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Il VESCOVO – Sono felice, sono felice perché il vescovo consegnatoci dal Medioevo ha riportato alla ribalta categorie del pensiero che sembravano morte: erano, e sono, invece, vive e vegete. Chi può negare, infatti, la verità dell’affermazione del presule secondo il quale la legge sull’aborto “non ha consentito di venire al mondo a oltre sei milioni di italiani e la scarsità di figli ha fatto sprofondare il Paese in questa crisi economica”? Finalmente conosciamo le cause della crisi che ha colpito anche i popoli che fanno tanti figli, non ci avevamo pensato, ma l’alto prelato ha un filo diretto con Dio e noi siamo purtroppo degli idioti, i quali nulla conoscono perché Dio parla soltanto con i vescovi, con i cardinali, come no, e con i papi, un tempo parlava anche con la gente comune, a volte mandava la Vergine Maria a colloquiare con i fanciulli, ma, insomma, si faceva vivo con noi miserabili, adesso non più, ora mantiene un inquietante silenzio se non hai gradi ecclesiastici, con tutti coloro, insomma, che sono contro lo Stato se lo Stato mostra un’anima liberale, quella che ha suggerito di approvare una legge contro l’omofobia, una legge che, per il vescovo venuto dai secoli bui, “è un delitto contro Dio e contro l’umanità”. Sono felice che il presule abbia espresso così crudamente il suo penoso pensiero, non ci possono più essere equivoci. Se pensi che gli esseri umani siano tutti uguali e abbiano stessi diritti a prescindere dal loro sesso e dal grado di importanza raggiunto nella società, in tal caso puoi dire addio al regno dei cieli.
PS – Caro papa Francesco, non La invidio quanto lavoro l’attende se religione significa soltanto odio, peccato, condanna, intolleranza!

IL POLITICHESE – La politica? Ho sentito in questi giorni predicare ancora una volta contro l’antipolitica, ma non ho compreso se si sappia con una certa precisione che cosa sia la politica. E’ forse questa, questa in cui gli ideali sono stati sostituiti dai patteggiamenti, dagli accordi sottobanco, questo straccio di pessimismo materialista che ha chiuso le porte al pensiero, alla cultura e ai valori dello spirito e si esprime con linguaggi ridicoli, burocratici, conditi con strani intercalari, come “in qualche modo”, che molti giovinastri e vecchiacci prestati alla vita pubblica pensano siano il sale dei loro astrusi discorsi. Non molto tempo fa un noto politicante, già segretario di un partito della falsa sinistra, ha urlato durante un discorso: qui non si deve fare della poesia. Magari si facesse della poesia, caro ex compagno, magari, personalmente sono del parere di Victor Hugo, il quale nei “Miserabili” scrisse che soltanto quando al governo ci saranno i poeti l’uomo conoscerà la democrazia.

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Gian Pietro Testa


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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