Le voci da dentro / Un Giubileo “oltre le grate”
Domenica 14 dicembre il Pontefice, in occasione della messa tenuta nella Basilica di San Pietro per il Giubileo dei detenuti, dopo aver fatto riferimento ai tanti problemi presenti nelle carceri italiane, ha chiesto con forza “forme di amnistia o di condono della pena”.
Il giornalista Diego Andreatta ha scritto un articolo interessante sul Giubileo dei detenuti e, gentilmente, lo ha messo a disposizione anche della nostra rubrica. Ringraziandolo di cuore, lo diffondo volentieri.
(Mauro Presini)
Un Giubileo che è passato “oltre le grate”
di Diego Andreatta
Fra le celebrazioni giubilari quella di ieri dedicata al mondo carcerario è risultata per tanti aspetti inedita. A stare dentro la basilica di San Pietro si percepiva – fin dal silenzio d’attesa per l’ingresso del Papa – una presenza forte anche se in gran parte invisibile: quella dei primi protagonisti, i detenuti e le detenute. Oltre a delegazioni dalle carceri italiane ed estere, gli assenti in quanto reclusi erano comunque presenti nella comunione ecclesiale ma soprattutto nel raccoglimento dei loro familiari venuti da lontano, nell’amicizia dei volontari riuniti attorno al loro cappellano, nell’espressione “liberata” dell’ex detenuto che si è dato appuntamento con quanti ha conosciuto “dentro”.
E poi i volti di operatori pastorali provenienti da Paesi in cui la reclusione non rispetta diritti elementari, con tante storie che rigavano di sofferenza pure la domenica d’Avvento ispirata alla gioia e alla figura del “carcerato” Giovanni Battista.
Papa Leone XIV, nell’esprimere fiducia e incoraggiamento, ha voluto anche elencare con realismo i tanti problemi di questo “ambiente difficile” dai “tanti ostacoli”, riconoscendo che “molto resta ancora da fare”, come hanno confermato anche alcuni tragici fatti di cronaca in questi ultimi giorni.
Ponendosi dalla parte dei detenuti ha ricordato “l’ancora della speranza” lanciata loro a Rebibbia un anno fa da papa Francesco in apertura del Giubileo e ha rinnovato ai governi l’urgenza di “forme di amnistia e di condono” al termine di questo Anno di grazia.
In alcune case circondariali dove i detenuti hanno potuto seguire in TV il messaggio del Papa quest’appello è stato applaudito così come le tre affermazioni scandite al centro dell’omelia: “Da ogni caduta ci si deve poter rialzare, nessun essere umano coincide con ciò che ha fatto e la giustizia è sempre un processo di riparazione e di riconciliazione”.
Nel programma giubilare è seguita sempre ieri a Roma nel primo pomeriggio – a poche centinaia di metri, sul palco dell’auditorium di via della Conciliazione – una proposta artistica di forte impatto che ha dato indirettamente voce ai detenuti che avevano vissuto il Giubileo “Oltre le grate”. Proprio così si intitola lo spettacolo allestito da una quarantina di giovani della compagnia d’ispirazione salesiana CGS Life di Biancavilla (Catania) – che ha condensato in intensi dialoghi e vivaci brani musicali i migliori spunti della corrispondenza epistolare fra carcerati italiani e suor Cristiana Scandura.
La clarissa di Biancavilla, nota per il suo impegno, ha collaborato a questo progetto di sensibilizzazione artistica fornendo con i testi delle lettere non solo i vissuti di ansia, frustrazione e rassegnazione di tanti detenuti, ma anche quei “gesti, progetti e incontri unici nella loro umanità” maturati dentro le mura del carcere, come aveva detto Leone XIV nell’omelia.
Con i ritmi e alcuni cliché del genere musical – compresa l’iniziale citazione di “Sister Act” e alcune caricature un po’ stereotipate – questo lavoro collettivo a trazione giovanile è riuscito a far girare la ruota dell’attenzione anche oltre le grate – quelle del convento e quelle del carcere – nel tentativo di diradare la coltre dell’indifferenza. Per questo lo spettacolo merita ulteriori repliche, anche negli ambienti carcerari e soprattutto nelle comunità che non sono ancora stimolate a capire cosa si soffre e si sogna oltre le grate.
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