Il tragico epilogo di Charlie Kirk, il WASP integralista che si era permesso di criticare Israele
Il tragico epilogo di Charlie Kirk, il WASP integralista che si era permesso di criticare Israele
How the West Was Won and Where It Got Us
In un cinico e febbrile intervento visto scrollando tiktok, una ragazza israeliana bianca, residente in Israele, elenca le nazioni edificate sul confinamento e sterminio delle popolazioni native (fra le tante Stati Uniti, Australia, Sudafrica) e i popoli con l’abitudine storica di colonizzare altre popolazioni con i propri “pionieri” (tra i tanti, gli inglesi e gli olandesi). La ragazza conclude il suo intervento lamentandosi del fatto che, con un passato del genere, il mondo occidentale se la prenda solo con Israele che sta facendo esattamente la stessa cosa.
In questo video di due minuti tratto dal canale Zeteo del giornalista angloamericano Mehdi Hasan, Yanis Varoufakis – ex ministro delle finanze greco ai tempi del cappio finanziario subito ad opera dell’Unione Europea (2015) – citando l’Australia (che conosce bene avendoci vissuto e insegnato) ricorda che gli inglesi arrivarono sulla sua costa sudorientale nel 1798, guardarono il subcontinente, abitato da circa sei milioni di nativi, lo dichiararono “terra di nessuno” e lo occuparono commettendo genocidio ai danni di quelle popolazioni. Lo stesso fecero i tedeschi in Namibia, i francesi in Africa nordoccidentale, gli olandesi in Indonesia. “La terra senza un popolo per un popolo senza terra” è lo slogan usato per eliminare il popolo nativo di quella terra e insediarsi al suo posto. Del resto, “…how was the United States built? It was built by effectively carrying out a massive genocide of Native Americans”.
Franklin Roosevelt (front, second from left) with the Groton football team, 1899 © Bettmann/Getty Images
C’è una tradizione di pulizia etnica fondata sul suprematismo White Anglo-Saxon Protestant (WASP), di cui lo sterminio che compie adesso Israele è una variante non protestante. Adesso possiamo vedere in streaming l’orrore, ma quando ancora non era possibile, accadeva già che le donne ebree immigrate in Israele dall’Etiopia, le falasha, venissero sterilizzate chimicamente a loro insaputa, con iniezioni di Depo Provera definite “obbligatorie” per entrare in Israele e spacciate per vaccini (leggi qui). Per quale ragione? Perchè erano ebree, ma non bianche. Il problema non è nemmeno di etnia, ma di colore. Il colore sbagliato. I sionisti, in prevalenza ucraini, polacchi, bielorussi, non potevano rischiare di avere ebrei di pelle scura che sopravanzassero la popolazione di ebrei visi pallidi. Dice Ronnie Barkan, attivista ebreo antisionista: “Israele… ha di fatto stabilito un sofisticato sistema a due livelli, che distingue tra “cittadinanza” e “nazionalità” (ebraica, araba, drusa, circassa e molte altre) dei suoi sudditi. Israele consente a tutti i suoi cittadini di partecipare al suo gioco elettorale pseudo-democratico, mentre nega legalmente una lunga lista di diritti a quelli delle “altre” nazionalità. Come tale, un ebreo tedesco che vive a Berlino che non ha mai visitato Israele ha più diritti lì, per legge, di un cittadino israeliano ad Haifa, la cui famiglia palestinese vive lì da generazioni.”
Il rigurgito suprematista wasp negli Stati Uniti ha un sapore molto simile, anche se non uguale. L’America di Trump, che ha il suo braccio “armato” interno nel dipartimento immigrazione (ICE), che gli immigrati non bianchi chiamano “la migra”, sta di fatto aggredendo lo ius soli, sancito dal quattordicesimo emendamento della Costituzione che recita: “Tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti e sottoposte alla relativa giurisdizione sono cittadine degli Stati Uniti e dello Stato in cui risiedono”. Il boss di questo dipartimento è Stephen Miller, di ricca famiglia ebraica, che ha stabilito degli obiettivi di budget molto ambiziosi per la deportazione di immigrati “irregolari”, ovvero non in regola con i documenti. Luca Celada, giornalista con un passato in RAI da corrispondente dagli Stati Uniti, adesso scrive per il Manifesto. Celada vive da molti anni a Los Angeles, megalopoli meticcia per eccellenza (secondo l’ultimo censimento il 47% della popolazione è di origine ispanica e latinoamericana, con prevalenza messicana). In questo articolo, Celada illustra a cosa sta portando il fanatismo in tema di controllo dell’ immigrazione: “In California, primo produttore nazionale, l’agricoltura è un affare da 59 miliardi di dollari e un comparto che impiega 250.000 lavoratori. Secondo le stime ufficiali la metà circa sarebbero immigrati non in regola (in tutto il paese si aggirerebbero sui 350.000), retaggio di un sistema da sempre fondato sullo sfruttamento di una forza lavoro precaria e a buon mercato per i produttori. Il 10 luglio scorso militari mascherati hanno raggiunto la Glass House con colonne di mezzi corazzati e senza presentare mandati di cattura hanno ammanettato e portato via 360 lavoratori impegnati nel raccolto di cannabis (una coltura legale in 24 di 50 stati, ammessa per uso medico in 40 stati). Famigliari e attivisti della rete di autodifesa dei migranti di Ventura County (VC Defensa) accorsi sul posto, sono stati fatto oggetto di lancio di lacrimogeni e proiettili di gomma. Sono seguite scene di panico con famiglie, comprese donne e bambini, in fuga nel fumo, colluttazioni, agenti che rincorrevano braccianti come prede sulle zolle, gettandoli a terra come è ormai procedura, prima di caricarli su furgoni per portarli via”. Queste scene mostrano la cieca insensatezza di un giro di vite che finisce per danneggiare gli stessi grandi produttori agricoli, sfruttatori della manodopera irregolare.
La ribellione di Kirk a Israele
Charlie Kirk, riferimento politico del suprematismo bianco statunitense presso le giovani generazioni, cristiano evangelico che citava i salmi biblici per basare le sue idee politiche, (puoi ammirare qui un florilegio di sue frasi), è appena entrato a far parte di quel “… prezzo accettabile da pagare per difendere il Secondo Emendamento” ; alla luce del suo destino, segnato dallo sparo di uno di quei cittadini di cui Kirk ha strenuamente difeso il diritto di possedere armi, questa rimane la sua affermazione più beffarda, una specie di auto-epitaffio. Quando parlo di un sapore simile, ma non uguale, lasciato in bocca dall’integralismo wasp e da quello israeliano, intendo dire che la matrice del suprematismo bianco incarnato dal trumpismo in America e dal sionismo estremista in Israele è la medesima. Tuttavia, lo sterminio indiscriminato perpetrato a Gaza ha prodotto di recente una divaricazione imprevista: un atteggiamento inopinatamente critico di Charlie Kirk (vedi questo video) e di molti “influencer” cristiani evangelici americani, come Tucker Carlson, nei confronti del governo Netanyahu. Questa inchiesta del sito Grayzone racconta, attingendo a una fonte confidenziale definita molto vicina a Trump e Kirk, come Netanyahu avesse offerto una ulteriore, massiccia quantità di denaro all’organizzazione di Kirk, e che il suo rifiuto di accettarla avesse prodotto una reazione di grande disappunto israeliano, reazione che lo aveva spaventato. Nell’articolo la fonte a un certo punto riferisce che “…Kirk era disgustato da ciò a cui aveva assistito all’interno dell’amministrazione Trump, dove Netanyahu cercava di dettare personalmente le decisioni del presidente in merito al personale e sfruttava risorse israeliane come la donatrice miliardaria Miriam Adelson (della cui enorme influenza sulla politica americana puoi leggere qui) per tenere la Casa Bianca saldamente sotto il suo controllo”. In sostanza, Charlie Kirk voleva restare libero di esprimere il suo dissenso verso le azioni del governo israeliano, cosa che non sarebbe stata possibile se si fosse fatto “comprare” da Netanyahu. Non solo: Kirk avrebbe messo in guardia Trump dal fornire sostegno al bombardamento dell’Iran ad opera di Israele, ricevendone in cambio una reazione rabbiosa di Trump, che avrebbe brutalmente interrotto la conversazione.
Questa frattura tra Kirk da una parte, il cui movimento è nato e cresciuto dal 2012 grazie al massiccio sostegno finanziario dei gruppi sionisti, e il governo israeliano più Trump dall’altra, è forse lo sviluppo più interessante e inquietante legato alla sua tragica vicenda personale. Infatti la grande stampa italiana non ne parla, rimanendo avvitata attorno all’ombelico delle cazzate di meloni e salvini. Invece negli Stati Uniti la vicenda sta montando. Che quello di Kirk fosse un calcolo, dovuto ai sondaggi che davano il suo seguito giovanile fortemente critico verso Israele dopo lo sterminio a Gaza, o che fosse una genuina presa di coscienza dell’impossibilità etica di appoggiare le atrocità commesse da Israele, non lo so: sta di fatto che alcuni grandi finanziatori ebraici di Kirk lo stavano minacciando. Ancora da Grayzone: “Kirk è apparso visibilmente indignato durante un’intervista del 6 agosto con la conduttrice conservatrice Megyn Kelly, mentre discuteva dei messaggi minacciosi che riceveva dai pezzi grossi filo-israeliani. ‘All’improvviso: ‘Oh, Charlie: non è più con noi’. Aspetta un attimo: cosa significa esattamente ‘con noi’? Sono americano, ok? Rappresento questo Paese”, ha spiegato, prima di rivolgersi ai potenti interessi sionisti che lo perseguitavano”. Ma il fatto più eclatante è la excusatio non petita trasmessa l’11 settembre 2025 sul canale americano conservatore Newsmax (qui): intervistato da una compiacente giornalista, Netanyahu afferma che è insensato ipotizzare che Israele abbia potuto uccidere Kirk. Con ciò, legittimando in modo potente la speculazione e piazzandola lui stesso sulla scena mediatica.
Sarà che la storia delle morti eccellenti negli Stati Uniti, dai Presidenti ai senatori ai puttanieri di lusso, si conclude spesso con la fine prematura dell’assassino, oltre che dell’assassinato: Lee Oswald venne ammazzato due giorni dopo aver ucciso Kennedy e il suo assassino, Jack Ruby, morì in carcere di embolia polmonare tre anni dopo; solo chi crede alla Befana può credere alla versione del suicidio in cella di Jeffrey Epstein, e potrei proseguire. Per questo mi viene difficile non cogliere l’ alone sinistro che circonda il futuro di Tyler Robinson, il presunto cecchino di Kirk; così come, per altro verso, non credo in un avvenire tranquillo per chi sa troppe cose sulle trame sessuali di Jeffrey Epstein, l’altro fronte che mette realmente a rischio il futuro politico di Donald Trump, e sul quale lo stesso Kirk aveva fatto domande pubbliche troppo scomode per una giovane promessa allevata e prezzolata dai sionisti. Ho la sensazione che siamo solo all’inizio di una vicenda molto oscura e molto intrigante.
Cover photo https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/
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