“Non voglio andare in guerra”.
Ancora obiezioni e diserzioni di soldati russi
Redazione di Azione Nonviolenta
“Il nipote di un mio amico è tornato ferito e mi ha raccontato come sono stati picchiati dai loro comandanti. Sono stati costretti a firmare un contratto”, racconta Elena, una cittadina russa preoccupata. “Siamo davvero di fronte a una illegalità. Vi chiedo di indagare su questi fatti e di assicurare alla giustizia, secondo la legge di guerra, coloro che mandano a morire i nostri coscritti”.
Feriti? Si torna al fronte!
Anche la madre del caporale Niyazov Mikailovich testimonia contro le autorità militari. Suo figlio è stato ferito due volte. La prima volta è stato colpito da schegge e ha subito una commozione cerebrale e una paralisi. Tuttavia, dovette lasciare nuovamente l’ospedale da campo perché non c’era abbastanza spazio. Nonostante i forti mal di testa e la parziale perdita della vista e dell’udito, dovette tornare al fronte.
Un mese dopo, è finito in ospedale dopo essere stato vicino a una mina esplosiva. Soffre di vertigini, mal di testa, parziale perdita di memoria e problemi di vista e udito. Secondo la madre, l’assenza di cure mediche adeguate potrebbe avere conseguenze irreversibili.
Costretti a combattere
Anche per molti russi l’invasione dell’Ucraina è stata molto inaspettata. Molti soldati e coscritti russi sono stati inviati in Ucraina con un pretesto. Un soldato di 21 anni ha testimoniato di aver pensato di andare in Siria per l’addestramento, ma di essere finito improvvisamente in Ucraina. “Sono stato mandato in Ucraina in modo fraudolento, senza tenere conto dei miei desideri. Sono in prima linea, in posizione di tiro. Ho perso i miei compagni in battaglia. Ho 21 anni e voglio vivere. Ma cosa posso fare?”.
Obiezione di coscienza alla guerra. Una Campagna coordinata dal Movimento Nonviolento. Tutti possono firmare.
Clicca qui per la pagina dedicata. Scarica qui il testo della Dichiarazione di Obiezione
Per informazioni e adesioni: obiezioneallaguerra@nonviolenti.org

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PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
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