Nel 2005 erano 1,9 milioni i “poveri assoluti”, nel 2021 sono cresciuti a 5,6 milioni (2,3 al Nord; 2,5 al Sud; 819mila al Centro, fonte Istat). Con l’alta inflazione del 2022 e quella del 2023 sono saliti (oltre 6 milioni?).
Ora il Governo taglia il sussidio principale ai poveri, il Reddito di Cittadinanza, da 8 miliardi a circa 5, riducendo la soglia Isee per ricevere l’aiuto (da 9.360 euro annui a 7.200) e, per chi è “occupabile”, (anche se non gli viene offerto il lavoro) da 500 euro mensili a 375. Ai ceti medi, colpiti anch’essi da inflazione e più redditi, si offre di colpire gli “ultimi” anziché i ricchi.
Per essere “povero assoluto” il reddito mensile deve essere inferiore a 853 euro (se si vive in una città metropolitana al Nord), e a 577 euro se si vive in un’area debole del Sud (redditi 2021). Istat considera il potere d’acquisto che varia del 33% tra le metropoli del Nord e i piccoli paesi del Sud.
I “poveri relativi” sono invece cresciuti da 10,1 a 11,2milioni (in due si deve avere un reddito inferiore a 1.040 euro in media).
Nel frattempo anche il welfare (sanità e scuola) si è ‘deteriorato’. I figli di genitori senza diploma si laureano solo nell’8% dei casi. I giovani accedono alle droghe in età sempre più giovane con gravissime conseguenze e la nuova scuola digitale rende tutti più analfabeti e dipendenti. Ciò avviene nel periodo della storia in cui è massimo l’aumento di ricchezza.
E non è vero che l’occupazione cresce, è circa agli stessi livelli del 1990.
Ciò che cresce sono solo soldi (per pochi) e diseguaglianze. L’Italia ha un tasso di diseguaglianza (41,6 Gini, fonte Istat) simile a quello Usa, ma ci sono paesi in cui è quasi la metà (Svezia, Danimarca, Finlandia, 29-27).
In questi paesi welfare e sussidi sono forti (oltre ad esserci più lavoro). Per fare un esempio, una donna con 2 figli percepisce 1500 euro al mese se non guadagna nulla, e 800 euro se ne guadagna 600 al mese.
Basterebbe far pagare le tasse in modo progressivo a tutti o quelle di successione ai ricchi come avviene in UK, Germania, Francia o in Usa dove una settimana fa l’Agenzia delle Entrate ha riscosso 7 miliardi di dollari dal decesso di un miliardario (più o meno quanto costa allo Stato italiano il Reddito di Cittadinanza per gli attuali percettori (2,1 milioni), pari a un terzo dei “poveri assoluti”.
Andrea Gandini
Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
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