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IL COLESTEROLO BUONO – A volte mi capita di pensare anche guardando la televisione e questo non è bene, non pensare è la condizione ideale per accogliere le miriadi di immagini e di notizie che appaiono sul piccolo schermo, ma io sono un pessimo teledipendente e così, sfidando le orribili pene che vengono comminate a chi tenta di stravolgere le regole ferree della televisione-madre, penso. E stavo pensando due giorni fa quando improvvisamente in uno dei tanti sbrodolamenti politici mi appare, chi mi appare?, la Santanchè. Nooo, la Santanchè?, si la Santanchè, con la sua bocca larga da cui escono parole incontrollate ma, evidentemente, molto gradite ai capi, suoi e nostri, e dalla bocca larga sono uscite dichiarazioni degne non so di che cosa, ma, visto come l’ascoltavano i presenti alla trasmissione, dovevano essere degne di grande considerazione. Sintetizzando, ha detto che praticamente tutto quello che accade di male nel nostro Paese è causato dalle ideologie. Naturalmente dalle ideologie degli altri, dei suoi nemici. E allora no alla giustizia sociale, no a considerare tutti gli uomini uguali, no a trovare inammissibile che tutto l’oro del mondo sia nelle mani di uno sparuto gruppetto di ricchi assatanati. Queste sono le ideologie da eliminare, ma sono da corroborare quelle secondo le quali i ricchi devono essere ricchi, i poveri poveri, giusto che diventi ricco e potente chi è più forte, i deboli al massimo possono chiedere l’elemosina, queste sono le ideologie da santificare, sono, come direbbe un medico, il colesterolo buono della società. E vai, Santanchè!
VIVA IL PO – Viva il Po che non ha fatto come I suoi piccoli colleghi parmensi, genovasi, toscani, i quali presi da incontenibile boria e mania di grandezza sono usciti dagli argini, inondando case, fabbriche, distruggendo culture agricole. No, il Po si è comportato da grande fiume, è rimasto a braccia conserte nei suoi baluardi, smontando le ansiose attese dei colleghi tele-giornalisti, i quali erano lì, microfono in mano, a contare i centimetri che mancavano all’esondazione. Che scoop poter urlare in diretta che il grande fiume sta uscendo dagli argini, mancava soltanto che gli inviati litigassero apertamente tra loro e urlassero “il mio rischio è più grande del tuo!”, “la mia è vera esondazione” (inondazione è parola ormai arcaica) e, poi, con voce strozzata, riciclata dai telecronisti sportivo, “è gol, è gol, stupendo gol del Po!”. Niente, il fiume li ha fregati tutti, ha fatto passare, buono buono, le ondate di piena, incurante delle grida giornalistiche “ma ce n’è un’altra in arrivo, il rischio cresce!”.
MAX-MEDIA – E’ morto un mio vecchio compagno (mi si lasci usare ancora una volta questa parola prima che mi si secchi la gola). E’ morto in silenzio, era vissuto in silenzio, facendo traboccare soltanto la sua grande bontà. Il compagno Lino, Lino Malagutti, era stato un grande socialista, quand’era nella Cgil era stato mandato anche in Sicilia per tentare di aiutare le lotte degli operai, erano i tempi in cui i nobili e i signori di varia specie sovvenzionavano il banditismo (vedi Portella delle Ginestre) contro i lavoratori, con la benedizione di una Dc a cui Dio aveva già tolto il saluto. Con Lino, quando la sinistra italiana aveva cominciato a dar segni di scompenso intellettuale, avevamo gettato le fondamenta ferraresi di Rifondazione comunista. La follia ci colse una sera di freddo autunno in un locale del borgo San Luca, eravamo in quattro, Cavazza, Lino, io e un altro che non vorrei citare, eravamo colmi di vane speranze: una notte vera, mi dicevo. Ancora una volta sbagliavo. Ma con Lino continuammo nelle nostre sventurate lotte, poi, lentamente, ognuno ha preso la propria strada, forse non era la migliore. Ridevo con Lino quando diceva “tu che fai parte dei max-media…” e io “mass-media” e lui “no, Max era un nostro bravissimo compagno e quelli lì io li chiamo Max-media”. Grande Lino, hai finito di fare politica, ma, davvero, devi convincerti che non c’è più bisogno di bravi compagni. Ti saluto col pugno chiuso.

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Gian Pietro Testa


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

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Francesco Monini
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