Nicola Chiaromonte: il “personaggio” dei romanzi
Nicola Chiaromonte: il “personaggio” dei romanzi.
Diverse volte mi è capitato di citare Nicola Chiaromonte dando per scontato il fatto che fosse una personalità conosciuta dalla maggior parte dei nostri intellettuali contemporanei se non altro perché compare come “personaggio” in famosi romanzi di Natalia Ginzburg, Saul Bellow e André Malraux.
Ho avuto modo di ricredermi: pochi sanno chi è (stato) Nicola Chiaromonte; e allora vorrei brevemente presentare questa figura di intellettuale moderno ante litteram, che ha meritato un corposo Meridiano Mondadori a cura di Raffaele Manica (Chiaromonte. Lo spettatore critico, Mondadori 2021) reso possibile grazie a Miriam Rosenthal , che si è occupata di riordinare l’archivio e portare alla pubblicazione gli scritti del marito.
Nicola Chiaromonte (Rapolla, 12 luglio 1905 – Roma, 18 gennaio 1972) è stato un saggista e critico teatrale italiano, allievo di Andrea Caffi e amico, tra gli altri, di Albert Camus, Isaiah Berlin, André Malraux e Mary McCarthy.
È vero Nicola Chiaromonte è stato anche un antifascista, un esule e combattente nella Guerra di Spagna, ma, prima di tutto, Chiaromonte è stato uno spirito libero e un osservatore mai banale delle cose d’Italia e del mondo.
In diretta continuità con il suo maestro Andrea Caffi, Chiaromonte fu un propugnatore del socialismo libertario, che contrappose alle spinte trotzkiste della rivista Politics di Dwight Macdonald, a cui pure si legò in un sodalizio di amicizia e di frequentazione intellettuale.
Pertanto fu e si definì anche anticomunista nel senso di essere, in generale, contro qualunque spinta totalitaria e avanguardista. Ebbe importanti legami d’amicizia con Hannah Arendt, tra gli altri e con Gaetano Salvemini, insieme al quale collaborò al settimanale italiano a New York, Italia libera.
Fin dal suo ritorno in Italia nel 1951, sperimentò la scomoda sensazione di esule in patria, dovuta al suo rifiuto a sottomettere la cultura alla “fede” politica strettamente legata ai partiti ; per un periodo tenne una rubrica di critica teatrale sulla rivista Il Mondo fondata da Mario Pannunzio.
Nel 1956 fondò con Ignazio Silone la rivista culturale indipendente Tempo presente, che riservò grande attenzione ad autori di notevole spessore.
Le sue posizioni furono improntate all’antitotalitarismo ma, a differenza di Silone, fu senz’altro più utopico; vicino alle posizioni di Albert Camus, teorizzò «la normalità dell’esistenza umana contro l’automatismo catastrofico della Storia».
Nel saggio La guerra fredda culturale. La Cia e il mondo delle lettere e delle arti (Fazi editore, 2002) la storica e giornalista inglese Frances Stonor Saunders, ipotizza uno stretto legame economico tra la rivista Tempo presente e la CIA: la Saunders infatti rivela l’appartenenza dei due fondatori alla Congress for Cultural Freedom, un’associazione culturale anticomunista che fungeva da paravento per la CIA e che era nata per contrastare l’influenza culturale del comunismo in Italia ed in Europa.
È stato comunque accertato che Chiaromonte non fosse a conoscenza di questa attività segreta al pari di altri patrocinatori dell’associazione come Raymond Aron, Bertrand Russell, Karl Jaspers, Benedetto Croce, che furono accusati, insieme a George Orwell, di aver fatto i conferenzieri al soldo della CIA.
Dal gennaio 1967 e fino alla morte, intrattiene una fitta corrispondenza con Melanie von Nagel Mussayassul, amichevolmente chiamata Muska, una monaca benedettina, sul tema della verità.
Quest’uomo, amico di Alberto Moravia, di Albert Camus, di Mary McCarthy, che compare con il suo nome nei romanzi di Natalia Ginzburg e Saul Bellow e con uno pseudonimo in un romanzo di Malraux, questo “personaggio”, circonfuso di un alone di leggenda, continua a restare, e non solo per il grande pubblico, uno sconosciuto.
Come ebbe a scrivere un altro suo grande e famoso amico, il poeta e nobel polacco Czesław Miłosz, egli fu “grande ma non celebre” e così pare essere rimasto.
Uno dei direttori del più noto quotidiano italiano, disse che Chiaromonte gli ricordava il maestro di Virgilio, il poeta Stazio, che così Dante onorò in una famosa terzina del Purgatorio (XXII, 67-69):
Facesti come quei che va di notte,
che porta il lume retro e sé non giova,
ma dopo sé fa le persone dotte.
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