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Purtroppo Elly Schlein

Purtroppo Elly Schlein

Premetto che a me Elly Schlein sta simpatica. Vedo il suo gran lavoro per tenere insieme un partito di capi e capetti come il PD. Seguo i suoi salti mortali per prevalere nella coalizione, cercando però di andar d’accordo con Giuseppe Conte.
Capisco anche la sua scelta, o la sua ossessione, per il famigerato Campo Largo. Largo o Larghissimo (come le è riuscito nelle elezioni regionali in Puglia), che lei e buona parte del suo partito ritiene l’unica opzione per riuscire a vincere le prossime elezioni politiche e sloggiare da Palazzo Chigi Giorgia Meloni. È una scelta che non condivido, che ritengo perdente, ma do atto a Elly di mettercela davvero tutta per mettere insieme la torta del centro-sinistra.

Leggo il 4 dicembre su queste colonne (vedi Qui) l’amico Michele Ronchi Stefanati e la sua accorata difesa della segretaria del PD: “Eppure Elly Schlein per tenere unito il partito, deve mordersi la lingua e attenuare ogni giorno, nelle sue dichiarazioni, le posizioni che sente nel cuore e che sarebbero ben più radicali, ancora più nette.”

Purtroppo Elly Schlein, anche volendolo fortissimamente, non può essere il centro aggregatore del Campo Largo. Le manca lo spessore politico? Probabilmente sì, ma soprattutto le manca il coraggio di proporre una piattaforma politica innovativa, un’idea diversa di Italia, una serie di idee che rompano con la linea neoliberista adottata dal PD sin dai tempi di Veltroni.

Purtroppo Elly Schlein “si morde la lingua”. Forse è così, ma proprio per i suoi silenzi (magari è vero che in cuor suo coltiva posizioni più radicali, ma questo in politica non conta nulla), proprio per “non rompere” con nessuno, nel partito e nella coalizione, non è percepita come “il nuovo”, come portatrice di Idee e proposte innovatrici, ma come l’ennesimo segretario del partito, destinato ad essere sostituito al primo passo falso.

Purtroppo Elly Schlein, anche se viene da realtà di movimento, non è lei stessa una figura nuova, fuori cioè dagli equilibri di partito, avendo alle spalle una ormai lunga carriera politica. Prima come deputato europeo indipendente nelle liste del PD, quindi eletta in Emilia Romagna con “Emilia-Romagna Coraggiosa Ecologista e Progressista” (una lista alternativa a sinistra del PD) per poi allinearsi totalmente al migliorista Stefano Bonaccini quando accettò la carica di Vicepresidente della Regione. Dopo meno di 2 anni si dimette, essendo eletta al parlamento italiano come indipendente del PD. Tornerà presto al partito.

Purtroppo Elly Schlein in nessuna di queste varie esperienze (Europa, Regione, Italia) si è segnalata per posizioni autonome, di rottura con la politica tradizionale del partito.

Purtroppo Elly Schlein, diventata contro ogni pronostico segretaria del PD, battendo alle primarie proprio il potente ex governatore Stefano Bonaccini, e dopo aver suscitato tante speranze di cambiamento tra i militanti del partito, sceglie di “non rompere” con nessuna corrente e sottocorrente. Non è un caso che, notizia di questi giorni, la corrente “Energia popolare” guidata dall’eurodeputato Stefano Bonaccini ha annunciato l’ingresso nella maggioranza schleiniana. Ora, la domanda nasce spontanea: come si concilia il nuovo di Elly con il vecchio di Bonaccini. E che proposta politica ne può venir fuori?

Purtroppo Elly Schlein, insieme a gran parte del PD, insieme alla Meloni e a Forza Italia, appoggia la folle idea europea del riarmo. Decine di miliardi che verranno sottratti al welfare, alla scuola, alla sanità, al sostegno della povertà.  Non so cosa ci sia nel cuore di Elly, ma solo una sua convinta posizione pacifista avrebbe illuminato di una nuova luce la posizione dei progressisti.

Purtroppo Elly Schlein ha paura come tutti a pronunciare la parola “Patrimoniale”, diventata in Italia una specie di bestemmia, ma che rimane un punto fondamentale per inaugurare una seria politica contro l’ineguaglianza e per il rilancio del welfare. Anche la sua adesione alla pur timida proposta della CGIL di Landini di una “imposta di solidarietà” non mi pare abbia avuto alcun seguito. Sulla cittadinanza? Anche qui siamo ormai lontani dall’impegno solenne per la jus soli preso da Pier Luigi Bersani, un moderato con idee coraggiose e di sinistra, subito sgambettato in diretta da Beppe Grillo.

Purtroppo Elly Schlein non è sicura nemmeno di essere designata frontwoman dalle forze di opposizione alle elezioni politiche del 2027. Conte non ci sta e secondo alcuni sondaggi sarebbe più popolare di Schlein. Poi, dentro il suo stesso partito, c’è l’astro nascente Silvia Salis che vuole spostare il baricentro del PD ancora più al Centro. E magari tornerà in gara anche Stefano Bonaccini, che non ha mai mandato giù la sconfitta alle primarie contro Elly Schlein. A un anno e mezzo dalle elezioni le varie anime dell’opposizione sono lontane dalla soluzione del rebus. Si parla molto di un federatore (ancora senza volto), uno che possa andare bene a tutti (Oddio, brutto segno), che necessariamente non potrà essere la povera Elly.

Purtroppo Elly Schlein ha davanti tanta strada, tanta fatica, tanto impegno per tessere la tela del Campo Largo, ma difficilmente riuscirà a rimanere segretaria del PD. Com’è noto il partito è specializzato nel cambio di cavallo e dopo le elezioni le darà il benservito. A meno che il centro sinistra, miracolosamente, le vinca le elezioni.  Ma per vincere, o almeno per provarci, ci vorrebbe una leadership riconosciuta, credibile, coraggiosa. E soprattutto un programma realmente “rivoluzionario”. Per questo e solo per questo tanti italiani tornerebbero a votare.

Non voglio continuare con i purtroppo Elly Schlein, non sono del suo partito (e di nessun altro) e non sono nemmeno un fine commentatore politico. Sono un cittadino che ha sempre votato a sinistra, schifato e preoccupato dal governo delle destre e in perenne attesa di una rivincita. E mi spiace davvero che Elly Schlein non abbia voluto, o non sia riuscita (ma il risultato è il medesimo), aprire una nuova stagione politica (come ad esempio ha fatto Mélenchon in Francia), uscendo dalla subalternità e della paura, fuori dal logoro andazzo della sinistra italiana e dalle alchimie del Partito Democratico. Per questa incapacità, la sua statura di leader è destinata ad un’onesta anche se modesta mediocrità.

In copertina: Elly Schlein al Pride di Bologna, 2015  – immagine Wikimedia Commons

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

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