Skip to main content

La Fine di questa Europa

La Fine di questa Europa

Il nuovo documento di 32 pagine del National Security Strategy degli Stati Uniti dice a chiare lettere che l’Europa non interessa più agli americani, anzi se potessero la vorrebbero disunita in singoli Stati, com’era prima. E la NATO non deve essere più un’alleanza in espansione (non interessa più “esportare la democrazia”).
L’Europa deve assumersi maggiori responsabilità nella propria difesa, il Medio Oriente non è più centrale nella politica estera Usa (da quando, dico io, nel 2010 hanno scoperto il gas col fracking e sono diventati esportatori netti), ma lo diventa l’indo-pacifico. Con la Cina si può commerciare ma, siccome è nemica, solo su beni non strategici.

Il diktat di Trump

E’ un totale capovolgimento delle strategie degli Stati Uniti portate avanti negli ultimi 80 anni. Non è una sorpresa per chi conosce le idee di Donald Trump dal 2016 e il vicepresidente J.D. Vance l’aveva già detto, anche se non così esplicito, alla conferenza di Monaco, criticando l’Europa per il suo declino demografico, spirituale, per una immigrazione eccessiva, il politicamente corretto e la cultura woke.

Per ora le reazioni dell’élite UE sono improntate alla prudenza.
L’estone Kaja Kallas (la “ministra” degli esteri UE) dice che gli Stati Uniti sono sempre il più grande alleato della UE (sic), ma ciò che è stato scritto segna una svolta storica ed è sferzante: “la civiltà europea può essere cancellata entro i prossimi 20 anninon è interesse americano sostenere un’alleanza con l’Europa né strategica né militare come in passato a tutela del suo primato e della sua stessa sicurezza” (e quindi la stessa NATO è a rischio).
E’ anche un assist ai partiti di destra per demolire questa UE e chiudere presto una guerra con la Russia che Trump non voleva, che porta al macello migliaia di ucraini e russi, che non è negli interessi Usa alimentare. E semmai si tratta di ristabilire una stabilità diplomatica con la Russia, “non essendo più una minaccia strategica”.

Più chiari di così gli Stati Uniti non potevano esserlo. La UE sarà quindi costretta a prendere sul serio questa svolta e avviare un ripensamento capace di restituirle (si spera) un vero ruolo internazionale, a costo di avere meno Stati. L’ideale sarebbe una vera rifondazione. Se non farà questo nei prossimi tre anni che rimangono prima delle elezioni europee del 2029, vuol dire che Trump ha qualche ragione a dire che l’élite UE è una congerie di classi dirigenti in rotta, isolate dai loro popoli e inaffidabili. Se prevarrà l’ignavia è davvero probabile che venga spazzata via da una vittoria delle destre.

Il documento svela il desidero che prevalga l’attuale cultura americana, suprematista, liberista, illiberale, razzista, contro gli immigrati e le politiche green, autoritaria, che vuole fare piazza pulita di alcune caratteristiche precipue dei paesi europei: sanità universale, scuola pubblica, pensioni garantite dallo Stato –da privatizzare-  aiuti ai poveri e ceti fragili, immigrazione, tassazione progressiva, diritti delle minoranze, concorrenza garantita da antitrust, attenzione –anche se sempre meno- all’uguaglianza, inclusione, diritto internazionale-.

Un’Europa fatta male

Questa UE, ha costruito un’architettura istituzionale (una Confederazione con diritto di veto dei singoli Stati), che le impedisce di darsi un futuro come statualità sovrana, nel mentre ha tolto sovranità ai singoli Stati membri su moneta, cambi e politica estera.
Un “capolavoro” che è sempre piaciuto agli Stati Uniti, da Clinton a Biden, passando per Bush, dal 1993 al 2020, onde evitare che la UE diventasse un temibile concorrente e si formasse quell’alleanza tra Germania e Russia (un gigante euroasiatico) che è sempre stato il vero timore delle politiche anglosassoni sin dalla prima guerra mondiale.
Lo sapeva bene la Merkel che ha sempre lavorato sotto traccia per 15 anni (2005-2021) per rafforzare l’ost politick che è stata anche dei primi ministri socialdemocratici Brand e Schroder (1998-2005).

Gli Stati Uniti, dopo 30 anni di globalizzazione e de-localizzazione delle loro imprese in Cina, hanno visto il drago cinese alzare la testa e si sono resi conto (almeno Trump) che erano stati proprio loro a rafforzarli. Ciò spiega i drastici cambiamenti di Trump, davvero spaventato (anche se il mainstream non ne parla).
Dazi, mercantilismo e cambiamenti di alleanza sono funzionali all’aquila americana perchè mitighi l’ascesa del drago cinese, a costo di fare accordi con l’orso russo, anche perché, in un mondo multipolare l’aquila e l’orso ci perdono, mentre in un mondo bi-polare ci guadagnano entrambi.

La UE, non essendosi costruita come statualità (consegnandosi mani e piedi agli americani) non solo non conta nulla sul piano internazionale (si è messa fuorigioco da sola, accentando i consigli americani del mero mercato liberista e della non statualità), ma ha indebolito le condizioni sociali dei paesi del Sud (Italia in primis), a favore di quelli Baltici e della Polonia, che sono diventati i più tenaci difensori di questa UE e i più amici degli Stati Uniti in funzione anti-Russia.

Ora che gli Stati Uniti cambiano radicalmente, i più spiazzati sono proprio i Baltici e Polonia (insieme agli inglesi e al filo Usa Merz). Se prima vedevano gli Stati Uniti come il loro Re contro la Russia, ora lo vedono come traditore e amico di Putin.

La Ue è a pezzi e urge una grande sua trasformazione, lo pensa anche la maggioranza dei suoi cittadini delusi.

A questo punto la UE deve fare davvero qualcosa di significativo, se non vuole continuare ad essere picchiata che, fuor di metafora, significa rifiutare le vessazioni da servi della gleba (che non potevano cambiare padrone). Quindi accettare di spendere singolarmente per Stato il 5% del PIL per la difesa, quando coordinandosi si può spendere la metà, visto che già spendiamo molto più della Russia, evitando di minare il proprio welfare e i diritti conquistati che è la caratteristica distintiva della UE.

Un’altra Europa è possibile

Se invece si deve diventare una brutta copia liberista dell’America e prepararsi per una guerra con la Russia (a questo punto quasi alleata degli USA), sarà bene scappare a gambe levate, a costo di stare per un periodo per conto proprio, come ha fatto il Regno Unito che oggi si coordina con gli altri Stati e, di fatto, ha formato un direttorio tra premier che conta (ed è ovvio) più della Commissione UE (non eletta dai cittadini).

Siamo antieuropei noi o chi da 25 anni sostiene una UE nano politico in salsa americana?
Bisogna sbrigarsi a rifare daccapo la UE e i Trattati (con chi ci sta).
Trump è brutale ma ha detto una verità: il Re UE è nudo (lo è da tempo per chi voleva vedere).

Ma il nuovo Re UE dovrà chiarire bene, questa volta ai suoi cittadini, cosa vuol fare, oltre al libero mercato e alla moneta unica, che abbiamo già sperimentato per 25 anni e che, da sole, non entusiasmano nessuno.

Gli italiani sono i più insofferenti in quanto, nonostante la retorica a piene mani pro UE, sono quelli (con i greci) che hanno preso più botte da quando siamo entrati nella UE (2001). Ed è per questo che il Governo Meloni tentenna se stare con l’élite UE o con Trump, mentre il PD, che avrebbe un’occasione unica per mettere all’angolo la Meloni, la appoggia su un riarmo assurdo.

Tutti gli indicatori dicono che siamo cresciuti dal 1948 al 1992 e poi siamo fragorosamente caduti. Guarda caso gli americani che erano cresciuti meno di noi, dal ’92 hanno preso il volo e noi siamo rimasti al palo.

Vuol dire che qualcosa di grosso è andato storto e forse non per colpa dei cittadini, ma di Trattati internazionali (prima e dopo il 2001) che ancora ci condizionano, al punto che stiamo armandoci per combattere una Russia che non ha alcuna intenzione di invadere nessuno, ma che fa comodo agli Stati Uniti per acquistare le loro armi e materie prime a costi doppi o tripli, mentre loro commerciano con tutti (in primis con la Russia con cui hanno gettato le basi di macro accordi) e pure con la Cina se si escludono i beni strategici.

La Spagna sta provando a resistere alla politica estera di Trump e a quella interna che ci impone dazi e il trasferimento di nostre manifatture a casa loro. Almeno non seguiamo un riarmo da singoli Stati con acquisti made in Usa. La Spagna ci indica le condizioni per una nuova UE con politiche davvero autonome e progressiste.
I nostri politici nei primi 30 anni del dopoguerra (DC e PSI inclusi), pur alleati fedeli degli Stati Uniti, dimostrarono una notevole autonomia in politica estera fino al 1985 (e c’era la guerra fredda che l’avrebbe in teoria impedita). Oggi la guerra fredda non c’è più, forse la si rimpiange se ci si adopera per una guerra “calda” sempre con la Russia, che è tutt’altro dall’URSS, anche se Putin non scherza. Infatti fu fatta entrare nel WTO solo nel 2011, 10 anni dopo la Cina… chissà come mai questa preferenza per la Cina comunista? Forse gli Stati Uniti (che sono quelli che decidono queste cose) pensavano fosse il male minore?
Ma  perché dobbiamo sempre farci condizionare dagli americani? Va bene che ci hanno salvato dal fascismo ma sono passati 80 anni.

Possiamo costruire un’Europa con una sua difesa comune (senza spendere cifre assurde di riarmo per singoli Stati), e diventare finalmente quel terzo polo nel mondo, che conta non perché è armato fino ai denti (peraltro già spendiamo in armi già quasi il doppio della Russia), ma perché propone al mondo una terza via fatta di etica, diritti, uguaglianza, welfare, sviluppo della Domanda interna e non solo dell’export, e cooperazione con tutti, anche con chi oggi non è una democrazia come noi, scommettendo sul fatto che i paesi sono disposti a prosperare attraverso i commerci e la pace e non attraverso le guerre o invasioni militari che hanno dimostrato (anche quella ucraina) che non sono più vantaggiose per chi le compie, in quanto le popolazioni locali, anche se poco armate (vedi i talebani), non sopportano il dominio forestiero a lungo.
Questa è la missione spirituale dell’Europa, non un ennesimo gigante armato.

L’hanno capito persino gli americani dopo 30 anni di invasioni e di “esportazione della democrazia”. E’ incredibile che ora sia l’Europa, che era nata su valori pacifisti, che oggi si intesti una logica guerrafondaia che è peraltro destinata ad essere inadeguata di fronte a giganti come USA, Cina e Russia.

Vogliamo davvero prendere il posto degli Stati Uniti nel dominare il mondo? Credo che anche Israele, prima o poi berrà il calice amaro che non è possibile dominare un altro popolo (palestinesi) con l’invasione. Un mondo multilaterale lo rende sempre meno possibile. C’è più speranza nel futuro di quel che si crede se si punta sulla pace e un mondo multilaterale.
La Svizzera, nel suo piccolo, lo ha capito da 700 anni.

Cover: immagine del Congresso di Berlino del 1878 (Hulton Archive/Getty Images)

Per leggere gli altri articoli di Andrea Gandini su Periscopio clicca sul nome dell’autore

sostieni periscopio

Sostieni periscopio!

Tutti i tag di questo articolo:

Andrea Gandini

Economista, nato Ferrara (1950), ha lavorato con Paolo Leon e all’Agenzia delle Entrate di Bologna. all’istituto di studi Isfel di Bologna e alla Fim Cisl. Dopo l’esperienza in FLM, è stato direttore del Cds di Ferrara, docente a contratto a Unife, consulente del Cnel e di organizzazione del lavoro in varie imprese. Ha lavorato in Vietnam, Cile e Brasile. Si è occupato di transizione al lavoro dei giovani laureati insieme a Pino Foschi ed è impegnato in Macondo Onlus e altre associazioni di volontariato sociale. Nelle scuole pubbliche e steineriane svolge laboratori di falegnameria per bambini e coltiva l’hobby della scultura e della lana cardata. Vive attualmente vicino a Trento. E’ redattore della rivista trimestrale Madrugada e collabora stabilmente a Periscopio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *