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Tutti vogliono i Bot e i Btp italiani. Successo nelle aste di ferragosto nonostante la politica continui a non funzionare.

Questa settimana ha visto interessanti spunti di riflessione dal punto di vista dell’emissione di Titoli di Stato. Il dodici agosto il Tesoro ha offerto sette miliardi in Bot annuali venduti in asta ad interesse negativo del -0,192% in calo rispetto al -0,124% offerto nell’ultima emissione del dieci luglio. Il rapporto di copertura è stato del 1,74 in quanto la domanda è stata di 12,2 miliardi, quindi ben superiore rispetto all’offerta.

Giovedì 13 agosto il Tesoro ha invece offerto dei Btp con scadenza a tre, sette e trent’anni, per un importo complessivo di 6,75 miliardi. Il rapporto di copertura è stato anche qui interessante e precisamente del 1,63, 1,43 e 1,39, di nuovo insomma la domanda di Titoli è stata superiore all’offerta.

Ancora una volta è dimostrato il fatto che l’Italia non ha problemi nel trovare finanziatori desiderosi di comprare il suo debito, anzi. Ma sullo sfondo di queste emissioni c’è ancora il Recovery Found e lo Sure e, di certo, non è sparito il Mes con il quale prima o poi ci indebiteremo, visto anche il nuovo posizionamento di Mario Monti all’Oms.

Certo qualcosina in più la paghiamo sugli interessi dei Btp rispetto a spagnoli o inglesi ma questo è dovuto al fatto che l’Italia ha un investment grade bbb-, quindi al fatto che le agenzie di rating, già riconosciute incapaci di dare giudizi seri dal 2008 in merito alla qualità dei debiti, continuano ad avere più credibilità di quanta ne meritino.

Agenzie di rating ma anche Banca Centrale Europea e coordinamento con le politiche fiscali dei Paesi intralciano il corretto andamento degli eventi economici e, di riflesso, condizionano negativamente le aspettative dei cittadini.

Le Banche Centrali “espandono” i loro bilanci e la Bce supera i seimila miliardi seguendo la Fed che ha superato i settemila. Tale espansione è dovuta soprattutto alle politiche di acquisto di Titoli sovrani con lo scopo di immettere liquidità nei sistemi economici in modo da aumentare la capacità di spesa dei cittadini (famiglie e imprese). Acquisti che regolano anche lo spread che si mantiene basso quando c’è in giro la certezza che lo farà davvero o in caso servisse farlo (memo: il “whatever it takes” di Draghi).

Purtroppo le news parlano ancora di recessione, segno che qualcosa non sta funzionando probabilmente perché la moneta da sola non basta. C’è necessità di piani, strategie e unità d’intenti soprattutto nell’eurozona dove le politiche monetarie non trovano il necessario supporto nelle politiche fiscali degli Stati, ognuno segue le sue idee e gli obiettivi non si incontrano. La Bce “produce” soldi mentre gli Stati non li controllano e non decidono correttamente come impiegarli, probabilmente perché non esiste un coordinamento chiaro tra le diverse politiche nazionali che tendono a tutelare interessi particolari piuttosto che quelli della comunità dei cittadini europei.

Insomma, il debito oscilla tra serio e falso problema perché i finanziatori ci sono sempre stati, e continuano ad esserci, dato che l’Italia rimane un buon posto dove investire (un Paese non è fatto di soli politici che ‘discutono’ e giornali che denigrano ma anche di persone che producono, inventano, crescono). Del resto gli investitori sanno che gli interessi dipendono dalle farlocche agenzie di rating americane e non realmente da possibilità di default, quindi mentre comprano sorridono sapendo che non le sostituiremo con serie agenzie europee.

Dietro (o davanti) rimane fondamentale il comportamento (nonché gli Statuti) delle banche centrali che andrebbero rese più dipendenti dalle necessità delle comunità e meno da quelle dei mercati. Per finire, la comunità degli stati europei dovrebbe lavorare seriamente per… la comunità e quindi adeguare le esigenze di spesa (politica fiscale) agli interessi comuni piuttosto che preoccuparsi degli spread e di imporre metodi di indebitamento graditi alle élite finanziarie.

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Claudio Pisapia

Dipendente del Ministero Difesa e appassionato di macroeconomia e geopolitica, ha scritto due libri: “Pensieri Sparsi. L’economia dell’essere umano” e “L’altra faccia della moneta. Il debito che non fa paura”. Storico collaboratore del Gruppo Economia di Ferrara (www.gecofe.it) con il quale ha contribuito ad organizzare numerosi incontri con i cittadini sotto forma di conversazioni civili, spettacoli e mostre, si impegna nello studio e nella divulgazione di un’informazione libera dai vincoli del pregiudizio. Cura il blog personale www.claudiopisapia.info

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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