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Tornate non dovete fare altro. Qui se ne sono andati tutti, specialmente chi è rimasto.”
(Franco Arminio)

 

Non mi è dato sapere
d’essere vivo né
so per certo
se io muoia tra i vivi,
davvero,
ignorando lo spasmo
accentuato del cuore,
il magma di refusi
che scuote le sorde
sembianze incorporee –
poiché noi: si viene, si va
annullandoci.
(Poesia tratta da “Come Ruggine” Book Editore, 1997)


*

 

Possiedo un coltello
per la crosta dei giorni.
Di nuovo nebbia e torba (gradite)
scovando l’edera sotto i calcinacci.
Ho provato l’assedio
fiutando lo stato abrasivo degli oggetti,
in testa uno spazio diluito oltre i tappeti.
“Puoi scegliere la luce più bianca
della lampada” mi dici
lenendo con garza la pelle ustionata.
La notte, veglierò l’esodo dei bagliori
nel silenzio della neve che dorme sulle ortiche.
*
Così hai scelto di morire.
Poi furono le nubi limose e corrotte
dai corvi.
Si rimane ad innaffiare un ricordo
anche quando piove e provare sete
è qualcosa che ci insulta.
(Poesie  tratte da “L’Urto“, Giuliano Ladolfi Editore, 2011)
*
Ormeggio
sulla battigia delle tue labbra
accovacciato
come una gazza che scruta
in attesa che il tuo risveglio
si faccia nitido e il respiro gemito,
alito caldo.
Che l’aria si fenda
sulle tue gambe nude
mentre ti apri e concedi
come al mattino,
la luce che sorge.
*
L’inverno è aghiforme al mio cuore,
ma non è il dolore della frattura che avverto
o il sentore dell’osso che va in frantumi
né lo spavento di una collisione:
è l’assenza di te che matura,
inesorabile distanza, distacco,
un soffitto che cede di schianto
o il salmodiare stanco reiterato nel vuoto.
Questo inverno è umbratile al mio umore,
lascio i pochi oggetti e gli indumenti a terra
ed i capezzoli inturgidire al sole.

(Poesie tratte da: ” Cutter (ciò che si insinua)” Puntoacapo Editrice, 2023)

 

Fabio Vallieri è nato a Ferrara nel 1971. Ha vinto, per la poesia, il Premio “Granaglione” (Bo) 1996, il Premio “Dante città di Ferrara” 1997, il Premio “Gianfranco Rossi” 2001. E’ stato segnalato al Premio “Riverart” città di Venezia 1994. E’ stato incluso nell’Opera Comune. Antologia di poeti nati negli Anni Settanta (Borgomanero, Atelier 1999).
Di “Come Ruggine”, sua opera prima, ne hanno parlato Sandro Montalto, “Il Segnale” n.56(2000); Giuliano Ladolfi, “Atelier” n.11(1998), Giorgio Manacorda, Annuario di Poesia 2002-2003 (Roma, Castelvecchi) e ancora Sandro Montalto nel volume, Tradizione e Ricerca nella Poesia Contemporanea (Novi Ligure, Joker 2008).
Di “L’Urto”(Ladolfi Editore) 2011, sua opera seconda, ha ricevuto una segnalazione di merito al Premio “Antonio Guerriero” Civetta di Minerva (Starze di Summonte, Avellino 2013).
Una selezione di testi tratti da “l’Urto” è comparsa sul numero 16 della rivista “Versodove”. Suoi testi sono stati pubblicati sulla rivista “Atelier”.
Nel 2013, assieme al cantautore Simone Beghi, ha dato vita al progetto TETRO dando alle stampe il cd autoprodotto “Dissonanze Armoniche d’Urto” proponendolo in più occasioni in set live anche presso la “Resistenza”, Circolo Culturale e Sociale ferrarese.
Cutter(ciò che si insinua), Puntoacapo Editrice, terza opera, viene edito nel marzo 2023 con una prefazione di Fabrizio Lombardo.
Lavora nello stabilimento Petrolchimico ferrarese.

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio. Per leggere i numeri precedenti clicca sul nome della rubrica.

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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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