DOVE ERAVAMO RIMASTI? Una tesi di laurea sul Cinema Boldini
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DOVE ERAVAMO RIMASTI?
Una tesi di laurea sul Cinema Boldini
Nel novembre 2024, Barbara Mantovani si è laureata con lode all’Università degli Studi di Ferrara, Corso di Design del Prodotto industriale – Laboratorio in Design del Prodotto e della Comunicazione, con una tesi di ricerca dal titolo “Raccontare il Cinema Boldini. Ipotesi per un archivio digitale come strumento generativo di nuove memorie”. Una ricerca che ha inteso indagare sui tanti aspetti ed interlocutori che interagiscono sul tema “Boldini”. Da aspetti più di carattere generale, di inquadramento come “il cinema come bene culturale”, “il cinema a Ferrara”, a elementi di contesto: “il Cinema Boldini a Ferrara”, sua storia, caratteristiche peculiari, esclusive della sua proposta (es. come cinema d’essai), situazione odierna dei luoghi, degli spazi, stato dei lavori (o meglio) dello stato di perdurante abbandono dei lavori di bonifica e ristrutturazione del Complesso Boldini.
Nella tesi vengono ospitate ampie “finestre di dialogo” con gli spettatori/fruitori del Boldini, interpellati attraverso un questionario che, come vedremo, ha dato risultati estremamente interessanti e ricchi sui desiderata, sui bisogni del pubblico che ha frequentato quegli spazi e sulle potenzialità di allargamento della platea degli interessati.
Le interviste ai testimoni privilegiati del Boldini (fondatori, gestori, personale bibliotecario della cineteca Vigor, ecc.) lasciano spazio a considerazioni su progetti, idee che si interfacciano con una realtà disarmante di abbandono sine die.
Gran parte della restante esposizione della tesi sviluppa un progetto di archivio generativo, con il supporto di elementi mutuati dall’Intelligenza Artificiale (AI).
“Il progetto di Archivio Generativo è pensato per integrare ed affiancare il Boldini, rispettando l’immagine visiva, i canali e i touchpoint già creati nel tempo, a cui il nuovo progetto non si sostituisce né si sovrappone in alcun modo” (p. 282, Raccontare il Cinema Boldini…). “La tecnologia assume un ruolo di ‘interprete’ che non riscrive il passato, ma lo rende accessibile in un linguaggio che dialoga con il presente. Essa permette all’archivio di divenire uno spazio culturale fluido, in cui il passato e il presente convivono e generano nuove storie. (…) L’archivio generativo si afferma come un custode di memorie in continua trasformazione, che non solo preserva il passato ma lo riporta in vita, lasciandolo libero di interagire con chiunque vi si accosti” (p. 312, idem).
La proposta cinema del Boldini, fin dagli esordi nella sede di Via Previati 18, ha fornito al pubblico, ai frequentatori l’aggancio in progress delle cartoline.
Tra gli intervistati, in qualità di testimone privilegiato, Alberto Ronchi, parlando delle cartoline, afferma: “E’ stata un’idea vincente, eravamo molto carichi per il progetto e cercavamo di spingerlo con strumenti semplici ma efficaci, cercavamo di scegliere un’immagine che colpisse a prima vista e che portasse a venire poi al cinema” (p.147, idem). Inoltre, Barbara Mantovani scrive che “La precarietà dello spazio fisico, dovuta alla temporanea, ma prolungata, chiusura della sede storica del cinema è stato il motore d’avviamento del progetto della tesi, ma la vera svolta è avvenuta grazie alla ‘scoperta’ del Patrimonio comunicativo che il Boldini conserva, ovvero un archivio di cartoline stampate con immagini di scene cinematografiche, che venivano, e vengono ancora oggi, distribuite per annunciare la programmazione settimanale, le rassegne, le retrospettive e le proiezioni speciali al proprio pubblico.” (p. 204, idem). L’ARCI di Ferrara, sotto la guida di Francesca Audino e Mattia Antico, ha continuato l’attività cinematografica del “Boldo” (così veniva e viene tuttora chiamato da tante persone) portandolo altrove, alla Sala Estense, anche se c’è il limite della non – continuità e della non – esclusività dell’uso della Sala. Le cartoline sono
certamente fondamentali nell’economia del progetto di cui stiamo dando notizia in questo articolo ma non raccontano purtroppo con completezza la mole notevole di testate, le numerose annate/raccolte. Sotto la spinta del compianto Angelo Andreotti, alcune bibliotecarie della coop. Le Pagine (da un paio d’anni inglobata in CIDAS) hanno catalogato molto di quel prezioso materiale e lo hanno inserito in OPAC SBN (Online Public Access Catalogue del Servizio Bibliotecario Nazionale) che è il catalogo collettivo online che permette di consultare i cataloghi delle biblioteche italiane che fanno parte del Servizio Bibliotecario Nazionale. Peccato che la possibilità di consultarlo non sia possibile perché tutto è stipato in scatoloni in un deposito in Via Marconi. Due anni fa, grazie al sostegno politico della consigliera comunale Anna Zonari, facemmo un sopralluogo per sincerarci dello stato di conservazione. L’impressione che ne avemmo, nonostante la disponibilità e cortesia di chi ci aprì il deposito, non fu tranquillizzante: umidità, presenza di topi, infiltrazioni dal soffitto. C’è quindi una forte incognita sullo stato di conservazione dei materiali non solo cartacei ma anche audiovisivi. Le stagioni, le diverse temperature non passano solo fuori da quel deposito! Il progetto dell’archivio digitale generativo è importante ma, a mio avviso, è monco senza il riscontro di un ritorno documentale completo di questi oggetti culturali. Gli oggetti culturali archiviati vanno ricontestualizzati per diventare soggetti. Per diventare, o meglio, ritornare ad essere materia viva, portatrice di futuro, volano di ricerche.
LE RISPOSTE DEGLI SPETTATORI DEL BOLDINI
Sono state 360 le persone che hanno risposto al questionario e “il messaggio riferito al futuro del Cinema Boldini arriva forte e unanime: la riapertura della Sala di Via Previati è una priorità e il successo del Boldini, in quanto cinema d’Essai nella città di Ferrara non è messo in discussione (p. 170, idem). La “soluzione”, seppure meritoria ma provvisoria, della Sala Estense non trova il consenso degli intervistati.
ALCUNI CENNI SULLA BIBLIOTECA VIGOR
Nella tesi non vengono riportate le parti del questionario riguardanti la videoteca/biblioteca Vigor, ma emergono spesso accenni, riferimenti a quel luogo come punto di riferimento importante per la crescita di una cultura cinematografica, come aula didattica decentrata. Ricordo le numerose iniziative con le scuole medie e superiori, le rassegne pomeridiane con il Servizio d’Igiene Mentale coordinate da un’educatrice del servizio.
Per diversi anni, c’è stata una proficua collaborazione con l’associazione Feedback con la programmazione serale, a cadenza settimanale, di cicli di film (monografie, retrospettive) e incontri con autori e studiosi del settore cinematografico, nella saletta della Vigor debitamente attrezzata. Questa collaborazione aveva una ricaduta positiva sia sull’aumento dell’utenza alla biblioteca sia sull’arricchimento della documentazione libraria. Poi, in maniera improvvisa, repentina, ho saputo dai responsabili della Feedback che la rinnovata Amministrazione Comunale non aveva confermato la convenzione annuale ma non si sono capite le vere motivazioni di questa improvvisa decisione. La Feedback ha trovato una nuova collocazione presso il Grisù e nessun’altra associazione del settore si è proposta per una collaborazione/convenzione con la Vigor. Sicuramente un passaggio opaco di chi non si è preoccupato delle ricadute su un servizio comunale.
Ovviamente, gli operatori comunali che gestivano la Vigor hanno continuato il loro lavoro di divulgazione ed offerta gratuita della cultura cinematografica.
In conclusione, ringraziando la dott. Mantovani per questa preziosa tesi, mi resta da dire che in Via Previati 18 c’è un fiume infaticabile di calcinacci, detriti che aspettano, con poca speranza, di essere trasportati altrove per ridare a quegli spazi una nuova dimensione vitale, un nuovo significato a quei luoghi pieni di storie e di vissuti.

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Pierluigi Guerrini
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
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