L’enfiata labbia e la rabbia di Grillo. Miserie e spregio del populismo incolto
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Quivi trovammo Pluto il gran nemico.// “Papè Satàn, papè Satàn aleppe!”/ cominciò Pluto con la voce chioccia/… Poi [Virgilio] si rivolse a quella enfiata labbia e disse: “Taci maladetto lupo:/ consuma dentro te con la tua rabbia.” (Inferno, VII).
Dante che come si sa esprime sempre la verità attraverso la realtà delle situazioni, da buon profeta ha anticipato il profilo di un comico che centinaia d’anni dopo ha assunto le sembianze di Pluto, il dio degli inferi posto a guardia del luogo dove si consuma la malvagità in eterno. Quel comico che si chiama Beppe Grillo ha osato con una parodia dissacrante mutare le parole che un altro vero profeta ha posto a incipit del luogo dell’orrore e della negazione dell’umano come una sua “sacra” testimonianza. Non è bastata l’infamia della ignobile parodia, ma il nuovo Pluto con la sua ‘enfiata labbia’ ha osato ritoccare la scritta che campeggia a monito dell’invalicabile, sul cancello del campo di concentramento di Auschwitz. E per cosa? Per una ancor più miseranda lite politica dove il capo-popolo travalica il confine del lecito per spingersi nella sua satanica rabbia a colpire la sacralità dell’umano. E questo è un commento che nasce dalla convinta analisi di un laico che sa però che il “sacro” – e il “sacro” legato all’uomo – va rispettato, condiviso, per non ricadere nel gorgo dell’indicibile e del disumano.
Ai miei commenti forse anche troppo blandi che ho affidato a Facebook mi si risponde “pragmaticamente” che, pur non condividendo l’uscita del capo-comico (ma sarebbe meglio dire del capo-tragico), questo putiferio su una parodia e su una immagine non viene recepito da chi lotta nel presente e non sa come arrivare a fine mese, e che la sorte di noi “intellettuali” è non capire le esigenze primarie. Vale a dire lasciare chi non arriva a fine mese, i giovani, chi ha perso il posto di lavoro nell’ignoranza della storia o nella manipolazione della storia stessa. Un presente cieco e senza via d’uscita dove un falso profeta può manipolare la testimonianza di chi ha osato ergersi da uomo contro l’inaudito del genocidio. Mai. Nell’immondezzaio di ciò che tutti dicono, proclamano, esortano (vi ricordate il “kapò pronunciato dall’ex cavaliere al parlamento europeo? Vi ricordate la teoria del negazionismo, vi ricordate la tournée in Francia del cantante nazista Dieudonné? La gravissima parodia “La parodia – dalla lingua greca parà (παρα, simile) e odè (, canto) – è l’imitazione di uno stile letterario,musicale o ar
E i politici? Quelli che dovrebbero essere colpiti più profondamente da questa orgia di populismo? Quelli nostri locali o quelli nazionali? Dov’erano? Dove sono? Facile fare i programmi delle magnifiche sorti e progressive dell’economia, della cultura, del sol dell’avvenir e non rabbrividire e non protestare di fronte alla forma più evidente del disprezzo dell’eticità che comunque e nonostante tutto dovrebbe essere ancora presente nello svolgere l’attività che si chiama “politica”.
Gianni Venturi
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
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