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San Giorgio, il Drago, la Principessa

La storia che segue, ambientata nella città Estense, è poco più di una favola. I tre protagonisti nascono e vivono nel fumo della fantasia, ma per qualsiasi ferrarese sarà facile scoprirne il vero volto e dargli un nome.

San Giorgio

Il 23 aprile è San Giorgio, a Ferrara è festa. Probabilmente questo Giorgio (George il Cavaliere) non è mai esistito, dubbia comunque  la sua efficacia come santo protettore, visto l’inarrestabile declino della città. Non fa niente, Giorgio continua a uccidere il drago e a liberare la principessa in un’infinita iconologia: ovviamente il mio preferito è il San Giorgio di Cosmé Tura al museo del Duomo .

Cosmé Tura, San Giorgio e il drago, particolare

Stringi stringi, la cosa che più conta – almeno finché qualche governo non deciderà di abolirla – è LA FESTA. Il 23 aprile è la festa di tutta la comunità cittadina: la Fiera del Montagnone, il riposo da scuola e dal lavoro, e il passeggio, le bancarelle, le giostre, lo zucchero filato… spero proprio non abbiano smesso di filarlo: sento ancora la voce di mio padre: “Attento Checco, che plicca!”.
La Fiera di San Giorgio, per me e credo per tutti i ferraresi, è quindi sinonimo di infanzia, di un’ora serena. Oggi, nel delirio del consumo, la Fiera non è più la grande attrazione. Siamo diventati grandi, irrimediabilmente. Ma c’è di peggio: da tempo è proprio la serenità che ci ha abbandonato. Ha imboccato via Piopponi, raggiunto la Casa del Boia e valicato le Mura. Addio. Scappata. Sparita.
Oggi a Ferrara nemmeno un’oncia di serenità. Ferrara va alle elezioni sempre più povera, più divisa, più disillusa, più indifferente.

Il Drago, il prode Anselmo e la principessa Anna

Quando è successo questo disastro umano ed urbano? Non saprei mettere una data precisa, ma sono anni, almeno vent’anni che la città scende la china. Come abbiamo vissuto? Maluccio, senza lode e senza infamia, ma Ferrara in qualche modo tirava avanti, la testa appena fuori dall’acqua. Poi un giorno è arrivato il Drago. Un giorno di giugno di 5 anni fa, lo ricordo come ieri, quando ho visto per la prima volta il nuovo signore e padrone di Ferrara. Non sembrava neppure feroce, era un Drago vestito di modernità, che non sputava fuoco, ma raccontava balle e distribuiva favori. Gli piacevano i brindisi e le feste. Ma intanto diventavamo sempre più poveri. Per Ferrara non era più decadenza, era la notte della democrazia.

Sarà possibile cacciare da questa landa il Drago con il codino? Assisteremo a un coraggioso duello, a uno scontro frontale, al miracolo di un lieto fine per un popolo stanco di feste e di menzogne. Speriamo. Sarebbe anche già pronto il posto giusto dove alloggiare il Drago sconfitto. Non la solita caverna ma un nuovissimo vulcano, simbolo dell’ultimo orrendo insulto edilizio.  Dentro quel comodo buco potrebbe dormire un paio di secoli: dicono che i draghi abbiano il sonno pesante.

L’intervento in piazza Cortevecchia, in pieno centro storico

Improvvisamente ho visto stagliarsi all’orizzonte e scendere in campo due prodi volontari. Ecco il prode Anselmo, ed ecco la principessa Anna. Il primo ha voce tonante, dichiara un battaglione al seguito, anche se la ruggine non fa risplendere la sua armatura e appare un po’ ingobbito da un pesante bagaglio. La principessa Anna invece sta già correndo incontro all’avversario, ha deciso di liberarsi  dalla schiavitù che opprime lei e tutto il suo popolo. Senza armatura. E senza l’aiuto di San Giorgio.

Per conoscere l’esito di un duello ancora incerto e il nome della vincitrice o del vincitore, basta attendere poche settimane. Sarà allora il momento di scegliere il proprio eroe e la propria insegna per amore di Ferrara.

In copertina: Cosmé Tura, San Giorgio e il drago, La principessa, particolare

Per gli articoli di Francesco Monini su Periscopio clicca sul nome dell’Autore

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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