Skip to main content

t1

Questo grafico, di cui è indicata la fonte, arriva fino al 2014 e mostra in maniera inequivocabile il nostro rapporto finanziario con l’Unione Europea. In totale dal 2000 al 2014 abbiamo versato 72 miliardi in più di quelli ricevuti indietro. Un po’ come dire che per la ricostruzione post terremoto chiediamo il permesso all’Europa di spendere 4 miliardi di euro dopo che a loro ne abbiamo già dati circa 6! Interessante non vi pare?

Intanto finanziamo gli altri Paesi dell’Unione che magari hanno più bisogno di noi, non è bello del resto chiudersi in egoismi nazionalistici e nemmeno piangersi addosso. Spendere per l’accoglienza dei migranti, ad esempio, è un chiaro dovere di ogni buon cittadino italiano e anche addossarsi responsabilità che altri fratelli europei stentano a prendersi. Il fatto che in Italia ci sia un livello di disoccupazione pari al 11,4% e quella giovanile al 39,2% (fonte: Il Sole24ore e Istat di luglio), che il 2015 è stato l’anno record per il calo delle nascite (segnale di un peggioramento di prospettive per il futuro?) e che sei giovani su dieci sono costretti a vivere con i genitori è un dettaglio che i nostri economisti di governo non sentono la necessità di mettere in relazione. E pazienza anche se non abbiamo potuto salvare le banche ultimamente fallite per mancanza di 4 miliardi, che non abbiamo potuto ricostruire l’Aquila per mancanza della stessa cifra e poi chissà cosa succederà nel prossimo futuro per i terremotati del Centro Italia.

I dati sopra finiscono però nel 2014 e cosa sarà mai successo nel 2015? Ci sarà stata un’inversione di tendenza? Lo andiamo a vedere direttamente dal sito dell’Unione Europea (www.europa.eu) che opera con totale trasparenza, del resto chi mai andrebbe a leggere tali dati. Il cittadino segue di più gli urli e gli isterismi del momento, la ricerca dei dati la lasciamo sempre agli altri.

“Bilancio e finanziamenti
Qual è il contributo dell’Italia al bilancio dell’UE e quanti finanziamenti riceve?
I contributi finanziari degli Stati membri al bilancio dell’UE vengono ripartiti equamente, in base alle rispettive possibilità. Più grande l’economia del paese, maggiore il suo contributo, e viceversa. Il bilancio dell’UE non mira a ridistribuire la ricchezza, bensì si concentra sulle esigenze di tutti i cittadini europei in generale.
Rapporti finanziari dell’Italia con l’UE nel 2015:
• spesa totale dell’UE in Italia: 12,338 miliardi EUR
• spesa totale dell’UE in % del reddito nazionale lordo dell’Italia (RNL): 0,75 %
• contributo complessivo dell’Italia al bilancio dell’UE: 14,232 miliardi EUR
• contributo dell’Italia al bilancio dell’UE in % del suo RNL: 0,87 %”

Anche per il 2015 niente di nuovo, una perdita di poco più di 2 miliardi rispetto alle risorse tornate in patria.
Questo modo di scrivere potrebbe sembrare duro, sarcastico, anche fastidioso. Bene è l’intento di chi scrive!
Andiamo in giro a cercare spiegazioni sul perché le cose non funzionino, sul perché c’è la crisi, perdiamo tempo a decidere se votare si oppure no a uno stupido referendum che non avrebbe nemmeno la legittimità di essere proposto. Facciamo questo leggendo i titoli dei giornali e forse il finale, ma non ci fermiamo a cercare di capire e interpretare le righe in mezzo.
Su internet c’è tutto e questo è oramai un problema. Perché c’è anche il contrario di tutto e allora non c’è verso, bisogna lavorarci un po’ per arrivare alle fonti giuste e ci hanno abituati a ragionare sempre di meno perché si è saputo abilmente inserire tra l’informazione e le persone la Gruber, i talk show, gli ufo, il calcio e i politici fuorvianti.
A volte si parla del fatto che l’1% della popolazione possiede di più del restante 99% e che tutto il sistema funzioni per quell’uno. In realtà tra queste due percentuali c’è dell’altro, a differenza di quello che dice la logica, ci sono quelli che operano perché tutto sembri fatto per il benessere collettivo, che l’interesse dei pochi si confonda con l’interesse dei molti, ad esempio che distruggere tutte le piccole banche territoriali sia interesse sia dei finanzieri sia della gente comune e quindi sia giusto tendere agli accorpamenti e ai grandi gruppi.
In quel solco non segnalato dalle statistiche e dalle percentuali operano molti nostri politici, economisti di governo, universitari scarsamente preparati che confondono il prosciutto con la mortadella ma operano benissimo per togliere le scelte.
Ma i grafici, i dati, se interpretati per quello che sono, lasciando i commenti ai commentatori della domenica, i mestieranti della mistificazione, dicono la verità. Un esempio:

t2

È un grafico tratto dai lavori di Giovanni Zibordi, economista indipendente, (www.cobraf.com) che mostra come tra i fatti economici c’è sempre una relazione, niente succede per caso. Svalutare aiuta a controllare il costo del lavoro. Se non puoi, devi farlo usando altro. E allora anche in questo caso la domanda è: perché ci hanno tolto questa possibilità? Conveniva al 100% degli italiani?

tag:

Claudio Pisapia

Dipendente del Ministero Difesa e appassionato di macroeconomia e geopolitica, ha scritto due libri: “Pensieri Sparsi. L’economia dell’essere umano” e “L’altra faccia della moneta. Il debito che non fa paura”. Storico collaboratore del Gruppo Economia di Ferrara (www.gecofe.it) con il quale ha contribuito ad organizzare numerosi incontri con i cittadini sotto forma di conversazioni civili, spettacoli e mostre, si impegna nello studio e nella divulgazione di un’informazione libera dai vincoli del pregiudizio. Cura il blog personale www.claudiopisapia.info

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it