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24 Settembre 2014

Viva gli sposi!

Tempo di lettura: 2 minuti


DA MOSCA – Cremlino e cupole dorate sullo sfondo, alberi che scorrono, collane di fiori rosa che abbracciano.
Una limousine così lunga non si era mai vista, almeno io non l’avevo mai vista. Mai.
Quella vettura da ricconi scorre piano piano, impertinente e sfacciata, lungo una delle principali strade trafficate del centro di Mosca. L’antico maneggio dello zar è lì vicino, anche lui sembra osservare stupito e incuriosito, dall’alto del suo colore bianco imponente. Bianco come quell’auto. Ma chi ci sarà mai lì dentro??? Un ricco magnate con la giovane futura moglie, un’elegante modella dalle lunghe e strepitose gambe? Un imprenditore che commercia in metalli preziosi, oro (incenso) e diamanti (e mirra…)? Una coppia indiana, magari quella del quarantatreenne mahārāja di Gwalior, Jyotiraditya Rao Scindia, con la moglie, Priyadarshini Raje Sahib Gaekwad, sposata nel 1994 e quindi accoccolati lì dentro, pronti a festeggiare il loro decimo anniversario di matrimonio? Potrebbero esserci anche il figlio (Mahanaaryaman Rao Scindia Bahadur) e la figlia (Ananya Raje Scindia), con loro… E se ci fosse invece, dietro i vetri scuri, una coppia di attori, magari Brad e Angelina? No, non è da loro, impegnati come sono nell’umanitario… Chi sarà seduto, allora, nelle tre file di sedili, delle quali le due posteriori sono spesso in configurazione vis-a-vis, ossia una di fronte all’altra? Chi si starà riposando sulla selleria in pelle o in alcantara, fra gli inserti lavorati in legno pregiato, giocherellando con il frigo-bar, il tavolino per spuntini e bibite, il televisore al plasma, il telefono girevole, l’impianto stereofonico chiassoso o il divisorio scorrevole tra autista e passeggeri posteriori? Un uomo d’affari facoltoso, una star dello spettacolo, qualche uomo politico, un malavitoso o una semplice e normale coppia che ha noleggiato quel miracolo della tecnica moderna per un breve giro turistico o in occasione del proprio matrimonio, dopo aver meticolosamente raccolto i propri risparmi e i soldi di parenti e amici? I fiori rosa, di plastica lucida e un po’ pacchiani, mi fanno pensare a un’abile operazione commerciale, ideata per coppie non ricche che, per un giorno, voglio sentirsi diverse. D’altra parte ci si sposa solo una volta nella vita (almeno nella loro tradizione e cultura…), vero? Ma è davvero questo sposarsi? E’ questo amarsi? E’ questo ciò che conta? Per alcuni forse sì… per altri no, ma anche questa è la varietà della vita, anche questa libertà di fare.
Da curiosi quali siamo, immaginiamo, come sempre, le scene di vite altrui che scorrono, i pensieri degli altri, i loro sentimenti, i loro sogni, i loro timori e le loro speranze, nascoste dietro un finestrino. E allora lì ci potrebbero essere Anna e Valery, Maria e Yuri, Sveta e Andrej, Veronica e Marco, Alessandra e Luca, Samia e Mohamed, Françoise e Hervé, Simone e Jean-Luc, Annabeth e Gunther, Annelore e Frank, Alpa e Bhanu, Manisha e Hiresh, Fatima e Abdul, Hanan e Yasir, Ana Rosa e Benito, Paula e Diego, Dave e Nora, Ai e Liang, Yulia e Alexander…

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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