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Le storie di Costanza /
Il giorno di Natale. Suggestioni di un lago

Le storie di Costanza. Il giorno di Natale. Suggestioni di un lago

PREMESSA

In questi giorni la rivista “Sommergibile” ha pubblicato diversi racconti di Natale, io li ho letti tutti. Il più bello è, come sempre, il racconto della mia vicina di casa, tale Alba Orvietani. Provate a leggerlo, vedrete che ho ragione.  – Albertino Canali

IL GIORNO DI NATALE: SUGGESTIONI DI UN LAGO

Alice guardava le anitre vicine a riva e pensava ai suoi quarant’anni appena compiuti. Il lungolago era deserto e l’acqua verde smeraldo, immobile. Si vedeva in lontananza una penisola e una motonave che tranquilla si avvicinava al porto. Tutta la sua vita fino a quel momento era trascorsa vicino a quel grande, imperturbabile e familiare lago. Era il giorno di Natale, verso sera, aria fredda tra cielo e terra annunciava che il giorno sarebbe finito presto. Desiderò essere un uccello per poter aprire le ali e innalzarsi piano piano e volare libera e leggera come un gabbiano. Sopra le case, la gente, l’acqua, la sua vita.

Ricordò quando era piccola. Con suo padre si toglieva le scarpe e si bagnava i piedi nel lago ghiacciato. A volte guardava i sassi sott’acqua e pensava al tempo che avevano impiegato per arrivare fin lì, allo strano destino che aveva assegnato loro la fissità di quel posto. I sassi le piacevano molto. Li osservava con molta curiosità e a volte più avanti nel tempo, quando la vita le aveva riservato amare sorprese, si era augurata di essere anche lei un sasso. Come gli ebrei che portano sulla tomba dei loro cari un sasso in segno di affetto, devozione e ricordo, così Alice aveva portato due sassi sulla tomba di suo padre: uno per ricordare la vita trascorsa insieme, uno per ricordare la morte che li aveva divisi. Eros e thanatos, due facce della stessa medaglia, due compagni dello stesso viaggio, le due essenze di qualsiasi sentimento.

Se ne stava seduta guardando le barche a vela in lontananza. Fine polvere di vento e neve si insinuava tra le pieghe del suo vestito, tra le dita dei piedi, tra i capelli. Vide un uomo che pescava seduto poco lontano. Si arrampicò sugli scogli del molo e si fermò a un metro dal pescatore. – Oggi pochi pesci – disse lui.

Alice guardò giù verso l’acqua e si augurò che nessuno di quei piccoli pesci grigi abboccasse. – Il fascino di un luogo dipende dal suo colore e dal suo odore, dalla sua mescolanza di zone vuote o piene, morbide o appuntite. Ogni volta che vengo a pescare questo lago mi trascina con sé verso una dimensione più rarefatta, senza il qui e l’ora, senza il prima e il dopo, senza il fare e l’aspettare, una dimensione diversa dove leggere passano le ore piene di luce e pace. –

Alice guardò di nuovo quello strano pescatore, bello, bellissimo. – Ogni raggio di luce che si infrange sull’acqua crea un bagliore che vive un attimo e poi muore. Percezione fulminea dell’essere e del non essere già più. Attimo di vita pieno fino ad esplodere. Attimo di luce che esplora un angolo di pace. Vorrei essere un gabbiano che si tuffa in acqua e pesca un raggio di sole. Vorrei essere un sasso che conosce questo posto da cent’anni. Vorrei essere aria da respirare. Vorrei … –

Alice lo ascoltava parlare e intanto il suo cuore si gonfiava, il suo respiro diventava più veloce, la sua anima più pura. Un cuore in un altro cuore, un’anima nell’anima. Lo guardava e si sentiva viva, sentiva la vita rinascerle dentro, sentiva ogni muscolo del suo corpo distendersi, il sangue scorrerle nelle vene, sentiva il respiro perdere consistenza, il pensiero approdare a un rifugio.

Lui continuava a parlare, sembrava parlasse a sé stesso, guardava l’acqua e non si girava ad osservarla, sicuro che lo stesse ascoltando. – La vita è un attimo di questo lago, è la possibilità di ricordarsi e descrivere uno di questi colori. Se io fossi un pittore dipingerei l’azzurro del lago, del cielo, del mare, della seta, dei fiori, dei tuoi occhi, l’azzurro dei sogni, dei ricordi, dei rimpianti, l’azzurro di tutte le mie speranze.

Se io fossi un musicista cercherei tre note per descriverei i vulcani che a volte mi scoppiano dentro, la gioia grande dei momenti limpidi e chiari, delle sorprese, il caldo improvviso di certi attimi rubati qua e là tra la gente. Se io fossi uno scrittore cercherei parole dolci, sensuali, originali, nuove, divertenti, confortanti.

Se io fossi un ballerino danzerei per ore, celebrando la vita. Mi muoverei danzando e per un momento proverei a sentirmi libero nell’aria, senza gravità. Festeggerei volteggiando il mio preludio alla festa, sentendomi vincitore sul tempo che passa, sulla vita che scorre inesorabile, sul dolore, sui piccoli errori che ogni giorno ognuno di noi commette e sui grandi errori che sono la somma di tutti quelli piccoli.”

Smise di parlare e si voltò a guardarla.

Alice era emozionata, i suoi pensieri uscivano da un’altra bocca, le sue sensazioni passavano come sussurri d’orecchio in orecchio. Era viva davanti a lui. Non lo conosceva e lo conosceva da sempre, con lui non aveva mai parlato e gli aveva già detto tutto, non lo aveva mai toccato e aveva le mani ricolme.

Guardava verso il lago una barca a vela che si avvicinava a riva, nessuno si era accorto del suo cambiamento d’umore. Nessuno ad eccezione del lago, il vento stava aumentando e l’acqua prendendo una sfumatura argentea e blu. Alice si avvicinò all’uomo che pescava e gli posò una mano sui capelli, che un po’ alla volta diventarono come piume, piume bianche candide … e lui divenne un gabbiano e lei pure. Gabbiani bianchi, giovani, innamorati, immortali. Vibrarono le ali e si innalzarono decisi, distesero le ali e volarono in alto verso l’argento luccicante di quel Natale.

Due bambini giocavano vicino a riva, videro due gabbiani volare appaiati e pelo d’acqua e si fermarono incantati a guardarli. Erano così belli e splendenti da sembrare i protagonisti della favola di Natale, la favola di quel Natale. Il loro fu un amore senza morte. Eros e thanatos per sempre.

Cover: Foto di <a href=”https://pixabay.com/it/users/shogun-1310047/?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=6641880″>Karl Egger</a> da <a href=”https://pixabay.com/it//?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=6641880″>Pixabay</a>

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Costanza Del Re

E’ una scrittrice lombarda che racconta della vita della sua famiglia e della gente del suo paese, facendo viaggi avanti e indietro nel tempo. Con la Costanza piccola e lei stessa novantenne, si vive la storia di un’epoca con le sue infinite contraddizioni, i suoi drammi ma anche con le sue gioie e straordinarie scoperte.

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