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Ferrara film corto festival

Ferrara film corto festival


 

Valeria continua a guardare il suo cellulare con molta attenzione. Sembra inconsapevole delle persone che la circondano. Tipico degli adolescenti.
“Ma Valeria cosa stai facendo?”
“Guardo Tiktok” mi risponde distrattamente.
Enrico, che sta giocando con le costruzioni, alza la testa, la guarda e poi dice: “Ti stanno rovinando i nervi ottici”. Cosa ne sa Enrico, che ha quattro anni, dei nervi ottici? Non so, ma mi vien da ridere, quel bambino è una forza.

TikTok è attualmente l’applicazione più scaricata al mondo dagli adolescenti, ci si può registrare dai 12 anni in su. Permette di realizzare video di breve durata che hanno come tema la cucina, la danza, la musica, il nonsense e tutto ciò che è buffo e può far ridere. Si possono sia creare nuovi contenuti che reinterpretare delle scene di film o serie tv.

Un videoclip famosissimo che è stato creato con Tiktok  è quello dove una persona, ripresa dalla sua camera da letto, muove la bocca e sembra che stia imitando la traccia audio di un film. Il grande successo di TikTok si deve proprio a questa sua funzione principale, cioè quella di creare brevi video sincronizzati. Questo permette ai giovani di sbizzarrirsi e divertirsi molto. In modo particolare i filmati ricordano i film di Walt Disney e i suoi personaggi. Ad esempio su Tiktok si può vedere una vecchietta vestita da Nonna papera che canta mentre cucina, oppure un’adolescente vestita da Biancaneve che balla in maniera indiavolata davanti allo specchio del bagno, o un signore con le sembianze dell’elefante Dumbo che suona il pianoforte bendato. Roba da ridere come matti e da restare tutto il giorno incollati a Tiktok.

TikTok, creato da una società cinese che si chiama ByteDance, non è soltanto un social media, ma si avvicina molto ai social network, come Facebook e Instagram, perché grazie a TT gli iscritti si costruiscono un seguito, hanno persone con cui interagire, possono essere apprezzati o meno (con le ormai celebri ‘reazioni’ e il classico cuoricino per il ‘mi piace’).
Tiktok inoltre garantisce un feed immediato e non impegnativo, interazioni tra utenti ‘innovative’ e originali, l’uso di #hashtag.

Valeria continua a guardare il suo cellulare e a ridere.
“Ma quanto tempo passi con questo Tiktok?” chiedo.
“Quasi tutto il tempo libero che ho” mi risponde,
“Io sto sempre su Tiktok mentre faccio altro. Anche mentre disegno tengo d’occhio Tiktok e, se appare un  video divertente, lo condivido con le mie amiche, così ridiamo tutte. Guarda questo, ha raggiunto 30.000 visualizzazioni in qualche ora.”
Guardo, è il video di una ragazza che si tinge i capelli di viola, mentre fa delle boccacce allo specchio del bagno e digrigna i denti in una specie di sorriso horror.
Non so perché faccia ridere, ma questo non è rilevante. Ogni età ha le sue caratteristiche, il suo modo di divertirsi e di trovare piacevoli alcune cose piuttosto che altre.

Ciò che mi colpisce di più è la velocità impressionante con cui tutto questo succede.
In un minuto si può guardare il video, apprezzarlo, condividerlo, riderci, dimenticarlo. In pochissimo tempo viene visto da miglia di persone. Tutto a una velocità impressionante. Dopo qualche minuto ce n’è già un altro con le stesse caratteristiche del primo che intraprende lo stesso percorso.
Ovviamente il motore, nonché la fonte di sussistenza e di forte guadagno per TT, è l’insieme di tutti questi video che, in maniera gratuita, vengono postati dai registi in erba e replicati velocissimamente e all’inverosimile.
Tiktok mi fa compagnia, c’è in ogni momento qualcosa di nuovo da guardare, così non mi annoio mai” dice mia nipote.

Ripenso a quando avevo l’età che ha Valeria adesso. Anche io amavo molto le recite e i travestimenti. Solo che il passaggio social non esisteva. Io le ‘messe in scena’ le facevo davvero. Prendevo Cecilia, la mia sorella più piccola, e la travestivo con i vecchi abiti della nonna Adelina, con le scarpe enormi del nonno, con un vecchio parka verde di mio padre che era appeso nella dispensa e che serviva per andare nell’orto nei periodi in cui faceva freddo e c’era la nebbia. Quel parka color verde secco come le foglie d’autunno, aveva sicuramente visto tempi migliori, ma a me piaceva perché era adatto a travestire Cecilia da animale preistorico, o da orso. L’interno del parka era di finto-pelo bianco, ingiallito dal tempo e dal luogo dove era riposto, arruffato e pesantissimo. Un capo prezioso e unico.

Altre volte andavo nel cortile di Albertino Canali e mi facevo dare dei sacchi di juta, che i suoi genitori avevano sempre perché li usavano per il granoturco, e li trasformavo con la forbice in abiti da scena ‘strepitosi’. Dopo aver sistemato gli abiti, organizzavo spettacoli nel mio cortile, aprendo il portone e impressionando tutti i passanti di via Santoni Rosa che, trovandosi davanti a casa mia in quel momento, ignari del loro destino, venivano catapultati senza preavviso in una messa in scena ‘da urlo’. Mi piacevano anche le danze folli. Per i balli facevo dei costumi con la carta crespa dai colori sgargianti e danzavo insieme alle mie sorelle e alle mie amiche, sempre nel cortile. Ero una specie di ‘croce e delizia’ degli abitanti di via Santoni.

Ora invece di farlo davvero, lo spettacolo lo si guarda. Anzi, in realtà non è nemmeno così. Dire che lo si guarda è riduttivo, diciamo che vi si partecipa con un grado diverso di coinvolgimento. Mentre si guarda un video di Tiktok si può anche fare altro, mentre si organizza una recita nel cortile della propria abitazione, con tanto di attori veri e di pubblico in carne ed ossa, non si può proprio fare altro. Gli spettacoli ‘veri’ necessitano di un impegno e una determinazione esclusivi. Resta il fatto che anche quello di Tiktok è un guardare partecipe, l’interazione è garantita, l’aggiunta di creatività stimolata.

Ciò che è molto diverso è la mancanza di fisicità. Non c’è più prossimità tra i corpi, né interazione di tipo fisico. Si guarda una persona su uno schermo, si è guardati sullo schermo. Questo è il vero cambiamento, l’apertura di una porta verso un futuro digitale, che è una novità, che invita tutti a delle nuove relazioni, a un nuovo modo di conoscersi e di apprezzarsi. Continuo a pensare che il nostro avere un corpo sia fondante, sia proprio una delle caratteristiche dell’essere umano. E’ attraverso il corpo che cresciamo, sentiamo, amiamo, moriamo. E’ attraverso il corpo che sperimentiamo l’essenza più profonda dell’essere umani. La mediazione di un social in tutto questo è fonte di grande cambiamento. Cambia lo stile di relazione, cambiano i tempi e la prossimità, cambia lo stare dentro e fuori dai momenti, cambia la gente.

Ma non demonizzerei proprio Tiktok.
E’ un modo di affacciarsi al mondo che appartiene prevalentemente a questa generazione di adolescenti e che apparterrà, quasi di sicuro, anche a quelle che verranno. E’ la novità che avanza, la stranezza che conquista, la digitalizzazione che pervade tutto, il marketing che aggancia i giochi dei ragazzi e imperversa potente.

Mi chiedo cosa farei se avessi adesso 12 anni e poi dico a Valeria:
“Mi è venuta un’idea. Facciamo anche noi un video su Tiktok, ci mettiamo la nonna Anna mentre cucina.”Lei alza la testa e mi guarda. “Siiii. Facciamo l’account della nonna”.
“Visto che su Tiktok va forte Walt Disney potremmo chiamare l’account  Nonna Papera Anna, oppure Nonna Anna Papera”. Dico.
“No” dice lei “Chiamiamolo Nonna Papera e basta”.
“Ok. Nonna Papera e basta. Ho visto che sono tutti vestiti in maniera eccentrica. Dobbiamo trovare un costume per la nonna. Un grosso fiocco in testa, un giubbino rosa fluorescente e gli occhiali da sole. Poi, così vestita, le facciamo preparare e cuocere le cotolette e, mentre lei cucina,  la filmiamo”.
“Sì, sì, sì. Si vede subito se ‘buchiamo’ lo schermo, nel giro di poco tempo arrivano migliaia di visualizzazioni. Altrimenti ne arrivano poche e allora a dobbiamo ricominciare”. Dice.
Lo vuole fare davvero, sta già pregustando l’impresa. Mi vien da ridere.
Con questa storia dei travestimenti sono ancora brava, come quando da piccola convincevo Cecilia e le mie amiche a mettersi vecchi vestiti e maschere di carta.

Abbiamo solo un piccolo problema: chi spiega tutto questo alla nonna Anna?
Tiktok, tiktok,  tiktok.  sembra il rumore del tempo che passa …. Ma è un caso?  Forse sì.

Ferrara film corto festival

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Costanza Del Re

E’ una scrittrice lombarda che racconta della vita della sua famiglia e della gente del suo paese, facendo viaggi avanti e indietro nel tempo. Con la Costanza piccola e lei stessa novantenne, si vive la storia di un’epoca con le sue infinite contraddizioni, i suoi drammi ma anche con le sue gioie e straordinarie scoperte.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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