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Gli Haiku sono brevi componimenti poetici della tradizione giapponese. Normalmente non hanno titolo. Sono composti da 17 more (che possiamo tradurre in unità sillabiche), secondo lo schema 5-7-5. I versi di un haiku sono strutturati in modo che, normalmente tra il primo ed i due versi finali, contengano un kireji (letteralmente “parola che taglia”) ovvero una cesura, un rovesciamento, che può essere indicato da un trattino, una virgola o un punto. Questo kireji ha la funzione di segnalare a chi legge un ribaltamento concettuale, un rovesciamento di significato all’interno dell’haiku. Proprio in questo rovesciamento sta la riuscita o meno del componimento, che è stato anche definito come un antisillogismo. Mentre nel sillogismo le conclusioni sono logicamente determinate dalle “premesse” , nell’haiku le conclusioni appaiono illogiche, apparentemente prive di connessione.
I miei sono componimenti che si rifanno concettualmente agli haiku, non attenendosi, almeno in generale, alle sue regole di metrica. Perché scrivere haiku? Perché la concisione credo, è il miglior registro del nostro tempo.

1.

Guardo ma non vedo –
Dai finestrini di un treno
non trovo confini

2.

L’estate si allarga
bruciano i colori.
Si smarriscono le ombre

3.

In alto tra i tetti
incespica lo sguardo.
Una rondine vola

4.

Le cicale sognano
gli alberi pensano.
Si riempie il vuoto

5.

Gli stessi gesti
la profondità dei giorni.
Il tempo naufraga

6.

Indugio su quei volti
Giovani oggi vecchi domani –
Immagino storie

7.

Le parole arrancano.
Il bianco foglio cede
dimentica cosa è stato

8.

Sabbia e mare
Il suono ancestrale.
Sono nato nudo

Giovanni Drogo
Ho un nome letterario. Non è difficile, ma il perché ve lo lascio scoprire da soli. Non mi piace essere fotografato e nemmeno parlare di me. Quindi darò solo qualche indicazione, giusto perché non vorrei che si pensasse che non esisto. Ho fatto l’insegnante e poco importa cosa insegnavo, anche perché non so se qualcuno ha imparato qualcosa dal sottoscritto.  Nel tempo libero scrivevo – e scrivo ancora, ora che sono in pensione – ma mi sono anche messo a lavorare con le mani: giardinaggio e piccoli lavori di falegnameria. Sono da sempre un lettore onnivoro e insaziabile. Ho scoperto da qualche mese periscopio e la bella rubrica poetica curata da Gigi Guerrini. Avevo alcune cose nel cassetto. Ho deciso di inviarle e se mi leggerete, vuol dire che sono state giudicate degne di essere pubblicate.

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su periscopio. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui] 

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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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