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Giorno: 15 Aprile 2016

Domani 860 cani alla 46a Esposizione Internazionale Canina alla Fiera di Ferrara

da: ufficio stampa Ferrara Fiere Congressi

Teneri e affettuosi, eleganti, buffi, esotici. Cani per tutti i gusti, il 16 aprile, alla Fiera di Ferrara, dove torna per la 46esima edizione l’attesissimo appuntamento con l’Esposizione Internazionale Canina.
A conferma del grande prestigio che, in quasi mezzo secolo, la mostra promossa dal Gruppo Cinofilo Ferrarese si è guadagnata, basti pensare che gli animali iscritti alle competizioni sono oltre 860 e che molti di loro provengono dall’estero (alcuni persino dalla Russia e dagli Stati Uniti).
Il programma dell’Esposizione si aprirà alle 10.00 con la sfilata di bellezza, che proseguirà per tutta la mattinata. I ‘modelli’ a quattro zampe saranno valutati da una Giuria Internazionale, composta da esperti non solo italiani, ma anche croati, sloveni, spagnoli, tedeschi, austriaci e danesi. Le fasi finali del concorso si svolgeranno nel pomeriggio, quando i quadrupedi migliori si contenderanno l’ambito titolo di “Best in Show 2016”.
Oltre ai cani, le premiazioni coinvolgeranno i loro padroni, con un occhio di riguardo ai più giovani: gli Junior Handler Allievi (dai 6 agli 11 anni) e gli Junior Handler (dai 12 ai 17 anni). La ‘passerella’ degli Junior Handler Allievi, in particolare, ha sempre grande seguito e il motivo è presto detto: i bambini che sfilano col proprio amico a quattro zampe, rivolgendogli sguardi carichi d’amore, sono spesso più piccoli di lui, che d’altra parte ricambia l’affetto ricevuto obbedendo a tutto ciò che il bimbo comanda, senza strattonarlo.
Tra le razze presenti in Fiera, le più rappresentate saranno i bassotti, i golden retriever, i rottweiler, i cani corsi e i minuscoli chihuahua, mentre tra le meno conosciute si segnalano il giapponese kishu, il chinese crested dog senza pelo (meglio noto come “cane nudo”) e con pelo, il chin, il cao de agua, il broholmer, il bayerischer gebirsschweisshund e l’alpenlaendische dachsbracke (gli ultimi due appartenenti ai segugi).
L’Esposizione Internazionale Canina, che è patrocinata dal Comune di Ferrara, sarà aperta al pubblico dalle 9.30 alle 17.00.
Biglietto intero: 7,00 €; per i bambini dai 6 ai 12 anni, biglietto ridotto a 3,50 €; ingresso gratuito per gli under 5.
Per informazioni: Gruppo Cinofilo Ferrarese – tel. 0532 909543 – gcinofilo.ferrarese@tin.it.

Sabato l’inaugurazione della farmacia di via Naviglio

da: ufficio stampa AFM s.r.l.

Ferrara, 15 Aprile 2016 – Trecento metri quadrati suddivisi su due piani, un’area parcheggio per quindici auto, cinque postazioni di lavoro ed ampi spazi per i servizi. La crisi economica non scoraggia l’Azienda delle Farmacie Comunali di Ferrara che inaugurerà ufficialmente domani, sabato 16 aprile alle 11, alla presenza del Sindaco Tiziano Tagliani, la Farmacia n. 6 che si è trasferita nella nuova sede di Via Naviglio 11, lasciando i vecchi locali di via Pomposa 50. Il parroco Don Romano, della parrocchia di S. Giovanni Evangelista, benedirà la nuova struttura.

Soddisfatto il direttore di Afm, Riccardo Zavatti, che definisce tale intervento un importante risultato, frutto di un perfetto lavoro di squadra, nonché un’operazione che consolida il patrimonio dell’azienda e riduce i costi fissi relativi al canone di affitto. Attualmente nove immobili su undici sedi delle farmacie sono di proprietà aziendale.

Il vecchio edificio, sede dell’ex Circoscrizione 4 già scuola elementare di Quacchio, che versava da diversi anni in uno stato di semi-abbandono, oggi, grazie all’iniziativa dell’azienda delle Farmacie Comunali si trasforma in un riqualificato immobile progettato per offrire il massimo confort alla cittadinanza e rafforzare il suo ruolo di servizio al quartiere.

Le operazioni di ristrutturazione hanno permesso di modulare tutti gli spazi interni al fine di offrire un miglior servizio, più fruibile e agevole. Il design interno molto particolare e ricercato dà un moderno volto alla Farmacia.
Un ampio spazio è stato destinato alle prenotazioni Cup e all’area prevenzione relativa alla misurazione gratuita della pressione, test glicemia, controllo colesterolo e peso.

Questo nuovo investimento testimonia la volontà di crescita dell’azienda Afm, che mira a rafforzare la propria presenza sul territorio comunale, confermata dai forti legami con la comunità in cui opera, con le sue diverse espressioni economiche e sociali.

Buy Emilia Romagna “sbarca” a Ferrara e Comacchio

da: ufficio stampa Ascom Ferrara

Saranno due i gruppi di tour operator internazionali che “sbarcheranno” tra la città di Ferrara e quella di Comacchio il 20 aprile nell’ambito del Buy Emilia Romagna, l’affermata Borsa del Turismo – promossa ed organizzata dall’Unione regionale di Confcommercio in partnership con Ascom Ferrara – dedicato al mondo degli operatori professionisti del Turismo e che si concentrerà in particolare sull’asse delle città Unesco – Ferrara, Modena e Ravenna – oltre che sulla costa toccando, ovviamente, il Parco del Delta.
Tredici operatori (4 dagli Usa, 3 dalla Germania, 2 dalla Russia ed 1 rispettivamente dal Canada, Finlandia, Olanda e Spagna) saranno dal mattino a Ferrara nell’ambito di un percorso dal titolo “Unesco Cities: to taste e to listen”.
“In sintesi – spiega Davide Urban direttore generale di Ascom Confcommercio Ferrara – la nostra città è una meta turistica da gustare ed ascoltare con particolare attenzione al cuore di Ferrara con degustazioni enogastronomiche (Ferrara Store, Principessa Pio), inserendo nel percorso luoghi simbolo della cultura e della musica (Palazzo dei Diamanti, Teatro Abbado, Cattedrale…) e spazi verdi cittadini (Parco Massari, Piazza Ariostea…): elementi che rendono davvero la nostra città tutta da gustare, vedere ed ascoltare ed al centro dell’azione di promo valorizzazione di Ascom”.
La seconda comitiva composta da sei operatori (4 dalla Russia, 1 rispettivamente dalla Germania e dall’Inghilterra) arriverà nel tardo pomeriggio di mercoledì 20 su Comacchio ed avrà come mission la “Vacanza Attiva” puntando su Valle Campo ed i suoi elementi escursionistici e paesaggistici che la rendono particolarmente adatta a chi voglia realizzare una vacanza completamente immersa nella Natura più autentica.
“ll Buy Emilia Romagna – è il commento di Gianfranco Vitali presidente di Ascom Comacchio – prosegue nella giusta direzione di promo valorizzazione del nostro territorio che è di una ricchezza inestimabile anche in considerazione del riconoscimento MAB Unesco sul Parco del Delta: un biglietto da visita che fa la differenza e che ci potrà permettere di fare un salto di qualità che merita il nostro sistema turistico permettendo così un concreto allungamento della Stagione”.
Il tour prevede poi la visita a Comacchio per apprezzare il centro storico della città dei Trepponti con il suo intreccio unico di scorci e canali per concludersi con la degustazione delle specialità tipiche di mare e di valle al ristorante trattoria “da Vasco e Giulia”.

Copparo: in scena la commedia dialettale “Quel tesoro di zia Perla”

da: ufficio comunicazione Comune di Copparo

Sabato 16 aprile 2016 la compagnia Insieme per Caso mette in scena al Teatro Comunale De Micheli “Quel tesoro di zia Perla”, commedia brillante in due atti di Franca Facchini e Paola Finessi, ultimo appuntamento con la rassegna dialettale del De Micheli per stagione 2015/2016.
La commedia è interpretata da Carla Vitali (Perla), Franca Facchini (Tina Cozza, ladra), Enea Mazzini (Adone, ladro), Stefano Guerra (Falco Colombo, commissario), Walter Vigneri (Bruno Biondo, fratello di Perla), Paola Finessi (Petra, sorella di Perla), Gloria Pastorello (maga Pernice), Giulia Bonora (Rubinia, moglie di Bruno Biondo), Francesca Bordini (Olivia, assistente del Commissario), Marika Luciani (Apollonia, governante), Mirko Carletti (secondino e Felix, becchino); coreografie Giulia Stabili, luci e suoni Enrico Guerra e Luca Fazzi, scenografie Walter Vigneri, Renato Vigneri, Stefano Guerra, Mirko Carletti e Davide Bordini; abiti e sartoria Vanda Tommasi, Silvia Mingozzi e Monica Borini, trucco e Parrucco Gloria Pastorello, Ambra Vincenzi e Alessandra Favarato; staff Chiara Previati, Barbara Zappaterra, Maria Bertelli, Silvia Mingozzi e Filomena Rizzo; trasporti Marco Rubi; foto Alex Pallata; presenta Gian Marco Duo.
Zia Perla, una ricca signora dell’alta società della Ferrara degli Anni Cinquanta, chiama a sé tutti i suoi parenti per comunicare loro la sua bislacca ed originale decisione per il suo testamento. L’anziana donna, per vendicarsi, della sua famiglia che, per anni si è dimenticata di lei, vuole lasciare i suoi beni alla prima coppia di fidanzati che si presenteranno a casa sua, prima del suo ottantunesimo compleanno e che accetteranno di sposarsi seduta stante, accollandosi proprio Perla. Se questo non avverrà, tutto il suo patrimonio sarà diviso tra i parenti e i domestici ….Tutto sembra filare per il verso giusto, ma nella villa dell’anziana signora incomberà un infausto destino che porterà scompiglio e sgomento …. il tutto sarà condito da una coppia di ex galeotti che ambiscono alle ricchezze della villa, ma essendo due personaggi goffi e maldestri cambieranno inesorabilmente la sorte di tutti i protagonisti della vicenda…. in che modo? Questo sarà tutto da scoprire!!!
L’incasso della serata andrà a favore dell’ AAPC Associazione Amici Pompieri Copparo.
Inizio ore 21, per informazioni 0532 864580.

Naldoni e Biondi: il 2016 si apre con ottime aperture nel continente americano, grazie alla nuova produzione in pollici

da: ufficio stampa Alberto Mazzotti

Fra centro e sud America, già spediti oltre cento quintali di componenti.

Il 2016 è partito decisamente bene per la Naldoni e Biondi, storica azienda lughese che produce componenti per cilindri oleodinamici. La scelta di continuare a puntare sull’internazionalizzazione, unita anche alla decisione strategica di ampliare il proprio catalogo introducendo la produzione di componenti realizzati in pollici, ha portato ad una significativa apertura in diverse aree del continente americano.

A pochi mesi dall’entrata su questi mercati, l’azienda lughese ha già ottenuto ordini significativi e spedito i primi prodotti ad aziende cilene e colombiane, mentre a breve dovrebbero attivarsi rapporti analoghi anche in Uruguay, in Texas e in Canada.
Ma il paese che sta rispondendo meglio è il Messico: qui, grazie all’accordo con una società di proprietà tedesca che vanta 23 filiali sul territorio centramericano, è partita una consistente fornitura di componenti, appositamente lavorati su ordinazione dell’azienda stessa. Complessivamente, insomma, la Naldoni e Biondi ha già spedito nel continente americano, in questa prima parte dell’anno, oltre cento quintali di componentistica.

“Continuiamo ad avere grandi soddisfazioni dall’estero – conferma l’amministratore Giuseppe Biondi -: del resto, che ci fosse attenzione nei nostri confronti lo avevamo già capito la scorsa primavera, grazie ai numerosi contatti sviluppati nel nostro stand alla fiera MDA di Hannover. Sul continente americano, in particolare, abbiamo investito anche puntando su uno specifico agente, già esperto, e che in alcuni Stati lavora in esclusiva per noi”.
Per quanto riguarda il recente ma corposo radicamento in Messico – il più importante stato centramericano – Biondi non nasconde le ulteriori prospettive: “il rapporto nato con l’azienda che già forniamo potrebbe diventare importantissimo anche come moltiplicatore della nostra immagine, perché ci hanno già permesso di legare il nostro logo alla loro produzione. Questo per noi è motivo di vanto, e non nascondiamo la speranza che possa essere anche un ottimo viatico per la nostra crescita in quel grande paese”.

Nella foto: Giuseppe Biondi con il sindaco di Lugo, Davide Ranalli

Un parco giochi inclusivo anche a Ferrara

da: Leonardo Fiorentini – Presidente Gruppo Consiliare Sinistra Ecologia e Libertà Comune di Ferrara

Mozione per la realizzazione di un Parco giochi inclusivo anche a Ferrara, presentata da Leonardo Fiorentini, consigliere comunale indipendente (SEL).

Ogni bambino ha “il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica”. Questo si legge nella Convenzione sui diritti dell’infanzia. Purtroppo alcuni bambini hanno più difficoltà di altri a giocare nelle nostre città, anche solo a salire su una altalena. Così sono nati i cosiddetti Parchi per tutti, ovvero Parchi giochi inclusivi attrezzati per essere utilizzati da tutti i bambini, da quelli che possono correre e camminare ma anche da bambini che usano la carrozzina, bambini ipovedenti o bambini con disabilità motoria lieve.

Esiste un blog, parchipertutti.blogspot.it, che documenta con cura le realizzazioni in giro per l’Italia e che mette così a disposizione di cittadini, genitori ed amministrazioni buone pratiche e linee guida per la realizzazione di un Parco Giochi inclusivo. Leonardo Fiorentini, consigliere comunale indipendente (SEL), lo ha incontrato quasi per caso ed ha deciso di presentare una mozione in Consiglio comunale per impegnare la giunta estense a realizzare un “Parco per tutti” anche a Ferrara.

Per il consigliere “come giustamente viene ricordato dalle curatrici del blog non si tratta di aggiungere una altalena per carrozzine ad un parco cittadino, come avevo già visto fare in alcune realtà, cosa che comunque sarebbe già un passo avanti nella nostra città. Qui si tratta di ripensare completamente il progetto di un parco giochi per bambini guardando davvero a tutti i possibili fruitori e senza lasciarne fuori nessuno sin dalla sua ideazione. Percorsi accessibili, giochi all’altezza giusta e scivoli raggiungibili comodamente anche con la carrozzina. Sarebbe davvero un bel regalo per la nostra città. Mi auguro che l’amministrazione possa seguire l’esempio di molti comuni che hanno realizzato parchi di questo tipo e che presto si possano trovare le risorse per aprirne uno anche nella nostra città.”

Domenica 17 aprile l’Omaggio al Duca di San Luca

da: ufficio stampa Ente Palio di Ferrara

Il Borgo San Luca, la contrada i cui colori sono il rosso ed il verde e la cui impresa estense è lo Steccato o Paraduro, quest’anno, per il suo Omaggio al Duca sceglie di ispirarsi ad una novella di Giovanni Sabadino degli Arienti (1445-1510), nobile bolognese cui si devono le celebri “Novelle Porretane”.
La novella in questione ha, come protagonisti, Nicolò III, padre del Duca Borso, ed un cameriere decisamente troppo ambizioso. Toccherà al saggio e arguto marchese, con la consueta prontezza di spirito, impartire una lezione al giovanotto e rimbrottarne la dabbenaggine.
Un monito valido in ogni tempo quello della novella, rappresentata dalla Compagnia dello Steccato: è stolto aspirare a cariche ed onori senza essersi dimostrati degni di meritarli!
Tutto ciò avverrà in un giorno di festa, nei giorni in cui Ferrara festeggia San Giorgio, suo patrono. Giorno di festa grande quindi, allietato da danze (affidate al gruppo danza della Contrada) tornei (chi meglio degli “Armati de lo Santo Luca” ?…) ed al suono di tamburi e chiarine che accompagneranno la “danza nel cielo” delle bandiere rossoverdi…
Ed infine saranno presenti illustri ospiti provenienti da altre importanti realtà italiane. Parteciperanno all’omaggio rossoverde rappresentanti del Gruppo Storico Sbandieratori e Balestrieri Città di Volterra, del Rione Ferraia di Pescia e della Contrada Leon d’Oro di Querceta.
Rispetto filologico della storia, accurate ricerche e grande impegno… questo è l’Omaggio di San Luca.
E, come di rito …. Este Viva ! San Luca Viva !

L’APPUNTAMENTO
Il potere dei giudici: diritto e rovescio dell’intangibilità dei magistrati

Quarto appuntamento con il ciclo “Chiavi di Lettura” a cura di Ferraraitalia

Anche i giudici, come i politici, sono una casta. Alcuni svolgono con scrupolo e dedizione il loro mestiere altri abusano della rendita di posizione. Il dibattito partirà proprio dalla considerazione dei difformi comportamenti dei magistrati: quelli che si impegnano contro ogni forma di abuso e di ingiustizia sino a porre a repentaglio la loro stessa incolumità e talvolta a prezzo della vita; e quelli che della giustizia hanno invece una concezione elastica e si mostrano quiescenti rispetto ai poteri forti.
Sarà dibattuto anche lo spinoso nodo della responsabilità dei giudici, che rappresenta un principio di equità ma risulta un’arma a doppio taglio: da una parte si salvaguarda l’idea che ognuno debba rispondere delle proprie azioni e pagare per gli errori commessi, e si pone una clausola di doverosa tutela per gli imputati da azioni vessatorie; dall’altra, però, si introduce un potenziale elemento di pressione sui magistrati, uno strumento che può fungere da freno in particolare per le azioni condotte nei confronti di imputati “eccellenti”, personaggi ricchi e potenti nei confronti dei quali intraprendere azioni giudiziarie può risultare particolarmente rischioso, inducendo perciò forme di desistenza e autocensura.

Si confronteranno il giudice Grassi e il giornalista Gian Pietro Testa. Coordinerà il dibattito Andrea Vincenzi, collaboratore di Ferraraitalia.

Lunedì 18 aprile
Ore 17, in Biblioteca Ariostea.
Appuntamento lunedì’ 23 maggio con l’ultimo incontro dellciclo “Chiavi di Lettura” dal titolo “Pensione miraggio, l’incubo degli italiani: contributi, assistenza previdenziale, reddito di cittadinanza…”

Un aristocratico rivoluzionario

In verità il dominio dell’uomo sul bene sul male è pressoché insignificante e, quale che sia il suo sforzo, quale che sia l’estremo a cui giunge, non sposterà d’un capello il cammino del nostro vecchio pianeta. Grandi o piccoli, nello scorrere del tempo noi tutti spariremo e diverremo polvere. Polvere che non conosce né gioia né angoscia. Non ci sono principi al mondo più duraturi di questi: Amore, Verità, Dio. (Jaan Kross, Il pazzo dello zar).

Un romanzo storico avvolgente, elegante, conturbante, intrigante.

Il racconto di un aristocratico che vede la verità, ambientato in un’Estonia, in una Livonia, Lettonia, Lituania e Bielorussia di cui non si sa molto storicamente, nel diario di Jakob Mättik, che incarna il “terzo stato” di cui sogna il protagonista, il barone Timo von Bock. Timotheus von Bock è realmente esistito: nato nel 1787 in Livonia, oggi parte della Lettonia, e morto nel 1836, fu aiutante di campo dello zar Alessandro I durante la campagna di Russia di Napoleone e autore della proposta di una nuova Costituzione per cui scontò una lunga detenzione. Oggi rivive ne “Il pazzo dello zar”, di Jaan Kross.

Jaan Kross
Jaan Kross

Rinchiuso per nove anni nella fortezza di Schlüsselburg, questo brillante aristocratico e colonnello dell’impero russo si era macchiato di una ‘crimine’ imperdonabile, quello di essere un liberale, di non scendere a patti con i propri ideali rivoluzionari. E di averlo scritto allo zar Alessandro I, suo amico d’infanzia, al quale aveva giurato di dire sempre tutta la verità. Fedele fino alla morte a tale giuramento, Timo non aveva esitato a urlare contro l’oppressione, facendosi paladino dei valori inviolabili e sacrosanti della libertà e dell’uguaglianza, anche sposando una contadina, Eeva, e liberando molti suoi servi.

Come “un chiodo piantato nel cuore dell’impero”, il barone porta avanti la sua battaglia. Dichiarato pazzo, viene rinchiuso in una prigione dorata, dove gli è permesso di suonare il pianoforte, ma è privato di pensiero e libertà. Liberato in seguito e confinato con la famiglia nei suoi possedimenti baltici sotto stretta sorveglianza di spie governative, Timo continua a scrivere di quei suoi valori, di una nuova Costituzione che potrebbe illuminare il futuro di una grande nuova Russia, mentre il cognato ne conserva i manoscritti riportandone i contenuti su un diario che arriverà alla fine nelle mani del figlio del barone, Jüri, che al padre ha scelto lo zar. Tranne Jakob, nessuno conosce la reale ragione della prigionia di Timo, nemmeno l’amata Eeva, ma a un pazzo si può concedere molto, tutto, anche se la sua è saggezza nella follia (“vede, io sono pazzo”, dice Timo al signor La Trobe, amministratore dello zar giunto a sorvegliarlo, “e di conseguenza posso dire la verità”). Un uomo integro, il nostro Timo, che della promessa di rivelare allo zar sempre e comunque la verità ha fatto il suo credo e la sua ragione di vita. La voglia di cambiare il mondo, questa magnifica utopia.

Timotheus von Bock
Timotheus von Bock

“… O avete mai sentito parlare di Speranskij? O di certi professori? Per non nominare le migliaia di persone assassinate dai nostri sedicenti tribunali?… ed ecco che all’improvviso appare uno zar benedetto, capo della Santa Alleanza,… che memore della sofferenza di Cristo, rimette pietosamente il suo Impero nelle mani dei leccapiedi ed egli avventurieri; che possiede una collezione di gioielli così enorme che per essa siamo costretti a donargli persino la nostra ultima goccia di sangue; che di tutti noi nobili fa dei pagliacci o dei caporali; che dispone che per un dato giorno tutte le capanne dei nostri contadini siano trasformate in templi greci; che ordina di tenere solo cavalli che mangino avena quando a noi manca perfino la paglia; che proibendo tutti i libri nella nostra lingua, impedisce di fatto qualsiasi educazione domestica e costringe a mandare i nostri figli alle lezioni dei suoi piaggiatori o sotto il bastone dei suoi caporali…”. Parole forti, da far imperlare la fronte di sudore a chiunque le leggesse, righe potenti e sfrontate, da far impallidire o arrossire. Come ci si poteva rivolgere con parole simili ad uno zar? La verità, sempre la verità, questa unica regina del mondo. Quella che va guardata negli occhi, fissata, cullata, regalata, donata, perseguita fino in fondo.

Timo ingaggia una lotta a distanza con il sovrano, che tenta di “guarirlo” con ogni lusinga e persecuzione, in un confronto immenso e infinito fra intellettuale e potere, spirito libero e conformismo, voglia di cambiare e resistenza a farlo, fra due eroi tragici fatalmente legati da un’amicizia impossibile. Parole arroganti che tentano di scalfire e ferire il potere.

Jaan Kross, nato a Tallin in Estonia (terra di secolari invasioni e dominazioni straniere, sovietici, nazisti e ancora sovietici fino al 1992), con il suo arresto da parte dei tedeschi nel 1944 e i suoi successivi otto anni di prigionia nei gulag siberiani, ha dimostrato con queste righe immense che la Storia non si ferma, che i sogni dei sognatori sono destinati a essere sognati, ancora e di nuovo, e che, per quanto folli e a volte difficilmente realizzabili, possono dare dignità all’esistenza. Paladino della denuncia intellettuale, questo scrittore va conosciuto, senza alcun dubbio. Anche per la sua scrittura intensa, la sua tensione morale e una sottile e piacevolissima vena umoristica.

20151218145118_pazzo_DEFJaan Kross, Il pazzo dello zar, Iperborea, 2016, 433 p.

IL RICORDO
Casaleggio tecnoprofeta dell’Italia dei nativi digitali

A un paio di giorni dalla scomparsa del co-fondatore del Movimento 5 Stelle, in ricordo di Gianroberto Casaleggio pubblichiamo un commento scritto nel 2012 da Roby Guerra.

La macchina orwelliana di tutti gli old media, reliquie della storia e del cibermondo, è in piena attività: unica arma della partitocrazia tradizionale, asse nazional-liberal-socialista del mondo (il novecento che fu…) contro la primissima, unica, finora, autentica news esito fatale e strutturale della Internet generation in Italia, ovvero il cosiddetto M5Stelle di Beppe Grillo, e ora lo sanno tutti- di Gian Roberto Casaleggio, tecno guru dicono…
Poveracci Bersani, Fini, Casini, Vendola, e nano poco tech anche gli ex seguaci di Grillo, sinceri forse quest’ultimi ma al confronto sia di Grillo che soprattutto il cosiddetto Tecnoguru, appunto meri link inconsci dei primi..
Poveracci i direttori del Corsera, L’Unità, La Stampa, e tutti quanti e i loro pennivendoli tecnici del secolo scorso, mediocri e netanalfabeti, esattamente come Rigor Montis e armata Euroleone…
Ma come, tutte le sonde della media e della moda statistica segnalano la rivoluzione del web in Italia, del M5Stelle finalmente a livello elettorale prossimo venturo e – sinergia live di un popolo italiano che sub liminalmente almeno si è rotta il cazzo del Novecento, dell’Ideologia, dei Partiti, dell’AIDS politik e dei Partiti tradizionali in fase terminale e – la paleo società pseudo liberale italiana altro non trova altro che riesumare i vecchi copioni-totem/tabù sia del nazismo che del comunismo per esorcizzare la decomposizione e il funerale del Vecchio Mondo anche in Italia e persino sterminare il Mondo Nuovo che sarà?
Grillo fascista! Casaleggio persino un inquietante transumanista o futurista che sogna un mondo dominato da macchine e robot? Gli orwelliani old media e old politik sparano queste cazzate confermando che non capiscono un cazzo delle nuove tecnologie, del computer mondo nascente…
Casaleggio è un raro tecno genio italiano, uno dei pochi, a quanto pare, ancor più di Grillo (che ha comunque il merito di avere captato e divulgato nell’Agorà politik e sociale la Web Revolution prima di qualsivoglia Intellighenzia nazionale) che – anche nei fatti (e almeno questo riconosciuto tacitamente o controluce e loro malgrado dagli stessi old media) – mica Centro Sociali… . E’ realmente contemporaneo di Marinetti, McLuhan,Toffler, De Kerkchove, Negroponte, Bill Gates, Steve Jobs: contemporaneo nel cuore, nello spirito, nell’anima.
Quale dittatura delle macchine? Questa c’è già in Italia… quella della macchine umane dei Politik e dei giornalisti! Semmai Casaleggio, il contrario! La Superdemocrazia delle macchine pensanti, della Matrice senziente nascente, le 3 leggi della robotica di Asimov, più democratiche delle costituzioni parkinsoniane di tutta Europa, meglio Neuropa.
Già: i pazzi autentici comandano Europa e Italia, senza il voto dei popoli e bollano di tecno fascismo proprio Casaleggio e Grillo, confondendo strategie iperdemocratiche del M5Stelle che geneticamente e memeticamente non possono capire… Perché le scimmie non parlano?
E anche così tecnoignoranti old media e old politik! Se un comico profeta della Rete solleva anche dubbi (ma Chaplin capì il nazismo con Il Grande Dittatore ben prima degli… Alleati!), l’attenzione inedita mediatica verso Casaleggio rivela un registro di sistema del M5Stelle ben più arma letale per la paleo politica italiana!
Secondo i virus programmati già da Casaleggio… l’infezione ora è nel cuore del sistema come si diceva negli anni di piombo… La Lotta Amata per il (Web) Futurismo è già cominciata! Ma gli anni di Silicio sono l’ossimoro degli anni di piombo.
Burocrati di tutta Italia unitevi ed estinguetevi! La Nuova Italia dei nativo digitali sta arrivando! E Casaleggio (ancor più di Grillo) il suo tecno profeta!!!

Roby Guerra

RITRATTI
Zoboli, l’antiquario che apre controcorrente

Un negozio nuovo nel centro di Ferrara. E non vende bastoni da selfie o maglie made in China, non è una filiale bancaria, non è un bar a gestione asiatica e nemmeno un compro-oro. Mette in mostra e in vendita oggetti che arredano una casa e portano la bellezza sopra i muri. E’ un genere di cui ci eravamo quasi dimenticati, in questi anni passati ad assemblare armadi avvita-e-incastra e seggiole in pura plastica. Ad aprire un negozio di antiquariato è Carlo Zoboli, che festeggia così il suo ottantesimo compleanno. Una credenza, qui, può costare come un’intera cucina. Ma è un pezzetto di storia, condensato di sapienza artigiana, levigatura di essenze secolari senza colle in mezzo né catene di montaggio alle spalle.

Non è poi neanche che siano lì per essere per forza comprati, questi mobili e tavoli del Settecento, questi quadri da galleria d’arte, queste sculture lignee da cattedrale gotica. “Volevo fare un museo per la città”, dice Zoboli, neo-negoziante con l’entusiasmo di un ragazzo e la sapienza di chi ha curiosato, guardato, toccato, comprato e rivenduto cose preziose per oltre sessant’anni.

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L’antiquario Carlo Zoboli (foto Giorgia Mazzotti)

“Qualche mese fa mi hanno chiamato dal Comune – racconta – e mi hanno dato appuntamento qui, accanto al teatro comunale, di fronte alla torre principale del castello”. C’erano l’assessore comunale alla Cultura Massimo Maisto e l’assessore al Commercio Roberto Serra; erano davanti al negozio che Zoboli ammirava fin da bambino, quello con le vetrine che si allungano sul marciapiede e creano un passaggio sotto al portico. Una volta era una boutique di moda maschile, elegante. “Le guardavo sempre con desiderio, queste vetrine. Erano quelle di Brighenti, che vendeva le cravatte di Marinella. Mio padre me ne ha regalata qualcuna, per certe occasioni”. Fino all’anno scorso facevano bella mostra vestiti di eleganza classica, femminile. Poi il negozio ha chiuso. Lo spazio fa parte del patrimonio immobiliare del Comune. Ed è in un punto strategico, sul corso che affianca Duomo, Castello e Palazzo Ducale e dentro allo stesso edificio che accoglie il Teatro comunale. Ecco perché gli amministratori cittadini hanno pensato a lui. Un negozio di opere d’arte, di storia, cultura, sapienza artigiana. In vetrina, ora, due quadretti raccontano quello che vedi di là dalla strada: una veduta del Duomo sulla sinistra e quella del Castello Estense sulla destra. Sono tele dell’Ottocento, dipinte da Giuseppe Chittò Barucchi, vedutista di origini ferraresi molto attivo a Venezia. “Fino a una decina di anni fa – commenta l’antiquario – opere come queste le avrei vendute in giornata a 50mila euro. Adesso i prezzi sono precipitati. I miei clienti erano ricchi e lo sono ancora. Ma c’è la paura, il terrorismo che paralizza, l’economia in crisi con gli zuccherifici che a Ferrara nel dopoguerra erano quattordici e adesso zero, 250 piccoli industriali che se ne sono andati nella provincia di Rovigo, la capitale della frutta che è ormai un ricordo”.

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Inaugurazione del negozio di antiquariato Zoboli a Ferrara (foto Aldo Gessi)
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La veduta ferrarese ottocentesca affacciata sul castello estense (foto Giorgia Mazzotti)
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Vetrina del negozio di Zoboli (foto Giorgia Mazzotti)

Ma quando c’è una grande passione , gli ostacoli sono solo uno stimolo. Zoboli la proposta del Comune di aprire un negozio l’ha accettata subito. “Il mio non è un lavoro – fa notare – perché il lavoro è fatica, mentre ‘mi am gòd’ (io mi diverto, ndr), è la realizzazione continua di un sogno”. E spiega l’adrenalina di quando va alla ricerca di pezzi da comprare, l’appagamento del desiderio di trovarli e conquistarli, l’esultanza di riconoscere una tela dal modo in cui l’ha stuccata quel pittore, scovata magari in una vecchia soffitta, di distinguere quel particolare modo di fare falegnameria tipico di una certa zona d’Italia in una data epoca rispetto a quello di una regione confinante qualche decennio dopo.

L’arte – racconta – per i critici è materia di studio sui libri, invece per un antiquario è conoscenza diretta, materiale. Ho imparato tanto toccando mobili e opere, frequentando le case dei collezionisti e i laboratori di restauro, dove scopri le tecniche che caratterizzano ogni pittore, scultore, artista del legno, artigiano”.

“Sono stato un uomo molto fortunato”, sospira. Inizia a lavorare a 17 anni per aiutare il padre a pagare il mutuo della casa e diventa rappresentante per la ditta Lombardi, che commercia dadi da brodo. Poi, nel 1960, conosce Paola, “una ragazza che mi piaceva da morire e che era figlia dell’antiquario Tancredi”. Comincia così a lavorare per lui. “Nei primi anni – ricorda – ero rimasto affascinato da questo lavoro per i guadagni che si potevano fare, poi ho iniziato a studiare e l’amore per l’arte è diventato la molla di tutto, un amore che cresce ogni giorno”. Tra le sue mani sono passati gli olii di fine Cinquecento e inizio Seicento di Ippolito Scarsella, detto lo Scarsellino; le opere del cinquecentesco Bastianino (nome d’arte con cui è conosciuto Sebastiano Filippi) e di suo padre Camillo Filippi; i dipinti di Benvenuto Tisi da Garofalo. “L’acquisto – spiega – è come una caccia. La sensazione più bella ce l’hai quando riesci a portare a casa qualcosa che ami”. E per trovare queste cose, da sempre Zoboli si aggira tra botteghe e case private, come un investigatore impara a farsi dare le dritte giuste, a entrare in confidenza con chi può indicargli dove trovare pezzi di pregio, a suo agio con portalettere e signori di paese come con i grandi nomi del mestiere, come Vittorio Sgarbi a cui ha aperto tante volte le porte della sua casa, a tarda notte.

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Scorcio del negozio di Zoboli in corso Martiri della libertà, a Ferrara, in una bella inquadratura di Aldo Gessi

Non ha badato a spese, dunque Zoboli, per riaprire questo negozio con la sua insegna. Trentamila euro solo di vetri e vetrine, poi il pavimento rifatto andando a scavare oltre mezzo metro di profondità, il parquet nuovo, l’ex magazzino al piano di sopra che è diventato un salottino con vista sul fossato per altri 100mila euro e più di ristrutturazione. Una follia ripartire così al compimento degli 80 anni? Lo guardi e pensi che gli anni – su di lui – sono passati leggeri. Gli occhi che brillano di energia ed entusiasmo come accade solo a chi continua a emozionarsi, a chi non molla mai, a chi attraversa la vita tutta d’un fiato. Come ciò che vende, sul corso buono ferrarese dedicato ai Martiri della libertà. Roba a cui il tempo non fa che aggiungere valore.

INSOLITE NOTE
L’Amorale “Emergenza di emergere”

russo amorale

Russo Amorale, all’anagrafe Ugo Russo, è un cantautore francese di origini italiane. Proprio queste ultime, per motivi poetici e personali, lo hanno spinto a cantare prevalentemente in italiano. Non solo, Amorale inizierà proprio da Ferrara il suo tour italiano: venerdì 15 aprile al “91sanromano Bar-Bistro” (ore 21, ingresso libero).
La chitarra è lo strumento che guida la sua musicalità, con tempi che spaziano dal passato al presente e viceversa, a volte dura nei suoni così come le parole, sintesi di origini semplici e allo stesso tempo nobili, sicuramente ricche di artisti del quotidiano. “L’emergenza di emergere” è il titolo del suo recente ep: il viaggio di un ‘bastardo’ multiculturale e sradicato, riassunto stilistico della sua espressione artistica. Questo sradicamento culturale, senza punti di riferimento statici o inerti, si ritrova nei luoghi dei suoi testi, scritti per cinque canzoni che si muovono tra Reggio Emilia, Nancy, Lione, Bologna e Parigi.

“Fossato 41” aleggia tra accordi rock e arie folk, camminando tra le vie di Bologna, citando luoghi, persone e situazioni, con la leggerezza e il sarcasmo del cantastorie: “Vieni a Bologna che introduco a te, ora ti spaccio per quell’Andrea o l’altro Andrea, mastro somaro che canta e suona male… Comunque, era un postaccio…”.
“Torrione 10” è, invece, una ballata che s’insinua tra i due fiumi di Lione e una Parigi che in provincia non è più capitale. Il brano propone una geografia poetica ricca di citazioni, francesismi, approssimazioni linguistiche, quasi un gergo, forse una nuova lingua di frontiera, Amorale, per l’appunto: “Una tennista mi massaggia le mani mentre sorseggio un decotto d’erica, dice “non si sta male senza un domani”, a breve sparirà in America…”.
“Galileo” è un blues, in lingua inglese, registrato su nastro e senza sovra-incisioni, così come “Le cose (che ti fanno prendere male)”, basato su un testo surreale, con assolo di armonica a bocca: “…ma in qualche infarinatura di ingenuità, ti aggrovigli torva serpe che non sei altro, ed io verrò con certa sciabola di amenità, a sciogliere i veleni e le conclusioni errate: sarò il tuo disastro”.

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“Arenata Regina, in un’ultra-Siberia, nell’oltraggio di brina, canto la mia miseria”. E’ la prima strofa di “L’emergenza di emergere”: uno scioglilingua dedicato agli outsider di provincia, uno spaccato generazionale di chi è ancora lontano dai 30 anni, ma sta già perdendo di vista i primi 20. Gli accordi rock-blues accompagnano un testo all’apparenza metropolitano, ma chiuso nel suo salotto a chilometro zero.

Russo Amorale è l’autore di musiche, testi e arrangiamenti di questo EP, registrato tra Italia e Francia, un’opera che sorprende l’ascoltatore con curiose sfumature musicali e linguistiche, preludio di un talento pronto per emergere: “Fossato 41” docet!

Fotografie di Pierre Banon

Video ufficiale di “L’emergenza di emergere”

Il corpo umano: macchina perfetta, corpo e mente insieme

Tanti libri spiegano come si fa ad avere pettorali perfetti, addominali da tartaruga, come eliminare la pancia, come dimagrire, come allenarsi per una gara, insomma come fare tante cose, ma al centro non ci siamo noi.
Finalmente è stato scritto un libro in cui al centro trovi la “persona”. Consigli umani su come allenarsi in palestra, cercando di ottenere non sogni, ma risultati misurabili e duraturi. Insomma cosa fare, come farlo e soprattutto perché.
Con semplicità (mai banale) Giamma lo ha scritto questo libro e martedì 19 aprile lo presenta. Si intitola “Verso la macchina perfetta”, è pubblicato da Festina Lente Edizioni e l’autore è Gianmario Pellegrini. Con i patrocini dell’Università di Ferrara e del Cus.
Schermata 2016-04-14 alle 12.34.31Trovare l’ovvio e farlo spesso non è facile e per questo Giamma  racconta come funziona l’organismo, come ci si può alimentare correttamente, l’uso degli integratori, ma anche l’importanza dell’allungamento posturale, della propriocettività (dopo vi dico cosa significa), l’allenamento aerobico, l’allenamento muscolare e infine come misurare i risultati.
Non esistono segreti, non sono possibili i miracoli, ma comprensione di se stessi e determinazione.
“Concetti essenziali che consentono a un atleta di capire cosa è meglio fare …. per migliorare il proprio stato di benessere”: lo ha scritto Igor Cassina, che ha curato l’introduzione del libro.
L’attività fisica in generale e lo sport in particolare sono una importante opportunità per la salute e per il benessere psico-fisico. Giamma scrive che “l’attività fisica è assimilabile a un farmaco e, come tale, va dunque somministrata in maniera cosciente e responsabile da chi la conosce a fondo”.
Il libro, di lettura semplice, aiuta a capire che la palestra è uno strumento, non un fine. Ogni persona deve avere un obiettivo specifico da scegliere e da perseguire. Il come lo si trova nel libro.
A proposito: l’allenamento propriocettivo è composto da un insieme di esercizi che vanno a creare situazioni di instabilità, allo scopo di valutare e migliorare l’utilizzazione dei segnali appunto propriocettivi provenienti dalle parti periferiche del corpo, in particolare dagli arti inferiori.
In generale si può dire che è sempre più difficile stare in piedi nella vita; iniziamo dalla palestra. Provare per credere.
Buon allenamento!

Angelica liberata… in Ariostea

Ma quante ariostesche “Angeliche liberate” che si offrono su quadri, tele, incisioni e persino fumetti. A fare notare, rintracciare e argomentare la frequenza di queste immagini ispirate all’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto sarà oggi Roberto Roda, studioso responsabile del Centro etnografico ferrarese, capace di analizzare con uguale rigore cultura alta e cultura bassa.

Roda spiega: “Questa posa di Angelica non sembra temere le mode e attraversa indenne, leggiadra e, naturalmente, svestita il neoclassicismo (Ingres), le fantasie simboliste (Redon, Vallotton), i sogni della Metafisica e del Surrealismo (De Chirico, Savinio, Dalì)”. Quali sono le ragioni antropologiche di un successo così duraturo? “La vicenda di Angelica salvata da Ruggiero – dice il ricercatore – nelle fantasie degli artisti  degli ultimi due secoli divampa, ma si confonde anche in qualche modo con il mito greco di Perseo che libera Andromeda e con la leggenda di San Giorgio che salva la principessa, al punto da alimentare un racconto figurativo popolare, ideale e fluido, dove tutti i protagonisti delle varie vicende (Perseo, San Giorgio, Ruggiero, Andromeda, Angelica e la principessa di Lidia) si inseguono, si incontrano e, non di rado, si scambiano i ruoli”.

Roberto Roda parlerà di “Angelica incatenata, Angelica liberata: un tormentone artistico tra ’800 e contemporaneità” oggi, venerdì 15 aprile 2016, alle 17, sala Agnelli della Biblioteca comunale Ariostea, via Scienze 17, Ferrara

OGGI – IMMAGINARIO EVENTI

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Scena dell’Orlando Furioso con Angelica illustrata da Quidor in un’incisione del 1900 ispirAta a Ingres (1839)
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Ruggero e Angelica in unterpretazione dell’Orlando Furioso di Alessia Pozzi, 2012
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La scena dell’Orlando Furioso con Angelica illustrata da Albertarelli

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]

Saggezza e umiltà

Benjamin Franklin
Benjamin Franklin

I saggi non hanno bisogno di suggerimenti. Gli sciocchi non ne tengono conto. (Benjamin Franklin)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

Ho sempre preferito i gatti

Il 2016 sembra essere l’anno dei neologismi.
Dopo “petaloso”, ci pensa la Treccani adesso.
E quando il gioco si fa duro i ‘ccani iniziano a giocare.
Questi tre cani infatti l’hanno fatta grossa perché la parola che hanno introdotto nel loro dizionario è “salvinata”.
Francamente io la troncherei qui e via con il pezzo a tema ma non prima di aver vagliato la definizione della Treccani:

Brano: “The Dictionary Song” di Don Robertson
Brano: “The Dictionary Song” di Don Robertson

salvinata (Salvinata) s. f. (iron.) Trovata, uscita tipica del politico Matteo Salvini. ◆ Lui [Matteo Salvini, ndr] se la ride, ha già calcolato l’effetto mediatico della visita ed è certo che anche grazie a queste “salvinate” la Lega salirà ancora di più nei sondaggi. (Pierluigi Sala, Repubblica, 8 novembre 2014, p. 10, Politica interna) • «Salvini sta affossando il centrodestra, di certo non gli correremo dietro – hanno sottolineato Alfano e Lupi -. Le sue Salvinate, come quella di uscire dall’Europa, non producono risultati, sono fatte solo per ottenere una manciata di voti». (Messaggero.it, 21 febbraio 2015, Politica).
Derivato dal nome proprio (Matteo) Salvini con l’aggiunta del suffisso -ata1.

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

 

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3

Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano.

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