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Gentile Direttore,
come ogni anno, in autunno, a distanza di circa quindici giorni l’una dall’altra, sono state pubblicate le classifiche del Sole 24 Ore e di Italia Oggi sulla qualità della vita nelle città italiane.
Ricordo perfettamente che, negli scorsi anni, la stampa ferrarese ha dato grande risalto a tali classifiche, sottolineando soprattutto i dati sulla sicurezza nel caso in cui la nostra amata città avesse perso qualche posizione.
Quest’anno in entrambe le pubblicazioni Ferrara ha avuto un netto peggioramento, in particolare proprio riguardo al tema della sicurezza, ma sulla stampa locale non è apparso neppure un trafiletto. Mi può dare una spiegazione per questo diverso trattamento?
La ringrazio per l’eventuale gentile riscontro e saluto cordialmente.
Linda Cattabriga

Ho letto anche io (senza grande passione) le classifiche sulla Qualità della vita stilate da Il Sole 24 ore e Italia Oggi . Personalmente ritengo più attendibili le prime rispetto alle seconde, ma in ogni caso su queste classifiche – piuttosto complicate e basate su una grande quantità di indicatori – va detto che andrebbero prese con le pinze. Se infatti, anche per Ferrara, confrontiamo gli ultimi dati con quelli dei 3 o 5 o 10 anni precedenti, vediamo che la posizione della nostra città oscilla ogni anno in modo rilevante, perdendo o salendo di varie posizioni.
Così, per fare un esempio, nella classifica generale sulla qualità della vita del Sole (quella  che riassume tutte le sezioni tematiche dell’indagine) la città di Ferrara si  posiziona nel 2016 al 58° posto, per salire nel 2017 al 45°, nel 2018 al 47°. Nel 2019 scende di 16 posizioni (64°) per recuperarne alcune nel 2020. Stessi dati ‘ballerini’ li incontriamo nelle classifiche particolari, compresa quella che riguarda la Sicurezza.
Facciamoci una domanda: è possibile, e attendibile, che in soli 12 mesi una città e il suo territorio possa migliorare o peggiorare così tanto? A me non pare. Credo insomma che queste classifiche vadano prese come indicazione generale, nel loro insieme, guardando soprattutto alla serie storica. Non è invece corretto prendere l’ultimo dato – o il dato che più può servire alla nostra parte – per farne oggetto di battaglia politica.
Questo è invece quello che ha puntualmente fatto la Lega nell’ultima campagna elettorale per le elezioni municipali di Ferrara, tutta centrata sul tema della Sicurezza, dell’Invasione dei Clandestini, del Gad in mano alla malavita organizzata… Ora, i dati  2020 che registrano sul tema della sicurezza un peggioramento, non segnalano solo o tanto il fallimento della giunta leghista che avrebbe mancato il suo primo obbiettivo (più sicurezza), ma ci dicono che  ‘il tema sicurezza’ non può essere ridotto a slogan elettorale, allo schieramento di nuove truppe, o a questa o quella iniziativa propagandistica (parchi sicuri), ma richiede un grande e lungo lavoro su vari campi per migliorare la condizione sociale ed economica delle famiglie ferraresi.
Al di là dei numeri della Sicurezza, dalla serie storica delle classifiche, vediamo come Ferrara (il suo territorio, la sua società, la sua economia) siano in continua decadenza. L’era Covid non potrà che peggiorare la situazione. Occorre quindi che il governo di una città di questo si occupi. Invece – questo è almeno quello che vedo – negli ultimi 18 mesi si è continuato a fare solo propaganda. Di questo passo, al di là dei dati di questa o quella statistica, Ferrara continuerà la sua triste discesa.
Francesco Monini

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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