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Il cinema fa bene, l’ho sempre saputo, o per lo meno sentito, e lo confermano anche studi scientifici di eccellenza. Uno studio della Facoltà di Psicologia Sperimentale della University College di Londra (UCL) del 2021 spiega perché vedere i film davanti al grande schermo sia una esperienza con importanti benefici fisici, mentali ed emotivi.

La ricerca è stata commissionata da Vue International (gruppo proprietario del circuito The Space Cinema) per esplorare cosa succede al corpo e alla mente durante la visione di un film al cinema. Il team di lavoro dell’ateneo londinese ha chiesto a un gruppo di volontari di guardare un film al cinema, indossando dei sensori biometrici. Grazie a questo sistema tecnologico gli esperti hanno misurato un notevole aumento della frequenza cardiaca dei partecipanti, mentre assistevano alla proiezione. Una situazione simile a quanto succede quando facciamo una passeggiata a ritmo sostenuto. La cosa stupefacente è che dopo un po’ si assiste a un progressivo allineamento dei battiti degli spettatori: la maggior parte dei cuori battono alla stessa velocità, quasi all’unisono. I test sulla cute hanno mostrato inoltre che in alcuni momenti più coinvolgenti nella trama si è innescato un aumento dei livelli di eccitazione emotiva. Nulla a che vedere con l’esperienza individuale dello smartphone.

La ricerca ha quindi suggerito tre elementi specifici e distintivi dell’esperienza cinematografica: l’attività focalizzata (contro la disattenzione e la moderna difficoltà di concentrazione), la socialità condivisa (contro la solitudine degli schermi piatti e anaffettivi dei cellulari che ci obbligano a essere multitasking impazziti) e l’elemento culturale (contro il vuoto di contenuti dilagante e la mancanza di stimoli culturali reali).

Andare al cinema significa dedicare completamente la propria attenzione, per un certo periodo di tempo continuativo, a una storia, senza distrazioni, concentrandosi solo su di essa. Bisogna solo immergersi in un racconto e non pensare ad altro, un privilegio che questi tempi frenetici e vorticosi ci lasciano ormai raramente. Il cinema rappresenta, quindi, una delle rare occasioni di intrattenimento e stimolo psicologico che non ha bisogno di una connessione internet, anzi al cinema i cellulari (si capirà ormai, che li detesto…) vanno rigorosamente tenuti spenti. E questo, nella nostra società, è già molto. La nostra capacità di mantenere la concentrazione e l’attenzione gioca un ruolo fondamentale nella costruzione della nostra resilienza mentale, perché la risoluzione dei problemi richiede in genere uno sforzo concentrato per superare gli ostacoli e questo ci rende più produttivi. Al cinema ci si può davvero perdere, e con gli altri. Piangere davanti a un film abbassa anche i livelli di stress e di ansia.

L’elemento dell’esperienza condivisa è quello che fa la differenza fra un film visto al cinema e uno in tv (lo ha ricordato anche il Ministro Franceschini all’ultima premiazione dei David di Donatello): tutte le attività che svolgiamo insieme agli altri ci permettono in qualche modo di aumentare la creatività e di migliorare i rapporti sociali, oltre a ridurre i sentimenti di depressione e solitudine. I contenuti poi, quelli belli, fanno la differenza.

Ecco perché arriviamo a parlare di cinematerapia, che da qualche tempo ha fatto ingresso negli ospedali. Cinema (e libri, aggiungo), sono un vero toccasana dal potere unico. Le principali applicazioni prevedono l’area clinica riabilitativa nei deficit mentali e quella terapeutica relativa a psicosi, nevrosi, disturbi dell’umore, oltre all’area dei pazienti oncologici e alle terapie della famiglia. La cinematherapy è ormai praticata da tempo in Italia e all’estero per indurre nei malati una sorta di “effetto pausa”, che consente di ridurre la percezione del dolore e creando uno stato di benessere riscontrabile a livello neurologico.

In Italia abbiamo MediCinema Italia, un’organizzazione non profit nata nel 2013 e ispirata a MediCinema UK, attiva in Gran Bretagna dal 1996 (primi esperimenti al Saint Thomas Hospital di Londra). Si tratta del primo progetto a livello nazionale che si propone di portare la cultura e lo spettacolo in ambito ospedaliero a scopo terapeutico: il regista Premio Oscar Giuseppe Tornatore le ha donato un breve video per raccontarne il lavoro. La Onlus, con sede a Milano, nasce con l’obiettivo di allestire veri spazi cinema all’interno delle strutture ospedaliere e case di cura italiane da adibire alla terapia di sollievo per pazienti degenti e familiari. Questi spazi riproducono la struttura di una sala cinema dotata di soluzioni particolari, come la totale accessibilità anche per pazienti a letto o in carrozzina. Il servizio offerto consiste in incontri settimanali studiati secondo un proprio protocollo esclusivo mirato ai bisogni di ciascun partecipante. L’attività chiave del progetto è quella di utilizzare il cinema e le nuove tecnologie come risorse strumentali agli scopi terapeutici, quale processo di cura e recupero sociale. L’utilizzo del cinema come elemento evasivo e di distrazione diventa una “cura” per alleviare la sofferenza fisica e mentale. L’applicazione di questo metodo e il suo costante monitoraggio negli ambiti pediatrici, psichiatrici, geriatrici, pre e post-chirurgici, nelle terapie riabilitative, intensive e nelle lunghe degenze è un intervento che genera un beneficio e un’innovazione nel trattamento clinico, affiancando la tradizionale terapia medica.

MediCinema Italia è già presente all’interno del Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma (qui la sala, che può ospitare 130 persone tra pazienti, familiari, amici, volontari e personale di assistenza, è in grado di accogliere anche pazienti non autosufficienti, a letto o in sedia a rotelle, ed è stata costruita tra l’8° e il 9° piano del complesso ospedaliero), del Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano (sala nel Blocco Nord, Settore A, piano -1), della Fondazione per l’infanzia Ronald McDonald’s Italia di Brescia. Collabora con il Centro Clinico Nemo di Milano e Roma, con lo Spazio Vita Coop Sociale, la Fondazione Don C. Gnocchi ed è parte della rete QuBi di Milano Niguarda.  Sono inoltre attive varie collaborazione con scuole e Università per gli interventi in ambito sociale, come il Progetto Giovani e Cinema in collaborazione con Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Fondazione Cineteca Italiana Milano. Dal 2014, ha il patrocinio del Ministero della Salute e dal 2017 gode del sostegno della Direzione Generale Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per la promozione cinematografica.

I film proiettati sono accuratamente selezionati, con particolare attenzione ai contenuti, per la duplice funzione di stimolo e produzione di benessere. C’è bisogno di film di contenuto e stimolo allo stesso tempo. No a dialoghi troppo lunghi e serrati. Il tema in ospedale è la ripresa, la resilienza. Dunque, si fa una scelta accurata in questo senso”, ha spiegato la sua fondatrice, la dottoressa Fulvia Salvi. Per le donne malate oncologiche, per esempio, le aree su cui agire sono la riconquista di sé stesse, la paura, la sofferenza. In questo caso alcuni dei film utilizzati sono stati Love is all you need, Inside Out, Quasi amici, Sette anime. Per i malati di Alzheimer, invece, continua la Salvi, che fanno fatica a rimanere concentrati, “abbiamo costruito delle pillole filmiche, aiutati dalla fondazione cineteca italiana. Sono degli ‘spezzoni’ veloci, con un grandissimo contenuto di stimolo alla memoria che in questa patologia gradualmente si perde”. È il progetto “Ciack, curarsi insieme con il cinema kreativo”, realizzato ad hoc per pazienti con demenza cognitiva e i loro caregiver, coordinato dal Centro di neuropsicologia cognitiva dell’ospedale Niguarda, in collaborazione con la Fondazione Don Gnocchi.

MediCinema dal 2017 monitora e misura i benefici delle attività di cineterapia attraverso test di reattività e miglioramento psico-fisico. Grazie alla cineterapia è stato possibile ridurre l’ansia e lo stress dovuto al ricovero del 35%, soprattutto nei bambini. Globalmente si è registrato un indice di miglioramento psico-fisico pari al 55% e il 25% della riduzione della percezione del dolore, secondo la dottoressa Salvi. La cineterapia si attesta come valido strumento riabilitativo e di medicina complementare.

Ultimo e più recente esempio: Riccardo Milani (già regista di altre pellicole di successo tra cui  Come un gatto in Tangenziale e Come un gatto in Tangenziale-Ritorno a Coccia di Morto) che porta il suo film, Corro da te, al Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS di Roma, svelando, a un pubblico attento, tutti i segreti del back stage del nuovo film dedicato al tema della disabilità. Perché il cinema fa bene. Davvero.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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