Nonostante l’appoggio di molte personalità del mondo della cultura (per esempio: Luciana Castellina, Alessandro Barbero) continua imperterrito il silenzio mediatico sugli importantissimi referendum che chiamano gli italiani alle urne l’8 e il 9 Giugno 2025. Un silenzio che si adatta benissimo ai tempi: una becera destra nazionalista al governo, il neoliberismo come ideologia trasversale del momento, l’espropriazione pervasiva delle libertà costituzionali e dei beni comuni, l’erosione dei diritti sociali e un’opinione pubblica sempre più chiusa, dubbiosa e allo stesso tempo diffidente e indifferente che non trova più gli strumenti per esprimersi.
Ecco perchè è fondamentale oggi parlare dell’importanza di questi 5 referendum proposti dalla Cgil:
- si parla dell’abrogazione delle vergognose norme neoliberiste sul lavoro introdotte con la riforma del Jobs Act del governo Renzi che vennero definite a “tutele crescenti”, realizzando de facto un’ulteriore precarizzazione del lavoro e una riduzione delle tutele;
- si parla delle condizioni di lavoro, dei diritti, delle tutele sul lavoro per garantire alle generazioni futuro il futuro come promessa e non come precarietà;
- si parla di un diritto alla cittadinanza più democratico e inclusivo.
Votare SI’ ai 5 quesiti è un imperativo categorico perché ogni anno muoiono 1000 persone sul lavoro.
I 5 quesiti:
Stop ai licenziamenti illegittimi:
Nelle imprese con più di 15 dipendenti, le lavoratrici e i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi non possono rientrare nel loro posto di lavoro dopo un licenziamento illegittimo. Sono oltre 3 milioni e 500mila ad oggi e aumenteranno nei prossimi anni le lavoratrici e i lavoratori penalizzati da una legge che impedisce il reintegro anche nel caso in cui la/il giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto. Abroghiamo questa norma, diamo uno stop ai licenziamenti privi di giusta causa o giustificato motivo.
Più tutele per le lavoratrici e i lavoratori delle piccole imprese:
Nelle imprese con meno di 16 dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo oggi una lavoratrice o un lavoratore può al massimo ottenere 6 mensilità di risarcimento, anche qualora una/un giudice reputi infondata l’interruzione del rapporto. Questa è una condizione che tiene le/i dipendenti delle piccole imprese (circa 3 milioni e 700mila) in uno stato di forte soggezione rispetto alla/al titolare. Abroghiamo questo limite, aumentiamo l’indennizzo sulla base della capacità economica dell’azienda, dei carichi familiari e dell’età della lavoratrice e del lavoratore.
Riduzione del lavoro precario:
In Italia circa 2 milioni e 300 mila persone hanno contratti di lavoro a tempo determinato. I rapporti a termine possono oggi essere instaurati fino a 12 mesi senza alcuna ragione oggettiva che giustifichi il lavoro temporaneo. Rendiamo il lavoro più stabile. Ripristiniamo l’obbligo di causali per il ricorso ai contratti a tempo determinato.
Più sicurezza sul lavoro:
Arrivano fino a 500mila, in Italia, le denunce annuali di infortunio sul lavoro. Quasi 1000 i morti. Modifichiamo le norme attuali, che impediscono in caso di infortunio negli appalti di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. Cambiamo le leggi che favoriscono il ricorso ad appaltatori privi di solidità finanziaria, spesso non in regola con le norme antinfortunistiche. Abrogare le norme in essere ed estendere la responsabilità dell’imprenditore committente significa garantire maggiore sicurezza sul lavoro.
Più integrazione con la cittadinanza italiana:
Riduciamo da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter fare domanda di cittadinanza italiana, che una volta ottenuta sarebbe trasmessa ai figli e alle figlie minorenni. Questa modifica costituisce una conquista decisiva per circa 2 milioni e 500mila cittadine e cittadini di origine straniera che nel nostro Paese nascono, crescono, abitano, studiano e lavorano. Allineiamo l’Italia ai maggiori Paesi Europei, che hanno già compreso come promuovere diritti, tutele e opportunità, garantisca ricchezza e crescita per l’intero Paese.
Rendiamolo più sicuro!
Cancelliamo le leggi che hanno reso le lavoratrici e i lavoratori più poveri e precari.
Rimuoviamo l’ingiustizia che nega il diritto alla cittadinanza a 2 milioni e 500mila persone che vivono e lavorano in Italia.
Per ulteriori informazioni:
https://www.cgil.it/referendum
https://www.lavorodirittieuropa.it/images/CESTER.pdf
https://www.fisac-cgil.it/141351/i-quattro-quesiti-referendari-promossi-dalla-cgil?pdf=141351