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Un libro di Thaler e Sunstein, tradotto in italiano nel 2009, Nudge. La spinta gentile. La nuova strategia per migliorare le nostre decisioni su denaro, salute, felicità (Feltrinelli), ha contribuito a diffondere la consapevolezza che l’informazione non basta a farci compiere scelte migliori, per noi quanto per la collettività. Abbiamo stili alimentari sbagliati, sprechiamo energia elettrica, usiamo la macchina quando potremmo andare a piedi e così via. Ciò accade perché la nostra razionalità è assai limitata e perché, di fronte ad una scelta, le nostre emozioni hanno quasi sempre la meglio. Sulla base di questa considerazione, che ha alle spalle una lunga serie di studi sperimentali, ha preso il via una linea di “regolazione” che si basa sulla così detta architettura della scelta. Non siamo perfettamente razionali e siamo condizionati da troppe informazioni contrastanti, dalla complessità della vita quotidiana, dall’inerzia e dai limiti della nostra volontà. Ma ora sappiamo che il modo in cui le scelte sono presentate influenza le nostre risposte.
I responsabili delle politiche pubbliche che si trovano di fronte a riduzioni delle risorse da impiegare e a crescenti spese, dovrebbe prestare attenzione all’architettura della scelta. Scelte individuali virtuose farebbero risparmiare denaro pubblico. Ma le vie individuate si sono rivelate inefficaci, ad esempio l’aumento dei prezzi e le etichette dissuasive non hanno ridotto il fumo. In sostanza, non sembra possibile arginare i comportamenti scorretti facendo ricorso a scelte razionali. Le persone sono soggette a una serie di errori, di distorsioni cognitive ed emozioni che non consentono di compiere sempre la scelta migliore per il proprio benessere.
Poiché obblighi e divieti non sembrano funzionare, i teorici del nudging propongono di introdurre dispositivi che sollecitino buoni comportamenti. Del resto alcune applicazioni sono già diffuse: negli alberghi la chiave magnetica della porta disattiva automaticamente la luce; il fastidioso bip che si attiva nell’auto se le cinture di sicurezza non sono allacciate è assai più efficace del pensiero di una eventuale multa.
Le esperienze realizzate nel mondo sono numerose. Ne cito solo alcune. In Svezia la campagna “The Fun Theory”, è stata proposta con l’obiettivo di sviluppare buone pratiche di sostenibilità urbana; in Danimarca è stata creata un’organizzazione no profit, denominata iNudgeYou, con il fine di testare i potenziali benefici sociali del nudge. Ad esempio, a Stoccolma una scala della metropolitana è stata trasformata in un’enorme tastiera, in modo che, calpestando i gradini, si produca una gradevole armonia: da quel momento, un gran numero di persone ha preferito le scale tradizionali alle scale mobili. Un cestino sonoro ha spinto le persone a tenere più pulita la città, un raccoglitore di vetro, assegnando dei punti come accade nei videogame, ha incoraggiato la raccolta differenziata.
In California, per convincere i cittadini a risparmiare energia elettrica, trecento famiglie sono state informate della quantità di energia utilizzata in un determinato periodo e anche del consumo medio delle famiglie del quartiere. Coloro che avevano maggiori consumi hanno spontaneamente corretto il proprio comportamento, con una conseguente riduzione dei consumi energetici. Il governo inglese e quello americano hanno formato Nudge Unit e anche la Commissione Europea ha iniziato a studiare applicazioni ad integrazione dell’approccio regolatorio tradizionale. Intanto si moltiplicano le esperienze locali.

Maura Franchi (sociologa, Università di Parma) è laureata in Sociologia e in Scienze dell’Educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi, Social Media Marketing e Web Storytelling, Marketing del prodotto tipico. I principali temi di ricerca riguardano: i mutamenti socio-culturali connessi alla rete e ai social network, le scelte e i comportamenti di consumo, le forme di comunicazione del brand.
maura.franchi@unipr.it

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Maura Franchi

È laureata in Sociologia e in Scienze dell’Educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi, Social Media Marketing e Web Storytelling, Marketing del Prodotto Tipico. Tra i temi di ricerca: le dinamiche della scelta, i mutamenti socio-culturali correlati alle reti sociali, i comportamenti di consumo, le forme di comunicazione del brand.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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