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Sono uno dei fenomeni mediatici del momento. Con i loro video divenuti virali, hanno conquistato tutta l’Italia dei social e con i loro tormentoni sono riusciti ad arrivare fino al teatro Ariston quest’anno. Stiamo parlando di Casa Surace, casa di produzione video, la cui pagina facebook vanta più di un milione di followers. E proprio uno dei personaggi principali, il ‘milanese’ Ricky ha accettato di fare una chiacchierata con FerraraItalia.

Com’è nata l’avventura di casa Surace?
Casa Surace è una vera e propria casa, o meglio lo era.
Casa Surace era la casa di Paolo e Simone Petrella – fondatore e regista della società – ed era la classica dimora di amici dove si facevano le feste in pieno stile americano: bottiglie del discount e musica trash. La pagina Facebook era nata proprio per dar sfogo a questo spirito goliardico e i primi video erano veramente fatti in maniera spontanea e home made. Io e Pasqui (al secolo Bruno Galasso, ndr) siamo sbarcati a Casa Surace come molti per le feste, ma la nostra prima apparizione in un video arriva con ‘Il Primo Maggio ai tempi del social network’ in cui io interpretavo FaviJ, famoso youtuber polentone, e Pasqui un grafico pugliese. Da lì nacquero i nostri personaggi e l’idea di sviluppare un format che parlasse dei fuorisede e del Sud e Nord.

Parlaci un po’ del Riccardo pre Casa Surace e del Riccardo di oggi.
Prima di scoprire che potevo stare tranquillamente davanti a una telecamera, ho sempre pensato e sognato di finire dall’altro lato, infatti ho studiato e lavorato per un lungo periodo come operatore, regista, videomaker, montatore, insomma un tuttofare dell’audiovisuale. Mi sono laureato in lingue (inglese e spagnolo) e ho lavorato a lungo come fotografo e videomaker, continuando a coltivare la mia passione per la musica, suonando la chitarra in vari gruppi, facendo occasionalmente il dj, organizzando serate e facendo radio, in particolare io e Bruno gestivamo una web radio in cui facevamo in coppia un programma comico ricco di imitazioni e dialetti, da lì è nata la nostra coppia comica dagli scambi veloci e serrati.

Com’è nato il tuo personaggio?
Mio nonno era di Tarcento, un paesino vicino Udine, e mio padre ha vissuto a lungo a Milano. Adorava quella città e ne parlava sempre, anche un po’ con rammarico. Fin da quando ero piccolo a tavola volavano aneddoti, battute e racconti con accento meneghino. Crescendo scoprii Aldo, Giovanni e Giacomo e la loro comicità, imparavo a memoria i loro spettacoli teatrali e tutte le battute dei loro film, in particolare mi piaceva molto Giovanni e la sua comicità pungente e riuscivo a imitarlo quasi alla perfezione, credo che sia così che abbia perfezionato il mio dialetto milanese nonostante io abbia vissuto tutta la mia vita in mezzo a pizze, soli e mandolini.

Avete una casa di produzione? Come funziona il vostro lavoro?
Casa Surace ormai è una società strutturata che collabora con una agenzia di produzione media digitali, la Netaddiction, che ci aiuta con le proposte lavorative. Surace srl si divide in tre microgruppi. La produzione, che si occupa della logistica e di tutto quello che serve per girare un video dalla location alla scenografia alle comparse etc. etc. nonché di comunicare con il brand e di stabilire un rapporto lavorativo coerente. La parte autoriale, che si occupa della stesura e delle idee dei video, la scrittura dei post, delle foto meme etc. Infine una parte attoriale, che interpreta le idee della parte autoriale e si occupa di interagire con i fan e di gestire gli eventi live, quali presentazioni, incontri etc. Queste tre aree si incontrano e interagiscono. Spesso chi fa produzione è anche un attore, chi fa l’attore è anche autore e chi scrive i video spesso si occupa anche di parlare con i brand, insomma siamo davvero una bella famiglia, e poi c’è nonno Andrea.

Quest’anno Sanremo, progetti futuri?
Sanremo per noi è stato un punto di arrivo che ha consacrato il nostro essere riconosciuti in ambito nazionale, essere ingaggiati dalla Rai per gestire i social ufficiali di Rai 1 e del Festival è stata una grande soddisfazione (web: lo stai facendo nel modo giusto). Però è stato anche un punto di partenza: partecipare all’evento televisivo più visto d’Italia ti mette in una posizione dalla quale poi puoi solo continuare a salire. L’avventura con la Rai è stata molto positiva e divertente e non escludiamo di continuare la nostra collaborazione, abbiamo scoperto di poter essere anche degli entertainers, i quali se la cavano anche al di fuori del web, quindi un obbiettivo nel breve periodo sarà sicuramente quello di arrivare a fare spettacolo utilizzando altri media. Come dice il detto: “non importa che tu stia in radio al Cinema o in TV, starai sempre sciupato a Nonna!”

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Jonatas Di Sabato

Giornalista, Anarchico, Essere Umano

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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