ECOLOGICAMENTE
I rifiuti e la cultura dello scarto. Domani l’incontro al Corpus Domini
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Il rifiuto solido urbano viene prodotto principalmente nella fase del consumo finale dei prodotti e dei servizi. Complessivamente le famiglie producono direttamente circa la metà dei rifiuti urbani mentre l’altra metà viene prodotto dagli operatori dei servizi, del commercio, dei pubblici esercizi che gestiscono tutto il sistema del consumo.
E’ importante perciò sottolineare che la famiglia, come consumatore finale, controlla solo una parte dei rifiuti urbani e pertanto le strategie della raccolta differenziata dovranno considerare il peso che questo canale ha nella produzione dei rifiuti. Nello specifico le famiglie consumano il 50% dell’organico presente nei rifiuti (si stima una produzione media giornaliera pro-capite di organico di circa 200-250 grammi), il 40% degli imballaggi (per la maggior parte primari) e insieme al terziario e servizi (uffici) circa il 90% della carta da giornali e della carta non da imballo.
E’ però anche utile fare alcune valutazioni sulle diversità dei territori. Ogni territorio, infatti, avendo la sua specificità è in grado di raggiungere obiettivi di raccolta differenziata comunque diversi rispetto a zone territoriali con caratteristiche differenti; di questo è opportuno tenere presente nella individuazione degli obiettivi e soprattutto quanto si fanno i paragoni.
Da alcune analisi, ad esempio sulla distribuzione dei materiali nei rifiuti, la percentuale più significativa dell’organico è ottenuta nei comuni di medie dimensioni (tra i 20 e gli 80.000 abitanti), mentre un terzo arriva dai comuni con meno di 20.000 abitanti. Per le città o comunque i grossi comuni il tema è delicato sia per le difficoltà di raccolta sia per la qualità del conferito; un orientamento verso la raccolta di organico del non-domestico è assolutamente da privilegiare e consolidare in queste aree. Lo stesso ragionamento è opportuno svilupparlo su tutti i materiali; le aree metropolitane e urbane maggiori producono mediamente un terzo dei materiali recuperabili presenti sul territorio.
In generale, però, per allineare l’Italia nella gestione dei rifiuti alla linea di politica ambientale dettata dalla Ue, e peraltro già affermatasi in diversi Paesi comunitari, bisogna invertire il processo in corso, e occorre procedere tempestivamente ad un ribaltamento di una situazione da tempo critica e indecisa nelle sue scelte. Per fare questo occorrono non singoli provvedimenti, ma interventi organici non dettati dall’emergenza, in armonia con le direttive comunitarie. Si ritiene dunque che su alcuni principi e riferimenti debba essere sviluppato un maggior confronto tra i vari interlocutori del sistema per ricercare soluzioni nuove e condivise. Il passaggio fondamentale è superare la generica affermazione di principio (a cui purtroppo anche qui non ci sottraiamo) con una logica basata sulla programmazione e sul raggiungimento graduale di risultati.
Anche papa Francesco ne parla nella sua enciclica “Laudato si’” uscita qualche giorno fa e che vi invito a leggere con attenzione [leggi]; si trovano principi e concetti di altissimo valore e rappresenta un appello ecologico di grandissima rilevanza, sintetizzato nel sottotitolo “Sulla cura della casa comune”.
Dell’enciclica se ne parlerà domani martedì 23 giugno, alle ore 17,30, presso il monastero Corpus Domini di via Campofranco, Ferrara, all’incontro “Laudato si’, sulla cura della casa comune – La nuova enciclica di Papa Francesco“, con Massimo Faggioli, docente di Storia del cristianesimo (University of St. Thomas – Minneapolis / St. Paul) e Piero Stefani, biblista e redattore della Rivista “Il Regno”, coordina Roberto Cassoli [vedi].

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Andrea Cirelli
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