Terminate a Matera le riprese del nuovo tv movie che celebra i 70 anni di trasmissioni della Rai, “La luce nella masseria”
È il 3 gennaio 1954. Negli studi Rai di Torino si accende il piccolo schermo: un evento epocale e una rivoluzione delle abitudini degli italiani. Un periodo rievocato da “La luce nella masseria”, film tv prodotto da Luca Barbareschi per Èliseo Entertainment con la collaborazione di Rai Fiction, celebra i settant’anni dall’inizio delle trasmissioni del servizio pubblico radiotelevisivo. Una tv intelligente e leggera, in bianco e nero, in grado di formare e, allo stesso tempo, far sognare gli spettatori attraverso programmi che sono strumento di educazione, informazione e intrattenimento. “Non è mai troppo tardi” del Maestro Alberto Manzi (programma andato in onda dal 1960 al 1968 e riconosciuto dall’Unesco e adottato quale esempio di alfabetizzazione di massa), “Lascia o raddoppia” di Mike Bongiorno, “Il musichiere” condotto da Mario Riva, il ventennale “Carosello”, “Studio Uno” di Antonello Falqui, “Canzonissima” sono solo alcuni dei titoli che hanno fatto la storia della Tv italiana.
“La luce nella masseria” – scritto da Salvatore Basile, Saverio D’Ercole e Roberto Moliterni – torna a quegli anni e fa rivivere quei momenti insieme ai protagonisti, Domenico Diele, Aurora Ruffino, Renato Carpentieri, Carlo De Ruggieri, Giusy Frallonardo e il piccolo Giovanni Limite diretti da Riccardo Donna e Tiziana Aristarco.
Il film tv è ambientato a Matera, nei primi anni Sessanta. Il narratore della storia, che racconta il delicato passaggio da quella che è stata definita la civiltà contadina all’industrializzazione del territorio materano, è Pinuccio, un bimbo con la passione per la televisione. I suoi occhi diventano testimoni dei tempi che cambiano e che coincidono con l’arrivo del televisore nelle case benestanti prima, poi nei negozi e infine nelle case della gente comune. È lui che gioca a fare la televisione, fingendosi speaker dentro quel che resta di un apparecchio rotto.
Oggetto di aggregazione sociale e familiare, la tv diventa il deus ex machina della nostra storia. Nello specifico, è “Canzonissima” a coinvolgere e avvicinare gli abitanti della cittadina, in un rituale collettivo di grande valenza sociale. Ed è sempre la passione per la tv, lo strumento che consente ai membri della famiglia Rondinone (divisi dalle scelte individuali dettate dai cambiamenti sociali) di ritrovarsi ricordando loro che la relazione umana è un dono prezioso.
D’altronde, questo potente oggetto di aggregazione che era la televisione lo abbiamo anche ricordato nel racconto sull’Ente Delta Padano, con “i cappotti e le sciarpe indossati per far fronte al freddo gelido di febbraio durante il tragitto fangoso che portava la famiglia al bar dove si poteva vedere, tutti insieme, il festival di Sanremo”. Anche mia madre me lo raccontava, tutti intorno a quel magico apparecchio, per osservare e discutere.
Quattro settimane di riprese a Matera e dintorni per raccontare una storia commovente che rincorre i personaggi tra la magia dei Sassi, Patrimonio Mondiale dell’Unesco, le chiese rupestri e le grotte naturali, a metà tra l’altopiano calcareo e le splendide masserie delle aziende agricole nelle campagne.
Foto in evidenza di Federica Di Benedetto. Da sinistra: Antonio Trucco, Aldo Mastrillo, Giovanni Limite (nel televisore), Adele Conte.
Simonetta Sandri
Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
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Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
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