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Monogoduria contro Pavlova

Diario in pubblico. Monogoduria contro Pavlova

Chinando il capo e seguendo la transumanza anche quest’anno mi sono recato al Lido-Laido degli Estensi per passare le vacanze(!) in quel luogo sempre più scosso dai lavori che dovrebbero concludersi fra un anno del monstrum, che s’innalza ormai minacciosamente trionfante con i suoi 14 piani di altezza, chiudendo di fatto l’infelice via Zanella, dove ho casa e dai nipoti chiamata, vista la frequente visita dei cani numerosissimi che hanno bisogno di depositare le loro feci, “la via merdaiola”.

L’appartamento è ben tenuto, anche se la solitudine lo rende ancor più triste. Decido di approfittare subito del buon cibo che offre il mio bagno “blu” anche se devo recarmici ad personam. Scelgo i piatti preferiti e tra i dolci m’imbatto in una novità chiamata Monogoduria alla fragola. Squisito e m’inchino a tanta bontà.

Il giorno dopo decidiamo di passare la giornata a Comacchio dove nella trattoria da sempre frequentata tra i dolci m’imbatto nella Pavlova, un dolce di tradizione che vanta una lunga storia. Si dice e si scrive, infatti che nel 1926 a Wellington in Nuova Zelanda un cuoco inventò questo dolce formato da una meringa con al centro la panna montata e adornato da frutta candita per festeggiare la bellissima ballerina Anna Pavlova.

Monogoduria alla fragola
Pavlova

Altri invece suggeriscono che il dolce fu inventato in Australia, dove la bella Pavlova era in tournée nei due paesi oceanici, mentre sembra più realistico che il pasticcere Berth Sachse di un hotel a Perth usasse per omaggiare la ballerina ingredienti avanzati da alcune preparazioni. Resta il fatto che la Pavlova diventò nel tempo un dolce popolare, particolarmente gradito nel periodo estivo.

Una conclusione sembra dunque imporsi, cioè che il vecchietto che scrive dedica il suo tempo a mangiare. Si certo non lo nego, ma devo ricordare che tra i miei iter di lavoro risalta un’attenzione al cibo, indotta anche dal fatto che sono stato membro dell’Accademia della Cucina Italiana e per quella importante organizzazione ho pubblicato testi fondamentali tra cui il Messisbugo il più importante trattato sulla cucina rinascimentale.

Gli sbalzi del tempo meteorologico in questo periodo provocano trombe d’aria che abbattono pini ed altri incidenti. Il mare è infido e le spiagge libere si coprono di divieti di balneazione, così non resta altro che accomodarsi sul balcone per vedere e sentire i comportamenti dei passanti dominati dalla voce stentorea di un vicino di casa che sembra assumere toni da generale Vannacci che consiglia/ordina come posteggiare le macchine e come esibire le piante fiorite comprate al mercato del sabato.

Passeggio la mattina nel viale principale per incontrare Maia, una cagnona stupenda, che vuole con tutti giocare con il frisbee e che viene galantemente ossequiata dai suoi simili. Ospito Benny, sempre più amato, che aspetta con ansia la trasferta mattutina al bar perché sa perfettamente che in quella occasione potrà gustare qualche pezzetto di brioche, poiché il suo cibo mattutino si compone di mezza mela o una carota.

Insomma, il Laido rimane immutato nei suoi ritmi ed io, tra una “monogoduria” e una Pavlova, aspetto che il tempo concluda il suo ciclo. E assieme ai giornali quotidiani leggo Singer poi vado a scambiare due chiacchere “fruttifere” con Luca e infine a degustare la sera la frittura nella trattoria spagnola.

Sic transeunt tempora laidenses.

Cover: https://pixabay.com/it/images/search/free%20image/

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Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.

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