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L’ultimo incontro con la poesia, organizzato da Lucia Boni della Galleria del Carbone in collaborazione col Collettivo Poetico Ultimo Rosso [Qui la pagina Fb del Collettivo], ha visto protagonista Roberto Dall’Olio col suo “Monet cieco”, Edizioni Pendragon. Venerdì 10 dicembre, sotto la sapiente regia di Roberta Barbieri e con le letture mirate di Maria Calabrese e dello stesso autore, la poetica di Dall’Olio si è impressionata, ha preso spessore, concretezza, “stregando” il folto pubblico presente.
La poesia è ricerca della sintesi senza perdere per strada la capacità di emozionare. Un esempio.

Roberta Barbieri

 

Monet cieco
non vede il blu
Blu elettrico
Blues
Blue jeans
Blu notte
Blu che si confonde nel blu
Blu addormentato
Blu di stelle
Blu gas
Blu marinaro
Blu Montgomery
Blu vetroresina
Blu di blu
Forse
Senza forse
Sei tu.”

Con la sua poesia verticale, Dall’Olio riesce spesso in questo sforzo sintetico-emozionale “senza orpelli ridondanti”, come annota il poeta salentino Marcello Buttazzo nella prefazione, applicando con cura “drenaggi linguistici” come direbbe Milo De Angelis.
Un’invidiabile capacità, in un panorama che molte volte è inflazionato di produzioni poetiche verbose che smarriscono la necessaria efficacia comunicativa.

L’incontro si è dipanato attraverso tantissime suggestioni in un ampio spazio poetico. Le numerose letture  hanno aiutato il pubblico a conoscere il poeta Dall’Olio, le sue domande esistenziali (cos’è la poesia, chi è il poeta, l’incontro con la musa ispiratrice), il suo dialogo fuori dal tempo col poeta impressionista. Un viaggio tra i colori e uno sguardo meno superficiale verso le ritrosie, la cecità cromatica di Monet, operato più volte di cateratta. In una sua lettera, Monet scriveva:” Io vi guardo ma non vi vedo (…). Da due anni, dalla mia operazione, vedo solo una bruma dalla quale ogni tanto pulsano dei particolari più precisi. Alcuni colori non esistono più per me (…) con i miei occhi non c’è più modo di continuare a dipingere”.

 

Presentazione Monet Cieco

Del poemetto “Monet cieco”, anche la rubrica settimanale di ferraraitalia Parole a capo ne ha parlato di recente [Vedi qui]
Il linguaggio di Dall’Olio è asciutto ma pieno di calore, di colori, di rimandi a luoghi vicini a noi, della nostra Emilia, e altri scampoli di territorio europeo.

La band Statale 16 ha intervallato le letture poetiche con impressioni in musica sempre molto accurate e proponendo cover di brani poco noti come, ad esempio, “I tuoi occhi sono pieni di sale” di Rino Gaetano, Akuaduulza di Davide van de sfroos  o Dentro la tasca di un qualunque mattino di Gian Maria Testa.

Roberto Dall'Olio

Dopo questo riuscito trittico di presentazioni, il Collettivo Poetico si sta preparando per un 2022 pieno di incontri col pubblico ferrarese, di eventi sorpresa. In altre parole, di poesia questa società che ne ha sempre più bisogno.

Cover e foto nel testo di Valerio Pazzi

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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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