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“Salario minimo proposto dal M5s? Prima viene il taglio delle tasse. Prima di ridistribuire bisogna crearla la ricchezza”.
Frase questa del Ministro Salvini che da buon padre di famiglia ammonisce i suoi compagni di governo sulla necessità di dover accumulare prima. Poi creare ricchezza e infine ridistribuire. Non fa una piega. Peccato però che uno Stato funzioni un po’ diversamente da una famiglia o da un’impresa per cui l’investimento può e deve essere fatto prima per creare sviluppo poi, assicurando nel contempo una equa ridistribuzione.
Ma seguiamo il suo ragionamento guardando ai dati e mettendoli in relazione alle sue parole partendo da una domanda: quanta ricchezza è necessaria per poter passare alla ridistribuzione?
A fine 2018 la ricchezza finanziaria privata nel mondo ha raggiunto i 206 trilioni di dollari, secondo l’ultimo report del Boston Consulting Group (Global Wealth 2019: Reigniting Radical Growth). L’Italia occupa la nona posizione tra le nazioni più ricche al mondo con ben 5 mila miliardi di dollari di ricchezza finanziaria personale (il che significa quasi il triplo del Pil attuale che è pari a circa 1.768 miliardi di euro). E il futuro appare roseo, visto che si prevede che tale ricchezza toccherà i 5,6mila miliardi di dollari nel 2023.
Qui si parla di ricchezza finanziaria, quindi se aggiungessimo anche la ricchezza mobiliare arriveremo ai fatidici 9.000 miliardi (euro più, euro meno) che diviso i 60.000.000 milioni di abitanti darebbero 150.000 euro a testa. Ovviamente sappiamo che non è così e nemmeno sarebbe giusto lo fosse. Infatti il punto è quello che abbiamo evidenziato prima e cioè: che livello di ricchezza serve per passare alla ridistribuzione (cioè mettere un po’ di danaro in giro per le imprese, fare opere pubbliche e assumere lavoratori e magari dare soldi sufficienti per i bisogni primari alle persone momentaneamente in difficoltà)?
La ricchezza è già tanta e continua a crescere insieme alle disuguaglianze. I milionari (chi ha ricchezze sopra il milione di dollari) sono 22 milioni su quasi 8 miliardi di esseri umani. In un anno sono aumentati del 2,1% e detengono il 50% della ricchezza finanziaria mondiale. In Italia ci sono 400 mila milionari, nel 2013 erano la metà, a dimostrazione che la ricchezza sta crescendo anche in Italia insieme alle disparità, visto che contemporaneamente sono aumentati anche i poveri.
A Salvini evidentemente non basta, avrà le sue ragioni e forse me le sono perse. Colpa mia, uso poco twitter e non vado in spiaggia dove c’è musica ad alto volume. Lui vorrà arrivare magari a 800 mila oppure a un milione di milionari attraverso una forte riduzione di tasse e maggior ordine pubblico che possa essere di supporto all’avvio di nuove attività imprenditoriali.
Del resto la Flat Tax era stata ipotizzata dal ‘grande amico del popolo’ Alan Friedman, ispiratore delle politiche popolari di Reagan e della Thatcher. Tassa che assicura risparmi di cento o mille euro alle classi medio-basse e qualche centinaia di migliaia o un milione di euro a quelle alte. E poi ci si attende che i beneficiari di cotanta generosità statale ricambino ricoprendo lo stivale italico di aziende e che assumano fino alla piena occupazione. Più o meno quello che non è successo quando siamo passati dalle 32 aliquote alle 5 di adesso che hanno visto l’aliquota più alta passare dal 72 al 43 percento.
Ma Salvini continua ad andare bene perché anche il Pd era ed è di destra, anche il Pd è neoliberista e predica l’accumulo prima della ridistribuzione e dell’investimento, gli equilibri di bilancio e le regole eterne del rifiuto del deficit. È storia odierna che i voti della Lega si sono incontrati con quelli del Pd e persino con quelli della Bonino. Tutti d’accordo contro i no del Movimento 5 Stelle. Quelli che forse vorrebbero cominciare a distribuire quanto già c’è.
In assenza di una sinistra abbastanza forte in questo mondo confuso sono gli unici a fare cose di sinistra con il reddito di cittadinanza, il salario minimo e il decreto dignità. Quindi distribuire e investire prima perché le persone possano spendere per rimettere in circolo l’economia e permettere allo Stato, oltretutto, di operare in fase anticiclica. L’unico dubbio che mi sfiora è che magari non sanno cosa stanno facendo e non so se questo possa assolverli dal governare seriamente.

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Claudio Pisapia

Dipendente del Ministero Difesa e appassionato di macroeconomia e geopolitica, ha scritto due libri: “Pensieri Sparsi. L’economia dell’essere umano” e “L’altra faccia della moneta. Il debito che non fa paura”. Storico collaboratore del Gruppo Economia di Ferrara (www.gecofe.it) con il quale ha contribuito ad organizzare numerosi incontri con i cittadini sotto forma di conversazioni civili, spettacoli e mostre, si impegna nello studio e nella divulgazione di un’informazione libera dai vincoli del pregiudizio. Cura il blog personale www.claudiopisapia.info

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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