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Cortometraggi europei allo European Projects Festival, appuntamento il 14 maggio

Anche quest’anno Ferrara Film Corto Festival “Ambiente è Musica” (FFCF), festival internazionale di cortometraggi, partecipa al ricchissimo programma della seconda edizione di European Projects Festival, il festival della progettazione europea, che si svolgerà a Ferrara dal 14 al 16 Maggio.

Lo fa con un’esclusiva rassegna a ingresso gratuito, mercoledì 14 maggio dalle 22h00 alle 23h00 presso la Sala Ex Refettorio – Chiostro S. Paolo, in via Boccaleone 19, con prenotazione online dei posti (qui).

Verranno presentati quattro cortometraggi europei, selezionati per le tematiche trattate, legate a tutela ambientale, diritti e cultura dei popoli nativi, immigrazione e diritti delle minoranze di genere.

Provenienti dall’ultima edizione del FFCF, questi quattro film dimostrano la grande qualità delle produzioni corte europee e la maestria degli autori presentati, capaci di rapportarsi con tematiche di estrema profondità e attualità, senza mai perdere la magnificenza visiva del cinema internazionale.

Programma delle proiezioni (tutti i film sono in lingua originale con sottotitoli in italiano):

  • ROOM TAKEN – di Tj O’Grady Peyton (Irlanda, 19 min)
  • THE FISHERMAN, THE ALIEN, THE SEA – di Elisabetta Zavoli (Italia, 9 min)
  • IVALU – di Anders Walter e Pipaluk K. Jørgensen (Danimarca, 17 min)
  • COLLAGE – di Màrius Conrotto Dïaz (Spagna, 10 min).

Qualche dettaglio per film che meritano davvero.

Room Taken: storie di marginalità

Il cortometraggio Room Taken (2023), del regista irlandese TJ O’Grady-Peyton, in soli 18 minuti porta lo spettatore a confrontarsi con alcuni dei temi sociali più attuali ed importanti: l’immigrazione, i problemi abitativi, la disabilità, l’assenza di politiche sociali, gli anziani abbandonati, l’inclusione (o, meglio, l’esclusione). In sintesi, la marginalità. Quella ribellione alla politica dello ‘scarto’ tanto caro al compianto Papa Francesco.

In tutto questo, il racconto di TJ O’Grady-Peyton, vincitore del Young Director Awards, a Cannes, nel 2013, è colmo di umanità e compassione, oltre che di tenerezza. Il cortometraggio ha ottenuto il Premio Miglior Cortometraggio al Cleveland International Film Festival e il Premio Miglior Cortometraggio al Dublin International Film Festival.

Al centro del racconto, Isaac e Victoria, entrambi ai limiti, della società e dell’umanità. Invisibili, soli, abbandonati, dimenticati.

Isaac (Gabriel Adewusi) è un uomo di colore da poco arrivato in Irlanda, un senzatetto, che non riesce ad avere un alloggio sociale, Victoria (Brid Brennan) una deliziosa signora anziana non vedente, che abita da sola in una casa vicino al bar dove, un giorno, Isaac entra per ricaricare il suo telefono.

Qui incrocia l’anziana, una habitué del luogo, da come parla alla barista. Nel riportarle la borsa dimenticata al bar, Isaac, si rende conto che quella dolce signora vive in una grande casa completamente da sola e, avendo un disperato bisogno di un posto dove stare, finge di uscire e si stabilisce in uno sgabuzzino del piano di sopra all’insaputa della proprietaria.

Nasce una convivenza forzata, dove Isaac si muove per casa educatamente e fa piccoli lavoretti, aggiustando cose qua e là. Mentre Victoria crede che gli oggetti aggiustati e gli scricchiolii che sente da qualche tempo, siano frutto delle gentilezze e dei gesti d’amore da parte del tanto amato marito defunto, una presenza sempre costante.

È un toccante e profondo incontro fra individui di mondo diversi e distanti, una convivenza fatta di tolleranza, solidarietà ed empatia. Fino alla telefonata tanto attesa da Isaac: un posto-letto nel dormitorio pubblico si è liberato. A noi, in fondo, un po’ dispiace, ci eravamo abituati a quella strana coppia…

The fisherman, the alien, the sea: il granchio blu

In The fisherman, the alien, the sea, Elisabetta Zavoli racconta, in soli 9 minuti l’esplosione inaspettata, nel giugno 2023, della popolazione di granchi blu (Callinectes sapidus), nella laguna di Goro, nel Delta del Po.

Qui, tra le grida allarmate ma inerti dell’intera comunità, un giovane pescatore di quarta generazione, Alessio Tagliati, leader di una piccola cooperativa di allevatori di vongole che ha perso tutta la sua produzione a causa della voracità dei granchi blu, affronta questa nuova sfida ambientale rilanciando una tecnica di pesca tradizionale sostenibile insegnatagli dal nonno e seguendo ciò che il mare gli ha insegnato: essere pronto ad adattarsi a un ambiente in continuo cambiamento, dimostrando un enorme spirito di resilienza di fronte al collasso del suo mondo.

Nato come uno dei progetti che la regista doveva produrre per il National Geographic Society – Storytelling Grant, per dimostrare gli impatto dell’invasione del granchio blu, l’idea di farne un film nasce dall’incontro con Alessio, sotto il segno delle parole “mare” e “speranza”, oltre che “resilienza”.

Elisabetta vorrebbe seguire quella storia, per vedere come tutta la comunità, sull’esempio di quel pescatore modello, possa reagire, con coraggio e capacità di adattamento.

Ivalu

Ivalu è scomparsa. La sua sorellina cerca disperatamente di trovarla mentre la vasta natura della Groenlandia nasconde segreti. Dov’è Ivalu?

I registi danesi, Anders Walter e Pipaluk K. Jørgensen, raccontano, in Ivalu (2023), della durata di 16 minuti, la tragedia indicibile e inimmaginabile. Un’opera candidata a miglior cortometraggio agli Oscar 2023.

Tratto dall’omonima graphic novel di Morten Durr e Lars Horneman, la trasposizione cinematografica, ci portano fra i freddi paesaggi groenlandesi che osservano le giovani sorelle Pipaluk (Mila Heilmann Kreutzmann) e Ivalu (Nivi Larsen), rincorrersi spensierate tra le rovine, raccoglierei mirtilli sulle montagne, pescare d’estate sui fiordi prima che ghiaccino. Mentre tutti si adoperano nella piccola cittadina danese, per prepararsi all’arrivo della regina, Pipaluk è sulle tracce della sorella che sembra essere scomparsa. Di lei restano solo disegni a matita nera appesi al muro della loro cameretta condivisa e il costume folkloristico indossato alla sua cresima, che ancora trattiene il suo profumo.

Un corvo la accompagna nella ricerca, quel corvo che Pipaluk pensa sia la sorella.

È anche un viaggio interiore, una confessione dolorosa, una lettera d’amore, la difficoltà immensa di elaborare un’assenza. Si svela lentamente una realtà di abusi sottaciuti e di un gesto estremo mai reso esplicito ma sempre trasfigurato. Viaggiando a ritroso nei suoi ricordi, la solitaria Pipaluk scova i segni del male contro cui la piccola Ivalu combatteva silenziosamente: uno sguardo di troppo, le lacrime in notti insonni, un’improvvisa esplosione di violenza.

Il viaggio di Pipaluk si conclude con un grido senza suono, innocente e disperato allo stesso tempo, custodito dal corvo e dalle pareti rocciose di una desertica Groenlandia. Nel silenzio più immenso di tutto e tutti.

Collage

Una ragazza che lavora in un museo cerca di convincere un collega che due visitatori stanno flirtando. E lei come può saperlo? La giovane sostiene che, secondo studi scientifici, esistono sei segnali che dimostrano l’attrazione di una persona per un’altra.

È la narrazione divertente di un interessante cortometraggio spagnolo, Collage, diretto da Màrius Conrotto, del 2024, della durata di 9 minuti.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival ‘Ambiente è Musica’, Roma Film Corto Festival), è vicepresidente di Ferrara Film Commission e segue la comunicazione del Ferrara Film Corto Festival ‘Ambiente è Musica’. Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Congo, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)