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Giorno: 18 Aprile 2016

Contributi alle imprese per programmi e progetti sui mercati internazionali: a ruba il bando promosso dalla Camera di Commercio

da: ufficio stampa Camera di Commercio di Ferrara

Govoni: “La risposta delle imprese alle sollecitazioni del bando esprime il coraggio e l’intraprendenza dei nostri imprenditori, che, nonostante tutto, ancora destinano risorse per creare nuove opportunità di business”.
Fino a 3.000 euro per la ricerca di fornitori, partner commerciali e l’organizzazione di incontri di affari.

La Camera di commercio chiama, le imprese rispondono. E’ pressoché esaurito il bando promosso dall’Ente di Largo Castello a supporto di programmi e progetti sui mercati internazionali che prevedano, tra l’altro, incontri d’affari con imprese e partner commerciali. Tra gli interventi più richiesti dagli imprenditori ferraresi, il sostegno alle spese per ottenere informazioni sul Paese estero, ricerca di partner, di agenti, di distributori e fornitori, l’organizzazione incontri di affari, indagini di mercato e il supporto legale, fiscale e contrattuale per l’avvio di insediamenti produttivi all’estero.

E’ cresciuto intanto, nei primi quattro mesi del 2016, il gioco di squadra all’estero per promuovere il “made in Ferrara”. Numerosi, infatti, le iniziative (nel 68% dei casi promosse nell’Alto ferrarese) attraverso le quali gli imprenditori, cogliendo le opportunità e i finanziamenti messi a punto dalla Giunta camerale, si sono messi insieme per valorizzare i loro prodotti e servizi sui mercati internazionali, in quei paesi cioè dove i consumi mostrano una crescita. E lo hanno fatto, tra l’altro, anche attraverso le creazione di Reti d’impresa, una delle formule proposte dall’Ente di Largo Castello per promuovere e valorizzare la qualità delle produzioni della nostra provincia.

“La risposta delle nostre imprese alla sollecitazioni del bando – ha commentato il presidente della Camera di commercio, Paolo Govoni – esprime il coraggio e l’intraprendenza degli imprenditori, che, nonostante tutto, ancora destinano risorse per creare nuove opportunità di business. La riorganizzazione orientata all’innovazione, alla comunicazione e alle relazioni internazionali – ha proseguito Govoni – sono fra le necessità che maggiormente oggi avvertono le piccole e medie imprese ferraresi. Tale iniziativa s’inserisce in un percorso fitto di attività per l’internazionalizzazione che, solo nel 2015, ha permesso alla Camera di commercio di fornire, insieme alle associazioni di categoria, servizi e supporto ad oltre 500 imprese della provincia”.

Positivi, inoltre, gli indicatori sul commercio internazionale che, nel 2015, hanno registrato una variazione positiva del 3,2%, che rappresenta certamente un risultato confortante per le vendite all’estero da parte delle imprese ferraresi. Crescita trainata in particolare – evidenzia l’Ente di Largo Castello – dal buon andamento sul mercato statunitense (+9,7%) verso cui si è diretto il 26,9% del nostro export. La tendenza positiva ha prevalso in tutti comparti, con le uniche eccezioni di sistema moda e metallurgia, per quest’ultimo comparto si tratta di un andamento in analogia con quanto riscontrato a livello nazionale.

I bandi e i moduli per la presentazione delle domande sono scaricabili dal sito della Camera di commercio www.fe.camcom.it. Per maggiori informazioni è possibile rivolgersi all’ufficio Marketing internazionale, tel. 0532/783.812 – 817).

Piccoli campioni crescono: la terza edizione della Berba Cup

da: organizatori

Torna anche quest’anno l’appuntamento con il torneo della cat. Pulcini più importante d’Italia. A Comacchio dal 23 al 25 Aprile.

Lido Degli Scacchi, 17 Aprile 2016 – La terza edizione della prestigiosa Berba Cup è ormai alle porte e a Comacchio si respira già l’atmosfera del grande calcio. Dodici squadre, professionistiche e semi-professionistiche, nella categoria Pulcini, tra cui le prestigiose Juventus, Milan, Roma, Torino e Atalanta daranno vita al “Raibosola” a una tre giorni di sport e divertimento. I piccoli campioni della Berba Cup si sfideranno in una competizione a gironi, tutti motivati a strappare il titolo all’Inter, vincitrice dell’edizione 2015.

«La Berba Cup è una grande occasione per mostrare agli amanti del calcio il lato pulito e spensierato di questo sport, fatto di dedizione, impegno e divertimento» è il pensiero di Gianfranco Vitali, Presidente della locale Polisportiva Magnavacca e titolare di Holiday Village Florenz (main sponsor del torneo) e giunta alla sua terza esperienza dopo quelle assai positive del 2015 e del 2014.

All’edizione 2016, affianco al Florenz, daranno il proprio contributo Antonio Piazza – organizzatore del torneo insieme alla Polisportiva Magnavacca – e il CSI di Milano – responsabile della giustizia sportiva e dell’arbitraggio.

Anche quest’anno si preannunciano grandi sfide, non mancate allo Stadio Raibosola di Comacchio!​

​www.berbacup.com​

Mercoledì 20 aprile un incontro su Virginia Woolf e Djuna Barnes presso la Biblioteca del Centro Documentazione Donna

da: Centro Documentazione Donna

Presso la Biblioteca del Centro Documentazione Donna (via Terranuova 12/b – Ferrara) mercoledì 20 aprile 2016 alle ore 17:00 Elisabetta Roncoli terrà un incontro dal titolo “Lo stesso sangue mentre ancora scorre – Virginia Woolf e Djuna Barnes. Le ombre dell’infanzia e le luci della mente”.

Questo di mercoledì 20 è uno degli incontri del ciclo ContemporaneaMente che prosegue quello del 2014-2015 dedicato a Virginia Woolf. Per non lasciarla andare del tutto, Elisabetta Roncoli ha pensato alle scrittrici che sono vissute nei suoi stessi anni, contemporanee. Per riflettere meglio sulla loro natura ha inserito lo scherzo della maiuscola che delimita la parola mente.
E sono proprio tante tra il 1882 e il 1941, date di nascita e morte di Woolf, vissute insieme o anche solo che hanno sfiorato i suoi anni. Il fine è di mettere fianco a fianco due menti che negli stessi istanti lavoravano, creavano pensiero, occupavano un posto speciale nella vita che avrebbe lasciato eredità.
Ha iniziato Adriana Lorenzi parlando di Katherine Mansfield, una stella luminosa che ha brillato troppo poco ma intensamente, poi è stata la volta di Jane Bowles di cui ha parlato Elisabetta Roncoli, oggi, sempre Elisabetta Roncoli, propone Djuna Barnes, altre ne seguiranno, presentate da altre socie del CDD.

Djuna Barnes (1892-1982) eccentrica e geniale, è stata un’altra Mente contemporanea e vivissima, autrice di un gran numero di libri di cui due diventati, come si usa dire ora, “di culto”: Ladies’ Almanack e Nightwood (Bosco di notte). Il titolo dell’incontro è una citazione da una lettera di Djuna a Emily Holmes Coleman.

Elisabetta Roncoli è una delle socie più attive del CDD e collabora regolarmente con la rivista Leggere Donna scrivendo soprattutto recensioni di libri.

Sabato si è svolto l’evento Paroliere Fotografico a Ferrara

da: Associazione di Promozione Sociale Feedback

Sabato 16 aprile 2016, in una splendida giornata calda e soleggiata, si è svolta la seconda edizione del Paroliere Fotografico organizzato dall’associazione Feedback. L’evento – dedicato a tutti gli appassionati di Fotografia – si è svolto al mattino presso la Videoteca Vigor di via Previati 18, e nel pomeriggio presso il Circolo Negozianti a Palazzo Roverella, in Corso della Giovecca 47.
100 i fotografi iscritti alla competizione; alla partenza della competizione si sono presentati 95 iscritti. 90 invece i fotografi che hanno consegnato le proprie fotografie.
Durante la mattinata, dalle 8.30 alle 12.30, sono stati trasmessi ai partecipanti via SMS le parole con cui i fotografi hanno dovuto
comporre il proprio tema, sulla base del quale realizzare il proprio scatto.
Anche quest’anno i fotografi partecipanti si sono superati, realizzando fotografie suggestive, e componendo frasi complesse,
ironiche, poetiche, e mettendo in seria difficoltà il lavoro della giuria.
Dopo la consegna delle immagini che si è svolta dalle 12.30 alle 14.30, nel pomeriggio si è svolta la giuria, quest’anno presieduta
dal fotografo e responsabile del Centro Etnografico del Comune di Ferrara Roberto Roda. Della giuria fanno parte anche il
presidente dell’associazione Andrea Bonfatti, e i fotografi dell’associazione Feedback Daniele Zappi, Emanuele Romanelli e Paolo
Soriani.
Il lavoro della giuria è stato molto impegnativo, dovendo visionare e valutare le fotografie e le frasi abbinate in pochissimo tempo.
Per intrattenere i fotografi partecipanti in attesa della premiazione, e per far conoscere la nostra splendida città, sempre nel pomeriggio è stata offerta ai concorrenti una visita guidata della città di Ferrara.
La cerimonia di premiazione si è svolta alle ore 18.00, nella splendida cornice del Salone d’Onore di Palazzo Roverella. Questi i
responsi della giuria: hanno meritato una menzione i fotografi Edoardo Favi, Alessio Bizzi e Martino Lucifora.
Sono stati decretati infine i vincitori. Terzo posto per Paola Arquà, che si aggiudica un buono di 150 euro per l’acquisto di
attrezzatura fotografica. Questo il suo tema: “Noi, corrente interrotta, strada inquinata, senza regole, solitudine verde. Addio
città.”
Si aggiudica il secondo posto, ovvero un buono di 250 euro, Dino Lilliu, con il tema “Affronto la solitudine delle mie giornate, certo che tra di noi esiste solo una regola: è sempre un arrivederci, mai un addio.”
Vince la seconda edizione del Paroliere Fotografico di Ferrara, aggiudicandosi un buono di 500 euro, Marco Zamò. Questo il tema
da lui composto: “I primi raggi del mattino ti illuminano, ti guardo, mi inebrio del tuo profumo e penso che questa volta correrò il
rischio di non dire addio.”

Cogliamo l’occasione per ringraziare:
tutti i fotografi che hanno partecipato al Paroliere Fotografico 2016;
tutto lo staff dell’associazione Feedback;
il fotografo Roberto Roda, per l’impeccabile lavoro svolto come presidente di giuria;
il Comune di Ferrara, la Regione Emilia Romagna e Ferrara Terra e Acqua, che ci hanno sostenuto e patrocinato;
i nostri partner tecnologici, ossia Mobyt, che ha fornito il servizio di invio degli SMS, e Galaxia Store, che ha fornito i premi;
Il Mercatino del Libro e del Fumetto, di via Saraceno 32 a Ferrara, nostro partner storico, che ha fornito libri e pubblicazioni su
Ferrara, come omaggio per i fotografi menzionati;
infine, la rivista Tutti fotografi, che ci ha omaggiato degli abbonamenti per i fotografi menzionati.

Domenica 24 aprile Hugh Coltman in concerto per il Festival Crossroads

da: ufficio stampa Crossroads

Domenica 24 aprile la diciassettesima edizione del festival Crossroads, organizzato da Jazz Network e dall’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna, torna alla Tenda di Modena: alle ore 21:30 salirà sul palco il cantante inglese Hugh Coltman. Il suo “Shadows” è un progetto dedicato alle canzoni di Nat King Cole: un mito del jazz tra swing e primi fermenti boppistici, qui riletto privilegiandone il lato più inquieto e raramente esplorato assieme a una band che comprende Thomas Naim (chitarra), Paul Lay (pianoforte), Fabien Marcoz (contrabbasso) e Raphael Chassin (batteria).
Il concerto è realizzato in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Modena, La Tenda di Modena, l’Associazione Culturale Muse. Biglietti: intero euro 12, ridotto 10.

Il vocalist britannico Hugh Coltman viene dal mondo del rock. Nel 1991 fondò gli Hoax, band blues-rock con la quale si esibì sino alla fine del decennio. Nonostante il successo commerciale, sciolse il gruppo e si stabilì a Parigi, ripartendo praticamente da zero. Negli anni successivi realizzò due album, di stampo decisamente pop, ridando quota alla sua carriera. Ma intanto era entrato a piccoli passi anche nel mondo del jazz: il pianista Eric Legnini lo aveva infatti coinvolto sia dal vivo che in studio di registrazione. Fu proprio questa esperienza a dargli la confidenza necessaria per dedicarsi all’attuale progetto incentrato sulle canzoni di Nat King Cole.
Coltman ha cercato una via insolita all’interno di questo battutissimo repertorio, mettendo in evidenza il lato più in ombra di Cole. Al di là della facciata melodica, sentimentale, accattivante di tante canzoni di Nat, il cantante inglese ha selezionato i brani in cui la tensione del blues fa emergere il senso di disagio e oppressione che caratterizzava il ‘dietro le quinte’ della vita di Cole e degli altri musicisti di colore, in un’epoca ancora ampiamente segnata dal razzismo.

Informazioni
Jazz Network, tel. 0544 405666, fax 0544 405656,
e-mail: ejn@ejn.it, website: www.crossroads-it.orgwww.erjn.it

Indirizzi e Prevendite:
La Tenda, Viale Monte Kosica 95/S, biglietteria serale dalle ore 20: tel. 059 214435.
Informazioni e prenotazioni: tel. 0544 405666 (lun-ven ore 9-13), ejn@ejn.it; tel. 059 2034810 (lun-ven ore 10-13), latenda@comune.modena.it, www.comune.modena.it/latenda

Ilturco: valorizzare gli spazi privati aprendoli alla comunità

da: Associazione ilturco

Sabato 16 aprile è stato inaugurato il primo coworking del centro storico ferrarese.

Si parla molto, negli ultimi anni, di riqualificare le periferie e gli spazi pubblici in disuso – stazioni, caserme, magazzini. Ma anche nei centri storici italiani sempre più spesso si possono incontrare edifici disabitati o abbandonati: luoghi su cui vale la pena riflettere e investire se non si vuole che vada perso un patrimonio artistico, storico e architettonico fondamentale per l’identità e la crescita futura del territorio.

L’associazione ilturco – aperta nel gennaio 2016 da un gruppo di giovani professionisti che vivono e lavorano a Ferrara – ha provato a rispondere a questa esigenza di rilancio e valorizzazione: così è nato il primo coworking all’interno del centro storico estense. Si chiama ilturco, come l’associazione che l’ha ideato, e ospita dodici postazioni per chi ha bisogno di lavorare in un posto tranquillo, in un’atmosfera rilassante e stimolante allo stesso tempo.

Lo spazio è stato inaugurato sabato 16 aprile: si trova all’interno di un antico cassero ed è stato concesso all’associazione in comodato d’uso gratuito da una coppia di privati ferraresi decisamente lungimiranti. Ilturco infatti si è assunto la responsabilità di sistemare a proprie spese interni ed esterni e, quando cesserà il comodato d’uso, il coworking continuerà la propria attività a fronte di un regolare contratto d’affitto. Le ricadute positive di questa operazione coinvolgono i proprietari, che hanno un ritorno concreto sull’immobile, gli associati che potranno usufruire di uno studio condiviso, il quartiere intero perché l’attività rivitalizza una zona centralissima ma per molti versi marginale, dove passano poche persone e spesso si incontrano situazioni di degrado.

«Avviare un processo di rigenerazione urbana guardando alla dimensione privata non è facile, è un ambito delicato e quasi per nulla affrontato in Italia, perché quando si discute di questi argomenti si pensa sempre al pubblico – spiega Riccardo Gemmo, presidente dell’associazione -. Con ilturco abbiamo voluto provare questa strada, incerta e dall’esito non scontato, e oggi siamo contenti di poter presentare alla città un esempio concreto: il coworking c’è e invitiamo tutte le persone curiose a venire a trovarci».

Il vicesindaco Massimo Maisto, presente all’incontro, ha sottolineato come «l’abitudine a ragionare sui grandi spazi ci può far perdere di vista il potenziale inespresso di realtà più piccole ma ugualmente importanti, nell’ottica di promuovere sempre meglio Ferrara come città di arte e cultura. In questi giorni di ricorrenze e anniversari, penso all’Ariosto e a Bassani, è fondamentale volgere uno sguardo anche alla contemporaneità. Ilturco rappresenta un ottimo esempio di ciò che si può realizzare per crescere in questa direzione».

Marcella Zappaterra, ex presidente provinciale, attualmente consigliere in Regione, si è complimentata per il coraggio dimostrato dall’associazione, e ha ribadito il sostegno delle istituzioni: «è evidente il grande lavoro svolto, l’augurio è che questa esperienza possa generare concrete possibilità occupazionali per i ragazzi che hanno speso il loro tempo, il loro impegno e la loro professionalità in questa iniziativa».

Inaugurata la nuova farmacia comunale

da: ufficio stampa AFM s.r.l.

Ferrara, 16 Aprile 2016 – “Un intervento concreto per tutta l’amministrazione e per la cittadinanza”. Con queste parole il sindaco Tiziano Tagliani ha inaugurato sabato la nuova farmacia comunale n. 6 di via Naviglio – Quacchio, alla presenza di alcuni esponenti della giunta, del parroco don. Romano e di una folta rappresentanza di cittadini.

“Un risultato ottenuto dopo anni di fatiche – spiega il direttore Riccardo Zavatti – senza mai smettere di pensare positivamente al raggiungimento di questo importante traguardo”.

L’acquisto dell’ex scuola elementare di Quacchio, nel dicembre 2012, è la prova della coraggiosa attività di espansione di Afm.

Oggi la farmacia di via Naviglio rappresenta il fiore all’occhiello delle nove proprietà aziendali. E’ un punto vendita all’avanguardia, munito di un sistema robotizzato di ultima generazione che in soli due giorni ha permesso di classificare e ordinare oltre 7 mila prodotti.

Al piano superiore dell’edificio sono stati realizzati nuovi ambienti che l’azienda ha in programma di destinare al miglioramento e all’ampliamento di servizi a valenza socio-sanitaria.

La nuova farmacia, che sostituisce quella precedentemente presente in via Pomposa, è stata concepita non solo per ottimizzare i costi di gestione ma anche per migliorare i servizi offerti. Mette a disposizione diverse prestazioni per la popolazione, dall’angolo mamma-bambino, al punto di prenotazione Cup e ritiro referti gratuito, misurazione pressione, controllo peso, recupero farmaci validi non scaduti.

ELOGIO DEL PRESENTE
Note a margine di un referendum

Il dibattito intorno al referendum ha offerto una prova di clima rispetto a quello (ben più rilevante per il merito) dell’autunno in materia costituzionale. Uno scontro acceso in cui l’oggetto (in questo caso) rappresenta sostanzialmente il pretesto di uno scontro politico a favore o contro il governo.
Mi sono chiesta più volte perché il dibattito politico assuma oggi i toni esasperati e scomposti tipici delle tifoserie del calcio, perché, proprio nel tempo che sancisce la fine delle ideologie, il confronto sia così animato da sentimenti fortemente antagonisti. Vincere o perdere, per la grande massa delle persone che si esprimono nello spazio pubblico, non è solo una questione di idee e di interessi, ma prima di tutto una questione di sentimenti e di appartenenza. Proprio quando le appartenenze reali si indeboliscono, i sentimenti sono più accesi. L’esito è che ogni questione appare sempre un’ultima decisiva battaglia, al termine della quale un cambiamento palingenetico ci traghetterà in un’altra situazione (un altro governo) in cui il confronto politico potrà assumere toni meno aspri e generare approcci e proposte meno laceranti. Ma così non può essere fino a che la politica non imbocca la strada di un ripensamento radicale.

Per troppo tempo si è scambiato per qualunquismo ogni critica severa alla classe politica, per troppo tempo sono stati considerati errori di ‘diversa natura’ quelli commessi da esponenti di uno o dell’altro schieramento (connaturati quelli di destra ed eccezionali quelli di sinistra). La constatazione del generale degrado ha poi dato luogo a una rabbiosa ricerca del capro espiatorio. Bisognerebbe prendere atto che le questioni sono più serie e profonde.
Certo, nessun paese è fuori delle grandi questioni che attraversano questo tempo: i nuovi problemi posti dalla globalizzazione e l’emergente tendenza alla ri-nazionalizzazione, vale a dire la illusoria ricerca di protezione di fronte ai movimenti migratori; la crescita delle diseguaglianze; la drammatica difficoltà dei sistemi di istruzione di confrontarsi con l’esigenza di formare competenze adeguate alle sfide (e alle opportunità) dell’innovazione e quella, opposta, di non tradire le istanze inclusive che hanno accompagnato la scolarizzazione di massa. Tutti i paesi vivono contraddizioni analoghe, sono in qualche modo vittime delle stesse dichiarazioni aggressive e manichee con cui i problemi tendono ad emergere. Pensiamo all’Inghilterra che dopo avere dato largo spazio alle espressioni anti Ue, vede con giustificate preoccupazioni per le proprie condizioni economiche, un voto orientato all’uscita dall’Unione.
Ma, mentre i partiti appaiono sempre più incapaci di un’impennata di consapevolezza e dignità per rigenerarsi, sembra che non esistano condizioni di governabilità al di fuori di questi. E’ questa l’impressione che ci rimandano gli infuocati scontri per le presidenziali americane: l’impressione che le appassionate testimonianze di dignitosi outsider resteranno appunto tali, non compatibili con regole ed equilibri che richiedono per il mondo (e non solo per un paese), equilibrio e senso della mediazione.
Allora forse sta qui il punto: di fronte a tante multiformi spinte populiste servirebbe recuperare il valore (e la capacità) della mediazione, della costruzione di proposte di medio-lungo periodo – oltre il breve riscontro offerto dai sondaggi. Questo vorrebbe dire essere preoccupati della crescita, come questione prioritaria, ricordando che il tasso di crescita in Italia resta attestato su percentuali decisamente inferiori a quello di altri paesi, tanto è vero che l’Ocse colloca il nostro paese al penultimo posto su 34 economie avanzate. Senza crescita non è possibile una democrazia inclusiva, non è possibile recuperare fiducia, non è possibile offrire fondate attese di un lavoro decente per molti giovani che rischiano la marginalità.

Maura Franchi vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi presso il Dipartimento di Economia. Studia le scelte di consumo e i mutamenti sociali indotti dalla rete nello spazio pubblico e nella vita quotidiana.
maura.franchi@gmail.com

L’APPUNTAMENTO
Giudici e politici: oggi in Ariostea il potere sul banco degli imputati

Politici e magistrati. Ecco i soggetti protagonisti del dibattito in programma questo pomeriggio alle 17 alla sala Agnelli della biblioteca Ariostea. A parlarne sarà un battagliero giudice, sollecitato dagli interrogativi e dalle considerazioni di un esperto giornalista. Ospiti dell’odierno appuntamento organizzato da Ferraraitalia nell’ambito del ciclo “Chiavi di lettura, opinioni a confronto sull’attualità” sono Leonardo Grassi presidente di sezione della Corte d’Assise d’appello del tribunale di Bologna, che in passato si è occupato fra gli altri dei casi giudiziari relativi alle stragi dell’Italicus e della stazione di Bologna. Accanto a lui Gian Pietro Testa, inviato speciale del Giorno negli anni Settanta, poi all’Unità, ad Avvenimenti, direttore del quotidiano napoletano Senza prezzo, direttore dell’emittente televisiva Ntv, scrittore e poeta, con un ampio bagaglio di conoscenze relative agli anni di piombo e alle stragi di Stato. Si preannuncia un interessantissimo confronto, introdotto e moderato dal nostro Andrea Vincenzi.

L’oro nero non è più d’oro, o forse no: quale futuro ci aspetta

Probabilmente nessuno nel non lontano 2008, quando il prezzo del petrolio schizzava a 146 dollari al barile, si sarebbe mai immaginato di vedere meno di un decennio dopo il suo valore ridotto di 120 dollari. Ma ciò che più ci avrebbe stupiti all’epoca, stremati dalle notizie che promettevano devastanti aumenti dei prezzi di tutte le merci destinate a entrare nelle nostre case, sarebbe stato non solo l’oscillare dei prezzi fra i 26 ed i 40 dollari al barile, ma addirittura l’essere in qualche modo allarmati da queste cifre.

Il petrolio è la fonte di energia più utilizzata del pianeta e i suoi derivati diventano carburante per la stragrande maggioranza di veicoli in circolazione a livello mondiale. È dunque chiaro perché le sue variazioni di prezzo si ripercuotano sugli andamenti delle economie di tutto il mondo. Ma come mai, ora che il prezzo è basso, gli economisti sembrano essere allarmati come un tempo? E soprattutto, perché il prezzo si è ridotto a meno di un quinto di quello a cui sembravamo doverci abituare in passato?
Partendo dalla storia, bisogna dire che se da un lato il fabbisogno energetico è aumentato notevolmente nell’ultimo decennio a livello mondiale, la domanda di petrolio è rimasta tutto sommato stabile. Questo a causa soprattutto della maggiore presenza sul mercato di energia ricavata da fonti alternative, non necessariamente rinnovabili, quali il gas naturale, il nucleare e le diverse energie verdi che, anche se non ancora mature, si affacciano con sempre maggior vigore sul mercato. Una domanda stagnante però, di per sé, non basta a giustificare un simile tracollo dei prezzi: la principale causa di tutta questa instabilità è data da quella che potrebbe essere la fine della leadership sul mercato di uno dei più grandi cartelli della storia: l’Opec.
Recentemente, infatti, in America sono andate affermandosi nuove tecniche di estrazione del greggio tramite il fracking, in grado di utilizzare lo scisto bitumoso per estrarre da giacimenti le cui caratteristiche ne rendevano impossibile lo sfruttamento con i metodi tradizionali. Come se non bastasse, si sta scoprendo che di petrolio (che si diceva dover finire entro cinquant’anni), soprattutto nelle Americhe, ce n’è molto di più di quanto non si pensasse. Il fracking ha un unico problema: anche quello ‘di nuova generazione’, rispetto ai metodi tradizionali, è più costoso. Di quanto? Fino a poco tempo fa di molto e l’Opec ha cercato di strozzare la concorrenza sul nascere, abbassando i prezzi al punto da rendere del tutto sconveniente la produzione. O almeno ci ha provato: se fino a giugno 2014 il prezzo del petrolio era di 106 dollari al barile, un anno dopo era già più che dimezzato, anche se, stando a quanto era stato preventivato dagli esperti del settore, sarebbe bastato un prezzo attorno ai 60 dollari al barile per accompagnare fuori dal mercato la concorrenza. Quello che i produttori arabi probabilmente non si aspettavano è che i frackers fossero così duri a mollare l’osso: anziché desistere, i produttori americani hanno fatto grandi investimenti nel miglioramento dell’efficienza delle tecniche di estrazione e, almeno per il momento, sopravvivono anche grazie alla spinta degli aiuti di Stato per l’estrazione di petrolio, negli Usa di gran lunga maggiori di quelli offerti per la ricerca e sviluppo di energie rinnovabili. D’altra parte la posta in palio è colossale, come colossali sono le ripercussioni che avranno gli esiti di questa guerra economica negli equilibri geopolitici mondiali. Per adesso l’accanimento a ribasso dell’Opec e la perseveranza dei frackers, a cui si sommano il recente rallentamento (con conseguente diminuzione di domanda energetica) dell’economia cinese e gli investimenti in fonti alternative, hanno portato a un eccesso di offerta di greggio sui mercati internazionali e questo non fa che abbassarne ulteriormente il prezzo. Se un paese come l’Arabia Saudita è in grado di guadagnare dalle esportazioni di petrolio fino ad un prezzo minimo di vendita di 10 dollari al barile, è anche vero che questa strategia a ribasso l’ha portata a bruciare, per non incasso, una media di 2 miliardi di dollari a settimana da quasi un anno a questa parte.

È lecito chiedersi cosa ci riservi il futuro. Tutto è possibile nel breve periodo con oscillazioni che potrebbero portare il prezzo da 10 a 60 dollari al barile (verosimilmente più contenute, da 20 a 50 direi). Se poi i produttori americani dovessero desistere sotto i colpi di questi ribassi concorrenziali, il petrolio schizzerebbe in alto, tornando circa a 100 dollari al barile; leggermente più contenuti sarebbero se fossero i produttori arabi a dover accettare definitivamente sul mercato la presenza dei frackers: a questo punto i prezzi salirebbero sì, ma sarebbero tenuti a bada dalla concorrenza. Sempre ammesso che frackers e Opec non formino una sorta di giga-cartello internazionale volto a mantenere i prezzi a livello di monopolio, in questo caso sarebbe davvero difficile intervenire legalmente non esistendo una figura di antitrust intercontinentale. A tutto ciò si sommano altre infinite variabili quali la domanda futura generale e l’andamento delle singole economie. Sono in forte aumento gli investimenti in ricerca e sviluppo per metodi di sfruttamento delle fonti di energia rinnovabili le quali, ancora assolutamente insufficienti a livello di efficienza a sostituire il combustibile fossile, rappresentano inevitabilmente il futuro del mercato energetico. Nel frattempo si sta affacciando con grandissima decisione sul mercato del greggio l’Iran, il quale, oltre che sul nucleare, per il suo sviluppo punta a portare entro il 2021 da 2,7 a 4,1 milioni di barili la sua produzione annua di petrolio e questo andrà ad aggiungere merce in un mercato già di per sè saturo. Si tratta di fattori che inevitabilmente andranno ad incidere sul prezzo del petrolio ed in generale sugli equilibri economici mondiali del futuro.

Un quadro complesso e bizzarro si presenta quindi ai mercati internazionali, inermi di fronte a questa guerra di prezzi. Ciò che più preoccupa è l’imprevedibilità degli andamenti futuri del petrolio nel breve periodo, i cui sbalzi improvvisi possono rivelarsi deleteri per un’enorme vastità di attività, ma non è tutto: un prezzo troppo basso, oltre a mandare in crisi le aziende produttrici (comprese quelle nostrane) e a creare un forte disincentivo all’investimento sulla ricerca di fonti energetiche rinnovabili, va ad alimentare la stagnazione deflativa che affligge i mercati occidentali. I prezzi continuerebbero a calare insomma. Senza un’inflazione leggermente maggiore si rischia di eliminare gli stimoli a ogni tipo di investimento in quanto il denaro aumenta “automaticamente” il proprio valore nel tempo. Sembra un’assurdità, ma in una società totalmente dipendente dalle fonti di energia fossile come quella odierna, se queste improvvisamente si trovano a essere abbondanti e a prezzi convenienti, si porrebbe avere l’effetto di frenare la crescita più che di sospingerne la corsa.

Festeggia con Lipu alla scoperta di oasi e riserve naturali

Se volete fare un tuffo nella natura incontaminata, magari con i vostri bambini, rallentare almeno per qualche ora il ritmo delle giornate dense di impegni, la Lipu ha una proposta che fa per voi: domenica 24 aprile, la Lipu apre le sue oasi e riserve in 23 “paradisi della natura” italiani, dove si potrà assistere alla liberazione di animali selvatici curati nei centri recupero e osservare la nidificazione degli aironi.

All’Oasi Isola Bianca di Ferrara, una delle più antiche isole fluviali del fiume Po, oltre a godere della pace e della bellezza del luogo, potete trovare ben 92 specie vegetali, 76 specie di uccelli, molte specie di mammiferi, di insetti, anfibi e rettili. Per quanto riguarda la flora sono presenti la farnia, il gelso, la robinia, il pioppo bianco, il pioppo nero, l’olmo, il salice bianco. Tra gli uccelli, il picchio rosso maggiore, che è il simbolo dell’oasi e il raro picchio verde. Tra i mammiferi, sono presenti soprattutto micro-mammiferi, roditori e insettivori. Fra gli anfibi: la rana verde, la rana agile, la raganella, il rospo e il rospo smeraldino. Fra i rettili: la biscia dal collare, il ramarro, la lucertola campestre. Vivono qui inoltre diverse testuggini palustri.

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Oasi Isola Bianca di Ferrara

L’Isola Bianca: sembra che l’isola fosse già esistente al tempo degli Estensi (1400-1500), che la usavano per le feste estive all’aperto. Oggi l’Isola Bianca è un Oasi di protezione faunistica della Provincia di Ferrara e affidata in gestione alla Lipu. Istituita nel 1991, l’Oasi comprendeva allora solamente l’isola (circa 40 ettari). Negli anni successivi sono stati aggiunti terreni golenali fino ad arrivare agli attuali 360 ettari.

Indicazioni stradali per raggiungere l’Isola Bianca: In auto e autobus: l’isola si trova sul fiume Po, tra Pontelagoscuro e Francolino, al limite nord del Parco Urbano. Si può raggiungere in auto o in autobus (numero 11), partendo da Pontelagoscuro e proseguendo per via Ricostruzione verso est; circa 300 metri dopo il sottopassaggio ferroviario si arriva al Centro Visite. In bicicletta: da Ferrara in direzione nord lungo la ciclabile FE 203, svoltando poi a sinistra in direzione Bondeno, si giunge nell’area dell’Oasi naturalistica Isola Bianca, che si affaccia su sul Percorso cicloturistico Destra Po e il Grande anello d’acqua del Burana.

Immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

Pensiero relativo

18 aprile 1955: all’ospedale di Princeton, muore Albert Einstein. Lo scienziato avrebbe espresso verbalmente la volontà di mettere il proprio corpo al servizio della scienza. Thomas Stoltz Harvey, il patologo che effettuò l’autopsia, di propria iniziativa rimosse il cervello e lo conservò a casa propria in un barattolo sottovuoto per circa 30 anni. Il resto del corpo fu cremato e le ceneri disperse in un luogo segreto. Quando i parenti di Einstein furono messi al corrente, acconsentirono a sezionare il cervello in 240 parti da consegnare ad altrettanti ricercatori.

Einstein
Albert Einstein

Per capirci, non sono i frutti della ricerca scientifica a elevare l’uomo e ad arricchire la sua natura, ma lo stimolo a comprendere, il lavoro intellettuale, creativo o ricettivo. (Albert Einstein)

Grazie mille, sig. Kakehashi

Oggi, 18 aprile, è un giorno assai festoso.
Almeno per me.
Nel 1970 nasceva infatti Roland, il grandioso batterista dei Big Black.
Scherzavo.
Però a metà.
Perché quel giorno, a Osaka – alla prefettura, per l’esattezza – nasceva la gloriosa Roland Corporation.
La storia della Roland Corporation è stranamente interessante e almeno a me fa molto ridere.
Il sig. Ikutaro Kakehashi, messi da parte 33 milioni di ¥, decide di dedicarsi a quello che faceva anche prima: costruire organi elettrici, amplificatori e effetti a pedale.
Il povero sig. Kakehashi infatti era attivo nel campo dal 1960 sotto il nome Ace Electronic Industries.
Un nome che gli portava un po’ sfiga però.
Perchè all’estero veniva storpiato di continuo e più o meno comunemente così: Ass Electronics.
Il sig. Kakehasi decide quindi di fare le cose sul serio e trovare un nome pronunciabilissimo per il mercato estero: Roland.
Per anni è girata la leggenda per la quale si faceva risalire questa scelta alla celebre Chanson de Roland.
Ma invece ciccia, ragazzi.

Brano: “Fists Of Love” dei Big Black
Brano: “Fists Of Love” dei Big Black

Il saggissimo sig. Kakehashi ci dimostra ancora una volta che le scelte migliori spesso sono le più imbecilli: dizionario aperto a caso e via.
In più suonava bene.
Ironia della sorte: dappertutto tranne che in Giappone.
L’anno successivo il sig. Kakehashi decide di buttarsi con più specificità sui pedalini per chitarra e, come insegna bene Karlone, la storia si ripete.
Inizialmente attivo nel settore con il nome MEG (Musical Engineering Group), il sig. Kaakehashi se la vede brutta.
E se la vede brutta per un motivo che francamente mi fa un po’ piangere.
Sembra infatti che “MEG”, essendo anche un nome femminile, avesse poco appeal fra i chitarristi maschi.
Ecco allora un nome perfetto per evocare “potenza e professionalità”: Boss.
Ed ecco allora il successone universale per entrambi i marchi.

Io posso solo parlare bene del sig. Kakehashi.
Il suo celebre distorsore arancione, il DS-1, è stato il mio primo pedalino.
Per colpa di quel pedalino sono finito spesso dentro al mio armadio mentre suonavo tutto il primo disco dei Ramones in cameretta.
Ce l’ho ancora, funziona ancora da dio e me lo porterò sempre nel cuore.
Il DS-1 rimane il distorsore più basic nella storia dei pedalini.
Per un periodo l’hanno venduto anche all’Ipercoop a 50 €: distorsione e feedback per il popolo a prezzo politico.
Per sentirlo all’opera basta mettere un pezzo a caso delle Breeders o dei Nirvana fino al 1992.
Fino al 1992 perché quell’anno il tecnico dei Nirvana sostituì il DS-1 ormai marcio di Cobain con un DS-2, versione successiva che comprende la modalità “Turbo distortion”.
Per sentire all’opera Roland invece basta ascoltare il pezzo di oggi.
Resterete stupiti da Roland.
Come può suonare in quel modo un uomo in carne e ossa?
Semplice, non è un uomo.
È un fantastico homunculus plasmato dalla saggezza del sig. Kakehashi.
Una delle sue creature più amate: Roland TR-606.

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

 

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3

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