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Le nubi si addensano sull’isola del sogno, ma Formentera é corrucciata non si sa per qual suo misterioso pensiero. Forse mi costringe a restare fisso a guardare la televisione con i risultati delle elezioni europee, mentre un vento circolare investe l’isola, cacciando il non piú giovane turista a trovare rifugio tra i commenti sapientucci dei nostri opinionisti intenti e volenti a dire cose perlomeno che suonino intelligenti. Ma la sera in uno splendido ristorante diretto da una signora che sembra uscita pari pari da un film di Almodovar, un discorso serio che la dama comincia e che rivela come anche qui – anzi piú che in Italia- la risposta non poteva essere che quella da molti auspicata: una necessitá di credibilitá e di fierezza contro il catastrofismo degli euro scettici e le tinte cupe di una discesa inarrestabile tra le maledizioni, i ghigni e le minacce dei 5 stelle. Diciamo che, a questo punto, la mia scelta sembra configurarsi – almeno questa é la mia convinzione – come una costante attenzione a un partito a cui va la mia fiducia e che ha espresso un leader che, pur non condividendone le scelte, ha portato a una vittoria che sembrava impossibile ottenere. Allora onore al vincitore, soprattutto perché ha salvato e rilanciato “un’idea di sinistra” o almeno il partito a cui va la mia scelta politica. E di questi tempi non é poco. Saremo vigili affinché le promesse siano mantenute e saremmo lieti se gli amici mi diranno che ho sbagliato. Ma non é questo che voglio e desidero. É ancora la necessitá di proteggere e di lottare per un’idea etica della politica. Si squarciano le nubi sopra il mare che trascolora con riflessi di perla, e mi arrivano le prime notizie di una probabile vittoria al primo turno di Tiziano Tagliani, come si scriverebbe nel vocabolario ripetititivo e poco fantasioso dei politici, “senza sí e senza ma”. Ne sono lieto e sollevato, anche perché la minaccia grillina, cosí cavalcata anche dalla “Ferrara bene”, sembra essersi sgonfiata in una protesta i cui segni si misurano nella eccessivitá degli insulti e delle urla. Fra poco non sentiró piú il vento pettinare le chiome delle palme e non vedró piú i fichi d’India carichi di fiori dai colori prepotenti e decisi; non passeggeró piú su spiagge candide e il mare – “carogna – non mi leccherá piu i piedi” (la citazione è da una frase di Pavese al confino a Brancaleone Calabro). Sará triste, anche perché il mio destino di viaggiatore é stato quello di scoprire e vedere i mari piú belli del mondo senza amarli. Questa volta é diverso. L’Eden mi ha fatto credere o illudere che la follia umana, in fondo, può placarsi in uno scatto di reni e che, purtroppo, non potremmo mai piú vivere nel paradiso. Che resta e deve restare un’utopia e una speranza.

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Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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