappresenta un’opportunità per ri-politicizzare le comunità, un laboratorio per elaborare politiche serie ed efficaci partendo dalla scienza e da un coinvolgimento reale di cittadini e cittadine. Abbiamo fame di vita e di futuro.

Laddove la politica continua a mettere in pericolo le nostre vite, noi continueremo a ribellarci all’estinzione con i nostri corpi. Extinction Rebellion, con il supporto di tutte lə cittadinə che hanno aderito e aderiranno, continuerà lo sciopero finché la Regione non agirà.

Extinction Rebellion – Bologna

In copertina:  Un precedente sciopero della fame di Extinction Rebellion (foto di Pasquale Pagano)

La Comune di Ferrara scende in campo:
un’affollata assemblea di cittadine e cittadini. Con la voglia di contare

“La Comune di Ferrara” scende in campo: un’affollata assemblea di cittadine e cittadini. Con la voglia di contare.

Possiamo definirla un successo di critica e di pubblico l’Assemblea organizzata da LA COMUNE DI FERRARA alla Sala macchine della Factory Grisù tenutasi il mattimo di ier1, sabato 23 settembre 2023. La partecipazione ha superato le 100 presenze. Tanti i giovani e giovanissimi.

Si è trattato di una esperienza nuova, inedita per Ferrara: nei contenuti come nei metodi.
Il gruppo di cittadine e cittadine che ha dato vita a LA COMUNE DI FERRARA non ha proposto una piattaforma elettorale preconfezionata, ma alcuni spunti di discussione, alcune idee su cosa fare per promuovere una Ferrara meno povera, più verde, più democratica, più inclusiva.

Alessio Papa, “il custode del tempo”

Presentato anche il sito www.lacomunediferrara.it (ora visitabile da tutti).
Nel sito tutti i temi sono declinati al futuro: brevi testi raccontano “un dopo”, nel quale un cambiamento si è realizzato.
Una visione utopica, distopica o fantascientifica? Un Libro dei sogni? No, hanno detto gli organizzatori, ma solo un modo di concentrarci sul radicale cambio di rotta che, dopo le elezioni del prossimo giugno, il nuovo governo di Ferrara dovrà prendere, assumendo scelte politiche coraggiose da verificare passo per passo con la cittadinanza di Ferrara.

Il sito verrà aggiornato nei prossimi giorni con i contributi emersi dall’Assemblea di oggi.

Tra le cittadine e i cittadini, ci sono anche le bambine e i bambini. Anche loro hanno partecipato: giocando e lavorando per immaginare una “città gentile”.

Divisi in piccoli gruppi per dare a tutti la possibilità di esprimersi ed ascoltarsi, ci si è chiesti quali qualità e caratteristiche deve avere un candidato/a sindaco/a e quali caratteristica dovrebbe avere una campagna elettorale innovativa che interessi veramente le persone e le coinvolga.

“Presto – precisa Anna Zonari, portavoce de La Comune di Ferrara – verranno resi noti i prossimi passi e appuntamenti.”.

La Comune di Ferrara
Per aderire e per proporre idee e contributi:
info@lacomunediferrara.it

Altri scatti della Assemblea partecipata:

Foto di Valerio Pazzi e Andrea Firrinceli

In copertina: la città pensata dai bambini e dalle bambine. In evidenza: la scuola, la caserma dei pompieri e tanto verde.

Chi sono le Sentinelle Ambientali?

Mugello: chi sono le Sentinelle Ambientali?

Essere cittadini consapevoli e responsabili non è cosa facile nel nostro Belpaese! E’ risaputo che quand’anche le leggi ambientali e la legge fondamentale dello Stato Italiano, la Costituzione della Repubblica, sono dalla  parte dell’ambiente e del cittadino, esercitare il proprio diritto/dovere non è così scontato; le Sentinelle Ambientali dell’Appennino mugellano ne sono testimoni.

Non tutti sanno che il decreto legislativo 152/2006, testo unico ambientale, ha come obiettivo primario la promozione dei livelli di qualità (Vedi qui)

La qualità della vita non è legata principalmente all’avere a disposizione grandi quantità di beni da consumare e forme di divertimento e intrattenimento sempre diversi e molto dispendiosi in tutti i sensi, anche dal punto di vista ambientale. A questo sistema di cose ci ha condotto e abituato l’interesse di pochi capitalisti (profitto), detta semplicemente, promuovendo forme di consumismo sfrenato. Per motivi d’interesse privato e finanziario e diversamente da qualsiasi interesse pubblico, la gran parte dei politici italiani da tempo è impegnata in un sempre più intenso “uso consumistico” del suolo e del territorio, non solo riempiendo le città e le periferie di cemento superfluo con supermercati, ipermercati, outlet  ecc.  del tutto inutili,  ma anche promuovendo e, purtroppo, spesso anche  realizzando opere imponenti, inutili e dannose per i cittadini come  inceneritori (termovalorizzatori), impianti termici alimentati a biomasse, impianti industriali eolici e impianti fotovoltaici a terra ecc.. con la scusa di produrre “energia pulita”, impegnando grandi quantità di denaro e di risorse che, di conseguenza,  smuovono interessi molto molto forti.

Ciò accade perché si pensa all’energia con lo stesso criterio con cui si pensa a un bene di consumo, senza alcuna programmazione intelligente che guardi al futuro: si prevede di consumarne sempre di più, senza un limite ragionevole, pertanto se ne vuole produrre sempre di più, senza minimamente andare a diminuire le forme di produzione più inquinanti, cioè quelle da fonti fossili, così nell’Unione Europea, così in Italia (qui)  Nonostante la propaganda dei vari governi succedutisi negli ultimi anni abbia sempre sostenuto il contrario.

Questa pseudo-transizione energetica va avanti anche a costo di sacrificare i paesaggi più belli, i fiumi e torrenti più ricchi di acqua e di vita, gli ecosistemi naturali  la cui  biodiversità rappresenta, quella sì, un bene comune di cui tutti devono poter  godere e beneficiare, in particolare le comunità locali cresciute accanto, ora e nel futuro.

Proprio di recente la tutela di questi ambienti e della biodiversità è diventata principio fondamentale della Costituzione italiana con la modifica dell’art. 9 a cura del Parlamento (qui). Ancora, il comma 3 di questo  articolo prevede che tutti gli enti  (della Repubblica) abbiano a cuore “la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”: cioè  per la prima volta detta un criterio generale di azione dei pubblici poteri improntato alla protezione dell’ambiente anche nell’interesse dei pronipoti. L’art. 41 al secondo comma  definisce inoltre un limite al ruolo dei privati e in particolare all’iniziativa economica privata (leggi: produttiva industriale, agricola, commerciale, ecc.): “l’iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno, oltre che alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana, altresì alla salute  e all’ambiente”. (qui)

Ecco il perché delle Sentinelle Ambientali. C’è bisogno che i cittadini prendano in mano il loro destino e quello del territorio in cui vivono vigilando a loro volta che il paesaggio, il suolo, la biodiversità, insomma l’ambiente in cui vivono sia difeso e tutelato come la legge ambientale e la Costituzione prevedono.

E di questo diritto/dovere tutti i cittadini sono investiti secondo l’art. 3-ter del D. Lgs.152/2006 “principio dell’azione ambientale”  che recita:

La tutela dell’ambiente e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale deve essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati e dalle persone fisiche e giuridiche pubbliche o private, mediante una adeguata azione che sia informata ai principi della precauzione, dell’azione preventiva, della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente, non che’ al principio “chi inquina paga” che, ai sensi dell’articolo 174, comma 2, del Trattato delle unioni europee, regolano la politica della comunità in materia ambientale.”

Mugello, il cantiere dei saggi geologici da cui hanno preso origine i rifiuti abbandonati dalla ditta Albanese Perforazioni che ha svolto le indagini geologiche sul crinale del Monte Giogo di Villore per conto di AGSM-AIM, proponente e realizzatrice responsabile dell’impianto Eolico Industriale. (Foto delle Sentinelle Ambientali)

Oltre a prevedere l’applicazione di due principi importantissimi e spesso negletti dalle imprese: il principio di precauzione e quello della prevenzione dei danni causati all’ambiente, questo articolo prevede che la garanzia della tutela dell’ambiente e degli ecosistemi naturali si attui anche da parte di singoli cittadini (persone fisiche private).
Da qui  discende il diritto/dovere delle cittadine e dei cittadini a farsi “sentinelle ambientali” preposte all’azione di segnalazione di abusi e/o inquinamenti presso le pubbliche autorità competenti che provvederanno eventualmente all’accertamento effettivo delle violazioni, ma che non possono essere sempre ed ovunque a vigilare su tutto il territorio di competenza, in tutti i cantieri aperti, in particolar modo in quelli situati in zone di montagna, più difficilmente accessibili, anche perché sono state ridotte in numero e in mezzi necessari e indispensabili all’espletamento delle loro attività. Per maggiore chiarezza ricordiamo che le eventuali segnalazioni fatte dalle cosiddette “Sentinelle Ambientali” non sono altro che un diritto/dovere che viene esercitato da cittadini informati che vogliono proteggere il loro territorio da abusi  e inquinamenti come la legge ambientale prevede, cioè con una finalità di pubblica utilità.

Chiarito questo ci chiediamo: perché in Mugello ci sono imprese che si ostinano a voler sapere i nomi delle persone fisiche che fanno tali segnalazioni? Quale sarebbe la loro finalità? Certamente non è una finalità di pubblica utilità! E allora quale sarà la loro finalità?

Lasciamo aperta la risposta alla fervida inventiva e immaginazione dei lettori!

Con rispetto per l’ambiente e con tanto affetto per il territorio

Crinali Liberi

In copertina: Mugello, Cantiere per impianto Eolico Industriale, il macchinario per i carotaggi con residui di argilla bentonite e olio minerali inquinanti sparsi tutto intorno. (Foto delle Sentinelle Ambientali)

FERRARA e RESISTENZA:
aggiornamento continuo della sottoscrizione

Ma chi sono poi, questi della Resistenza? Un gruppo, anzi, un gruppetto, un rimasuglio, dei  giovani un po’ esaltati e in più qualche scarto di vecchi militanti… Alla Destra che governa Ferrara spazzarli via – sbatterli fuori per poi sostituirli con sudditi acquiescenti – doveva sembrare una passeggiata: bastava far piovere un’ ordinanza in pieno agosto e anche questa “piccola anomalia” sarebbe stata cancellata.
Invece no. La sottoscrizione per raccogliere i soldi per eseguire i lavori e mettere a norma la struttura è partita a razzo. In dieci giorni il primo obiettivo di 15.000 Euro è stato raggiunto e superato. Senza nessun protettore occulto, senza uno zio d’America o di Russia: l’intera cifra è stata raccolta grazie a piccoli e piccolissimi contributi di centinaia di ferraresi.
Ferraresi di sinistra? Può darsi, anche qualora per i grandi media quella parola, “sinistra”, non significhi più niente. In realtà, attorno alla “piccola questione” del Centro Sociale La Resistenza si è coagulato un  fronte ampio e  spontaneo di cittadini democratici. Alcuni di loro, lo so per certo, non hanno mai  varcato la soglia della Resistenza in via Resistenza. Già, pensandoci bene, è la stessa strada che  deve avere un nome indigeribile per Sindaco e Vicesindaco.   

Ma tanto è: la “grana Resistenza” è diventato un “fronte di Resistenza”. Ferrara sembra essersi svegliata da un lungo sonno. E fra 10 mesi si vota.

Continuano le iniziative per di solidarietà e la raccolta fondi 

Martedì 5 settembre dalle 19.30 al @circoloblackstar !
il Centro sociale la Resistenza sarà presente con un ‘Mercatino del Vintage’, in cui sarà possibile acquistare vestiti ed accessori a cui dare una seconda vita.
Il ricavato di questo sarà interamente devoluto alla raccolta fondi che è stata avviata per finanziare i lavori necessari alla riapertura del CPS La Resistenza.
Il CPS Resistenza è della collettività. Uniamo le forze, diamoci da fare.
LINK AL CROWDFUNDING: [clicca qui] 

Aggiornamento al 7 settembre, ore 12,00: raccolti 15,775 Euro da parte di 445 donatori.

Seguiranno aggiornamenti via via che i lavori verranno organizzati in dettaglio.

A Bordo! 2° Festival di Mediterranea Saving Humans 
Roma, presso la Città dell’Altra Economia (CAE), dal 7 al 10 settembre

A Bordo! Il Festival di Mediterranea Saving Humans vuole essere un momento aggregativo attraverso cui sensibilizzare e coinvolgere quante più persone possibile su ciò che sta avvenendo nel Mediterraneo e lungo le rotte migratorie, offrendo uno spazio per condividere idee, contenuti e momenti di spensieratezza.

La prima edizione di A Bordo! Il Festival di Mediterranea si è tenuta a Napoli, presso il Maschio Angioino, dal 1 al 4 settembre 2022.

Oltre ai nostri equipaggi di Mare e di Terra, hanno partecipato tante realtà a noi affini, locali e nazionali, ed hanno avuto il loro spazio anche le altre organizzazioni della Civil Fleet – la flotta civile per soccorso in mare – con lǝ loro rappresentanti provenienti da ogni parte d’Europa.

Si è trattato del primo grande evento di Mediterranea su base nazionale che riesce a dare spazio alle voce delle persone che ogni giorno sono in prima linea per la difesa dei diritti umani e della vita, ma anche a coloro che vedono i loro diritti violati quotidianamente al grido di “Nessunǝ si salva da solǝ”.

Ma questo non ci basta!

Uno degli obiettivi del Festival è anche quello di raccogliere donazioni che ci consentiranno di essere lì dove bisogna stare: nel Mediterraneo centrale a salvare vite umane e in Ucraina per offrire cure mediche allǝ profughǝ di guerra.

Questo e molto altro ancora è “A Bordo! Il Festival di Mediterranea Saving Humans”.

A BORDO! Il Festival di Mediterranea, Edizione 2023

L’edizione 2023 del festival si terrà a Roma, dal 7 al 10 settembre presso la Città dell’Altra Economia (CAE). Saranno 4 giorni animati da workshop, dibattiti, attività artistiche e culturali e concerti.

Per scoprire tutti i dettagli sul programma e per partecipare come volontari/ie, segui i profili social di A Bordo! e di Mediterranea:
https://www.instagram.com/abordofest/
A BORDO Il Festival di Mediterranea 

AIUTACI A RIAPRIRE LA RESISTENZA.
Il traguardo dei 15.000 euro in donazioni è vicino!

AIUTACI A RIAPRIRE LA RESISTENZA!


LINK AL CROWDFUNDING!

Il 16 agosto il Sindaco ha emesso una ordinanza contingibile e urgente che vieta l’accesso all’immobile di cui siamo concessionari, perché da numerosi sopralluoghi da parte di assessori e tecnici comunali, che come sapete vanno avanti da mesi, sarebbe emerso che l’immobile di via Resistenza 34 avrebbe delle criticità tali da mettere a repentaglio l’incolumità di chi vi entra.
Ma non basta: l’ordinanza del Sindaco prevede anche che i lavori debbano essere conclusi entro 30 giorni a partire dal 16 agosto, periodo in cui tutte le imprese sono in ferie. Ovviamente sarà molto difficile, quasi impossibile ed anche ciò la dice lunga. Se ciò non verrà fatto, vi provvederà il Comune, salvo poi presentarci il conto.
Come lo chiamereste voi questo comportamento? RICATTO? ACCANIMENTO?
Arriva quindi l’agognato stop al CPS Resistenza da parte della Lega. E a chi importa di quella larga parte di cittadini che usufruiva delle attività portate avanti. Soluzioni alternative proposte dal Comune? Neanche mezza in 9 mesi.
Questo però non è il momento di pensare alle ordinanze del Comune. Hanno detto e fatto di tutto per ostacolarci, perché la nostra capacità di attrarre persone, energie, volti, elaborare pensieri, diffondere cultura, in totale autogestione e senza scopi di lucro, dà fastidio. Il CPS La Resistenza da sempre si impegna a proporre una socialità diversa dal conformismo discotecaro, dove per passare una serata in compagnia devi avere il portafogli pieno.

Forse si pensava che davanti a tali nuove difficoltà ci saremmo arresi, ma così non sarà.

È il momento di riunire le forze per consentire alla Resistenza di riaprire. Vanno fatti alcuni lavori che richiedono professionalità: elettricisti, progettisti, geometri, architetti.
*Ovviamente, questi lavori hanno costi ingenti, quindi vi chiediamo di contribuire a questa raccolta fondi, ognuno secondo le proprie possibilità, donando una somma.*
Il CPS Resistenza è della collettività. Uniamo le forze, diamoci da fare.
Seguiranno aggiornamenti via via che i lavori verranno organizzati in dettaglio.

LINK AL CROWDFUNDING: [clicca qui] 

Aggiornamento al 29 agosto, ore 12, raccolti 14.678 Euro da parte di 405 donatori.

Centro Sociale La Resistenza

Una montante marea di NO al Ponte sullo Stretto:
Messina inondata dai manifestanti

Una montante marea di NO al Ponte sullo Stretto: Messina inondata dai manifestanti

Il sabato appena trascorso ha visto la città di Messina inondata da una marea di manifestanti non solo costituita da cittadini peloritani: moltissime sono state le presenze dall’altra sponda dello stretto; così come pure diverse sono state le presenze registratesi dalle altre realtà territoriali regionali, intervenute con nutrite delegazioni; o soggettività venute a protestare anche da altri territori della penisola con significative rappresentanze.

Le cronache parlano di un successo straordinario, di un corteo enormemente cresciuto – qualitativamente e quantitativamente – rispetto alla partecipazione del presidio di Torre Faro, indetto lo scorso giugno per contestare la passerella politica del  ministro delle infrastrutture, Salvini, invitato dalla CISL ad un vero e proprio spot-dibattito pro-ponte.

Ma questo dell’altro ieri, bisogna ribadirlo, è stato un vero grande successo che, così come ha commentato  Corrado Speziale, in un suo articolo su scomunicando, «ha trasformato l’altrettanto importante corteo di Torre Faro, dello scorso 17 giugno, in un’ “anteprima” che ha dato il via ad una serie di manifestazioni in divenire, che assumeranno sempre più forza e consistenza nel tempo. Perché se il ministro Salvini e i suoi interlocutori interessati – scrive ancora Speziale – intendono rispettare quello che definiscono un cronoprogramma che porterà tra meno di un anno alla fatidica posa della prima pietra, in riva allo Stretto la protesta non tenderà affatto ad attenuarsi. Anzi, crescerà sempre di più».

La giornata è iniziata a Piazza Cairoli punto di concentramento del corteo, da cui i manifestanti – stimati nell’ordine di circa 5000 – hanno preso il via sfilando lungo le vie della città, per lanciare una massiccia campagna di resistenza e per dire – in modo chiaro e deciso – un grosso NO alla folle impresa di costruire il mega ponte sullo stretto.

Nella fase finale dell’iniziativa,  a Piazza Unione Europea (dove il lungo serpentone si è sciolto) campeggiava lo slogan No al ponte – No alle grandi opere, proiettato dagli organizzatori sulla facciata municipale. Nel frattempo, diversi interventi si sono alternati poco prima della chiusura, la quale è stata  affidata ad un concerto tenute da gruppi musicali dei territori di Scilla e Cariddi.

Vogliamo inoltre registrare un’importante rivendicazione, segnalata opportunamente anche da  Speziale, portata all’attenzione dal gruppo “Disabili pirata”  che – nel corso del corteo – si è fatto apprezzare per aver lanciato lo slogan originale Contro ponte e betoniere, abbattere tutte le barriere. Il predetto gruppo, «in virtù della sensibilizzazione per l’abbattimento delle barriere nell’ambito della difesa dei diritti delle persone con disabilità, ha promosso il prossimo Disability Pride che per la Sicilia, a conclusione del circuito nazionale di sette tappe, si terrà a Palermo il prossimo 22 ottobre».

Infine prendiamo nota di quanto ha dichiarato Luigi Sturniolo, da sempre attivista in prima fila delle battaglie NoPonte, sull’efficacia della manifestazione del 12 agosto: « la sua ricchezza, la sua pluralità, la gioia che ha trasmesso, ha scosso gli agit prop locali del ponte. Non sono tanti, ma sono influenti». Ed in modo ancora più incalzante continua: «Alcuni di loro ci guadagnano già col ponte e fanno parte di quel blocco sociale che trae vantaggio dal riavvio dell’iter progettuale.  Sì, proprio così – sottolinea l’ambientalista -, non dalla costruzione del ponte, ma dall’attivazione del cronoprogramma. Noi gli stiamo rovinando i piani e loro reagiscono scompostamente».

Concludendo, ci dice Sturniolo: «Provano a “definirci”, a “classificarci”, ma lo fanno male, non sanno che quando i movimenti irrompono nella società cambiano tutti gli equilibri pre-esistenti. Non possono capirlo perché misurano il proprio tempo di vita con la partita doppia delle entrate e delle uscite. Con buona pace di coloro che disinteressatamente hanno una preferenza per il ponte, questi che si avvantaggiano attraverso il riavvio dell’iter non hanno alcun interesse a una polemica razionale. Promettono galera e cariche della polizia, ma verranno travolti dalla gioia della comunità che difende il proprio territorio. Ci dispiace tanto, ma non abbiamo tempo da perdere con loro».

Insomma, dalla Sicilia sembrano risvegliarsi nuove speranze resistenziali che richiamano alla mente le grandi lotte del passato e che, scorrendo lungo la dorsale appenninica, si collegano al conflitto delle comunità alpine della Val di Susa. Non a caso nel tripudio di bandiere fra le altre sventolavano quelle dei NoTav

In copertina: immagine di Giordano Pennisi – Scattomancino. Messina, 12 agosto 2023

Manifestazione per la sanità pubblica: prova di resistenza e nuove possibilità di opposizione, per mettere in discussione il predominio del Governo Meloni

Sabato 24 giugno a Roma si è tenuta un’importante e molto partecipata manifestazione nazionale per la sanità pubblica, contro i tentativi ormai più che evidenti che guardano al suo definanziamento e alla sua privatizzazione.

Una manifestazione, promossa congiuntamente dalla CGIL e da più di 70 Associazioni e movimenti sociali, dall’Arci a Medicina democratica, dal Forum Disuguaglianze e Diversità al Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e a tanti altri ancora, che segnala un possibile punto di novità significativo nel quadro sociale e politico in cui ci troviamo.

Infatti, a me pare che dovremmo ragionare con un po’ di più di approfondimento sul contesto che stiamo attraversando, partendo dalla consapevolezza che, allo stato attuale, il governo di destra mostra una certa solidità e che la semplice esaltazione delle sue contraddizioni interne, che pure ci sono, in particolare derivanti dai diversi approcci tra Fratelli d’Italia e la Lega, non mi sembra una chiave di lettura utile per pensare che si possa produrre uno scenario diverso, anzi.

Detto in altri termini, il ragionamento per cui la destra vince perché alla fine riesce sempre ad unirsi, mentre, dall’altra parte, si fatica a mettere insieme un campo largo e quindi si perde a me sembra decisamente politicista e superficiale e non coglie la sostanza delle questioni.

In realtà, dovremmo partire dal fatto che il governo, e la sua componente predominante rappresentata da Fratelli d’Italia, ha una lettura e un progetto di società e di Stato sufficientemente chiari e capace di costruire un certo consenso. In grande sintesi, esso può essere riassunto nella formula che mette insieme nuova collocazione europea e internazionale, ripresa della crescita economica e battaglia ideologica per costruire una nuova egemonia culturale.

Rispetto alla collocazione internazionale, la grande cesura rappresentata dalla guerra in Ucraina ha già spostato il baricentro della Europa verso l’Est, per cui il modello polacco – crescita economica e repressione della stampa, della magistratura e dei diritti civili – nonostante alcuni rilievi provenienti dall’Unione Europea, è sempre più in auge, anche grazie alla benedizione della Nato e degli Stati Uniti, e ad esso ci si può ispirare, continuando ad interloquire con l’insieme degli Stati europei.

Sulla situazione economico-sociale del nostro Paese, anche qui occorre rifuggire da valutazioni preconcette e incapaci di cogliere i processi reali in corso.
Non va sopravvalutato, ma non si può non riflettere sul fatto che la crescita economica prevista per il nostro Paese per il 2023, attorno all’1,2-1,3 % del PIL, è superiore alla media europea e anche a quella dei maggiori Paesi ( la stima per la Francia è di +0,7 %, mentre la Germania si ferma ad un modesto +0,2%), così come va registrato che siamo in presenza di una crescita occupazionale nell’ultimo anno non esaltante, ma comunque reale.

Questi risultati, peraltro, sono, in primo luogo, prodotti dai settori del turismo e del commercio, ben di più del settore manifatturiero, che fa registrare un buon andamento delle esportazioni, ma anche difficoltà legate al rallentamento dell’economia tedesca.

Il traino del settore dei servizi è poi caratterizzato dal fatto che suoi componenti essenziali sono costituiti da salari bassi, maggiore precarietà e minori tutele del lavoro e da una diffusione seria dell’economia sommersa e anche illegale.

Questa sembra essere la cifra di un vero e proprio modello di sviluppo, che si alimenta di quei fattori, e che, non casualmente, è stata sorretta da provvedimenti e messaggi volti a dare legittimazione a comportamenti che si collocano in un’area contigua, se non all’illegalità, ad un’incentivazione dell’economia sommersa e all’italica capacità dell’ “arte dell’arrangiarsi”.

Abbiamo assistito all’innalzamento dell’utilizzo del contante, al venir meno dei vincoli nell’utilizzo dei contratti a termine, all’estensione dell’affidamento diretto della gran parte degli appalti di lavori pubblici, all’abolizione del reato di abuso di ufficio, da ultimo persino alle dichiarazioni della Presidente del Consiglio, per cui la tassazione equivale ad una sorta di “pizzo di Stato”.

Un modello che ha una sua intrinseca fragilità, ma che, almeno nel breve periodo, può costruire una base di consenso abbastanza larga, e anche “popolare”. Infine, per quanto riguarda il tema della battaglia ideologica, penso sia sotto gli occhi di tutti che essa è decisamente in campo.

Da una parte, abbiamo il tentativo di costruire una nuova narrazione basata sul ruolo fondamentale del capo, sull’idea di nazione e sulla famiglia naturale, con tutto ciò che di regressivo si porta dietro, dall’altra siamo in presenza dell’occupazione dei media o perlomeno del loro condizionamento, del fatto di mettere fuori gioco gli organismi di controllo, dall’ANAC alla Corte dei Conti, di un attacco progressivo al ruolo autonomo della magistratura, con un approccio che mette insieme l’ambizione di una nuova egemonia culturale con quella del comando e dell’esercizio del potere.

Insomma, ci troviamo di fronte ad un’operazione condotta da una nuova destra che non può essere sottovalutata e presa sotto gamba, che pone chi intende opporsi alla deriva in corso una sfida per certi versi inedita.

Certo, gli stessi elementi che ho evidenziato prima non sono così forti e lineari, né tantomeno esenti da difficoltà e contraddizioni. Solo per esemplificare, il quadro economico e sociale potrebbe decisamente peggiorare e farsi irto di difficoltà a partire dall’autunno e, ancor più, con il prossimo anno.

Mi riferisco non tanto alle questioni che sembrano campeggiare anche in questi giorni nella cronaca giornalistica, peraltro sempre più misera e incapace di produrre uno sguardo un po’ lungo, dalle vicende del MES a quelle del PNRR, su cui un compromesso con l’Unione Europea non appare impraticabile.

In realtà, l’insidia più significativa per la navigazione del governo può derivare dal futuro Patto di stabilità e crescita che dovrebbe entrare in vigore nel 2024 nell’Unione Europea. Anche se lo stesso non è ancora stato definito compiutamente e probabilmente sarà ancora più stringente rispetto alla versione attuale, visto che la Germania e altri spingono in questa direzione, non c’è però dubbio che produrrà una nuova fase di austerità e taglio alla spesa sociale.

Secondo l’Ufficio parlamentare di Bilancio, il nuovo Patto di stabilità produrrebbe uno sforzo aggiuntivo per cui l’avanzo primario di bilancio, cioè la differenza fra spesa pubblica ed entrate al netto del costo degli interessi sul debito pubblico, dovrebbe collocarsi tra il 2,8 e il 3,2% del PIL, pari ad una restrizione tra i 18 e i 27 mld di € all’anno, colpendo in particolare la spesa pensionistica, quella sanitaria e per i contratti del pubblico impiego.

In ogni caso, il punto di fondo è che provare a fermare la destra lo si può fare solo se si riprende a stare e a ripartire dalla società, ridando centralità ai diritti sociali, oltre a quelli civili. Per questo è stata importante la manifestazione del 24 giugno e quella annunciata per il 30 settembre, sempre dalla CGIL e da un nucleo consistente di Associazioni e movimenti sociali, contro l’elezione diretta del capo dell’esecutivo, contro l’autonomia differenziata, per il lavoro e i diritti.

Solo una mobilitazione sociale e una ripresa di insediamento nei territori sui temi che riguardano la vita concreta delle persone può costituire un antidoto valido contro questa destra autoritaria e plebiscitaria, in questo senso neofascista, non certamente l’illusione che essa si ingarbugli da sola o l’idea che una semplice ripresa di alleanze politiche a sinistra sia in grado di invertire questa situazione.

Su questa prospettiva occorre impegnarsi, sapendo che essa non è da sola risolutiva – ci serve anche un pensiero e la costruzione di un’alternativa solida di contenuti, a partire dalla lotta per la pace e il disarmo – ma che, intanto, è una premessa necessaria da cui ripartire.

Per leggere gli altri articoli di Corrado Oddi clicca sul nome dell’autore

Bologna, 17 giugno. La marcia dei 10mila stivali di fango.

Una marcia popolare per portare alla sede della Regione Emilia-Romagna il fango spalato da migliaia di volontarie e volontari. Sono le migliaia di giovani e meno giovani che, in queste settimane, hanno risposto con solidarietà e rabbia alla catastrofe. Organizzata dalle volontarie e dai volontari che in queste settimane si sono auto-organizzate per dare una mano nelle zone alluvionate, l’iniziativa, a un mese dall’evento metoreologico che ha colpito i territori della Romagna e del Bolognese, si terrà sabato 17 giugno a Bologna.

 

Foto di gruppo di volontari spalatori di fango nelle zone colpite dall’alluvione in Romagna e nel Bolognese.

La manifestazione – a cui parteciperanno collettivi e associazioni da tutta la regione, e realtà come Fridays for Future Italia e il Collettivo di Fabbrica GKN, partirà alle 16 da Piazza XX Settembre. Il corteo sfilerà fino alla sede della Regione Emilia-Romagna, dove sarà consegnato il fango spalato in queste settimane.

La montagna di fango raccolto, da recapitare di persona alla sede della regione Emilia-Romagna

Perché L’alluvione  “non è un evento improvviso, è crisi climatica; è la volontà politica di investire per decenni sul costruire un territorio per il profitto e non per la vita bella e sicura di chi lo vive”. Ci sono delle responsabilità chiare sulle spalle di chi, negli ultimi decenni, pur conoscendo i rapporti scientifici sul cambiamento climatico e sul consumo di suolo, ha continuato a investire sulle fonti fossili e ad asfaltare il territorio, autorizzando costruzioni anche in aree ad alto rischio alluvionale.

Il primo ad erssere messo accusa è il governatore Stefano Bonaccini, le sue scelte (e le sue promesse mancate). I 10mila stivali citano l’ormai tristemente famosa legge urbanistica regionale 24/2017, presentata come legge che avrebbe fermato il consumo di suolo, ma che in realtà non ha raggiunto l’obiettivo. Per gli organizzatori della marcia popolare, in particolare, non si dovrà ricostruire tutto come prima e i profitti non dovranno più essere anteposti alla cura e alla sicurezza del territorio.

In particolare la manifestazione chiederà lo stop immediato a due progetti che insistono in Emilia-Romagna. Da un lato lo stop al rigassificatore di Ravenna, simbolo delle fonti fossili climalteranti, responsabili del surriscaldamento globale, dall’altro lo stop al Passante di Mezzo, emblema del consumo di suolo (che produrrà la cementificazione di ulteriori 40 ettari) che, sottolinea Palma, «consentirà l’allargamento di tutte le autostrade della nostra regione.
Per dimostrare che la lezione dell’alluvione è stata imparata, dunque, per i 10mila stivali bisogna cominciare dall’abbandono di queste due grandi opere per invertire la rotta.

Per leggere il Bando e partecipare al Premio Internazionale Senza Premi “Le nostre parole per l’Alluvione” [Vedi qui]

In Copertina: Foto del manifesto della manifestazione del 17 giugno a Bologna

10 giugno 2023: Marcia sui Sentieri per difendere l’Appennino del Mugello dall’Eolico Industriale

10 giugno 2023: in marcia sui Sentieri per abbracciare l’Appennino Tosco-romagnolo del Mugello di Monte Giogo di Villore Corella e difenderlo dall”Eolico Industriale.

Dopo tre anni di opposizione al Progetto eolico Monte Giogo di Villore con iniziative informative, cene, interventi di sensibilizzazione, camminate nei luoghi dove il Progetto prevede piste, strade, cantieri ed abbattimenti per portare e posizionare le mega pale, e infine con Ricorso al TAR del CAI e di ITALIA NOSTRA,
il 10 giugno 2023 il Comitato Crinali liberi (CTCM) promuove e organizza un’iniziativa per abbracciare fisicamente il Monte Giogo di Villore, come gia’ accadde nel 1989 quando dall’Ufficio del Turismo della Comunita’ Montana l’allora Responsabile Piera Ballabio promosse un grande Raduno dove affluirono centinaia di persone in difesa dell’Appennino mugellano, minacciato da strade. Partendo da Sentieri diversi saliremo sul Monte Giogo di Villore (Vicchio, Firenze) come Cittadini, Comunità, Associazioni, Comitati e Gruppi per affermare il Futuro di Tutela dell’Appennino Toscoromagnolo Mugellano, per la protezione dei territori, patrimonio naturale di biodiversità, habitat di aquile reali veleggiatrici, di turismo escursionistico e di economie montane secolari e produttive e nuove presenze di giovani. Tutti insieme per salvaguardare le preziose acque e sorgenti che zampillano dai monti e dalle fresche foreste, per abbracciare i crinali che non sono di alcuni o di pochi, ma sono tesoro di tutti, da consegnare, come imperativo categorico, alle generazioni future.
Fabrizia Jezzi

L’INVITO DEL COMITATO CRINALI LIBERI 

Un fine settimana importante in Mugello quello appena passato, con la Marcia di Barbiana per il Centenario di Don Lorenzo Milani e i tre giorni del Festival dell’Energia e dell’Ambiente dell’Unione dei Comuni che all’ambiente vero, quello naturale, non ha dato ne’ visibilità ne’ voce, prova ne è che l’Assessora all’ambiente della Regione Toscana non è stata invitata, per cui è stato il Comitato Crinali liberi ad assolvere a questo scopo: palesare la strenua difesa dei meravigliosi e unici crinali dell’Appennino Mugellano organizzando un Presidio per i primi due giorni del Festival e partecipando alla Marcia di Barbiana.
In tanti al  Presidio presso il Lago Viola si sono fermati di fronte alle foto che ritraggono la bellezza dei crinali domandando e chiedendosi perché mai proprio in territori talmente rari e ricchi di biodiversità per la loro contiguità al Parco Nazionale Foreste Casentinesi si fosse potuto pensare ad autorizzare un Progetto di impianto industriale eolico. E infatti più ci si pensa e meno ci si crede. Come un brutto sogno che al mattino scompare.

Il primo giorno del Festival alla domanda se si riteneva giusto cementificare i crinali, dopo le frane occorse, è stato risposto che non si accettavano provocazioni. Ma avere a cuore, non è provocare, come ben ci ha insegnato Don Lorenzo Milani, è comprendere, essere informati, possedere gli strumenti per reagire, ribellarsi, difendere e proteggere, senza timore di alcuna sudditanza.

E si spera che il TAR ponga davvero fine a questo nero incubo che incombe sui paesaggi immortali di Giotto e del Beato Angelico, sui Cammini ivi prossimi di Sant’Antonio e Dante Alighieri.

A maggior ragione adesso, dopo il disastro che ha colpito gli Appennini Toscoromagnoli, particolarmente sul versante romagnolo con i paesi a valle e in pianura sommersi dall’acqua dei fiumi esondati e dal fango.

Una tragedia che ha mostrato con estrema evidenza l’instabilità, la fragilità e franosità del sistema montuoso appenninico, se esposto a piogge forti e continuate, come saranno da attendersi in tempi prossimi, alternate a periodi di prolungata siccità.

Intere porzioni di territorio sono franate portando via con sé strade e sentieri, castagneti, campi e allevamenti.

Tante vittime e migliaia di aziende e attività economiche rovinate.

Dall’alto del Monte Giove che guarda ai liberi crinali appenninici di Monte Giogo di Villore Corella Don Milani con i suoi ragazzi avrebbe approfondito ogni singolo aspetto degli avvenimenti per comprenderne le cause, le responsabilità e mettere le conseguenti e necessarie azioni in campo.

Alla sua scuola s’imparava a capire per agire, in vista del sincero e reale interesse comune, per gli ultimi, quelli tacitati e oppressi dagli interessi dei ricchi che manovrano la politica partitica.

Per quell’I CARE, HO A CUORE umano e politico, che oggi manca nella prevenzione al dissesto idrogeologico, nell’attenta messa in sicurezza dei territori, anche agevolando e sostenendo in modo concreto e mirato la presenza di piccole comunità che tornano con coraggio a praticare l’economia di montagna.

Se i Comuni dove si sono verificate frane e danni sono rimasti fuori dallo Stato di Emergenza, chi risarcirà i danneggiati delle frane ai marroneti di Villore nel Comune di Vicchio e chi si occuperà del ripristino della viabilità principale o secondaria come le strette strade bianche che portano ai marroneti?

Chi rifonderà i danni a chi esercita attività che trovano nella popolazione che transita tra la Toscana e la Romagna i propri clienti, se la viabilità è interrotta come nel Comune di San Godenzo, incredibilmente e inspiegabilmente escluso dallo Stato di Emergenza nonostante i rilevanti danni dovuti a numerose e gravi frane?

E la frana verificatasi in questi giorni sulla viabilità di Corella, Dicomano, quella stessa strada dove il Progetto eolico Monte Giogo di Villore prevede il passaggio di enormi e pesanti mezzi per i quali si dovrà aprire ulteriori strade sui versanti abbattendo ettari di faggete, chi provvederà a fare ulteriori accertamenti e approfondimenti?

Domande importanti delle comunità del territorio che non possono essere evase e devono trovare risposte adeguate e tempestive. Il versante Toscano dell’Appennino è stato colpito in modo ridotto rispetto a quello Romagnolo, all’alto Mugello, ferito, isolato e gravemente danneggiato. Ma siamo stati avvertiti. Non possiamo continuare ad essere sordi e ciechi. La voce dei territori si leva forte. Va ascoltata. Chi amministra deve ascoltare e prevenire i disastri, non deve autorizzare grandi opere industriali sui crinali appenninici che andrebbero certamente a destabilizzare la già fragile tenuta dei nostri monti, con conseguenze tragiche per chi vive in valle. I fiumi che hanno portato morte e distruzione sono gli stessi che hanno origine nel versante regionale Toscano. La cura del territorio è una priorità che non può essere più disattesa o trattata in modo superficiale e approssimativo.

Alla Marcia di Barbiana il Comitato Crinali liberi c’era in cammino e c’era al Presidio al Lago Viola, punto di ritrovo dei partecipanti alla Marcia, c’era di fronte e dentro la Scuola di Don Lorenzo Milani, Prete e Maestro scomodo per tutti, c’era di fronte alla sua tomba, con la promessa di seguire il suo esempio: non voltare le spalle a chi viene occupato, colonizzato e oppresso per opportunismo personale o politico, stare sempre dalla parte delle cose vere e giuste, proprio quando è più difficile, non è di moda, e il clamore assordante della propaganda è forte tanto quanto l’imposizione censoria mediatica ufficiale.

In un momento in cui tutti i Cammini escursionistici nel Bel Paese vengono promossi e il Sentiero Italia 00 viene rilanciato all’attenzione nazionale, vogliamo davvero che il suo tracciato venga interrotto e cancellato sull’Appennino Mugellano da piste e cemento, cantieri, strade, disboscamenti e sbancamento dei crinali?

Il 10 giugno 2023 il Comitato Crinali liberi (CTCM) promuove e organizza un’iniziativa di cui alleghiamo la cartina: da Sentieri diversi saliranno sul Monte Giogo di Villore (Vicchio, Firenze) Cittadini, Comunità, Associazioni, Comitati e Gruppi per affermare il Futuro di Tutela dell’Appennino Tosco-Romagnolo Mugellano, per la difesa dei territori, patrimonio naturale di biodiversità, habitat di aquile reali veleggiatrici, di turismo escursionistico e di economie montane secolari e produttive e nuove presenze di giovani,  tutti insieme per proteggere le preziose acque e sorgenti che zampillano dai monti e dalle fresche foreste, per abbracciare i crinali che non sono di alcuni o di pochi, ma sono tesoro di tutti, da consegnare, come imperativo categorico, alle generazioni future.

Comitato Crinali Liberi

Volete capirlo o no che la Centrale a Biogas non la vogliamo?
NO BIOMETANO: Assemblea Pubblica a Villanova, sabato 3 giugno ore 10

“Ma lo sapete, o fate finta di non saperlo, che il biometano non è rinnovabile, non è verde e non è sano?  Che nella nostra provincia gli impianti a biogas sono già troppi? Che la Terra, la nostra terra, deve servire ad altro che a foraggiare le centrali?  Che abitare accanto ad un impianto biogas è una condanna per la salute e il bene stare di una comunità? Insomma: come ve lo dobbiamo dire che una Mega Centrale a Biogas a Villanova non la vogliamo?”
Potrebbe essere questo un fedele riassunto della protesta, sempre più esasperata di tanti cittadini.

Poco più di 2 mesi fa, il 18 marzo, La Rete Giustizia climatica di Ferrara, che riunisce tutte  le persone, le associazioni e i gruppi che hanno cura  dell’ambiente e della salute degli umani e degli animali,  ha organizzato un incontro  con medici, scienziati ed esperti che hanno messo in fila tutte le ragioni contro le centrali a biometano. Sotto trovate qualche estratto dell’articolo di Gangaetano Pinnavaia e il link per leggere per intero quanto è emerso da quel importante momento di conoscenza e di confronto. Sabato 3 giugno alle 10 è indetta una Assemblea Pubblica proprio a Villanova. Un appuntamento da non mancare.

(Francesco Monini)


L’articolo integrale di Pinnavaia su Periscopio del 12 aprile 2023: Il biogas non è rinnovabile, non è verde, non è sano

Alcuni estratti:

… Per molti decenni in Italia la produzione di biogas si è realizzata prevalentemente in ambito agricolo per ricavare energia, da utilizzare prevalentemente all’interno delle stesse aziende, utilizzando gli scarti della attività di questo comparto, sostanzialmente biomassa vegetale e deiezioni animali. Oggi questa tecnologia, nel nostro paese e non solo, sta assumendo una rilevanza che senza dubbio si può considerare preoccupante per l’impatto ambientale complessivo che comporta. Secondo i dati del Consorzio Italiano Biogas (CIB), all’inizio del 2020 erano operativi più di 1.500 impianti di biogas, di cui 1.200 in ambito agricolo. …

… Attualmente l’Italia, nel settore biogas, si colloca al quarto posto al mondo dopo Germania, Cina e Stati Uniti, con circa 2200 impianti operativi, di cui circa 1.730 nel settore agricolo e circa 470 nel settore rifiuti e fanghi di depurazione, per un totale di circa 1.450 MWe (megawatt elettrici) installati. Di questi, secondo il Gestore Servizi Energetici, circa 1000 sono nel settore agricolo. …

… Dai biodigestori, in funzione del materiale trattato, si ottiene una miscela costituita da metano (CH4) mediamente per il 60-70%, anidride carbonica (CO2), ossido di carbonio (CO), acqua, idrogeno solforato (H2S), ossigeno, azoto, ammoniaca (NH3) e altre sostanze. Per arricchire in metano questa miscela si applicano tecniche dette di upgrading che hanno appunto lo scopo di rendere massima la percentuale di questo gas fino a valori del 95/99%. …

… Il potenziale di sviluppo della filiera biogas/biometano nel breve/medio termine è consistente: stime del CIB-Consorzio Italiano Biogas identificano un potenziale produttivo al 2030 di 8-10 miliardi di m3 di biometano, pari a circa il 11-13% del consumo attuale di gas naturale in Italia e superiore all’attuale produzione nazionale. …

… Dall’intervento di Gianni Tamino, biologo, membro della Associazione italiana Medici per l’Ambiente:Si può infatti parlare di fonti rinnovabili, continua no, “solo se nel territorio di origine e nel tempo di utilizzo quanto consumato si ripristina. Ciò vale per l’energia solare e quelle derivate come il vento e l’energia idrica, ma non si applica totalmente alle biomasse intese come materiale prodotto da piante e destinato alla combustione. Se viene distrutto un bosco per bruciarne la legna, il bosco non si rigenera nel tempo di utilizzo per la combustione della legna. E’ possibile usare solo il «surplus» dell’attività forestale. Ancora più complesso il discorso se le biomasse provengono da colture agricole dedicate”. In questo caso un impianto alimentato da coltivazioni dedicate ha un bilancio energetico molto basso in quanto occorre da un lato calcolare l’energia necessaria per la produzione agricola (fertilizzanti, fitofarmaci, irrigazione, trasformazione, trasporti, ecc), dall’altro quella necessaria per far funzionare l’impianto. Oltre a ciò, afferma Tamino, “alimentare un impianto a biomasse con prodotti agricoli (mais, triticale, ecc.), che consumano terreno utile per produrre cibo, è un problema anche di ordine «etico»: mentre in varie parti del pianeta vi sono difficoltà di approvvigionamento e il nostro paese ne importa dall’estero, si preferisce utilizzarli come materiali nei biodigestori”. Va poi tenuto presente che “se si dovesse coprire il 10% del fabbisogno energetico italiano utilizzando biomasse, occorrerebbe una superficie di coltivazione grande 3 volte l’Italia”.

… La fermentazione anaerobica infatti favorisce la produzione di batteri sporigeni anaerobi come il clostridium botulinum che, attraverso il digestato successivamente sparso sui campi come concime, può determinare problemi anche mortali negli animali d’allevamento, specie volatili, ma anche per le persone. Alla luce di queste considerazioni va tenuto ancor maggiormente presente il “Principio di precauzione” ratificato nel 1992 dalla Convenzione di Rio de Janeiro e inserito nel 1994 nel Trattato dell’Unione Europea “in base al quale un prodotto o un processo produttivo non vanno considerati – come si è fatto finora – pericolosi soltanto dopo che è stato determinato quanti danni ambientali, malattie e morti producono, ma al contrario, possono essere considerati sicuri solo se siamo in grado, al di là di ogni ragionevole dubbio, di escludere che possa presentare rischi rilevanti e irreversibili per l’ambiente e per la salute”. …

… La mancanza di attenzione e di comunicazione da parte delle amministrazioni competenti nei confronti dei cittadini dei territori interessati. Queste, più volte sollecitate a dare risposte alle tante domande della cittadinanza, mai hanno mostrato interesse ad affrontare pubblicamente e a dibattere queste tematiche che tanta importanza hanno per la vita quotidiana delle aree coinvolte. …

Il concerto di Springsteen è alle porte, ma Save the Park non cede le armi:
oggi l’ incontro con il prefetto: blinderanno Ferrara?

 

Fino alla fine! L’impegno e la mobilitazione di Save the Park e  di tante persone contro l’assurda decisione del Sindaco di Ferrara di mettere a rischio il patrimonio inestimabile del Parco Urbano Bassani per ospitare il maxi concerto del Boss continuerà fino all’ultimo giorno utile. 

Sono in tanti a condividere la causa della difesa del Parco.  Lo stanno a dimostrare le decine di migliaia di firme raccolte. Presentate al Sindaco e dal sindaco snobbate. Negli ultimi mesik si sono moltiplicati i flash mob, ik girotondi, i cartelli, i lenzuoli, le lettere di protesta… Una protesta che non si limita alla città, che non riguarda solo i ferraresi. Per portare un solo esempio, la settimana scorsa è venuto in piazza a Ferrara per portare il suo sostegno e la sua solidarietà, il grande autore e attore bolognese Alessandro Bergonzoni. (Vedi l’illustrazione di copertina di questo articolo).

E mano a mano che passano i giorni e ci avviciniamo alla data del fatidico evento, aumentano i disagi, i divieti… e i brutti presentimenti. Il Parco è pieno di macchine, trattori, potatori, livellatori. E la città si sta riempiendo  di cartelli e di transenne. Si parla di chiudere piazze, strade e scuole per consentire l’arrivo di 60.000p spettatori e delle loro automobili. Una follia: un grande pezzo di città e di vita urbana chiusa a chiave, come per il terremoto, e tutto per assecondare una scelta pericolosa e sbagliata.  Altro che Born to run, Born to close! recita la vignetta più sotto.

Lo sappiamo da un anno c’erano due alternative periferiche, due location migliori, ragionevoli, assolutamente meno impattanti. Ora tutti si stanno accorgendo che il Parco non era l’unica location possibile”, è solamente la location peggiore. E chi ne farà le spese, sarà l’ecosistema del Parco Urbano, l’avifauna, ma anche i cittadini, gli studenti, i genitori, la popolazione anziana.

Ecco  le ultime segnalazioni e il  programma delle iniziative di Save the Park per i prossimi giorni:

A pochi giorni dal 18 maggio, data del concertone di Springsteen, il parco urbano “Giorgio Bassani” è occupato manu militari da un serrato servizio di vigilanza che impedisce l’accesso ad un’area ben più ampia di quella necessaria al cantiere temporaneo. Le “ronde volontarie” del gruppo Save the Park, interrogando il personale in divisa, hanno scoperto che l’azione di sbarramento di quest’area pubblica non è supportata dalla necessaria delibera dell’autorità politica.

Era successo che le prime transenne, piazzate lungo i sentieri di contorno della zona del palco del Boss, appesantite dal telo ombreggiante, sono crollate a terra sotto le folate di vento della scorsa settimana, creando uno stato grave di pericolo per le persone. Il terrore che qualcuno si faccia male a pochi giorni dall’evento a causa dell’incuria degli organizzatori, giustifica evidentemente lo spregio di ogni regola.0

Domani, martedì 9 maggio, il Prefetto ha convocato una rappresentanza del gruppo Save the Park, assieme all’assessore comunale di riferimento dell’evento. Save the Park, mobilitato da mesi in città con l’intento di far suonare Springsteen nella zona sud della città e non nel delicato parco urbano, porterà al Prefetto un lungo elenco documentato dei danni previsti all’ambiente, dei dubbi sulla volontà e capacità degli organizzatori di riparare in maniera efficace, sui dubbi che i costi ricadano solo sulle casse pubbliche, sui danni per i cittadini in una città dai servizi bloccati per giorni interi, prima e dopo il concerto.

Per sabato 13 maggio, infine, Save the Park ha organizzato l’ultima manifestazione dentro al Parco Urbano “Giorgio Bassani”, con corteo di biciclette, esposizione di striscioni, grandi lenzuolate con disegni e vignette.

 

 

 

In copertina: Alessandro Bergonzoni tra Andrea Firrincieli e Marianna Suar di Save the Park

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