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“Il mago Chiozzino”: un volume rilancia la leggenda tra fortuna artistica e letteraria

La leggenda di Chiozzino e del suo diabolico e onnipotente servitore è una delle figure più affascinanti che continuano ad aleggiare sulla città di Ferrara.

Il baratto del giovane e talentuoso ingegnere idraulico Chiozzi con l’aiutante dai magici poteri Magrino in cambio di successo e ricchezza non è infatti meno ricco di spunti fantasiosi e psicologicamente attendibili di quello del romanzesco personaggio di Dorian Gray, di cui Oscar Wilde narra il baratto dell’anima in cambio di un ritratto che invecchia preservando l’eterna giovinezza al corpo, ma anche dell’emblematico Faust, di cui Goethe narra il patto con Mefistofele.

Una vicenda leggendaria ferrarese che meriterebbe forse una maggiore popolarità. A documentare e approfondire nella sua ricostruzione storica la fortuna di Chiozzi attribuita al diabolico patto è l’ultimo volume firmato dal critico Lucio Scardino, che attualizza lo studio attraverso un corposo apparato iconografico che riporta il fascino dei personaggi dal passato fino all’interpretazione degli artisti contemporanei.

“Chiozzino e il diavolo” di Gianni Cestari sulla copertina del libro di Scardino

Il mago Chiozzino e l’Urlone del Barco” uscito per i tipi della Modulgrafica Forlivese in questo mese di dicembre 2025 racconta e illustra in 88 pagine una leggenda che affonda le radici nel Settecento per risuonare fino al tempo presente tra omaggi artistici e modi di dire.

Il libro recupera fonti documentarie importanti: un manoscritto tardo settecentesco custodito dalla Biblioteca Ariostea, che attesta le origini della storia, e la prima bozza del racconto letterario che darà notorietà più ampia alla vicenda grazie all’interesse dello scrittore Riccardo Bacchelli, di cui viene riportato l’articolo pubblicato sulla terza pagina del ‘Corriere della sera’ nel 1937. Queste premesse lasciano poi spazio all’approfondimento dell’autore e curatore d’arte Lucio Scardino, che ripercorre anche visivamente la fortuna del mago e dell’ingegnere attraverso i testi e le rappresentazioni fatte in tempi diversi da una decina di artisti e illustratori.

Per Ferrara il personaggio di Chiozzi o Chiozzino è un elemento di identità che ricorre e rimbalza dalla toponomastica stradale alla guida turistica: c’è il vicolo del Chiozzino localizzato nell’area sud-ovest del centro storico estense; le zampate sataniche di cui ciceroni esperti mostrano il calco ai visitatori all’ingresso della chiesa di San Domenico, ma anche il palazzo avvolto da un’aura leggendaria nella centralissima via Ripagrande. Il mito esce dai confini ferraresi grazie al capitolo a lui dedicato dal romanziere Bacchelli nel suo “Il Mulino del Po” e diventa di popolare dominio grazie alla trasposizione cinematografica diretta da Alberto Lattuada (1949), entrata fra i grandi classici d’epoca.

Chiozzino per Aggeo Caccia
L’elaborazione di Dino Marsan
Omaggio a Turola e Chiozzino di Claudio Gualandi

Lucio Scardino riporta ai nostri giorni la vicenda raccogliendo e stimolando l’attività di artisti contemporanei: Gianni Cestari firma il dipinto di sapore transavanguardista della copertina che dà al Chiozzi un volto da eroe avventuroso su cui aleggia la maschera quasi fumettistica del mago. Aggeo Caccia ne fa un’illustrazione di ambientazione gotica per la copertina della rivista virtuale “The Ferrareser” di ottobre 2024; Claudio Gualandi ne trasfigura lo spirito in una delle sue fantasmagoriche composizioni di studiata ironia, da leggere personaggio dopo personaggio (2024). Marcello Carrà incorpora il mito sulle sue carte tratteggiate con minuziosa e surreale precisione a penna Bic (2024) e Dino Marsan ne elaborate Una rappresentazione di impostazione narrativa (2025). Umberto Scopa traspone la storia in una piccola serie di acquerelli (2015); Antonio Torresi ne compone una sorta di scenografia (1989). Andando indietro nel tempo vengono recuperati i disegni di Piero Bernardini per il volume “De Urlone a Barco” (1944). Sempre di corredo a opera letteraria e l’illustrazione di Ernesto Bottaro per Le magie di Chiozzino di Ferrara (1780), la litografia di Claudio Gardenghi per la cartella “Maledetti beati e fantasmi” (1987) e il disegno di Alberto Lunghini per il suo almanacco di “Miti e leggende ferraresi” (2024).

Non poteva mancare, nella raccolta, la produzione di Gabriele Turola (Ferrara 1945 – 2019), artista eclettico e visionario, specialista nel dar forma con colorate illustrazioni alla magia che anima tutto il suo immaginario, riuscendo a rendere in maniera personalissima realtà e favole, miti e leggende. Ecco allora il recupero di diversi disegni e opere di Turola realizzati in un arco di tempo che va dal 1987 al 2004.

Un libro, dunque, da scorrere e conservare all’insegna di una narrazione radicata nel territorio, arricchita di valenze fantastiche, letterarie e pittoriche.

Nella foto di copertina un disegno di Gabriele Turola del 1993 incluso nella carrellata di opere riportate dal volume sul Mago Chiozzino

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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, MN 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, BO 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” sull’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici UniFe, Mimesis, MI 2017). Ha curato mostra e catalogo “Gian Pietro Testa, il giornalista che amava dipingere”.

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