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da: Angelo Andreotti *

Colgo l’occasione dell’intervento pubblicato sugli organi di informazione locale del professor Ranieri Varese per chiarire che, nel mio articolo di apertura della neo rivista Museoinvita pubblicata dai Musei di Arte Antica, richiamando la rivista fondata da Varese stesso nel lontano 1971, intendevo omaggiare l’opera meritoria di chi mi ha preceduto, non certo esprimere l’intento di riproporre lo stesso modello. Anche a volerlo sarebbe impossibile sia per contesto sia per forma.

Per quanto riguarda il contesto, e trovando ormai inutile chiamare in causa ancora una volta la crisi economica (e conseguente riduzione di personale), basterebbe elencare quanto da quei tempi è entrato in corpo ai Musei d’Arte Antica facendoli diventare anche Storico Scientifici. L’elenco sarebbe molto lungo e avrebbe un’aria pretenziosa, ma al di là di tutto, questi sono segni dei tempi che non possono non influire anche sul concetto di “museo”, abituando chi come me – formato all’interno dei musei d’arte – deve ora confrontarsi nel concreto con problematiche tipiche, per esempio, di un Museo del Risorgimento e della Resistenza, di un Museo di Storia Naturale, e anche di un Centro Studi Bassaniani, quest’ultimo peraltro all’interno di un edificio (Casa Minerbi) che sarà condiviso dall’Istituto di Studi Rinascimentali, e da affreschi di pertinenza del MIBACT. Aggiungo per completezza anche il mio incarico (gratuito e su mandato dell’Amministrazione) come Segretario dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale Siti UNESCO.

Angelo Andreotti è dirigente del servizio Musei d’arte antica e storico-scientifici
Angelo Andreotti è dirigente del servizio Musei d’arte antica e storico-scientifici

La domanda a questo punto è la seguente: visto il contesto, posso davvero pensare di riproporre un modello di rivista che sia quello pensato nel 1971? Certo che no. L’impressione che lo sia è dovuta, credo, al fatto che il primo numero parla di argomenti che riguardano i Musei d’Arte Antica, e che l’intera rivista è stata progettata esclusivamente dagli stessi Musei. Sorvolo sul fatto che ci sono pure altre riviste che trovano la loro collocazione in un ambito museale preciso, salvo poi collaborare alla pari con altre realtà territoriali, semplicemente “facendosi capofila” di un progetto, e sottolineo invece un’altra condizione del contesto odierno: il dissolversi lento e non del tutto chiaro e definito delle Amministrazioni Provinciali (che tanta ripercussione avrà sul territorio), e il mutamento sostanziale ma ancora in divenire delle Soprintendenze (che verranno separate dalla gestione museale). In queste circostanze cercare di iniziare un percorso comune sarebbe intempestivo, oltretutto non va dimenticato che molti spazi museali attendono ancora lavori di messa a norma antisismica, che coincideranno con una rivisitazione anche globale della loro identità.

Museoinvita è una rivista che abbiamo fatto nascere. Tutto qui per ora, ma è ovvio che andrà implementata attraverso il confronto diretto con le varie espressioni museali del territorio. Occorre tempo, e piuttosto che consumarne nell’attesa di renderla possibile, l’abbiamo resa reale in una modalità fluida, rimandando al dopo il confezionamento di un progetto comune. Come a dire che intanto abbiamo costruito il tavolo, e adesso che esiste possiamo tutti sederci attorno a esso. Faccio inoltre presente che altri tavoli di lavoro, che vanno nella nostra stessa direzione per quanto con altre finalità, sono in corso da tempo, come quello di coordinamento dei musei cittadini gestito in prima persona dal vice Sindaco Massimo Maisto, che peraltro ha già prodotto buoni risultati.

La forma stessa della rivista consente un’agilità che il modello cartaceo non potrebbe avere, e che può senza sforzo alcuno trasformare il tavolo di lavoro a seconda delle necessità. Essere stati noi a progettarla è di poca importanza, poiché la sua struttura ha caratteristiche fluide, non solide. Di più: la modalità online è una forma non soltanto che si adegua ai contenuti, ma anche li costringe a essere dinamici, a rimodularsi secondo realtà, a generare connessioni diversamente impraticabili o addirittura impensabili. Il bello di Museoinvita sarà proprio la sua capacità di trasformarsi nel tempo. Ma a tempo debito, soprattutto facendo sistema senza preordinare un sistema che, in tal modo, rischierebbe di interpretare pregiudizialmente la realtà, e dunque di paralizzare la comprensione del naturale corso degli eventi, in questo particolare periodo decisamente complesso e dai mutamenti spesso repentini.

* Angelo Andreotti è dirigente del Servizio Musei d’Arte Antica e Storico-Scientifici

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

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