Parole a capo /
Convivio poetico
Parole a capo: Convivio poetico
Mercoledì 26 novembre, alla Galleria del Carbone a Ferrara, si è svolto un incontro a più voci di poete e poeti che hanno pubblicato con la casa editrice Bertoni. Era presente il curatore di collana Bruno Mohorovich. Lucia Boni ha fatto gli onori di casa e ha introdotto un argomento delicato ed importante all’interno dell’universo poesia: scrittura, editoria, distribuzione: il ruolo del curatore.
Le domande erano (e sono) tante e le risposte, com’è ovvio che sia, plurime e ricche di esperienze personali. “Perché si scrive?”, “Per chi si scrive?”, “Chi ti pubblica?”, “Chi ti trova?”, “L’editore ti viene a cercare o sei tu che lo cerchi?”, “Cosa si spende per pubblicare?”, “Quali sono i rapporti con il curatore?”. Ci sono tanti approcci col mondo dell’editoria che possono anche non comportare un rapporto diretto col curatore (ad es. l’autoproduzione). Si è sviluppato un dibattito che ha interessato anche come l’editoria si relaziona con gli autori che vogliono pubblicare. Può succedere che l’autore/autrice si trovi di fronte a proposte che ne possono snaturare il desiderio di riuscire a rendere partecipi gli altri attraverso la propria scrittura.
L’editoria a pagamento EAP (in inglese vanity press), ad esempio, è un fenomeno controverso e molto dipende dai servizi editoriali offerti o meno all’aspirante autore/autrice a fronte del contributo richiesto. Ad esempio editing, correzioni testuali che portino il dattiloscritto al meglio delle proprie potenzialità, presentazioni dell’opera pubblicata, partecipazione a fiere del libro e ad eventi culturali in genere, distribuzione in librerie, presenza o meno del codice ISBN. Mohorovich ha esposto la “filosofia editoriale” della Bertoni dove l’attenzione a non ricadere nel fattore speculativo è molto presente. Il rapporto tra il curatore e l’editore dev’essere di reciproca fiducia così come quello con l’autore/autrice.
Un rapporto che implica ascolto reciproco delle esigenze e una poesia che comunichi qualcosa di significativo. Nel momento della scrittura il poeta si esprime in modo palese o implicito e dice cosa intende per poesia, cioè usa una sorta di meta-linguaggio poetico che si raccorda al desiderio che le sue parole, il suono, il ritmo, le pause di silenzio arrivino a chi legge in modo puntuale ma soprattutto autentico. Si è detto che è come un mettersi a nudo. A questo proposito, Lucia Boni ha individuato due chiavi: l’Intento, accanto o prima dell’Auspicio per indagare sulle espressioni del mai univoco senso che si può dare all’arte della parola. Attraverso l’utilizzo di alcune parole chiave come “auspicio”, “silenzio”, Lucia Boni ha connesso i testi di alcune delle pubblicazioni presenti, stimolando la scelta di alcune letture.
L’incontro è stato voluto dalla Associazione “Città di Ferrara” che gestisce la Galleria del Carbone, luogo espositivo che programma momenti culturali di interazione tra le diverse espressioni artistiche. La Galleria del Carbone, con la collaborazione dell’Associazione Culturale “Ultimo Rosso”, si impegna ad organizzare altri incontri – confronti, allargando la cerchia degli autori, editori e lettori.
Di seguito, diamo i testi poetici letti durante l’incontro.
Porti la luce
alle donne palestinesi
Vivi!
Vai nel mondo.
Questi muri mi soffocano
io rimango qui.
Ma tu vai,
apriti alla vita.
Bimba mia
porta con te
la forza di tua madre,
il coraggio delle donne.
Piangi,
piangi forte!
Chiamali
che vengano a salvarti!
Io rimango qui,
sotto la casa crollata.
Ma tu…
sei nata dall’amore
nell’ora più buia.
Cerchi solo aria
pura, sana.
Chiedi solo pace,
per poter crescere…
Piangi,
piangi forte!
Ogni respiro è vita…
Tuo padre ti cerca
insegnali a non odiare…
Sei la speranza
nel domani.
Ora vai: sarai luce!
(CECILIA BOLZANI)
*
Street poetry
ricoprite di poesia
i portici imbrattati di sgorbi
i pali dei lampioni feriti
i muri dei cessi pubblici
i cestini stradali
rivestite di rime
le insegne sbiadite dei bar
le saracinesche dei negozi morti
le colonnine dei carburanti fai da te
i portoni dismessi
seminate di versi
i banconi dei take away
i tavolini degli aperitivi
gli ingressi degli alberghi a ore
gli uffici interinali
appendete canti
alle grucce del lavasecco
ai fili dei terrazzi dove nessuno stende più
agli alberi dimenticati delle periferie
alle altalene mute
gettate nell’aria semi di parole
fate risuonare l’alfabeto
di melodie vergate nei diari dell’anima!
(RITA BONETTI)
*
Mi chiedo
Mi chiedo guardandoti
come vada vissuto l’amore
il nostro.
Ti accorgi del suo frugare continuo
il rumore che fanno
certezze e pieghe
delle nostre imperfezioni?
Mi chiedo cosa sarebbe
l’amore con i nostri baci.
Si appoggerebbe alle nubi
come lussureggiante pianta di fagiolo gigante.
Mi chiedo
sedendomi
sopra le tue ginocchia
quale biglietto abbiamo timbrato
alla stazione del nostro incontro.
E intanto
mentre penso
e ti guardo
ti guardo mentre tu pensi
tutto continua
nella banalità rassicurante
delle cose che accadono
Si stacca una foglia da ficus
una folata di vento sposta la tenda
L’acqua per la pasta inizia il suo bollore
Mi chiedo
Tirando una piega della tovaglia
se l’amore possa conoscere
Il gridarlo
Per non essere dimenticato.
Schiarisco voce e intenti e
chiarisco a tutti i presenti
I lettori
Gli assenti se son pronti
a tapparsi le orecchie o lasciarsi andare
all’impeto della mia gioia
Ti amooooooooo
Ecco
Per un momento
un istante
Tutto l’odio che si aggira
Nella stanza del mondo
L’ho spento.
(LIDIA CALZOLARI)
*
Provinciale
Su questi sassi malfermi
riparto il ricordo,
la nebbia degli anni
imbevuti di futuro,
ingenue vite ripiene d’amore.
La piazza s’affaccia al sole
e San Giorgio lancia sfide
a draghi di ben altra mole.
Il fianco degli Adelardi
è imbevuto di vino, piscio e ciotoli
vocianti, sudati
ma l’isola che cercavo
s’è sempre nascosta.
Lo so, non è mai tempo di sosta.
Anche i sassi sono cambiati,
rimessi in sesto
per improbabili chiusure di testo.
Ferrara, piccola città
incolpevole solo a metà.
Anche i sassi sono cambiati,
generazioni bruciate
all’imbarazzato sapore della morte.
Un sacrificio non richiesto
di una città che non ha fermato
tra le dita
troppe vite in fuga
troppe fughe oltre la vita.
(PIER LUIGI GUERRINI)
*
Sogno
Mi aprivi la porta
ed avevi vent’anni, se mai li ha avuti.
Galoppava musica da dietro le tue spalle,
come fuoco divampa dalle stanze aperte in buona fede, cercando salvezza. Mostravi denti bianchi, più che un sorriso.
Ma occorre essere allenati per discernere la assetata crudità del vero dalla gelida bellezza di quel che appare.
Molto più morbido è crogiolarsi nel bagliore di una primavera tiepidamente assolata.
Quindi siamo rimasti sulla soglia, in bilico sulle parole non dette, come in una danza scaltra di scimmie.
(FRANCESCA TOTARO)
*
*
“Parole a capo” è una iniziativa dell’Associazione culturale “Ultimo Rosso”.
Per rafforzare il sostegno al progetto, invito, nella massima libertà di adesione o meno, a inviare un piccolo contributo all’IBAN: IT36I0567617295PR0002114236
La redazione di “Parole a capo” informa che è possibile inviare proprie poesie per una possibile pubblicazione gratuita nella rubrica all’indirizzo mail: gigiguerrini@gmail.com
La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio. Questo che leggete è il 314° numero. Per leggere i numeri precedenti clicca sul nome della rubrica.
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