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Uno spettacolo per portare in scena, in un’Italia che non legge più, la giocosità, la leggiadria, l’arguzia e l’ironia delle storie boccacesche, tanto presenti nell’immaginario comune quanto ignote ai più nella loro singolarità. È “Decamerone. Vizi, virtù, passioni”, adattamento teatrale dell’opera trecentesca di Marco Baliani, che cura anche la regia, con la drammaturgia di Maria Maglietta: un’operazione coraggiosa, che si avvale della collaborazione di un volto famoso come quello di Stefano Accorsi, dal vivo forse ancora più bravo che sul grande schermo.
Questo Decamerone ruota intorno al valore della narrazione come “rito che permette di allontanare la morte” – così lo descrive Accorsi nell’incontro della compagnia con il pubblico nel ridotto del Teatro Comunale Claudio Abbado – e della parola, definita “sacro nutrimento”, secondo per importanza solo all’amore, “vero balsamo dell’alma stanca” in grado di “fomentar speranza ne lo tempo futuro”.
Ma se nell’originale le storie servono per sospendere il tempo e dimenticare ciò che accade intorno ai protagonisti, qui rivelano la “pestilonza” che, non più fisica ma morale, continua ad appestare il nostro Paese: le parole non servono a ottundere e confondere, ma a disvelare vizi e sotterfugi, e il gioco non è fine a se stesso, anzi è arguzia e ironia che induce alla riflessione e all’azione.
Un’attenzione alla parola che è anche lavoro di riscrittura di Baliani e della Maglietta, che rivisitano il linguaggio boccaccesco trasformandolo in un “italico di antica foggia”, capace di tenere alti nello stesso tempo il ritmo della recitazione e l’attenzione del pubblico. Sette novelle scelte, afferma Accorsi, “tenendo conto del potenziale teatrale e cercando la varietà nei contenuti e nella forma”. Per questo, in realtà, è come recitare “sette spettacoli diversi”, rivela l’attrice Silvia Briozzo. A metterle in scena non un gruppo di giovani, ma una compagnia di giro i cui componenti interpretano non tanto personaggi quanto “caratteri”, spiega Naike Silipo, proprio come si addice alla tradizione della commedia dell’arte.
Secondo episodio del progetto “grandi italiani”, che porta in teatro le opere di tre giganti della nostra letteratura, come Ariosto, Boccaccio e Machiavelli, per ricordarci dei nostri tesori linguistici intimamente legati a quelli artistici e paesaggistici, questo Decamerone ha il merito di far emergere la visione moderna e laica di Boccaccio riguardo tematiche come i ruoli di genere e l’ipocrisia di tutte le gerarchie.

“Decamerone. Vizi, virtù, passioni” è in scena al Teatro Comunale Claudio Abbado fino a venerdì 9 gennaio.

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Federica Pezzoli


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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