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Parole a capo
Massimo Teti: «Una farfalla» e altre poesie 

Massimo Teti: «Una farfalla» e altre poesie 

 

“La poesia è come l’acqua nelle profondità della terra. Il poeta è simile a un rabdomante, trova l’acqua anche nei luoghi più aridi e la fa zampillare.”
(Alberto Moravia)

È l’alba

Nuvole bianche s’ accendono
di rosa nel cielo che a poco a poco
si schiara nel buio che diluisce
è l’alba che nasce dietro i palazzi
Lo sanno gli uccelli che aspettano
posati sui rami e le stelle e
la luna che si va a nascondere
lo sanno i fiori che piangono
stille di rugiada dai petali
Lo sanno i miei sensi più reconditi
che questa luce, questa pura luce
che mi invade gli occhi, che
squaderna il mondo intorno a me
Questa luce che ci svela per quello
che siamo, ombre sulla terra
nel tutto che si muove, che nasce e
che muore, il miracolo è quello
di sentirsi vivi, di essere vivi
qui e adesso, senza chiedere niente
nel tempo che ci scorre, nella storia
che ci investe, nella luce, questa luce
che ci avvolge, ci schiarisce la via
che ci riempie gli occhi, che ci irradia
il cuore e ci avvicina al cielo
Lo stesso cielo, la stessa luce che
sconfigge la notte e allontana
la morte ancora un altro po’
e ci fa dire davanti all’alba
all’aurora vestita di rosa
sono qui, sono ancora vivo.

 

*

 

Il cuore del mondo


Ho una stanchezza dell’anima e
gli occhi non riescono a guardare
non so cos’è che mi fa star male
forse quello che accade intorno a me
forse quello che accade dentro di me
il cuore è un lago profondo dove
annegano i ricordi e i pensieri
il presente è una terra desolata
di fiori secchi e d’erba bruciata
ci fosse un motivo per sperare
potrei provare anche ad amare
distrarmi da tutto questo dolore
da questa umanità che muore
da tutta questa morte intorno
e noi intenti a sopravvivere
spolpando l’ultimo brano di carne
a pagare l’ultima bolletta
della luce che si sta spegnendo
come gli occhi dei bambini in guerra
e quelli finiti in fondo al mare
che non sanno qual è la differenza
tra il bianco e il nero, tra la notte
e il giorno, tra noi e loro, ma hanno
imparato cos’è la guerra, hanno
imparato cos’è la fame e la sete
hanno imparato cos’è il dolore
hanno imparato cos’è la morte
Ho una stanchezza dell’anima e
gli occhi non riescono a guardare
ma so cosa mi fa star male
è quello che accade lontano da me
è quello che accade dentro di me
ma il cuore è un mare profondo
dove annega il presente
e a me fa male il cuore
a me fa male il cuore del mondo.

 

*

Datemi un sogno

 

Datemi un sogno, un amore o una
barca per attraversare il mare
datemi le stelle e la luna piena
sorridente, che io possa viaggiare
anche di notte, e porti sicuri
sono un uomo che vive male il suo
tempo, datemi parole nuove che
possano abbattere tutti i muri
Datemi una musica e una danza
e un fiume di gioia e di speranza
che queste lacrime diventino perle
di riso a risuonare nel cuore
Che le mani e gli occhi e la voce
perduti in fondo al mare possano
riemergere, avere un nome una croce
Datemi un posto nel mondo e una storia
da raccontare e pane da spezzare
che il sangue e il pianto sono fiume
di dolore e semi di memoria
Le luci laggiù sono lontane
troppo lontane, la notte è fredda
e la guerra non è ancora finita
il mare di sotto si muove e fa
paura e il cielo lassù ci guarda
silenzioso e indifferente
Datemi dunque parole nuove
datemi un sogno un amore una barca
e la luna e le stelle per viaggiare
anche di notte e poter arrivare
oltre l’orizzonte, oltre quel muro
in un paese chiamato futuro.

 

*

Nel sentiero tracciato dal tempo

 

Sul sentiero tracciato dal tempo
raccolgo pezzi di me sparsi come
semi che non hanno dato frutti
un bambino tremante davanti alla vita
silenzi colmi di parole racchiuse
nel guscio duro del riserbo
dietro alla porta del mio io più nascosto
cresceva il mio mondo interiore
dialoghi interminabili tra me e me
mentre il mondo di fuori accadeva
la membrana si faceva più sottile
la realtà rompeva i miei sogni
la realtà rompeva il mio guscio
parole nuove parole da inventare
e una barca per non affondare
nel mare che continuava a crescere
e onde troppo grandi da affrontare
ma la notte del tempo inghiotte tutto
e rimangono solo i ricordi
quelli che c’erano e non ci sono più
in quale anfratto in quale piega
del tempo sono caduti tutti
i volti e i momenti vissuti?
Cosa resta di me del mio mondo?
Mentre il mondo di fuori continua
ad accadere e la realtà è lì
davanti a me e la posso toccare
il mio dolore è quello del mondo
sotto la pelle sempre più sottile
nelle notti sempre più scure
tra le onde sempre più grandi
aggrappato a quel che resta di un sogno
mentre la luna si fa più pallida
e le stelle si vanno spegnendo
il buio si scolora nell’alba
salutata dal canto dei merli
non svegliatemi, voglio dormire
voglio provare a sognare ancora.

 

*

 

Una farfalla

 

Con la tua leggera veste
di ali di velo rapita dal vento
nel tuo volo celeste
ubriaca di sole
ti sei posata un momento

Forse sei una fata venuta
da un bosco incantato
per estasiare i miei occhi
rallegrare i miei pensieri neri

Se non avessi paura
di strapparti le ali
ti prenderei con me
ti porterei nella mano

Ti proteggerei dalla pioggia
improvvisa, dalla furia
dei venti, ti darei riparo
nella notte fredda e buia

Ti guarderei a lungo
per farmi rapire i sensi
per farmi sfiorare la pelle
dalla tua polvere di stelle

Scoprirei il mistero
della tua felicità
della tua bellezza
della tua libertà

Ma sei già volata via
col tuo segreto con la gioia
del tuo volo a farti baciare
ancora dai raggi del sole

Raggiungerai un prato
insieme alle tue sorelle
farete una festa di colori
di profumi tra l’erba e i fiori

Ebbre di nettare danzerete
in volo ignare
del mondo che brucia
dell’uomo che muore.

 

Massimo Teti (Roma).  E’ sempre stato un grande lettore, tanti fumetti e poi libri che leggeva in solitudine voracemente. Da grande si è iscritto alla scuola serale per lavoratori per prendere un diploma. “Ho conosciuto una professoressa, quella di lettere e storia, che mi ha aiutato molto, facendomi scoprire e riscoprire molti autori e spingendomi a scrivere. Devo a lei se ho cominciato a scrivere, anche poesie, perché mi ha aiutato a credere in me stesso, nelle mie potenzialità, mi ha dato fiducia, e di questo gliene sarò sempre grato“. Pubblica spesso sue poesie su Facebook.

“Parole a capo” è una iniziativa dell’Associazione culturale “Ultimo Rosso”.
Per rafforzare il sostegno al progetto invito, nella massima libertà di adesione o meno, a inviare un piccolo contributo all’IBAN: IT36I0567617295PR0002114236

La redazione di “Parole a capo” informa che è possibile inviare proprie poesie per una possibile pubblicazione gratuita nella rubrica all’indirizzo mail: gigiguerrini@gmail.com 

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio. Questo che leggete è il 277° numero. Per leggere i numeri precedenti clicca sul nome della rubrica.
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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)