Parole a capo
Bruna Starrantino: «Come pesci che hanno perso le ali»
Bruna Starrantino: «Come pesci che hanno perso le ali»
“Come pesci che hanno perso le ali” (G.C.L. Edizioni, 2025) è l’ultima produzione poetica della poetessa siciliana. E’ un’opera piena di amore per un mondo in piena crisi di senso, di nichilismo diffuso. Sono versi che ci parlano degli ultimi. Anzi, la costante è che ci parlano delle ultime, le donne.
Donne che si trovano spesso ingabbiate, sottomesse, violentate, sfruttate e sottopagate, vittime di femminicidio. Si alzano al cielo grida di dolore alla ricerca di una libertà desiderosa di una normalità, di una vita fatta di relazioni paritarie, di una giustizia senza sconti, di una attenzione per le piccole ma importanti situazioni/cose quotidiane.
COME UNA TROTTOLA IMPAZZITA
Il latte che tracima dalla cuccuma e
mi si attacca ai fornelli
l’uovo al beacon
che fa i capricci e non mi si stacca dal tegame
il tegame che va in fumo e
puzza di bruciato.
Il mio sguardo contrito
e il tuo saluto veloce palesemente stizzito…
Un debutto di giornata davvero
sfigato…
il letto da rifare e le stanze da arieggiare
la biancheria da candeggiare e i calzini da lavare
e il telefono che non la smette di squillare
l’ora del pranzo che si avvicina
e tutte le cose
che mi si agitano in testa
– come galassie sclerate –
che ruotano e
a mo’
di
bollicine
borbottano
qui
nella casseruola che protesta
– con gli spaghetti ancora da pesare –
e l’acqua che bolle e ribolle
e la macchina del bucato
che si agita
anche lei
e strizza
e gira
e devo pur stendere ad asciugare.
E giro anch’io
come una trottola impazzita
in cerca di soluzioni
spicciole.
Non
mi aiuta
l’immaginazione
al potere.
Non
mi aiuta Marcuse.
Non
mi aiutano
le belle teorie filosofiche
sulla libertà.
Buone
a dipanare tempeste esistenziali
che mi fremono
sottopelle.
Ma che in questo momento
mi sembrano solo frottole e frittelle.
Adesso che…
la maionese è impazzita gli spaghetti son già sfatti
l’arrosto è ancora crudo
e il bucato e i calzini e i grilli che mi si attaccano ai capelli
e la latta dell’olio che non si lascia bucare
e mi gira tutto intorno…
e mi sento crollare.
Vita balorda!
E’ un giorno di ordinaria follia.
Un giorno balordo che si trascina nel tempo.
Senza la pausa di un sogno.
Il titolo del libro, Bruna Starrantino lo dipana così. “Il pesce con le ali, nel mio immaginario, è una creatura che conserva dentro la memoria la memoria delle bibliche «acque del cielo»… la memoria antica delle origini. E diventa simbolo di un tempo in cui un legame sottile teneva legate tutte le cose del Mare, del Cielo e della Terra.” (…) Oggi gli uomini sono come pesci che hanno perso le ali. (…) L’uomo si ritrova in una società effimera, tutta da ridisegnare, senza confini, senza limiti. Dove vive l’illusione che tutto è qui a portata di mano e che è possibile raggiungere il massimo profitto e il massimo godimento, con il minimo sforzo possibile.”
VOGLIO ESSERE PIU’ UMANA
Non voglio più essere Uomo.
Meglio
essere un’aquila
un pescecane una iena
un’orca assassina.
Nati predatori
rimasti tali senza volerlo.
Senza colpa.
Predatori impietosi per sopravvivenza.
Per un istinto animale che non sanno domare.
Voglio essere più Umana.
Non voglio più essere Uomo.
Ambiguo animale capace di uccidere.
Anche in nome dell’amore.
Ambiguo animale capace di uccidere.
Con il piacere di farlo.
Senza pudore. Senza vergogna. Senza dio.
Voglio essere più umana.
Alla Starrantino “piace conservare nella memoria” la struttura delle conchiglie, la disposizione di alcuni petali di fiori, le lune che tornano ogni notte a ricordarci il passare dei giorni e delle notti, il procedere implacabile e, però, affascinante delle stagioni, la meraviglia di una ragnatela, lo stupore per i microcosmi che tengono assieme il nostro universo.
E POI CI SONO LE RAGNATELE DELLE FATE
Stese sui fili del terrazzo
come panni al sole.
A penzoloni
sui bordi
in cima
alle grondaie.
Nascoste
fra crepe
di vecchi muri
di tufo.
Le ragnatele
sono presenze metafisiche
Portano Altrove.
Nessuno lo sa.
Di notte
le dita delle fate
come suonando un’arpa
raccolgono sogni.
I sogni di chi ha smesso di sognare.
I sogni di chi dimentica nel sonno i sogni.
Fra cielo e terra
le fate della notte disegnano mappe segrete.
Intrecciano ragnatele di fili di seta
– sottili come fili di luna –
e segnano la strada.
Per chi vuole andare a cercare
il luogo dei sogni perduti.
Questa attenzione per le “piccole” cose della natura, mi ha collegato alla bellissima silloge “Pinoli” di Giancarlo Consonni (Einaudi, 2023) da cui traggo due piccoli esempi:
Bianco
Nuvole e spuma.
Il cielo e il mare
si parlano
a colpi di bianco.
Peso
Qual è il peso di un bombo?
di un’ape?
di una farfalla?
Ogni fiore lo sa.
Concludo questo breve dialogo con Bruna Starrantino, attraverso la mediazione del suo libro molto ricco di riflessioni ed emozioni, toccando il tema della pace. Un bisogno sempre in primo piano, una ricerca continua!
SEMI DI GRAMIGNA SELVATICA
Pace
andiamo cercando
come funamboli stanchi
da troppo tempo sospesi su un filo
come funamboli stanchi che hanno fame d’aria
fame d’aria e d’amore.
Pace
andiamo cercando
da spargere intorno a piene mani
come semi di gramigna selvatica che tutto
ricopre e risana.
Pace
andiamo cercando
per rinsaldare le ferite della
terra imbevuta di sangue innocente.
Per riempire le buche dell’anima crivellata
dall’odio e dalla follia.
Pace
andiamo cercando.
(In copertina, illustrazione grafica di Rasim Maslic)
Per Lei “fare poesia” non è un modo di scrivere … è un modo di vivere.
“Parole a capo” è una iniziativa dell’Associazione culturale “Ultimo Rosso”.
Per rafforzare il sostegno al progetto invito, nella massima libertà di adesione o meno, a inviare un piccolo contributo all’IBAN: IT36I0567617295PR0002114236
La redazione di “Parole a capo” informa che è possibile inviare proprie poesie per una possibile pubblicazione gratuita nella rubrica all’indirizzo mail: gigiguerrini@gmail.com

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Pierluigi Guerrini
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
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