Skip to main content

Ieri sera era domenica sera. Non succede quasi nulla alla domenica sera (a parte qualche normale viadotto crollato). La sera del dì di festa si guardano i risultati delle partite o si apre un libro rimasto a dormire sul comodino: ci si prepara mentalmente alla ripresa della settimana. Che altro? Beh, naturalmente, si butta un occhio ai messaggi sullo smartphone. Arriva così la notizia dell’ oscuramento della pagina Facebook delle sardine. E all’inizio non riesci proprio a crederci. Non siamo a Hong Kong, in Iran o in Turchia. Poi leggi il comunicato ufficiale: la pagina (più di 150.000 followers) sarebbe stata temporaneamente rimossa a seguito di segnalazioni di post offensivi e violenti.

Seguo dalla data della sua creazione, dalla primo raduno ittico a Bologna in piazza Maggiore, la pagina incriminata e non mi è mai capitato di leggere post e commenti di insulti. Mi saranno sfuggiti? Eppure quello che colpisce nel popolo delle sardine è fantasia, la capacità di invenzione linguistica, la scelta di comunicare attraverso l’ironia e la satira. Scorrere la pagina è come entrare in un caleidoscopio, un’opera grafica collettiva. Guardare come questo piccolo pesce azzurro è stato rappresentato, moltiplicato, reinventato, sovraimpresso sull’immagine di questa o quella piazza d’Italia.

     

‘A pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina’, la celebre frase del Divo Giulio ha scalato con merito la classifica dei proverbi. Anche nel caso dell’oscuramento delle sardine viene da pensar male. Come è potuto succedere che una pagina tanto scomoda quanto ironica e pacifista possa essere incappata nella censura automatica di Facebook? E’ noto che Matteo Salvini ha a disposizione una potente macchina social (‘La Bestia’) dove il suo consulente d’immagine, lo spin doctor Luca Morisi  coordina 35 collaboratori lavorano sulla rete H24 per rafforzare l’immagine del leader leghista e affossare quella degli oppositori.

Il dubbio – è solo un’ipotesi ma per nulla strampalata – è che l’oscuramento delle sardine sia stato pianificato nel bunker mediatico leghista. L’impresa è un gioco da ragazzi, non abbisogna di un guru della comunicazione. Fase uno, si mandano alla pagina delle sardine commenti violenti e minacce assortite a Salvini. Fase due, (le stesse persone) segnalano alla equipe di Facebook tali commenti. Fase tre (in automatico), la pagina Facebook viene oscurata.

Tuttavia Il branco delle sardine si ingrossa ogni giorno di più. Riempie il mare e le piazze di tutta la penisola. Mette in scena una nuova opposizione al populismo, l’unica che c’è. O almeno, l’unica che fa paura a Salvini: Allora, non è troppo fantasioso pensare che tra le centinaia di migliaia di sardine cerchi di infiltrarsi qualche squalo. Opportunamente mascherato.

Sia come sia, la marcia sott’acqua prosegue, il popolo delle sardine sembra aver reagito al temporaneo oscuramento raddoppiando ironia e fantasia: combatterle è maledettamente difficile. Il calendario dei prossimi appuntamenti continua a ingrossarsi. A Ferrara, la roccaforte espugnata dalla Lega alle ultime elezioni, gli iscritti al gruppo Fb dedicato (e potenziali partecipanti alla manifestazione del 20 novembre in piazza Castello) sono già più di 9500.[vai al gruppo Fb Sardine Ferrara]

tag:

Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it