Skip to main content

Il superfluo indispensabile

Il superfluo indispensabile

Si racconta che nei primi anni Sessanta del Novecento uno scienziato americano si presentò di fronte a un’importante commissione federale per convincere il Governo a finanziare un suo progetto.

La commissione era presieduta da un severo e temutissimo Senatore repubblicano del Rhode Island e dunque lo scienziato visibilmente intimidito cominciò ad esporre il proprio progetto, che riguardava una ricerca di fisica teorica, quando nel bel mezzo della presentazione fu interrotto dal Senatore con questa domanda: «Professore, mi faccia capire una cosa: questo progetto serve a difendere la nostra patria?».

Lo scienziato rimase interdetto per qualche istante e poi soppesando le parole disse: «No! Signor Presidente, ma serve a rendere la nostra patria più degna di essere difesa».

Le cose in fondo non sembrano gran che cambiate perché anche oggi (e non solo negli Stati Uniti), se guardiamo le cose dal punto di vista di un “vecchio repubblicano americano”, non solo la fisica teorica, ma in generale la maggior parte della creazione intellettuale e dell’attività culturale non “serve” a molto. Così come per un economista abituato a misurare il valore o il significato di una civiltà basandosi esclusivamente sul PIL.

Se però la creazione intellettuale e l’attività culturale compresa quella scientifica vengono osservate dal punto di vista di coloro che sono interessati a vivere una vita “degna” di essere vissuta, allora le cose cambiano. In un tale cambio di prospettiva non solo la fisica teorica “serve”, ma anche la letteratura, la poesia e persino il teorema di Pitagora, detto nell’antichità, il ponte degli asini perché serviva a far passare gli esami anche a chi aveva poca voglia di studiare e che magari sarebbe lo stesso riuscito a diventare… Senatore.

“La coltura”, scriveva Gaetano Salvemini, ”è la somma di tutte quelle cognizioni che non rispondono a nessuno scopo pratico, ma che si devono possedere se si vuole essere degli esseri umani e non della macchine specializzate. La coltura è il superfluo indispensabile”.

Questo veniva scritto da Salvemini in Che cosa è la coltura, libro pubblicato da Guanda nel 1954, proprio lo stesso anno in cui Giulio Natta grazie ai suoi studi di stereochimica riuscì a inaugurare la stagione della plastica nostrana o meglio dei polimeri stereospecifici, brevettati poi con il nome commerciale di Moplen, Meraklon, Mopeflan etc…, dotati di così tanta versatilità ed eccellenti proprietà chimiche e meccaniche da venire utilizzati in diversi settori applicativi: da quello automobilistico, all’edilizia, dal biomedicale a tanti altri.

L’invenzione di questi nuovi catalizzatori per la polimerizzazione stereospecifica, poi denominati catalizzatori di Ziegler-Natta, fruttò a Natta e congiuntamente a Ziegler il premio Nobel per la chimica nel 1963.

La produzione industriale su scala mondiale di polipropilene isotattico, il più apprezzato fra i prodotti, si baserà sui successivi brevetti (comunemente noti come brevetti Natta-Montecatini) depositati da Natta a partire dalla metà degli anni 1950, in comproprietà con la Montecatini. Partendo dalla prima produzione di polipropilene a Ferrara nel maggio del 1957, a questa s’ispireranno tutte le altre metodologie di produzione sviluppate da altre imprese.

Il racconto iniziale avrebbe potuto benissimo vedere come protagonisti Giulio Natta e il Presidente di una Commissione istituita appositamente per stabilire se finanziare o meno la costruzione di un impianto di produzione di Moplen, per esempio a Ferrara.

Probabilmente anche in questo caso qualcuno avrebbe rivolto a Natta una domanda dello stesso tenore di quella del Senatore americano: « Professore, mi faccia capire una cosa: ma questo Moplen servirà a difendere la nostra patria?».

E Natta avrebbe potuto benissimo rispondere così (e oggi ancor più di ieri): «No! Signor Presidente, ma serve a rendere la nostra città, la nostra produzione industriale, la chimica del nostro Paese più degni di essere difesi».

Pensare che “ …la somma di tutte quelle cognizioni” (scientifiche, tecnologiche, sindacali, civili e ambientali) acquisite negli anni all’interno del petrolchimico di Ferrara fossero finalizzate solo e esclusivamente a scopi pratici, ci ha fatto perdere di vista il loro reale valore umano e sociale rivolto a favore di una collettività”.

Ma si sa la cultura, anche quella scientifica, se c’è, finisce per risultare sempre superflua, sebbene indispensabile. Proprio come la plastica.

Cover: immagine tratta da https://pixabay.com/it/images/search/free%20image/

Per leggere gli articoli, i racconti e le poesie di Giuseppe Ferrara su Periscopio clicca sul nome dell’autore

sostieni periscopio

Sostieni periscopio!

Tutti i tag di questo articolo:

Giuseppe Ferrara

Giuseppe Ferrara – Nato a Napoli. Cresciuto a Potenza fino alla maturità Classica presso il Liceo-Ginnasio Q.O. Flacco. Laureato in Fisica all’Università di Salerno. Dal 1990 vive e lavora a Ferrara, dove collabora a CDS Cultura . Autore di cinque raccolte poetiche; è presente in diverse antologie. In rete è possibile trovare e leggere alcune sue poesie e commenti su altri poeti e autori. Tiene un blog “Il Post delle fragole”: https://thestrawberrypost.blogspot.com/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)