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Bacio di carta

Un respiro di carta
imbavaglia il tormento
che nell’attimo prima
giaceva pungente.

Dondola la notte
in una culla di parole
cigola l’oscurità

in un barlume di insonnia.

Sospira la mano
sul tratto d’inchiostro
lo bagna di lacrime
in un bacio di carta.

L’avvicinamento, a questa nuova plaquette Bacio di carta, Babbomorto Editore, 2022 di Maria Mancino, passa per un originale preludio di Edoardo Fontana fatto di impressioni.
Impressioni tipografiche, di odori, di mescolanze, di maestranze “impregnate” d’inchiostro e impegnate in un lavoro che vede passare, comporsi, scomporsi migliaia e migliaia di caratteri, di parole che si sposano e si slegano a caso.
Maria Mancino ci parla del piacere dello scrivere, di fare poesia nel tempo presente, una poesia “che dice la verità” anche nei tanti periodi dove i versi non sbocciano come “gemme senza volto“.

 

Lo dico piano

Lo dico piano
lo dico sottovoce

per paura di farmi male

l’anima è di cristallo
la ragione la frantuma.

Lo dico piano
lo dico senza voce
per paura di farti male

è complicato vivere
senza una ragione.

L’eterno confronto, tra la ragione e le emozioni, emerge tra immagini fantastiche “Navigo su una barchetta di giornale/ piegata da un bimbo in riva al mare” e sogni depositati in attesa di andarli a riprendere “quando sarò grande“.
Forse Maria “da grande” non saprà ancora scegliere quando riprendere quel sogno magari per paura che sia svanito.
Poesie impregnate di natura. Un legame fisico, costante, alla ricerca continua di un’armonia col proprio corpo e col tempo che, nonostante sia “fermo in una clessidra otturata“, passa inesorabile.

Petali

L’umore del cielo si guasta
i fiori arrugginiti tremano

sul bordo di un sorriso.

La notte imbriglia il sogno
il buio corteggia la solitudine

che inquieta slega parole.

Soffi d’anima scrivono
poesie su petali di carta

nel pianto dell’inchiostro.

L’amore prosegue verso luoghi
dove la ragione è sfocata

segue il profumo di rose sorgive.

Maria Mancino è nata a Campobasso e vive attualmente a Imola. Scrive poesie fin da piccola. Afferma di pensare in versi anche quando non scrive. Appassionatasi alla narrativa, ha pubblicato racconti con le case editrici: Negretto, FuocoFuochino e Fernandel. Da Babbomorto Editore hanno visto la luce le tre raccolte poetiche: “Bianco Spino”, “Mani d’argilla” e “Bacio di carta”, nonché il racconto “Uccel di bosco”. Nel settembre 2020, pubblica con l’Edizione Apostrofo:  “I plumcake del nonno”  un libro che attraverso i ricordi d’infanzia, delinea la mentalità, le tradizioni e la semplicità dei suoi luoghi. Sempre con l’Edizione Apostrofo nel marzo 2021 pubblica la raccolta poetica: “Nascosta è in lui la mia follia”.
La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia/Periscopio. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]

Il libro Bacio di cartaè acquistabile richiedendolo direttamente all’editore o durante le presentazioni. 

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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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