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Lara Pagani: “Libera” e altre poesie

Poter scrivere ci salva. Quando proviamo certi sentimenti dobbiamo asservirli alla scrittura per trasmetterli, perché vogliamo che altri sentano quel che sentiamo noi.
(Giampiero Neri)

 

in a landscape

Quando avrà smesso, non adesso ancora
che scende piano e forte solo a strappi
sulle colline in boccio come un abito
di seta, quando avrà perso la voce

rimarrà un piglio opposto di colori.
Il sole quando avrà smesso la pioggia
abbaglierà nei riverberi verdi
d’alberi e fiori pronti per l’estate.

 

Torno alle tue mani

Torno alle tue mani,
al tuo sguardo sospeso.

Oggi e anche domani
la testa sarà un peso:
troppo tempo da portare
fino al timido traguardo
delle sette della sera.

 

jamais-vu

Passata la casa dal gelo di fuori
una corolla di vapore mi offusca la vista.
In un attimo spero le lacrime — vacillo.
Per trovare lo spillo adatto al pianto
senza di te ci vuole talento nella vita.

 

libera

Potremmo adagiarci qui
io e te. Potremmo bearci
che l’amore ci appartiene —
solo a noi che non lo vogliamo
e che lo disprezziamo in fondo
come disprezza un ricco il pane —
dicevo, potremmo qui giacere
noi due ma non siamo abbastanza
nudi nemmeno per una recita.

Eppure — aspetta — mi tacita
la mia stessa voce. Amore,
qui ci adagiamo ché l’amore
invero ci appartiene se l’amore
della recita è il contraltare.
Non sappiamo fingere: questo è amare.

 

le piogge

Finalmente la smette quest’estate
coi suoi capricci, lunghi i temporali
sembrano snelle-azzurre-calme fate
create per cadere senza le ali.

Mi abbraccia il suono delle mareggiate
immaginate insieme nei locali
chiusi per fortunale. Le nottate
che non abbiamo vissuto son tali

e quali a quelle che invece noi sì
abbiamo consumato tante volte.
Tutto mi sembra tornare al suo posto

dove il vuoto non c’è, dove non si
sconta alcuna mancanza — si son sciolte
i capelli le piogge e ti ho nascosto.

Lara Pagani è nata nel 1986 a Lugo di Romagna. Si descrive così. “Mi sono laureata in lingue e letterature straniere all’Università di Ferrara e lavoro attualmente nell’azienda agricola di famiglia. Quanto alla poesia, è la mia più grande passione fin da ragazzina: leggerla mi conforta, scriverla mi salva.”

 

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio.
Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]

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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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