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Un atto politico concreto nei confronti dello strapotere di banche e finanza. Parlo della petizione che ha come primi firmatari Luciano Gallino, Elio Veltri e Antonio Caputo e indirizzata al Parlamento europeo per una legge di riforma del sistema finanziario [vedi].
Chi ha seguito in questi anni le rigorose analisi economiche e sociali del professor Gallino può ritrovarne interamente i contenuti nella petizione, che, constatando lo sviluppo anomalo del sistema finanziario generatore di una crisi senza precedenti nel sistema produttivo, chiede in sostanza la scomposizione dei grandi gruppi bancari europei in entità di minori dimensioni, più controllabili dalle autorità e la separazione tra banche di deposito e banche di investimento (sulla guisa della legge bancaria denominata Glass – Steagall Act introdotta nel 1933 dall’amministrazione Roosevelt negli Stati Uniti, poi abrogata dal presidente Clinton nel 1999 con la promulgazione della nuova legge Gramm – Leach – Bliley Act, che mantenne la separazione delle attività solo per la Federal Deposit Insurance Corporation, organismo istituito con la legge precedente).
La petizione chiede inoltre uno sfoltimento delle sussidiarie di ciascun gruppo finanziario, per una miglior regolazione internazionale con lo scopo di evitare crack come quello di Lehman Brothers nel 2007; una riduzione del cosiddetto shadow banking, ossia di un’attività finanziaria che avviene fuori dai canali tradizionali e che si stima attorno ai 23 trilioni di euro; il divieto di emettere derivati “nudi”, cioè di prodotti finanziari trattati al di fuori delle borse regolamentari ai quali non corrispondono, nel 90 per cento dei casi, scambi reali di merci o servizi, al di là del loro valore nominale; la trattazione di tutti i derivati su borse o piattaforme regolamentari, aspetto questo importante sei si pensa che le banche europee hanno emesso nel tempo titoli derivati per centinaia di trilioni di euro. Dopo l’iter all’Europarlamento, la legge dovrebbe essere trasmessa alla Commissione, al Consiglio europeo e agli Stati membri per la sua applicazione. Sono prevedibili naturalmente modifiche, ma l’importante sarebbe salvaguardarne i principi ispiratori.
L’iniziativa di Gallino, Veltri e Caputo ci dice come si debba rompere il dominio sempre più soffocante della finanza sull’economia, sulla politica, ma soprattutto sulla vita di milioni di persone.
Regolamentare i mercati e gli scambi non è semplice, e la strada è tutta in salita. Il presidente Obama ha ottenuto solo qualche modesto successo: in Europa giacciono, presso i singoli governi, proposte di legge che però non hanno ancora visto la luce. E te credo, direbbero a Roma. Quella francese, ad esempio, afferma fra l’altro che le banche dovrebbero prestare denaro prevalentemente all’economia reale, questione sollevata più volte dallo stesso presidente della Bce Mario Draghi che ha recentemente definito “zombie” i gruppi e gli istituti che non intervengono in questo senso. Se lo dice lui…
La partita dovrebbe interessare tutti coloro – politici in prima fila, e lobby permettendo – che hanno a cuore l’uscita al più presto dell’Europa e del nostro Paese dal rigore a senso unico. Quindi anche la sinistra, o quel che ne resta: la lotta di classe oggi ha cambiato i principi e i protagonisti.

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Franco Stefani

Franco Stefani, giornalista professionista, è nato e vive a Cento. Ha lavorato all’Unità per circa dieci anni, poi ha diretto il mensile “Agricoltura” della Regione Emilia-Romagna per altri 21 anni. Ha scritto e scrive anche poesie, racconti ed è coautore di un paio di saggi storici.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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