Libertà e amore sono intrinsecamente legate. Un’azione di amore è per forza e sempre una libera scelta, se no non è amore. Troviamo questo insegnamento in tutte le tradizioni spirituali ma, in quella cristiana, è un insegnamento che proviene con forza prorompente da una donna, la Madonna, che all’età di 14 (12?) anni sceglie in piena autonomia e libertà di correre il rischio di essere lapidata pur di seguire il suo cuore, di seguire quell’amore che le ha fatto dire di si alla richiesta di Dio “vuoi avere un figlio da me?”.
Solo pensare alla forza rivoluzionaria di questa donna di 2000 anni fa, che si ribella a qualsiasi convenzione etica del suo tempo, che agisce fuori da ogni regola comunitaria del tempo e che se ne assume la responsabilità, ancora oggi mi riempie di devozione per LEI.
Maria è forse la figura più rivoluzionaria che sia mai esistita.
In una società patriarcale, in cui le donne non solo non potevano autodeterminarsi se non attraverso la figura paterna, lei, giovanissima, appena sposata, affronta il rischio di essere ripudiata e rimandata al padre terreno) da cui avrebbe ricevuto il verdetto sulla lapidazione.
Lei sceglie di essere obbediente. A chi? Al Dio Padre?
No sceglie di essere fedele a se stessa e alla voce interiore che dopo una prima titubanza la spinge a dire si. il suo si è poi un si ripetuto tante volte nella sua vita di madre, anche quando non comprende quel figlio che lei, comunque e nonostante tutto, continua a riconoscere come figlio di Dio anche nel momento tragico della sua morte.
Una donna, una madre, un esempio di amore per tutti uomini e donne.
Perché scrivo questo? Perché il Santo Padre ha detto alcuni giorni fa: “Vaccinarsi è un atto di amore….”
È una frase che mi ha colpito nel profondo perché io, al contrario suo, credo (potrei sbagliare certamente) che non vaccinarsi sia un atto di amore, e lo credo perché c’è una voce interiore forte che mi dice no a una antropologia che nega la forza dell’umano, che affida alla tecnoscienza, per di più in fase sperimentale, le sorti di una pandemia, che dice agli uomini che siamo vittime e che solo fuori c’è la salvezza, fuori da noi, quando noi cristiani dalla Cresima in poi, siamo invitati a testimoniare che la salvezza viene da dentro noi stessi.
Cosa dunque, dovrei, seguire?
la voce che da dentro mi invita a non seguire questa narrazione dell’umano e quindi a oppormi ai dettami etici del mio tempo, oppure la voce del Santo Padre (terreno), che invita a un’azione da lui valutata come etica?
Roberta Trucco
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.
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