Parole a capo
Leila Falà Magnini: alcune poesie da «Rumore di fondo»
Parole a capo <br> Leila Falà Magnini: alcune poesie da «Rumore di fondo»
Il 2 aprile scorso al Centro Documentazione Donna, come Associazione Culturale Ultimo Rosso abbiamo co-organizzato una presentazione di due poetesse bolognesi: Loredana Magazzeni e Leila Falà Magnini. Un incontro molto partecipato e pieno di interventi dal pubblico presente. In questo numero di Parole a Capo presentiamo alcune poesie da “Rumore di fondo“, puntoacapo, 2023 di Leila Falà Magnini. E’ un libro tagliente, ironico, disincantato o, come scrive nella prefazione Ivan Fedeli, dal sorriso amaro. Prossimamente, Cecilia Bolzani presenterà il libro “Nella tempesta presente” di Loredana Magazzeni.
“Sogniamo il volo ma temiamo l’altezza. Per volare, è necessario avere il coraggio di affrontare il terrore del vuoto. Perché è solo nel vuoto che il volo si realizza. Il volo è lo spazio della libertà, l’assenza delle certezze. Ma è proprio questo che temiamo: non avere certezze.”
(Fedor Michajlovic Dostoevskij)
L’INVOLUCRO
¹
Intanto agitarsi per un nulla a forma di ciambella
con un bel vuoto al centro.
Mi chiedo come faccio
a camminare con tutto questo vuoto.
E dovrei sbilanciarmi, cadere
soffrire il mal di mare.
O meglio, potrei volare.
Svanire verso l’alto senza
dare nell’occhio.
Ma io che sono furba
ho ricoperto quel bel vuoto
con tanta molle copertura
perché non si veda
dentro il suo profondo nulla.
*
²
Che tanto non se ne accorge nessuno.
Passo e parlo e telefono e racconto
tutto fila, come se non ci fossi proprio.
Io e il mio vuoto siamo un tutt’uno
solidali ci facciamo compagnia.
O forse dovrei dire che ci facciamo assenza.
Lui mi guarda pesante e inosservato.
Per qualche motivo che non capisco
pur essendo vuoto ha un peso gigantesco.
E io lo stesso.
Per qualche motivo che non è chiaro
pur essendo vuota, sono sovrappeso.
Eppure ai più risulto trasparente
e neanche quel grosso involucro in cui racchiudo il niente
è sufficiente a che io sia vista: io, l’immanente.
*
PRESENTE STORICO
Ormai che tutto sembra sfilacciarsi
consumarsi nell’attimo stesso in cui avviene
o proprio lì a ridosso solo cinguettando
e ogni nefandezza si squaglia in un talk show
ora che persino la storia sembra avere un peso diverso
– sarebbe ingrato dare ai posteri il compito di ricucire
questo puzzle infinito, sfuggente e infinito.
Ora ci accontentiamo di molto meno
facciamo con ciò che abbiamo.
Ed ecco dunque, ai post l’ardua sentenza.
*
Viviamo in una realtà illudendoci di una normalità che non c’è più e/o forse non c’è mai stata. La poesia che segue parla anche di questo.
SULL’ORLO
Sull’orlo di questo precipizio
guardiamo
la neve scende a maggio
il termometro sale a febbraio
guardiamo l’acqua che non arriva
inondarci poi come risaie
lasciaci senza forze
lordare di fango cantine e soggiorni.
Venti di tragedia hanno corso i nostri monti
dove stavano preziosi lì da sempre gli alberi
ora abbattuti come stecchini, raso terra
e malattie nuove sradicano i nostri giorni.
La toppa non si cuce
di grandine ci muore il bosco
e in città il semaforo
oggi pencolava mezzo rotto dal cavo
occhieggiando arancione, quasi eroico
in coma dondolava
che sempre ci osservava dall’alto, lui, così ieratico
e pauroso.
Tutti stiamo ammutoliti e consci.
Il peggio, dicono, deve ancora arrivare.
Lo sapevano di già in tanti
e anche noi lo dicevamo
però piano.
Quasi a non disturbare, quasi.
*
OCCHIALI
Oggi quando esco
metto quegli occhiali grandi
quelli che
vanno di moda adesso che
mi sento un po’ la diva
anni 60 Farah Diba
o magari un pochettino
proprio lei Catherine Deneuve.
Certo dovrei essere più magra
direi giovane, più bella, però
chi se ne frega.
Mi guardo con gli occhiali scuri
e siccome con gli anni
ci vedo un po’ meno
mi sembro proprio una di loro
Faremo gli occhiali così.
(Foto di Tim Treis da Pixabay)
Leila Falà Magnini, attrice e poeta, nata ad Ancona, vive a Bologna. Si è formata nell’humus culturale e politico dei movimenti studenteschi e femministi di fine anni 70 a Bologna, studiando al Dams con G. Scabia e alla scuola di Teatro Galante Garrone, restando poi a vivere a Bologna dove ha collaborato a fondare il Centro Documentazione delle Donne e, a fianco di diverse attività, dalla comunicazione alla radio e al teatro, attrice per diversi anni, ha lavorato all’Università come impiegata. Socia della Società delle Letterate.
“Parole a capo” è una iniziativa dell’Associazione culturale “Ultimo Rosso”.
Per rafforzare il sostegno al progetto invito, nella massima libertà di adesione o meno, a inviare un piccolo contributo all’IBAN: IT36I0567617295PR0002114236
La redazione di “Parole a capo” informa che è possibile inviare proprie poesie per una possibile pubblicazione gratuita nella rubrica all’indirizzo mail: gigiguerrini@gmail.com

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Pierluigi Guerrini
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
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