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Il Collettivo Poetico Ultimo Rosso è nato (per germinazione spontanea) a Ferrara nell’autunno del 2021. Qualcuno ha voluto ironizzare su quella parola, “collettivo”, piovuta dai lontanissimi anni Settanta nel mezzo della rivoluzione digitale.

I poeti, diventati ormai una trentina e provenienti da tutta Italia, non se la sono presa. Anzi, a quella parola tengono tantissimo, perché descrive la novità di questo sodalizio, ciò che lo distingue da mille altri gruppi, nuclei e correnti. Un Collettivo, infatti, non lavora per la gloria di questo o quel poeta, ma lavora per la Poesia. Crede e scommette sulla misteriosa e inesauribile forza della parola poetica. E Parole a capo si chiama la rubrica inaugurata 18 mesi fa sul quotidiano Ferraraitalia, che per primo ha lanciato l’idea.  .

Dopo aver dato vita nell’ottobre scorso a un Festival della poesia errante [Vedi qui] , scegliendo una formula altrettanto inedita, Il Collettivo ha incominciato a programmare le prossime iniziative. La prima è quella di presentare al pubblico le ultime raccolte pubblicate dai poeti dell’Ultimo rosso. Ad aprire la serie, ‘Il primo rosso dell’Ultimo Rosso’, venerdì 26 novembre alla Galleria del Carbone di Ferrara, è stato Franco Mosca.

Il poeta ha presentato il suo ultimo libro, “Lo specchio dell’anima”. Un incontro vivacizzato dalla lettura a più voci delle poesie edite ed inedite di Mosca, tra cui la bellissima “Il diritto di ascolto”.

Cinzia Brancaleoni ha dialogato con lui, facendo conoscere al pubblico ‘un poeta oltre la sua poesia’, attraverso frammenti, ricordi d’infanzia al paese (Copparo). E ancora: la sua crescita formativa e lavorativa, l’impegno sociale, fino al disincanto degli ultimi anni, ma non certo il disinteresse verso le ingiustizie. Lo testimonia la sua recentissima lirica “Perché uccidi?” [Vedi qui] 

Tra una lettura e l’altraFranco Mosca si confessa ancora: l’importanza vitale della famiglia, i suoi poeti di elezione e fonte di ispirazione: Montale, Leopardi, Govoni.

 

Gli interventi musicali del gruppo Statale 16 hanno sottolineato alcuni passaggi del racconto biografico e poetico di Franco Mosca, eseguendo brani di Bob Dylan, Paul Weller ed altri.

Il ciclo di presentazioni del Collettivo Poetico Ultimo Rosso proseguirà, sempre al venerdì pomeriggio, con altri due incontri: Cristiano Mazzoni (3 dicembre) e Roberto Dall’Olio (10 dicembre).

La rassegna – organizzata in collaborazione con il quotidiano Ferraraitalia e l’Associazione Accademia d’Arte Città di Ferrara – è ospitata all’interno della nota Galleria del Carbone, che da oltre vent’anni propone importanti ed originali eventi artistici, dove sarà possibile visitare la mostra, recentemente inaugurata “L’Albero della conoscenza” con opere di 24 artisti, impegnati su un unico filo conduttore.

Cover e foto nel testo di Valerio Pazzi 

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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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