Skip to main content

Lettera a un fanatico

Lettera a un fanatico

Caro fanatico,

io e te apparteniamo alla stessa specie: la specie umana. (vedi qui)

Io non credo nel paradiso, tu sì. Io non credo esista un inferno sotto di me, tu sì. Io non credo in una nazione per cui uccidere e morire, tu sì. Se la nazione in cui vivo dovesse diventare un’altra nazione, diventerò un cittadino della nuova nazione, oppure emigrerò se non mi sta bene. Se la nuova nazione si insediasse con la violenza farei resistenza, per difendere la mia umanità, la mia famiglia, i miei amici contro la prepotenza e il sopruso. Ma se dovrò ammazzare innocenti che non conosco per la gloria di qualche guerrafondaio, piuttosto diserterò. Non credo in nessuna religione, anche se le rispetto tutte. Tu invece credi in una religione e non ne rispetti nessun altra.

 

Caro fanatico,

Tu credi nel paradiso, nell’inferno, nella nazione e nella religione. Credi che andrai in paradiso facendo la volontà del tuo Dio, o finirai all’inferno non facendola. Credi di essere chiamato dal tuo Dio ad abitare la terra che lui ti ha promesso migliaia di anni fa, e quel Dio ti avrebbe detto che è giusto uccidere tutti quelli che si oppongono a questa promessa. Sei disposto a uccidere i tuoi simili sulla base delle cose riportate in libri che sono la collazione scritta in chissà quanti anni di una tradizione orale di chissà quanti secoli. Libri che contengono “profezie” e “rivelazioni” pronunciate migliaia di anni fa, quando ancora la scrittura alfabetica non esisteva.  

Un paradiso lo puoi solo immaginare ricorrendo alle più belle sensazioni provate nella tua vita terrena. Tanti artisti lo hanno immaginato. Tuttavia non sai com’è e non puoi saperlo, perché quando arriva sei morto: e se non lo sei, non sei comunque in grado di tornare indietro per raccontare com’è.

Un inferno lo puoi immaginare ricorrendo alle peggiori sofferenze che puoi provare in terra. Tanti artisti lo hanno immaginato, ma non puoi sapere veramente com’è, perché quando arriva sei morto: e se non lo sei, non sei comunque in grado di tornare indietro per raccontare com’è.

Una nazione però è una cosa vera, reale, concreta, non immaginaria. Ma i confini di una nazione non sono mai gli stessi per l’eternità. C’è sempre qualcuno che con la forza conquista la terra in cui vive un altro, e quella diventa parte della sua nazione, ma prima non lo era. Poi c’è qualcuno che invece di andarsene da un’ altra parte resta e difende la sua terra, perchè non può o non vuole lasciarla. Se vince, resta dentro la sua vecchia nazione. Se perde e non viene ucciso o deportato, diventa cittadino della nuova. I confini di una nazione vengono tracciati su una cartina geografica a seguito di una guerra e di un successivo accordo, che sigilla i rapporti di forza derivati dall’esito di quella guerra. Anche se le cause e gli effetti sono tragicamente concreti, non c’è nulla di più astratto dei confini e delle nazioni, e non c’è nulla di più mutevole della nazionalità. Se rimani della stessa nazionalità per tutta la vita, o resti nella stessa nazione tutta la vita, può dipendere dal fatto che la tua vita è stata più breve dell’intervallo tra una guerra e l’altra.

Sulla religione poi, te lo dico con il massimo rispetto per la tua, l’immaginazione la fa completamente da padrona. Se tu leggi le sacre scritture di ogni religione come fossero una grande fiaba, ti rendi conto che non c’è racconto più fantasioso, immaginifico e aperto alle interpretazioni: talmente aperto che su cento persone che lo leggono, sentirai almeno cinquanta opinioni diverse su quella che è la cosiddetta “volontà di Dio” espressa in quelle scritture. Se le leggi come una grande favola, ti godrai il viaggio. Se le leggi come una rivelazione, crederai ad alcune delle cose che sono state raccontate, anche se sembrano incredibili. Se le leggi come una chiamata, ti convincerai che devi personalmente eseguire la volontà del tuo Dio, anche se questo significa opprimere, perseguitare, uccidere altri esseri umani. Ma se le leggi come una chiamata, hai l’arroganza di aver capito qual è la volontà di Dio, e pretendi che lui abbia pensato proprio a te come suo soldato. Se il tuo Dio vuole che vivi nella terra che lui ti ha promesso, farai di tutto per far coincidere la sua profezia con la tua realtà. Questa in assoluto è la saldatura più pericolosa alla quale puoi credere: quella tra religione e nazione, quella tra cielo e terra. Quando una nazione viene benedetta da un dio, il modo per creare quella nazione è una guerra santa. Ma la fai tu, non Dio. Le persone le ammazzi tu, non Dio.

 

Caro fanatico,

tu credi esistano cose di cui non hai la prova empirica: è l’immaginazione di altri ad averle create. Prova ad immaginare che queste cose non esistano, se non nella fantasia di chi le ha magicamente tramandate. Potrebbe non esistere un aldilà oltre la vita terrena. Se non esistesse, le sensazioni e le azioni di ogni giorno varrebbero per la gratificazione, il dolore o il piacere che ti danno in quel momento, e non per lo scopo o per le conseguenze che le tue azioni possono avere nel tuo futuro ultraterreno, un futuro che potrebbe non esistere. Pensa se non ti dovessi preoccupare del fatto che le tue azioni possano regalarti l’estasi del paradiso o condannarti alle fiamme dell’inferno. Non preoccuparsi per qualcosa che ancora non c’è, e potrebbe non esserci mai, aiuta a occuparsi di quello che c’è adesso: te stesso e le altre persone, ad esempio. Pensa a quanto vivresti più leggero, se non avessi l’ossessione di conquistare una terra che qualcuno nella notte dei tempi dichiara di avere scelto per te. Pensa se potessi decidere di vivere semplicemente dove sei nato, oppure in un luogo del cuore, di cui ami la gente, la cultura, il cibo, il clima, la lingua, i costumi.

Qualcuno si è impadronito della storia narrata e tramandata oralmente del passato dei popoli, un passato catalogato come mitologico per quanto è lontano nel tempo, e ne ha fatto una lunghissima, articolata, spesso incongruente, ma affascinante storia messianica collettiva alla quale tu credi, e non per ragioni scientifiche o perché esiste qualche prova sensibile che quella storia sia vera, ma perché chi se ne è fatto depositario e interprete per la tua gente vi ha riposto fede e ti ha indottrinato, fin da quando eri bambino, sul fatto che anche tu dovevi fidarti di quella storia.

Di quale storia? Dipende, caro fanatico: se sei nato a Tel Aviv, sarà una storia. Se sei nato a Teheran, sarà un’altra storia, e così se sei nato a Marrakech, o a Berlino, o a san Pietroburgo, o in un sobborgo di Guangzou, o a Ballygunge. Sei un cattolico, un musulmano, un indù, un ortodosso, un protestante o un rabbinico a seconda di dove sei nato. Immagina se tutto questo non fosse altro che una seducente, straordinaria favola collettiva in cui le cose e le persone e i profeti e gli apostoli e i miracoli sono chiamati con nomi diversi ma sono tutti parte della stessa saga dei millenni: la potresti leggere come leggi un romanzo storico che parla della città antica di Babilonia, o di una rivolta dei minatori delle Asturie per ottenere condizioni di lavoro più dignitose, o della vicenda plurisecolare di una famiglia di fabbricanti di tappeti di Hamadan, o di un bambino che vive in una stamberga nella periferia di Manchester agli albori della rivoluzione industriale. Puoi leggere tutte queste storie per il tuo piacere e per il tuo dolore, senza che nessuna di queste debba contenere un precetto per la tua vita e un comando di morte per la vita di altri.

Immagina quanto sarebbe bello godere del piacere puro della favola e anche della sua ferocia, a là Mille e una notte, senza doversi inchinare tutti a pregare un Dio nella stessa direzione ad una certa ora fissa della sera, senza dover digiunare dall’alba al tramonto e poi mangiare e bere come disperati dal tramonto all’alba, senza dover raccontare i fatti tuoi a un sacerdote che ti perdona per i peccati che non hai commesso. Senza dover conquistare una terra promessa. Promessa da chi, e soprattutto a chi? Se sei polacco, o ucraino, o bielorusso, nessuno ti obbliga a cambiarti il cognome per fingere di essere il prescelto di una storia che non è più tua di quanto non sia mia. Nessuno ti obbliga a spostarti e insediarti con la forza in casa d’altri, e cacciarli dalla loro casa. Nessuno. Non nasconderti dietro Dio. E’ solo tua la scelta. E’ solo tua la colpa.

 

Caro fanatico di ogni fede, religione, ideologia.

Immagina quanto saresti libero se la tua mente fosse libera da infestazioni sovraumane, soprannaturali. La natura stessa è il miracolo, e tu in nome di un presunto comando soprannaturale la distruggi. Distruggi gli ulivi che insistono su quella terra da prima di Abramo. Immagina quanto sarebbe bello se non credessi all’inferno, perché ti impedirebbe di crearlo in terra per i bambini, che potrebbero essere i tuoi figli; i tuoi figli che forse un giorno vivranno un inferno in terra, per colpa di quelli come te. Immagina quanto saresti umano, e quanto invece sei disumano. 

 

 

sostieni periscopio

Sostieni periscopio!

Tutti i tag di questo articolo:

Nicola Cavallini

E’ avvocato, anche se lo stipendio fisso lo ha portato in banca, dove ha cercato almeno di non fare del male alle persone. Fa il sindacalista per colpa di Giorgio Ghezzi, Luciano Lama, Bruno Trentin ed Enrico Berlinguer. Scrive romanzi sui rapporti umani per vedere se dal letame nascono i fiori.

Commenti (5)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *